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TENTATIVI PER SCREDITARE IL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2023 10:30
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02/10/2011 23:43
 
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Chi nega la divinità di Cristo- Dio dovrebbe leggere meglio i vangeli. Gesù parla e opera, compie miracoli immediati con una autorità che puo' solo appartenere a Dio. A parte le sue dichiarazioni in merito sono i suoi stessi avversari giudei che ci rivelano questo: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu,
che sei uomo, ti fai Dio». Eppure gli eretici dicono che da nessuna parte è scritto che Gesù si dichiarava vero Dio...
Se i critici negazionisti della realtà storica dei miracoli di Cristo potessero collocare la composizione e la diffusione dei nostri quattro vangeli al I o II secolo dopo Cristo, avrebbero a loro disposizione un lasso di tempo trascorso dalla morte di Cristo, sufficiente a formarsi di quelle leggende che sogliono spesso fiorire dall'accesa fantasia popolare intorno alla persona e alle azioni di quegli uomini che hanno esercitato un potente fascino sul mondo loro contemporaneo. Ma i critici hanno dovuto riconoscere che i primi tre vangeli sinottici sono stati composti nel primo trentennio dopo la morte di Cristo, quello di S. Giovanni pochi decenni più tardi. Manca dunque il tempo e la possibilità per il formarsi della leggenda intorno alla persona di Cristo. Eppure i nostri critici non vogliono darsi per vinti e dicono che anche se i vangeli sono vicini ai tempi di Cristo, nondimeno la narrazione di fatti attribuiti a Cristo sono una aggiunta posteriore e una tardiva interpolazione fatta al testo primitivo dei vangeli. Io mi propongo di mostrarvi come questa ipotesi sia fra le più sballate che siano mai fiorite dalla fantasia dei critici razionalisti. Se apriamo la storia evangelica troviamo, oltre le espressioni generali sui molti miracoli operati da Gesù, si hanno nei vangeli 41 miracoli, dei quali 24 sono riferiti da Matteo, 22 da Marco, 24 da Luca 9 da Giovanni, 16 miracoli sono comuni a tre vangeli. Ora, se consideriamo l'importanza fondamentale che ha la narrazione di questi miracoli in tutto il contesto evangelico vediamo sprofondare miseramente l'ipotesi delle interpolazioni, giacché, se sottraiamo dal contesto evangelico la narrazione dei miracoli, quello che resta non ha alcun senso né costrutto e quindi quello che resta non poteva essere il testo primitivo nel quale più tardi sarebbero stati interpolati i miracoli. Togliete i miracoli dal contesto evangelico, l'insegnamento di Gesù, lo scopo della sua missione, le credenziali che suggellano la sua legazione divina, le diverse opinioni intorno alla sua persona, le controversie con i suoi nemici, l'entusiasmo del popolo, la congiura dei farisei per toglierlo di mezzo alla vista di miracoli operati da Lui, in una parola, tutta la storia evangelica resta campata in aria, manca della causa e del motivo di tutti i fatti narrati e i tutti i discorsi riferiti. Dunque non puo' concepirsi un testo primitivo dei vangeli dal quale fosse assente la narrazione dei miracoli. Se volete un esempio ancora più concreto aprite S. Luca dal capo IV fino al capo IX: troverete che in questi sei capitoli l'insegnamento di Gesù, l'accoglienza del popolo, le controversie con i nemici, tutto é intrecciato intorno alla narrazione di 15 miracoli; togliete questi 15 miracoli dal contesto e tutto quello che resta di questi sei lunghi capitoli del terzo vangelo sono membra mutile, sono elementi sparsi senza alcuna connessione, sono discorsi fatti che mancano del motivo per cui sono riferiti. Dunque bisogna concludere che i miracoli e l'azione taumaturgica di Gesù percepiti da tutti, amici e nemici, non sono niente affatto una aggiunta posteriore e una tardiva interpolazione al testo primitivo dei vangeli ma la narrazione é per cosi dire l'ossatura che sorregge tutto l'organismo della narrazione evangelica, é parte centrale insurrogabile della storia evangelica. Inoltre lo stile di queste narrazioni é semplice, sobrio, scarno, disadorno, schivo di ogni amplificazione o esaltazione eccetto le espressioni di meraviglia di chi assisteva al prodigio, senza esordi introduttivi e senza commenti apologetici. La missione del cristianesimo primitivo si distingueva ed era strettamente legata ai miracoli. Quadrato, discepolo degli apostoli, nella sua Apologia presentata all'imperatore Adriano quasi 100 anni dopo Gesù, scriveva: "Le opere del nostro Salvatore, essendo vere e non già abili simulazioni di ciarlatani, si manifestano durevoli; quelli che furono da lui guariti, quelli che furono da lui risuscitati da morte, non soltanto sono stati veduti, guariti risuscitati, ma sono rimasti tali durante la vita e dopo la morte del Salvatore, durante uno spazio di tempo considerevole, cosi' che alcuni di essi sono sopravissuti fino ai nostri giorni". Gli stessi avversari giudei e pagani accusavano Gesù di compiere quei miracoli con la magia, riconoscendo, anche se negativamente il fatto storico. A questo punto i critici tornano all'attacco attribuendo le guarigioni (anche quelle a distanza?) la moltiplicazione dei pani ecc... all'autosuggestione. Inutile rispondere a questa insensatezza consegnata da romanzieri abbietti quale il Renan. L'autosuggestione non rimette a posto un arto fratturato. Quindi dicono infine che Gesù esigeva la fede nel malato prima di operare il miracolo. A parte il fatto che come nel caso del figlio del centurione la guarigione fu immediata e a distanza, Gesù non richiedeva sempre questo: aveva richiesto forse una prova di fede a Lazzaro morto da giorni? I critici dicono che o quello era un ciarlatano (di cui già tutti sentivano la puzza perché morto e murato da giorni) o che era un fakiro (pratica sconosciuta ai contadini ebrei e che richiede anni di allenamento). La fede che domanda Gesù non ha per oggetto la guarigione stessa ma la grazia santificante, dove il miracolo é un segno di riconoscimento che suggella la divinità di Gesù.
I critici moderni conoscono poco la psicologia perchè, volendo mentire per procurare a Cristo nuovi seguaci, gli evangelisti, anzichè scrivere cio' che hanno scritto, ci avrebbero dato un Cristo meno discordante dalle concezioni materiali dei giudei e dei pagani, un Cristo meno rigido contro i costumi depravati, un Cristo non morto in croce dato che questa era considerata la più ignominosa morte per un romano, destinata a persone spregevoli; non si sarebbero esposti all'odio universale, non avrebbero vissuto nelle catacombe e non sarebbero andati incontro ai supplizi per testimoniare la verità (addirittura pregando per il boia e ricompensandolo con doni) quando potevano semplicemente bruciare un pò di incenso agli idoli per evitare tutto questo, non avrebbero riportato i fatti storici nel dettaglio con lo stile di un cronista, (luoghi, amministrazioni vigenti, date, orari, pesi, misure esatte) cosa che riscontriamo solo nella storia di Cristo e non nei miti Osiride, Cibele & Co. e sopratutto non in quello stile rozzo tipico di pescatori ignoranti lontani dalla koinè della lingua greca e della cultura classica. Inoltre i romani aborrivano i giudei e tutto cio' che proveniva da loro e non avevano nessuna intenzione nè vaga idea di abbandonare tutti i piaceri di cui avevano sempre goduto per una rigida morale qual'è quella cristiana e nientemeno morire per essa: se li chiamate matti sottovalutate l'intelligenza dell'uomo e quindi di voi stessi.
Respingiamo come assurda l'ipotesi più recente, escogitata da alcuni cultori di storia comparata delle religioni secondo cui il racconto della risurrezione di Cristo non sarebbe altro che una derivazione delle mitologie babilonesi, iraniche, elleniche, egiziane: come in quelle mitologie si parla di esseri divini che muoiono e che risuscitano, cosi' nel cristianesimo nascente attraverso il giudaismo, sarebbe pullulato per forza irresistibile di evoluzione il racconto di un Dio crocifisso, che al terzo giorno sarebbe risorto. Amici miei, bisogna che conserviamo la calma di fronte ad una ipotesi cosi' insulsa e che ci restringiamo ad accennare in forma schematica le molte ragioni per le quali la critica e la storia comparata delle religioni, condotte con criteri veramente scientifici, rigettano nella maniera più assoluta questa ipotesi.
La storia religiosa del popolo giudaico e particolarmente del giudaismo palestinese ai tempi di Cristo, ci attesta come quei giudei erano insuperabilmente ostili a ogni concezione religiosa straniera, ad ogni infiltrazione pagana, ad ogni ombra di idolatria e mitologia.
L'idea di un Dio che muore e che risuscita per condurre i suoi fedeli alla vita eterna non esiste in alcuna religione pagana e misteriosofica, che anzi, la contradizione più manifesta salta agli occhi quando si fa un confronto tra la risurrezione di Cristo e la favolosa rinascita degli eroi o semidei, come Osiride, Adone, Dioniso Zagreo, Attis, Cibele e simili. Anzitutto, Gesù di Nazareth è un personaggio pienamente storico, di cui conosciamo con certezza storica il tempo esatto, il luogo, l'ambiente in cui è vissuto, viene da subito riportato da autori giudei e pagani insieme, sappiamo come e perchè sia morto, sappiamo che è stato veduto e toccato dai suoi discepoli, dopo la sua risurrezione, e che questi discepoli hanno suggellato col sangue la verità della dottrina e della vita del maestro risorto. Invece, di tutti gli eroi o semidei delle mitologie, dei misteri pagani, non c'è niente che ne attesti la storicità. Se si eccetui il paese d'origine, dove verosimilmente è nato il loro mito, tutto il resto è favola e leggenda, è frutto della fantasia sbrigliata dei poeti.
In secondo luogo, Cristo vero Dio e vero uomo, ha predicato la religione più perfetta e la morale più pura; ci ha dischiusi gli orizzonti della vita futura, non solo immortale, ma soprannaturale; con la sua morte redentrice ha riaperto le porte del cielo all'uomo prevaricatore. Invece, tutti gli eroi o semidei dei misteri pagani non sono altro che la glorificazione della potenza generatrice e degli istinti che la alimentano, sono l'apoteosi dell'impurità oscena più sfacciata.
In terzo luogo, la risurrezione di Cristo è il pegno della risurrezione finale, coporea degli uomini. Invece tutti i misteri pagani o non conoscono questa risurrezione corporea o la deridono. E S. Paolo ne fece l'esperienza, non una volta. Cosi, all'Aeropago di Atene, allorchè avendo annunziata a quei sapienti, che conoscevano bene i misteri pagani, la risurrezione dei morti, vide che alcuni cominciarono a beffeggiarlo, mentre altri con cortese ironia lo licenziarono: " ti ascolteremo su questa cosa un'altra volta" (Atti 17, 22). E un altro giorno, alla presenza del re Agrippa e del procuratore Festo (tutti personaggi storici realmente esistiti) uomini colti e di tendenze religiose, avendo Paolo annunciato la risurrezione di Cristo, udi' festo gridare ad alta voce: "tu sei impazzito Paolo, la molta dottrina ti fa dire pazzie" e Paolo rispose: " non sono pazzo ottimo festo, ma proferisco parole di verità e di saggezza": Si, parole di verità e saggezza, parole di verità storica, appoggiata al fatto storico della risurrezione di Cristo e al suo insegnamento: verità e saggezza che il mondo pagano, le mitologie pagane, i misteri pagani e le loro filosofie ignoravano completamente. Quindi il voler far derivare la storia della risurrezione di Cristo dai misteri pagani, non è nè verità nè saggezza, ma menzogna e stoltezza.
Altri geni incompresi e poco informati hanno creduto di scoprire la causa adeguata della propagazione del regno di Cristo nell'unità politica e nell'estensione ampissima dell'impero romano e nella dispersione dei giudei in tutto l'orbe. Ma questi dimenticano il rovescio della medaglia giacchè, se l'unità e l'estensione dell'impero romano rendeva possibile agli araldi di Cristo di annunciare la nuova religione in quasi tutto l'orbe, d'altra parte, la facilità delle comunicazioni faceva si che le calunnie contro la nuova religione si spargessero più rapidamente e che l'orrore delle persecuzioni da Roma si estendesse fino alle più remote province dell'impero. Perchè anche ammesso che alcune cause abbiano potuto favorire il propagandarsi del cristianesimo, resta sempre che sia dai giudei sia dai pagani (come già fu per Cristo) i cristiani sono stati perseguitati senza trega, sono stati atrocemente calunniati come atei, come nemici dello stato, come autori dei più orrendi delitti, come causa delle pubbliche calamità. Cosi' pure i giudei dispersi per l'orbe nelle loro sinagoghe covavano l'odio contro Cristo e i suoi seguaci, e come scriveva Tertulliano: "le sinagoghe sono dappertutto fonte di persecuzione contro i cristiani" e al capo 40 del suo Apologeticum ha scritto: "I cristiani sono considerati come la causa di ogni pubblica calamità, di ogni sventura; se il Tevere straripa, se il Nilo non irriga i campi, se il cielo non piove, se la terra trema, se la fame, se la pestilenza si diffonde, subito si grida: CHRISTIANI AD LEONES!"

“Non c’è scritto da nessuna parte nella mitologia egizia che Horus nacque il 25 dicembre.
Il giorno di nascita di Horus è contemplato tra i 5 giorni epagomeni, ovvero gli ultimi 5 giorni dell’anno Egizio, che cadono a cavallo tra giugno e luglio (il Capodanno egizio si festeggiava al momento della levata eliaca della stella Sirio, ovvero con l’avvento della piena del Nilo).
Non è riferito nemmeno della verginità di Iside. La caratteristica della nascita di Horus sta nel fatto che Iside dovette resuscitare Osiride, il suo sposo, ucciso dal fratello Seth, per poterlo concepire e permettergli di vendicare il padre. Horus perde sì un occhio in una delle tante battaglie contro Seth, ma fu quest’ultimo ad essere evirato e Horus ne uscì vincitore ereditando il Regno del Padre (a Seth andò invece il Deserto).
Per tale ragione, ogni faraone che saliva al trono veniva assimilato ad Horus, ed ogni faraone che moriva diventava Osiride.
Discorso analogo si può fare per le presunte similitudini tra Gesù e mithra.Le similitudini che dovrebbero esserci tra Gesù e horus sono state teorizzate nel 1999 da una certa D.M. Murdock che pubblicò un testo, The Christ Conspiracy con lo pseudonimo di Acharya S. Questo testo è stato anche usato come base della prima parte del film web Zeitgeist. In un capitolo del suo libro, l’autrice mette in luce delle somiglianze notevoli che intercorrerebbero tra la figura di Gesù Cristo e quella di Horo.È corretto dire che l’autrice, nel corso dei suoi studi, ha ritrovato questi motivi e li ha poi riordinati in una specie di racconto evangelico per mettere in luce le somiglienze di fondo. La questione è tutt’ora molto controversa e il dibattito molto acceso. Una delle critiche fondamentali al lavoro della Murdock è quella di non aver raccolto “fonti primarie” e di aver usato fonti poco attendibili, come il libro del poeta, spiritista ed egittologo dilettante Gerald Massey, Anciet Egypt (1907).
Tutto si basa su studi non ufficiali fatti da Gerald Massey. Le teorie di Massey, ispireranno anche Alvin Boyd Kuhn, che farà un più ampio discorso, realizzando delle sue ricerche che prendono il nome di studi sulle religioni comparate. Esponente della massoneria, fece anche parte della società teosofica, per la quale scrisse articoli sulla rivista dal nome Lucifer magazine; i suoi articoli sono di carattere prettamente anti-cristiano, e soprattutto espongono la sua idea, che la teologia Cristiana su come presenta Lucifero (che lo vede portatore del male) è falsa. Appassionato dell’Egitto, da autodidatta apprendere l’arte di decifrare i geroglifici, la sua teoria si basa su un geroglifico che si trova a Luxor, che lui esamina nel libro The Historical Jesus and The Mythical Christ, nel quale lui trova la descrizione: dell’Annunciazione, Immacolata Concezione, Nascita ed Adorazione, rivolta alla dea Iside. Questa sua teoria contrasta con la mitologia ufficiale Egizia, e non è stata mai confermata.
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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