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TESTO INTERLINEARE DAL GRECO ALL'ITALIANO, DEL NUOVO TESTAMENTO

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2020 16:30
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13/04/2012 09:52
 
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Nel testo di Giovanni 20 vi sono importanti sfumature da notare e sottolineare:
la prima considerazione  è relativa ai tre verbi che descrivono il "VEDERE" dei tre protagonisti del racconto giovanneo: Maria di Magdala, Giovanni e Pietro; essi sono tradotti in italiano, seguendo la traduzione latina, con il generico "vide", mentre, dall’analisi filologica, sono lemmi che descrivono verbi diversissimi tra loro; intendono cioè esprimere le differenti sfumature del vedere, dando origine così alle relative implicazioni sulla descrizione di ciò che essi VEDONO.

Nel versetto 1 il verbo greco (blépei), traduce il termine "scorge" e non un semplice "vide":
Maria di Magdala si recò al sepolcro quando "era ancora buio" per visitare il corpo di Gesù e rendergli omaggio, come il rito funerario giudaico prevedeva: bruciare gli aromi nel sepolcro e ungere la salma - esternamente, cioè sopra ai lini -, e la pietra sepolcrale.

La donna, recandosi verso la tomba, scorge da lontano che la pietra è stata ribaltata e, impaurita, corre a chiamare Pietro, temendo per la cattiva sorte toccata al corpo del Signore: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto", (v 2).

Il verbo scorgere riferisce perfettamente l’impossibilità, da parte di Maria, di raggiungere particolari circa la descrizione del sepolcro e di quanto era accaduto nei suoi pressi, perché ancora buio, e rende l’idea del suo stato d’animo agitato, perché presa da timore per eventuali manomissioni avvenute nella tomba a discapito del corpo del Signore; le è mancata la possibilità per osservare cosa fosse veramente accaduto.

Nel versetto 5 il verbo greco usato è parakýpsas blépei, dal verbo parakýpto, che vuol significare un gesto simile a quello di chi si affaccia da un finestrino di un treno in corsa e protende il capo a guardare in avanti: dunque è da rendersi meglio con "data una sbirciata / un’occhiata, "; le traduzioni invece portano un semplice e solo "chinatosi, vide", senza far comprendere  la qualità del vedere, e cioè per dare  uno sguardo fugace, impreciso.

Giovanni quindi, dopo aver dato uno sguardo generico, non entra nel sepolcro,  ma aspetta il capo degli Apostoli, Pietro, come a volergi dare la precedenza, in quanto era arrivato successivamente presso la tomba perché più lento, nella corsa, del giovane discepolo.

Cosa scorge Giovanni senza però entrare nel sepolcro, quindi dall’esterno?
Questa pericope è molto importante e risolutrice di alcuni problemi posti sul percorso della nostra indagine; viene descritta cioè la posizione delle fasce, tà othónia, viste all’interno del sepolcro: mentre nel versetto 6 il participio predicativo segue il sostantivo, qui il participio precede il nome: scorge distendersi i teli.


È evidente l’intento dell’autore, ossia il voler sottolineare il verbo rispetto agli oggetti e cioè che i teli si stanno distendendo: blépei keímena tà othónia (v 5); l’azione dello stendersi, dell’afflosciarsi dei teli è vista quindi dall’apostolo Giovanni, privilegio che il Signore ha concesso soltanto a lui, forse come premio per la fedeltà a chi non l’ha abbandonato neanche nel momento più grave: Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, Maria di Magdala e il discepolo che egli amava (Gv 19,25).

Il versetto 8 infatti così termina: il discepolo che era giunto per primo al sepolcro vi entra solo dopo che lo ha fatto Pietro, e facendo memoria di ciò che aveva sbirciato dall’esterno appena arrivato sul luogo - cioè lo stendersi dei teli - e la condizione dei teli visti nello stato successivo, dall’interno della tomba - i teli completamente distesi su se stessi - dice, nel raccontare l’esperienza che aveva egli stesso fatto: "vide e credette" (Gv 20,8); Giovanni infatti fa di questo vedere un vedere con i propri occhi, utilizzando per questa ulteriore sfumatura il verbo greco "oráo".

L’altro verbo da prendere in esame è teoréi, teoréi tà otónia, presente al  versetto 6 della pericope. Il vedere di Pietro è in verità un osservare, un constatare, un guardare con molta attenzione, e perciò molto più che un vedere generico, superficiale, leggero - così infatti è tradotto dai dizionari di lingua greca.

Pietro, dopo quell’osservazione, attenta e scrupolosa della condizione dei teli, cerca di capire quello che invece Giovanni aveva già compreso: Pietro non era stato presente durante lo svolgimento della sepoltura di Gesù, ma quello che ha osservato gli è sufficiente a destargli meraviglia, stupore.

L’evangelista Luca disegna molto bene lo stato d’animo con il quale Pietro esce dal sepolcro dopo l’esperienza dell’osservare: "E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto" (24,12).

I tre verbi sono quindi paradigmatici di un cammino di fede, cominciato dagli Apostoli e poi comunicato a noi, in quell’esperienza che l’umanità imparerà a chiamare Chiesa; prima l’autore descrive il vedere di Giovanni con il verbo blépei, cioè un vedere appena accennato, frettoloso, incerto: comincia cioè il cammino di fede del singolo fedele.

Poi il verbo teoréi, cioè l’osservare, il meditare, il soffermarsi e se vogliamo, anche il meravigliarsi di ciò che è accaduto; è lo stadio successivo ma non ancora definitivo.

Il terzo verbo, eiden, è il vedere che porta alla fede certa, il vedere con i propri occhi, l’esperienza che porta alla certezza di ciò che si credeva precedentemente e che ora è invece evidente; in greco è espresso con il verbo epìsteusen, cioè ciò che è  certo, manifesto.

Ecco dunque come i termini greci, correttamente tradotti, possono restituire al sacro testo, uno spessore e un significato molto più reali e coinvolgenti.

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Passiamo ad analizzare un altro termine: il verbo keímena, il participio di keímai. In latino corrisponde al verbo jaceo, cioè giacere, essere disteso.
La Volgata traduce con il termine posita, dal verbo ponere cioè mettere giù.


Come è facilmente intuibile le fasce non sono per terra così come è tradotto in lingua italiana, ma distese, cioè non cambiano luogo dalla posizione iniziale, si afflosciano soltanto su se stesse, senza manomissioni, senza che siano svolte.

Ciò che aveva scorto Giovanni diviene per Pietro e lo stesso Giovanni, certezza: le fasce si sono adagiate su se stesse, determinando l’osservazione e la contemplazione di Pietro.

E siamo giunti finalmente al sudario, altro oggetto importante per la nostra ricerca e ricostruzione del testo.

Il versetto 7 così comincia: kaì tò sudárion, "e il sudario". Il sudario, come si vede nel racconto di Lazzaro, veniva usato per asciugare il viso appunto dal sudore, poco usato però, quanto ad impiego, nel rito funerario ebraico.

Nel Nuovo Testamento il termine greco "soudárion" è usato quattro volte: due nel vangelo di Giovanni, Gv 11,44, la risurrezione di Lazzaro, e in Gv 20,2, la risurrezione di Gesù; una sola volta nel vangelo di Luca, 19,20, nota come la parabola delle mine o dei talenti, e negli Atti degli Apostoli, 19,12.

La Bibbia di Gerusalemme riporta per la risurrezione di Gesù la traduzione di soudárion in sudario, nei tre passi citati, con il termine fazzoletto. Perché? Il sudario infatti era un fazzoletto, non un telo per l’uso funerario.

Non si deve fare confusione tra sudario e sindone, cioè tra fazzoletto e panno mortuario, equivoco non del tutto sventato soprattutto tra molti esegeti e storici, i quali hanno anche immaginato una similitudine tra i due termini.

Il sudario è un fazzolettone di tela di forma quadrata o rettangolare, più o meno di 60-80 centimetri per lato; la Sindone è un lenzuolo funerario di dimensioni molto più ampie, tali da contenere frontalmente e dorsalmente un corpo umano. Se Giovanni non parla della sindone è perché non la vede in quanto è completamente avvolta dalle fasce, forse tre, e dal sudario posto esternamente sul capo.

Il versetto infatti prosegue: "che gli era stato posto sul capo". Giuseppe di Arimatea ha fasciato il corpo di Cristo fino al collo, sul capo poi ha messo il sudario, forse per non lasciare gli unguenti esposti all’aria senza protezione; naturalmente il sudario aveva la stessa funzione delle fasce e cioè quella di avvolgere il capo di Cristo già avvolto dalla Sindone così come tutto il corpo.

I sinottici parlano di un totale avvolgimento, corpo e capo, Giovanni invece dice che al di sopra della Sindone c’era il sudario che avvolgeva il capo.

Infatti egli utilizza il verbo avvolgere, entylísso, usato anche da Matteo e Luca per indicare l’atto dell’avvolgere la Sindone intorno al corpo di Cristo; l’Apostolo infatti esprime letteralmente "che era sul capo di lui", rafforzando il luogo e la posizione del sudario.

Alcuni esegeti ritengono che il sudario in oggetto menzionato da Giovanni fosse quello interno, la mentoniera; questa dall’interno, a risurrezione avvenuta, avrebbe contribuito alla sollevazione di quella parte del lino che avvolgeva il capo, mentre tutto il resto era afflosciato; ma Giovanni a nostro parere non poteva descrivere un oggetto che non vedeva, quindi siamo certi che il sudario era posto esternamente alla Sindone stessa.

Come era posizionato il sudario? La CEI traduce "non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte". Il testo greco non dice che le fasce si trovavano per terra, ma soltanto che il sudario non era disteso con le fasce: il participio è stato erroneamente tradotto con piegato invece che con avvolto, facendolo derivare dal sostantivo entyle; questo termine corrisponde alla parola coperta, e questa, è noto, serve per avvolgere; il Rocci traduce il termine con avvolgere, involgere, ravvolgere.

Per quanto riguarda l’avverbio korìs, questo è tradotto separatamente, in disparte: infatti in latino è detto sed separatim involutum, cioè "ma separatamente avvolto", oltre che differentemente, al contrario, invece.
Poiché Giovanni vuole descrivere l’opposizione, è bene tradurre con al contrario, rafforzato dal fatto che l’avverbio è posto tra l’avversativo e il verbo: non disteso ma al contrario avvolto.
È messa in evidenza la differente posizione delle tele, ma non il luogo differente.


Infatti rispetto al luogo così la pericope prosegue: eis héna tópon, in un luogo; anche qui si sono formate due scuole: quelli che traducono nello stesso luogo, esattamente al suo posto, nella medesima posizione, e quelli che traducono invece, a nostro parere forzando il testo originale, "in un luogo a parte", e cioè in un altro posto.

Quando Pietro negli Atti 12,17 dice che "uscì e si incamminò verso un altro luogo", l’autore utilizza il termine héteron per indicare il lemma altro; perché dunque qui non ha usato lo stesso termine: eis héteron tópon? La Volgata infatti traduce il passo degli Atti: In alium locum.

L’aggettivo numerale heîs, sorretto dalla preposizione eis, prende il significato di stesso, medesimo. Infatti sempre la Volgata traduce con in unum locum, cioè nella stessa posizione, nello stesso luogo.

Il sudario dunque sarebbe rimasto nella medesima posizione, o nello stesso luogo, mentre le fasce avevano cambiato posizione perché distese.

Giovanni infatti non nomina nessun altro luogo certo, non dicendo chiaramente dove fosse posizionato il sudario; ciò significa che rimane nello stesso posto di quello iniziale e non altrove; il sostantivo topos infatti è tradotto dal Rocci con il termine luogo ma anche posizione.

Soffermandoci ancora una volta sul numerale heis, notiamo che altri numerali quali mìa e hèn sono tradotti dal Bonazzi con il termine "unico": il sudario, al contrario delle fasce, era avvolto in una posizione unica, nel senso di singolare, eccezionale, irripetibile; invece di essere disteso sulla pietra sepolcrale con le fasce, era rialzato ed avvolto, inarcato; probabilmente perchè prosciugandosi gli aromi usati (mistura di mirra ed aloe)  era rimasta come inamidata.

Pietro dunque vede le fasce distese sulla pietra sepolcrale senza effrazioni o manomissioni; come se il corpo che vi era contenuto vi fosse sgusciato passandovi attraverso. Il sudario, al contrario, come se ancora avvolgesse ancora il capo di Cristo; Luca infatti tratteggia lo stato d’animo dell’Apostolo dopo l’esperienza straordinaria avvenuta nel sepolcro: "e se ne tornò meravigliandosi tra sé per l’accaduto" (Lc 24,12).

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Tenere presenti le suddette annotazioni, perchè anche la traduzione interlineare non riesce sempre a far emergere il significato del testo.

GIOVANNI 20:1 Il {tÍ ho} primo giorno {mi´ heis} della {tîn ho} settimana {sabb£twn sabbaton}, la mattina presto {prw prôi}, mentre {-} era {oÜshj eimi} ancora {œti eti} buio {skot…aj skotia}, Maria {mar…a Maria} Maddalena {¹ ho magdalhn¾ Magdalênê} andò {œrcetai erchomai} al {e„j eis tÕ ho} sepolcro {mnhme‹on mnêmeion} e {kaˆ kai} vide {blšpei blepô} la {tÕn ho} pietra {l…qon lithos} tolta {ºrmšnon airô} dal {™k ek toà ho} sepolcro {mnhme…ou mnêmeion}. | {d de}
20:2 Allora {oân oun} corse {tršcei trechô œrcetai erchomai} verso {prÕj pros} Simon {s…mwna Simôn} Pietro {pštron Petros} e {kaˆ kai} l' {tÕn ho}altro {¥llon allos} discepolo {maqht¾n mathêtês} che {Ön hos} Gesù {Ð ho „hsoàj Iêsous} amava {™f…lei fileô} e {kaˆ kai} disse {lšgei legô} loro {aÙto‹j autos}: «Hanno tolto {Ãran airô} il {tÕn ho} Signore {kÚrion kurios} dal {™k ek toà ho} sepolcro {mnhme…ou mnêmeion} e {kaˆ kai} non {oÙk ou} sappiamo {o‡damen oida} dove {poà pou} l' {aÙtÒn autos}abbiano messo {œqhkan tithêmi}». | {kaˆ kai prÕj pros}
20:3 Pietro {Ð ho pštroj Petros} e {kaˆ kai} l' {Ð ho}altro {¥lloj allos} discepolo {maqht»j mathêtês} uscirono {™xÁlqen exerchomai} dunque {oân oun} e {kaˆ kai} si avviarono {½rconto archô} al {e„j eis tÕ ho} sepolcro {mnhme‹on mnêmeion}.
20:4 I {oƒ ho} due {dÚo duo} correvano {œtrecon trechô} assieme {Ðmoà homou}, ma {kaˆ kai} l' {Ð ho}altro {¥lloj allos} discepolo {maqht¾j mathêtês} corse {prošdramen protrechô} più veloce {t£cion tachion} di {toà ho} Pietro {pštrou Petros} e {kaˆ kai} giunse {Ãlqen erchomai} primo {prîtoj prôtos} al {e„j eis tÕ ho} sepolcro {mnhme‹on mnêmeion}; | {d de}
20:5 e {kaˆ kai}, chinatosi {parakÚyaj parakuptô}, vide {blšpei blepô} le {t¦ ho} fasce {ÑqÒnia othonion} per terra {ke…mena keimai}, ma {mšntoi mentoi} non {oÙ ou} entrò {e„sÁlqen eiserchomai}.
20:6 Giunse {œrcetai erchomai} intanto {oân oun} anche {kaˆ kai} Simon {s…mwn Simôn} Pietro {pštroj Petros} che {-} lo {aÙtù autos} seguiva {¢kolouqîn akoloutheô} ed {kaˆ kai} entrò {e„sÁlqen eiserchomai} nel {e„j eis tÕ ho} sepolcro {mnhme‹on mnêmeion}, e {kaˆ kai} vide {qewre‹ theôreô} le {t¦ ho} fasce {ÑqÒnia othonion} per terra {ke…mena keimai},
20:7 e {kaˆ kai} il {tÕ ho} sudario {soud£rion soudarion} che {Ö hos} era stato {Ãn eimi} sul {™pˆ epi tÁj ho} capo {kefalÁj kefalê} di Gesù {aÙtoà autos}, non {oÙ ou} per terra {ke…menon keimai} con {met¦ meta} le {tîn ho} fasce {Ñqon…wn othonion}, ma {¢ll¦ alla} piegato {™ntetuligmšnon entulissô} in {e„j eis} un {›na heis} luogo {tÒpon topos} a parte {cwrˆj chôris}.
20:8 Allora {tÒte tote} entrò {e„sÁlqen eiserchomai} anche {kaˆ kai} l' {Ð ho}altro {¥lloj allos} discepolo {maqht¾j mathêtês} che {Ð ho} era giunto {™lqën erchomai} per primo {prîtoj prôtos} al {e„j eis tÕ ho} sepolcro {mnhme‹on mnêmeion}, e {kaˆ kai} vide {eden horaô}, e {kaˆ kai} credette {™p…steusen pisteuô}. | {oân oun}
20:9 Perché {g¦r gar} non avevano ancora {oÙdšpw oudepô} capito {Édeisan oida} la {t¾n ho} Scrittura {graf¾n grafê}, secondo la quale {Óti hoti} egli {aÙtÕn autos} doveva {de‹ dei} risuscitare {¢nastÁnai anistêmi} dai {™k ek} morti {nekrîn nekros}.
20:10 I {oƒ ho} discepoli {maqhta… mathêtês} dunque {oân oun} se ne tornarono {¢pÁlqon aperchomai} a {prÕj pros} casa {aÙtoÝj autos}. | {p£lin palin}
20:11 Maria {mar…a Maria}, invece {d de}, se ne stava {eƒst»kei histêmi} fuori {œxw exô} vicino {-} al {prÕj pros tù ho} sepolcro {mnhme…J mnêmeion} a {-} piangere {kla…ousa klaiô}. Mentre {æj hôs} piangeva {œklaien klaiô}, si chinò {parškuyen parakuptô} a {-} guardare {-} dentro {e„j eis} il {tÕ ho} sepolcro {mnhme‹on mnêmeion}, | {oân oun}
20:12 ed {kaˆ kai} ecco {-}, vide {qewre‹ theôreô} due {dÚo duo} angeli {¢ggšlouj aggelos}, vestiti {-} di {™n en} bianco {leuko‹j leukos}, seduti {kaqezomšnouj kathezomai} uno {›na heis} a {prÕj pros} capo {tÍ ho kefalÍ kefalê} e {kaˆ kai} l'altro {›na heis} ai {prÕj pros to‹j ho} piedi {pos…n pous}, lì {-} dov' {Ópou hopou}era stato {œkeito keimai} il {tÕ ho} corpo {sîma sôma} di {toà ho} Gesù {„hsoà Iêsous}.
20:13 Ed {kaˆ kai} essi {™ke‹noi ekeinos} le {aÙtÍ autos} dissero {lšgousin legô}: «Donna {gÚnai gunê}, perché {t… tis} piangi {kla…eij klaiô}?» Ella rispose {lšgei legô} loro {aÙto‹j autos}: «Perché {Óti hoti} hanno tolto {Ãran airô} il {tÕn ho} mio {mou egô} Signore {kÚriÒn kurios} e {kaˆ kai} non {oÙk ou} so {oda oida} dove {poà pou} l' {aÙtÒn autos}abbiano deposto {œqhkan tithêmi}».
20:14 Detto {e„poàsa legô} questo {taàta houtos}, si voltò {™str£fh strefô} indietro {e„j eis t¦ ho Ñp…sw opisô} e {kaˆ kai} vide {qewre‹ theôreô} Gesù {tÕn ho „hsoàn Iêsous} in piedi {˜stîta histêmi}; ma {kaˆ kai} non {oÙk ou} sapeva {Édei oida} che {Óti hoti} fosse {™stin eimi} Gesù {„hsoàj Iêsous}.
20:15 Gesù {„hsoàj Iêsous} le {aÙtÍ autos} disse {lšgei legô}: «Donna {gÚnai gunê}, perché {t… tis} piangi {kla…eij klaiô}? Chi {t…na tis} cerchi {zhte‹j zêteô}?» Ella {™ke…nh ekeinos}, pensando {dokoàsa dokeô} che {Óti hoti} fosse {™stin eimi} l' {Ð ho}ortolano {khpourÒj kêpouros}, gli {aÙtù autos} disse {lšgei legô}: «Signore {kÚrie kurios}, se {e„ ei} tu {sÝ su} l' {aÙtÒn autos}hai portato via {™b£stasaj bastazô}, dimmi {e„pš legô moi egô} dove {poà pou} l' {aÙtÒn autos}hai deposto {œqhkaj tithêmi}, e io {k¢gë kagô} lo {aÙtÕn autos} prenderò {¢rî airô}».
20:16 Gesù {„hsoàj Iêsous} le {aÙtÍ autos} disse {lšgei legô}: «Maria {mari£m Maria}!» Ella {™ke…nh ekeinos}, voltatasi {strafe‹sa strefô}, gli {aÙtù autos} disse {lšgei legô} in ebraico {˜braŽst… Hebraisti}: «Rabbunì {rabbouni rhabbi}!» che {Ö hos} vuol dire {lšgetai legô}: «Maestro {did£skale didaskalos}!»
20:17 Gesù {„hsoàj Iêsous} le {aÙtÍ autos} disse {lšgei legô}: «Non {m» mê} trattenermi {¤ptou haptô mou egô}, perché {g¦r gar} non sono ancora {oÜpw oupô} salito {¢nabšbhka anabainô} al {prÕj pros tÕn ho} Padre {patšra patêr}; ma {d de} va' {poreÚou poreuomai} dai {prÕj pros toÝj ho} miei {mou egô} fratelli {¢delfoÚj adelfos}, e {kaˆ kai} di' {e„p legô} loro {aÙto‹j autos}: "Io salgo {¢naba…nw anabainô} al {prÕj pros tÕn ho} Padre {patšra patêr} mio {mou egô} e {kaˆ kai} Padre {patšra patêr} vostro {Ømîn su}, al {-} Dio {qeÒn theos} mio {mou egô} e {kaˆ kai} Dio {qeÕn theos} vostro {Ømîn su}"». | {kaˆ kai}
20:18 Maria {mari¦m Maria} Maddalena {¹ ho magdalhn¾ Magdalênê} andò ad {œrcetai erchomai} annunciare {¢ggšllousa aggellô} ai {to‹j ho} discepoli {maqhta‹j mathêtês} che {Óti hoti} aveva visto {˜èraka horaô} il {tÕn ho} Signore {kÚrion kurios}, e {kaˆ kai} che {-} egli le {aÙtÍ autos} aveva detto {epen legô} queste cose {taàta houtos}.
20:19 La sera {Ñy…aj opsia} di {tÍ ho} quello {™ke…nV ekeinos} stesso {-} giorno {¹mšrv hêmera}, che {-} era {-} il {tÍ ho} primo {mi´ heis} della settimana {sabb£twn sabbaton}, mentre {kaˆ kai} erano chiuse {kekleismšnwn kleiô} le {tîn ho} porte {qurîn thura} del {-} luogo {-} dove {Ópou hopou} si trovavano {Ãsan eimi} i {oƒ ho} discepoli {maqhtaˆ mathêtês} per {di¦ dia} timore {tÕn ho fÒbon fobos} dei {tîn ho} Giudei {„ouda…wn Ioudaios}, Gesù {Ð ho „hsoàj Iêsous} venne {Ãlqen erchomai} e {kaˆ kai} si presentò {œsth histêmi} in {e„j eis} mezzo {tÕ ho mšson mesos} a {-} loro {-}, e {kaˆ kai} disse {lšgei legô}: «Pace {e„r»nh eirênê} a voi {Øm‹n su}!» | {oÜshj eimi oân oun aÙto‹j autos}
20:20 E {kaˆ kai}, detto {e„pën legô} questo {toàto houtos}, mostrò {œdeixen deiknumi} loro {aÙto‹j autos} le {t¦j ho} mani {ce‹raj cheir} e {kaˆ kai} il {t¾n ho} costato {pleur¦n pleura}. I {oƒ ho} discepoli {maqhtaˆ mathêtês} dunque {oân oun}, veduto {„dÒntej horaô} il {tÕn ho} Signore {kÚrion kurios}, si rallegrarono {™c£rhsan chairô}.
20:21 Allora {oân oun} Gesù {Ð ho „hsoàj Iêsous} disse {epen legô} loro {aÙto‹j autos} di nuovo {p£lin palin}: «Pace {e„r»nh eirênê} a voi {Øm‹n su}! Come {kaqëj kathôs} il {Ð ho} Padre {pat»r patêr} mi {me egô} ha mandato {¢pšstalkšn apostellô}, anch'io {k¢gë kagô} mando {pšmpw pempô} voi {Øm©j su}».
20:22 Detto {e„pën legô} questo {toàto houtos}, soffiò su {™nefÚshsen emfusaô} di {-} loro {-} e {kaˆ kai} disse {lšgei legô}: «Ricevete {aÙto‹j autos} lo Spirito {l£bete lambanô} Santo {¤gion hagios}. | {kaˆ kai pneàma pneuma}
20:23 A chi {¥n an tinwn tis} perdonerete {¢fÁte afiêmi} i {t¦j ho} peccati {¡mart…aj hamartia}, saranno perdonati {¢fšwntai afiêmi}; a chi {¥n an tinwn tis} li {-} riterrete {kratÁte krateô}, saranno ritenuti {kekr£thntai krateô}». | {aÙto‹j autos}
20:24 Or {d de} Tommaso {qwm©j Thômas}, detto {Ð ho legÒmenoj legô} Didimo {d…dumoj Didumos}, uno {eŒj heis} dei {™k ek tîn ho} dodici {dèdeka dôdeka}, non {oÙk ou} era {Ãn eimi} con {met' meta} loro {aÙtîn autos} quando {Óte hote} venne {Ãlqen erchomai} Gesù {„hsoàj Iêsous}.
20:25 Gli {oƒ ho} altri {¥lloi allos} discepoli {maqhta… mathêtês} dunque {oân oun} gli {aÙtù autos} dissero {œlegon legô}: «Abbiamo visto {˜wr£kamen horaô} il {tÕn ho} Signore {kÚrion kurios}!» Ma {d de} egli {Ð ho} disse {epen legô} loro {aÙto‹j autos}: «Se {™¦n ean} non {m¾ mê} vedo {‡dw horaô} nelle {™n en ta‹j ho} sue {aÙtoà autos} mani {cersˆn cheir} il {tÕn ho} segno {tÚpon tupos} dei {tîn ho} chiodi {¼lwn hêlos}, e {kaˆ kai} se non metto {b£lw ballô} il {tÕn ho} mio {mou egô} dito {d£ktulÒn daktulos} nel {e„j eis tÕn ho} segno {tÚpon tupos} dei {tîn ho} chiodi {¼lwn hêlos}, e {kaˆ kai} se {-} non {-} metto {b£lw ballô} la {t¾n ho} mia {mou egô} mano {ce‹ra cheir} nel {e„j eis t¾n ho} suo {aÙtoà autos} costato {pleur¦n pleura}, io non {oÙ ou m¾ mê} crederò {pisteÚsw pisteuô}».
20:26 Otto {Ñktë oktô} giorni {¹mšraj hêmera} dopo {meq' meta}, i {oƒ ho} suoi {aÙtoà autos} discepoli {maqhtaˆ mathêtês} erano {Ãsan eimi} di nuovo {p£lin palin} in casa {œsw esô}, e {kaˆ kai} Tommaso {qwm©j Thômas} era {-} con {met' meta} loro {aÙtîn autos}. Gesù {Ð ho „hsoàj Iêsous} venne {œrcetai erchomai} a {tîn ho} porte {qurîn thura} chiuse {kekleismšnwn kleiô}, e {kaˆ kai} si presentò {œsth histêmi} in {e„j eis} mezzo {tÕ ho mšson mesos} a {-} loro {-}, e {kaˆ kai} disse {epen legô}: «Pace {e„r»nh eirênê} a voi {Øm‹n su}!» | {kaˆ kai}
20:27 Poi {eta eita} disse {lšgei legô} a {tù ho} Tommaso {qwm´ Thômas}: «Porgi {fšre ferô} qua {sou su} il {tÕn ho} dito {d£ktulÒn daktulos} e {kaˆ kai} vedi {‡de ide} le {t¦j ho} mie {mou egô} mani {ce‹r£j cheir}; porgi {fšre ferô} la {t¾n ho} mano {ce‹r£ cheir} e {kaˆ kai} mettila {b£le ballô} nel {e„j eis t¾n ho} mio {mou egô} costato {pleur£n pleura}; e {kaˆ kai} non {m¾ mê} essere {g…nou ginomai} incredulo {¥pistoj apistos}, ma {¢ll¦ alla} credente {pistÒj pistos}». | {ïde hôde kaˆ kai sou su}
20:28 Tommaso {qwm©j Thômas} gli {aÙtù autos} rispose {¢pekr…qh apokrinomai epen legô}: «Signor {Ð ho kÚriÒj kurios} mio {mou egô} e {kaˆ kai} Dio {Ð ho qeÒj theos} mio {mou egô}!» | {kaˆ kai}
20:29 Gesù {Ð ho „hsoàj Iêsous} gli {aÙtù autos} disse {lšgei legô}: «Perché {Óti hoti} mi {me egô} hai visto {˜èrak£j horaô}, tu {-} hai creduto {pep…steukaj pisteuô}; beati {mak£rioi makarios} quelli che {oƒ ho} non {m¾ mê} hanno visto {„dÒntej horaô} e {kaˆ kai} hanno creduto {pisteÚsantej pisteuô}!»
20:30 Or {-} Gesù {Ð ho „hsoàj Iêsous} fece {™po…hsen poieô} in presenza dei {™nèpion enôpion tîn ho} discepoli {maqhtîn mathêtês} molti {poll¦ polus} altri {¥lla allos} segni miracolosi {shme‹a sêmeion}, che {§ hos} non {oÙk ou} sono {œstin eimi} scritti {gegrammšna grafô} in {™n en} questo {toÚtJ houtos} libro {tù ho bibl…J biblion}; | {mn men oân oun kaˆ kai aÙtoà autos}
20:31 ma {d de} questi {taàta houtos} sono stati scritti {gšgraptai grafô}, affinché {†na hina} crediate {pisteÚshte pisteuô} che {Óti hoti} Gesù {„hsoàj Iêsous} è {™stin eimi} il {Ð ho} Cristo {cristÕj Christos}, il {Ð ho} Figlio {uƒÕj huios} di {toà ho} Dio {qeoà theos}, e {kaˆ kai}, affinché {†na hina}, credendo {pisteÚontej pisteuô}, abbiate {œchte echô} vita {zw¾n zôê} nel {™n en tù ho} suo {aÙtoà autos} nome {ÑnÒmati onoma}.
[Modificato da Credente 30/06/2020 16:30]
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