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LA RAGIONEVOLEZZA DELLA FEDE

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2015 15:21
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25/03/2010 22:02
 
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ALLA LUCE DELLA STORIA

Al Mamertino.

Sono a Roma!

Attraversata Piazza Venezia e con­templata un po' la tomba del Milite Ignoto, mi avvio al carcere Mamertino.

Il carcere non è molto grande. Una iscrizione interna ricorda i nomi dei per­sonaggi più illustri che ivi furono rin­chiusi, tra cui il re Giugurta.

Scendo nell'ultima cella, piccola ed oscura. Qui San Pietro e San Paolo pas­sarono due anni per la fede di Gesù Cri­sto. I due Apostoli continuarono la pre­dicazione anche nella prigione e conver­tirono i due custodi ed altri quaranta.

- Volete battezzarvi? - disse San Pietro.

- Senz'altro! Però occorre l'acqua ed al momento qui non ne abbiamo! - Non importa! - L'Apostolo trac­ciò un segno di Croce e scaturì in fondo alla prigione un getto di acqua.

Vedo anche oggi in fondo al carcere Mamertino un pozzo, che da circa venti secoli è ricco di acqua. All'apertura del pozzo c'è la lapide che ricorda il miracolo.



Paolo di Tarso.

Magnifiche le Chiese di Roma! Le Ba­siliche maggiori sono un prodigio di arte. Visito la Basilica di San Paolo fuori le Mura. Prima di allontanarmene, vedo un Reverendo; è il Superiore dei Bene­dettini, i quali hanno in custodia il tempio.

- Reverendo, c'è qualche ricordo storico di San Paolo in questi luoghi? - Si; e più di uno. Sotto l'altare della Confessione ci sono le ceneri del corpo dell'Apostolo. Si conserva pure la catena, con cui era legato nel carcere. I Cristiani di allora, sapendo chi fosse San Paolo, conservarono come ricordo questa catena.

Il Reverendo allora mi fece vedere e baciare la storica catena, custodita in un piccolo drappo di seta.

- Altri ricordi storici si possono vedere, disse il Sacerdote, nella piccola Chiesa di San Paolo, lungo la Via Ostiense.

Eccomi nel piccolo tempio. Un giorno passava proprio per di qua la via che univa Roma alla città di Ostia. San Pao­lo, trascinato fuori dal Mamertino, scor­tato dai soldati ed accompagnato da mol­ti Cristiani e pagani, giunse qui. Il suo capo fu poggiato su di una pietra dello stradale che segnava il chilometraggio e fu reciso dalla spada. Il colpo violento lo staccò completamente dal corpo e caden­do a terra rimbalzò tre volte, facendo sgorgare tre getti d'acqua.

Io vedo nell'angolo destro del tempio la storica pietra miliare, isolata da una piccola cancellata. Vicino ci sono tre poz­zetti, ancora fecondi. Bevo anch'io un po' di quest'acqua.

Oggi questa contrada nella Via Ostiense è popolata ed è chiamata « Le tre fontane ». Il nome del villaggio sug­gella la storia.



Le Catacombe.

Esco dalla città eterna e m'incammino per la via Appia Antica. Passo davanti alla celebre Cappella del « Quo vadis » e giungo alla monumentale Tomba di Ce­cilia Metella. La campagna romana è si­lenziosa. Qualche vacca pascola in com­pagnia di poche pecorelle. Volgo indietro lo sguardo e rimiro Roma. Penso intan­to: I primitivi Cristiani si sobbarcavano a tanto cammino e, pieni di fede, qui si recavano. Quale era lo scopo? Sentire le istruzioni religiose, assistere al Santo Sacrificio e comunicarsi. Tutto ciò face­vano nascostamente nelle Catacombe. Ora scenderò anch'io in questa città sot­terranea.

Ecco un leggero avvallamento ed una porticina. Scendo per alcuni gradini e sono dentro le celebri Catacombe di San Callisto. Non sono le uniche attorno a Roma.

Un corridoio principale ed altri se ne presentano lateralmente; a destra ed a sinistra loculi per la sepoltura; qui si de­ponevano i cadaveri dei Cristiani e dei Martiri della fede. Qua e là si trovano delle Cappellette con qualche altare. In­cisioni e segni cristiani sono disseminati sulle pareti. Vado innanzi, nel labirinto, alla luce di una candela, seguendo la guida. Scendo ancora e sono al secondo piano... c'è poi il terzo, il quarto, il quin­to piano... Guai se si spegnesse la can­dela! Sarebbe quasi impossibile ritrovare la via del ritorno.

O Catacombe, per dei secoli voi foste il luogo di convegno dei seguaci del Cri­sto! A quanti sacrifici, o Cristiani, an­daste incontro per professare la vostra fede! Vengano qui a meditare coloro che si ridono della Religione Cattolica!



L'arena.

Verso le nove del mattino sono sulla via dei Fori Imperiali. Davanti a me c'è il Colosseo. Mentre cammino, rivado col pensiero al tempo delle persecuzioni. Qui venivano gl'imperatori romani, gli ufficiali, i sacerdoti pagani ed il popolo di Roma ... Mi sembrava di vedere l'anfite­atro gremito di curiosi. Aumenta il cla­more. I Cristiani sono entrati nel circo del Colosseo. Sono Vescovi, Sacerdoti, militari, patrizi, schiavi, donzelle, bam­bini...

- Vogliamo le fiere! - grida il po­polo. Ad un segno dell'imperatore si spa­lanca la porta di bronzo e vengono fuori leoni, tigri, iene e pantere. I Cristiani so­no in piedi guardando il cielo o in gi­nocchio, pregano, o cantano lodi al Cristo.

- Ma siete pazzi, o seguaci di Ge­sù?! Farvi sbranare dalle fiere, dopo ave­re perduti tutti i vostri beni?! ...

- Non siamo pazzi. La fede nel Cri­sto è più che la ricchezza e la nostra vita. - Ma chi vi dà la forza di sopportare tante pene?

- Il Cristo.

- E se egli è veramente Dio, perché non viene a liberarvi dalle mani dell'im­peratore?

- Gesù è il padrone e sa bene ciò che deve fare.

Intanto le belve, tenute in rigoroso di­giuno, uscite con furia dai sotterranei, dànno uno spettacolo sorprendente. Si avvicinano ai Martiri come cagnolini e mansueti agnelli; non si avventano. Ge­sù vuol far vedere che è presente a quel­la lotta.

- Sono stregati! - grida il popolo. Intanto dalla folla s'innalza qualche voce: - Sono Cristiano anch'io ... Ed io pure! - Convertiti davanti al prodigio delle belve, lasciano il posto dello spet­tacolo e scendono nell'arena coi Martiri.

L'imperatore è furibondo; dà ordine: - Si appicchi il fuoco. - Legna, pe­ce, resina ed olio ... tutto è pronto. Le fiamme ingigantiscono ... ma i Martiri sono tranquilli, assorti in preghiera, stan­no in mezzo alle fiamme come in fresco giardino.

- Arte magica! - grida qualcuno. A tale vista si dànno a Gesù Cristo tanti e tanti spettatori. Gesù ha mostrato la lu­ce operando i suoi prodigi; ora vuole in­coronare i suoi eroi.

L'imperatore, umiliato e vinto, dà l'ultimo ordine: Siano decapitati.

In poco tempo la strage è compiuta. Le anime dei Martiri sono in Paradiso, mentre nell'arena scorre il sangue. I fos­sori raccolgono i cadaveri e li seppel­liscono.

Oggi nell'arena del Colosseo si erge una Croce. Io m'inginocchio dinanzi ad essa e prego: O Gesù, come sei potente! Qui i tuoi Martiri, a migliaia, versarono il loro sangue. Anch'io mi unisco a loro per testimoniarti la mia fedeltà! O Re dei secoli, sono un tuo seguace.



Eroismi.

Ogni palmo di terra di Roma antica ha la sua storia.

Fiancheggiando il Campidoglio, mi dirigo alla zona di Trastevere. Entro in un grande fabbricato. Nell'interno sono conservati gelosamente tre sepolcri.

Il primo sepolcro ha le ceneri di Ce­cilia; il secondo quelle dello sposo Vale­riano; il terzo quelle del cognato di Ce­cilia, Tiburzio: Questa è la casa di Santa Cecilia, ver­gine e martire. Grande eroina della fede merita di essere ricordata dai posteri.

Era giovane, buona, intelligente, bella e molto ricca. Seguiva Gesù fedelmente, anche nei consigli evangelici, per cui fe­ce voto di perpetua verginità.

Il patrizio Valeriano, ancor pagano, si innamorò di lei e la chiese ai genitori. Cecilia fu obbligata dai parenti ad an­dare a matrimonio. Era timorosa a fare il passo. Ma Gesù vegliava sull'anima fe­dele. Con frequenza l'Angelo Custode le appariva e la confortava: Non temere, Cecilia, io custodirò il tuo corpo.

Il giorno delle nozze la sposa disse a Valeriano: Ho un altro amante, al quale ho giurato fedeltà prima di te ... È Gesù Cristo. Ho un custode celeste per il mio corpo, ho un Angelo a mio fianco.

- Vorrei vederlo, esclamò Valeriano. - Non puoi; non sei ancora Cri­stiano.

Lo sposo andò ad istruirsi, ricevette il Battesimo e, ritornato a casa, trovò la sposa in compagnia dell'Angelo. Oltremo­do meravigliato, chiamò il fratello Tibur­zio. Anche questi si fece battezzare. Cecilia fu sposa, ma sempre vergine. Scoperta per Cristiana, ebbe tre colpi di spada al collo e morì a casa sua; anche Valeriano e Tiburzio confessarono di es­sere Cristiani e furono uccisi ...

Ecco la storia di questi tre sepolcri. In una stanza vedo una pittura, raffi­gurante Santa Cecilia con l'Angelo. È il luogo ove la martire godeva della vista dell'Angelo.

- La fede in Gesù Cristo, direbbe qualche saputello, è così ridicola ... è vel­leità di donnicciuole. - No! La fede nel Cristo è la gloria delle anime nobili. E’ il movente degli eroismi.

Di questi esempi sublimi potrei ricor­darne un numero stragrande e riempirne un volume. Tra i tanti spicca la nobile figura di Sant'Agnese, la cui tomba è nel­la cripta, in fondo alla via Nomentana; quella di S. Lorenzo, bruciato per la fede al Campo Verano, e quelle dei Santi Gio­vanni e Paolo, uccisi nella propria abita­zione, trasformata oggi in tempio, presso il Clivio di Scauro. E tanto basta per far comprendere in quale stima era tenuta, durante le persecuzioni, la Religiene di Gesù Cristo.



Sotto il colonnato.

Il sole è nel meriggio. Prendo la vet­tura e scendo vicino al Tevere, alla Tra­spontina. Ho dinanzi a me la spaziosa Via della Conciliazione e sullo sfondo la Basilica di S. Pietro, dominata dalla cu­pola di Michelangelo. Contemplando que­sta maestosa scena, giungo al colonnato di Piazza San Pietro.

Un profano di storia ... quale sareb­be il professore di filosofia del mio pae­se (! )... si contenterebbe forse di ammira­re la grandiosità della Piazza, la bellezza delle due fontane, l'armonia delle nume­rose colonne, l'imponenza dell'obelisco e la maestosità della Basilica.

Io non posso contentarmi di così po­co. Ho bisogno di assaporare ciò che non è presente, ma che un giorno fu realtà. Mi metto a sedere quasi a principio del co­lonnato; lato sinistro di chi entra nella Piazza; ho dirimpetto il Vaticano, sede del Papa.

Un'ondata di ricordi storici affluisce alla mia mente: Qui era il Giardino dei Cesari. In questa zona furono bruciati molti cristiani da Nerone. Proprio qui, sul Colle Vaticano, venne trascinato Pie­tro, il capo degli Apostoli, dopo la prigio­nia del Mamertino.

Nerone sperava che uccidendo il capo, i Cristiani sarebbero scomparsi. Lo fece '' mettere in croce, come Gesù; fu fatta capovolgere la croce e Pietro spirava in mezzo al fumo, asfissiato. Moriva il capo visibile della Chiesa; ma il capo invisi­bile, Gesù, non poteva morire.

A Pietro successe Lino, a questi Cle­mente; e la Cristianità perseguitata cre­sceva di numero e di fervore. Oggi den­tro questa Basilica, il tempio più grande e più importante del mondo, trovasi la tomba di San Pietro, sotto l'Altare Pa­pale.

Ecco a me dinanzi la dimora del Pa­pa, successore di San Pietro e capo della Cristianità.

Il Papa, (Pio XII), l'ho visto. Ho rice­vuto la sua benedizione; gli ho baciato la mano. È una persona snella, piuttosto pallida nel volto; dallo sguardo vivo e pe­netrante. La sua parola è calma e persua­siva; invita alla pratica degli insegna­menti di Gesù. Il suo abito bianco è sim­bolo della purezza e della pace di Cristo.

Quest'uomo è unico al mondo. Non c'è monarca che abbia maggior numero di sudditi; non ha armi e soggioga i po­poli; è amato e temuto come nessun al tro mai! Il mondo intiero ha gli occhi puntati su di lui. Vedo sfilare davanti a me uomini e donne di diverso colore: Africani, Indiani, Neozelandesi, Ameri­cani, Europei. Sono partiti da lontano per vedere il Papa; e per tutta la vita ri­corderanno questo giorno. Chi sei tu, o Sommo Pontefice?... Che cosa hai che ti distingue da tutti i mortali?... Qual è il segreto del fascino che eserciti?...

Tu sei il Vicario di Cristo. Tu non sei - solo, ma hai con te Gesù! Ti amano i buoni e ti ascoltano, perché tu rappre­senti Gesù Cristo sulla terra.

Ti odiano, ti perseguitano i cattivi perché sanno che sei il Vicario del Divin Nazareno; non possono avventarsi con­tro di Lui, perché non lo vedono, e sca­gliano sopra di te le loro velenose saette. Pazzo colui che vuol battersi con te! Tu sei pietra angolare e chi cade sopra di te si sfracella.

Contro di te disarmato si scagliarono come belve gl'imperatori romani; passa­rono secoli di sangue ... cadde l'impero di Roma ... e tu, o Vicario di Cristo, sei vivente. Nel corso dei secoli, eresiarchi e guerrieri tentarono abbatterti e non vi riuscirono.

Napoleone, dopo aver conquistata quasi tutta l'Europa, decretò di fare servo anche te. La tua scomunica, lanciata per bocca di Pio VII, segnò la fine del suo impero!

I massoni d'Italia nel secolo scorso, trattando dell'unificazione della penisola italiana, dissero: - Questa volta è finita per il Papa. Pio IX sarà l'ultimo Papa. - La statua di Garibaldi, innalzata sul Gia­nicolo, rappresenta l'eroe dei due mondi, con lo sguardo puntato sul Vaticano, in atto di disprezzo e di sfida.

È caduto il regno d'Italia. Garibaldi oggi è un pallido ricordo ... e tu, o Som­mo. Pontefice, sei in massima vitalità. Contro di te, o Papa, si scatenò l'ira te­desca. Non poté abbatterti l'imperatore Enrico IV, nè Federico II, né altri ... Bi­smark voleva riuscire nel secolo scorso; ma la sua debole onda s'infranse contro di te, potente scoglio. Hitler, armato in modo temibile, pensò di distruggere la tua formidabile potenza e nel suo orgo­glio ti chiamò: « vecchio incartapecorito e mummificato ». È scomparso Hitler, la potenza tedesca è stata abbattuta ... e tu ... Vegliardo del Vaticano, sei in piedi e sfidi i secoli e ogni potenza umana.

Venti secoli di storia provano che tu, o Sommo Pontefice, sei incrollabile. E’ Lui, Gesù Cristo Dio, che assiste con­tinuamente te. Se la tua Chiesa, o Reden­tore, fosse istituzione umana ... a que­st'ora non esisterebbe.



L'obelisco.

Mi avvicino al centro della Piazza San Pietro. Un colossale obelisco, sormontato da una Croce, mi sta dinanzi. Alla base leggo: - Christus vincit - Christus re­gnat - Christus imperat - Vicit Leo de tribu Iuda.

In queste poche parole c'è la storia del Cristianesimo. Il Leone della Tribù di Giuda, Gesù Cristo, ha vinto. Con quale arma? Con la Croce! Sull'obelisco c'è una Croce, che contiene un pezzo di legno della vera Croce del Nazareno. E' un monito al mondo: La Religione del Cri­sto e vera! Guai a deriderla o a combat­terla!

Quei cinque epicurei (!) vengano ades­so a ridersi della mia credenza religiosa! Fanno semplicemente pena ... annegati come sono nella loro ignoranza religiosa! Io, a differenza di loro, credo a quella Religione, che milioni e milioni di Mar­tiri hanno testimoniato col sangue.



Le grandi menti.

Bacone, uomo di Stato, economista, fi­losofo, creatore del sistema sperimentale scientifico, senti dirsi: Fa meraviglia co­me un uomo di tanta scienza possa cre­dere in Dio e vivere religiosamente. Egli rispose: Una mezza scienza allonta­na da Dio; ma la vera scienza avvicina al Creatore.

Moreau, direttore dell'Osservatorio Astronomico di Bourges, diceva: Sono in corrispondenza con i direttori degli Os­servatori di tutto il mondo e posso assi­curare che tutta questa gente crede in Dio. -

Senza pretendere di stare a fianco dei grandi personaggi, tuttavia mi onoro di essere un Cattolico e di appartenere ad una schiera, di cui fanno parte non solo le anime semplici rette del popolino, ma anche le colonne della scienza e dell'arte.

Girolamo, grande studioso di lingue e di storia, lascia Roma e prende dimora in Palestina, nei Luoghi Santi, per pen­sare di più a Gesù Cristo e salvare me­glio l'anima sua.

Aurelio Agostino, intelligenza supe­riore e valente filosofo, lascia le vanità ed i piaceri del mondo per darsi alla sequela di Gesù. I suoi scritti molto elevati mo­strano l'amore ardente che nutriva ver­so Dio.

Tommaso d'Aquino, aquila e sole di scienza, nella sua Somma Teologica fa d'apoteosi della Divinità.

Dante Alighieri, sommo poeta, nella sua « Divina Commedia » dimostra al mondo la sua profonda credenza in Dio, nella Incarnazione del Figlio di Dio e nella vita di oltretomba.

Colombo, uomo di cultura eccellente, intraprende un viaggio molto pericoloso invocando l'aiuto di Dio, al quale si ri­volge di continuo nei vari bisogni.

Manzoni, principe dei romanzieri, si professa profondo cattolico e pubblica « Le osservazioni sulla morale cattolica » e gli « Inni Sacri », che sono l'espressio­ne dei suoi sentimenti.

Cesare Cantù, storico insigne, autore della « Storia universale », non si vergo­gna di entrare in Chiesa, ricevere i Sa­cramenti e recitare il Rosario.

Agostino Gemelli, Rettor Magnifico dell'Università Cattolica di Milano, con­vertitosi al Cattolicesimo dal Socialismo, da medico specialista si è fatto frate. Potrei citare un numero stragrande di intellettuali e praticanti, per dimostrare che la Religione non è umiliazione, ma che anzi colui il quale ha maggior scien­za e anche miglior credente.

Ho potuto avvicinare un discreto nu­mero di professori d'università, vere ci­me nel loro ramo, e li ho trovati credenti e praticanti come me.

Una botteguccia: rivendita di generi alimentari; sul banco c'è una bilancia. I due piatti sono in continuo movimento: merce e peso.

Più di una volta, guardando questa bi­lancia ho pensato: Io vorrei mettere, se fosse possibile, sopra un piatto della bi­lancia tutte le menti dei personaggi più illustri, che hanno creduto e praticato la Religione, e sopra l'altro piatto le menti di certe piccole figure ... quali sarebbero alcuni diplomati e qualche laureato ... di mia conoscenza ... Oh! come si sprofon­derebbe il primo piatto della bilancia e come si solleverebbe repentinamente il secondo, simboleggiante certe teste...

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