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18/03/2010 00:17 | |
Secondo punto. Piccolo riassunto del punto primo: 1) La ragione è l'unico strumento in dotazione all'uomo per conoscere la realtà. 2) La ragione, per conoscere la realtà, conta i fattori di cui essa è composta e per conoscerla fino in fondo deve e vuole contarli tutti. Definizione: la ragione è coscienza della realtà secondo la totalità dei suoi fattori. 3) Ma non ne è capace perchè nella realtà c'è un punto di fuga, ultimamanente essa è incomprensibile. Vediamo perchè nella realtà c'è sempre qualcosa che sfugge: - Partiamo dall'esperienza di tutti: nel rapporto con la realtà, sia quando essa si manifesta a noi positivamente; sia, ancora di più ovviamente, quando la realtà si manifesta negativamente,quando ci viene incontro facendoci male, non si è mai completamente soddisfatti, c'è sempre una malinconia ultima. Questa malinconia è l'incompiutezza della ragione. Lo descrive bene Einstein, dal punto di vista scientifico, quando dice, rispondendo a Count Kessler:
"Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e inesplicabile. La venerazione per questa forza, al di là di ogni altra cosa che noi possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo io sono religioso.(Brian, Einstein life, 1996). - Nella poesia, questa malinconia, è descritta ovunque, ma corrisponde anche alla tristezza di Dostoevskij, di Pasolini ("Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto in ogni mio intuire. Ed è volgare questo non essere completo, è volgare, mai fui così volgare come in questa ansia"), è l'incompiutezza ultima che c'è in ogni rapporto con chiunque e con qualunque cosa, inevitabilmente.
Essa nasce dal non riuscire mai ad afferrare, a possedere le cose a sufficienza e per cui c’è sempre come un’intollerabile ingiustizia, che cerchiamo spesso di celare a noi stessi, distraendoci . - La caratteristica più umana della vita quotidiana è questa malinconia, la coscienza dell’incompiutezza, dell’attesa perenne che è la vita.
Pavese diceva: “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”(Il mestiere di vivere). La percezione del Mistero nasce da questa costante malinconia, da questa costante insoddisfazione. Per questo sant'Agostino si domandava: "Quid animo satis?" (cioè, cosa basta all'animo dell'uomo?). - Il senso di questo Mistero, di questa malinconia, di questo "qualcosa che sempre sfugge", è ciò che ha permesso di far progredire la scienza fino ad ora, è il motore della scienza (creatura umana). Tant'è che Einstein, poco prima di morire, disse: "Se non si ammette l'insondabile mistero non si può nemmeno essere uno scienziato" (Corriere della sera, 1955).
Ma questo Mistero è parte della realtà, anzi, è il fattore più importante, tant'è che se si cerca di eliminarlo non si capisce veramente cosa essa sia. - Perchè la ragione non si accontenta? Ma perchè c'è questa malinconia?
Perchè la ragione è esigenza dell'Infinito.Cioè, è tensione ad esso e non rimarrà mai soddisfatta per niente di meno.
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