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BRANI SCELTI DI ASCETICA CRISTIANA

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2022 16:16
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07/03/2010 21:16
 
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Dagli scritti di Luisa Piccarreta
Introduzione
Per vivere secondo il cuore di DIO ed intraprendere il cammino di perfezione che porta l’anima a vivere il Divin Volere, sono necessarie tre cose:
1. uniformità perfetta alla Volontà di DIO, perché mai un anima potrà amare perfettamente se non con la stessa volontà di DIO. Infatti amando DIO con la Sua stessa Volontà, l’anima giunge ad amare DIO ed il prossimo secondo il SUO modo di amare;
2. umiltà profonda, ponendosi davanti a DIO ed alle creature come ultimo;
3. purità perfetta in tutto, perché qualunque minima mancanza di purità, tanto nell’amare quanto nell’operare, và dal cuore all’anima e si riflette nel corpo che resta macchiato;
4. ubbidienza, va connessa alla Volontà di DIO, infatti se la virtù riguarda i superiori che DIO dà in terra, la volontà di DIO è ubbidienza che riguarda DIO direttamente; tutte e due sono virtù di obbedienza, con la sola differenza che la prima riguarda gli uomini, mentre la seconda riguarda DIO. Tutte e due queste obbedienze hanno lo stesso valore, e una non può esistere senza l’altra, e ambedue devono essere amate allo stesso modo.
L’anima deve amare secondo il cuore di DIO per avere le Sue compiacenze.

“ Figlia Mia, non le opere, ne la predicazione, ne la stessa potenza dei miracoli fecero riconoscere con chiarezza il DIO che SONO; quando Fui messo sulla Croce ed innalzato su di essa come sul Mio trono, allora fui riconosciuto DIO.
Solamente la Croce rivelò al mondo ed a tutto l’inferno chi IO veramente fossi.
Tutti furono scossi da ciò e riconobbero in ME il loro Creatore.
Quindi, è la Croce che rivela DIO all’anima, e rivela se l’anima è veramente di DIO.
Si può dire che la Croce scopre tutte le intime parti dell’anima e riveli a Dio e agli uomini chi ella sia.
Sopra due Croci IO consumo le anime, una è quella del dolore, l’altra è quella dell’ Amore.”
GESU’ a Luisa 8 marzo 1901 ( vol.4 )
15 marzo 1912
La Volontà di DIO è la santità delle santità.
Un’anima piccolissima, ignorante, disprezzata ed ignorata da tutti, vive la Volontà di DIO, come è indicato nel Padre nostro: “come in cielo così in terra”, diventa regina e supera tutti gli altri Santi anche se questi hanno compiuto portenti miracolosi e guarigioni strepitose.
L’anima che vive la volontà di DIO sembra che faccia nulla, perché agisce nel nascondimento, infatti, le opere di DIO non fanno clamore.
Tutte le anime che vivono la Divina Volontà sono luce che illumina, venti che ristorano e purificano, sono come il fuoco che brucia le impurità.
Le anime che vivono la Divina Volontà, sono miracoli che fanno compiere i miracoli e coloro i quali posseggono il carisma dei miracoli sono l’espressione più visibile della Volontà di DIO.
Le anime che vivono la Volontà di DIO sono il piede del missionario, la lingua dei predicatori, la forza dei deboli, la pazienza degli ammalati, il governo dei superiori, la docile obbedienza dei sudditi, la tolleranza di coloro che calunniano, fermezza nei pericoli; posseggono l’eroismo degli eroi, il coraggio dei martiri, la santità dei santi.
Chi vive la Volontà di DIO viene a far parte di tutto il bene che è nei cieli e sulla terra.
Chi vive la Volontà di DIO, sono ostie vive, sono anime piene di vita.
Le anime che vivono la Volontà Divina, sono ostie consacrate alla Divina Volontà di Cristo Signore. La vita di queste anime è come la vita dei santi che rendono onore a DIO in Cielo ed in terra.
Chi vive la Divina Volontà desidera ardentemente due cose: che si compia in loro, pienamente, la Volontà di DIO ed il Suo infinito amore; e che tutte le opere buone e tutte le virtù, siano assorbite dall’amore di DIO.

***

L’anima che vive nella Volontà di DIO può giustamente dire che tutto ciò che DIO opera nella creazione è anche suo per partecipazione, perché la volontà umana si è così immedesimata con la Volontà di DIO che può dire “io agisco con DIO”.
Infatti nella Volontà di DIO ci sono tutti i beni del cielo e della creazione; la Volontà di DIO è la vita e chi la vive può dire che vive pienamente la sua vita umana, infatti, l’anima, morendo alla vita temporale, può racchiudere in se tutto il bene che le creature operano (opere di misericordia, sante messe ecc.), perché tutto questo dipende dalla Volontà di DIO, Che sorpassa tutto l’operato delle creature precedenti, presenti e future, perché DIO non ha un passato ne un futuro, Dio è l’eternità.
L’anima che vive la Volontà di DIO, morendo alla sua, acquista una tale santità, una tale bellezza, sapienza, amore, unita ad un’altezza e ricchezza infinita da poter dire che nulla si possa paragonare alla sua santità, nulla la può eguagliare.
L’anima che vive la Volontà di DIO è adornata da tanti soli splendenti uno diverso dall’altro nella luce, nella bellezza, nella santità, nella sapienza e nell’amore.
La loro luce inonderà le anime dei beati che vivono la Volontà di DIO e da loro scaturirà acqua viva, che inonderà tutto il creato per il bene dell’umanità.
La Volontà di DIO è il portento dei portenti, è il segreto per trovare la luce, la santità e le ricchezze di cui l’anima ha bisogno. Tutto questo rimane nel segreto di un’anima che vive la Volontà di DIO, non sono beni visibili e per questo non sono amati dagli uomini; è necessario dunque amare e fare conoscere questo mistero di DIO a quelle anime che sono disposte ad accettarlo.
L’anima non si deve affannare, deve solo cercare e vivere la Volontà di DIO ed egli farà tutto il resto.
Chi veramente vive la Volontà di DIO può dire che in tutto il suo operato è GESU’ che opera in essi nelle gioie e nelle sofferenze della vita quotidiana.
L’anima che vive la Volontà di DIO avverte tutto il male che il mondo fà, lo sente come nella sua carne, e cerca di riparare unendosi alle sofferenze di CRISTO.
Chi compie e vive la Volontà di DIO non è soggetto ad alcuna pena, perché la Volontà di DIO distrugge tutto il male.
***

Le anime devono pregare come pregava GESU’ che tutto riversava nella Volontà di DIO e solo in questa volontà divina incontrava il PADRE e tutte le creature, che ridava alla maestà divina come se fossero una sola creatura; infatti il volere divino è l’assoluto padrone di tutto e di tutti. GESU’ deponeva ai piedi della maestà divina tutti gli atti buoni delle creature per rendergli onore, gli atti cattivi per ripararli con la Sua santità e la Sua potenza.
Per quanto santissima fosse la Sua natura umana, GESU’ sentì il bisogno di vivere pienamente la Volontà di DIO per dare piena soddisfazione al Padre per redimere le umane generazioni.
GESU’, solo nella Divina Volontà eterna ed immutabile, possedeva tutte le generazioni passate presenti e future, tutti i loro pensieri, le loro azioni buone e cattive che plasmava e santificava con le Sue opere.
E nel santissimo Volere di DIO nulla sfuggiva alla mente di GESU’, prendeva tutti i pensieri degli uomini, tutte le loro azioni; prendeva i loro occhi, la loro voce, i loro movimenti e li rimetteva nel Suo cuore con tutti gli affetti e desideri, per porli ai piedi del Padre, e mettere un freno alla Divina giustizia e soddisfarla.
DIO Padre non poteva rigettare il Figlio, il Suo stesso volere, nel Figlio ritrovava la sua perfetta santità, la bellezza inarrivabile e riparatrice, amore sommo ed atti immensi ed eterni, potenza invincibile.
Questo fu la vita umana di GESU’ sulla terra per poi continuarla in cielo e nel santissimo sacramento dell’eucarestia.
L’anima che vive la Volontà di DIO può unirsi a GESU’ nella preghiera, ed in tutti i suoi atti, e mettere ai piedi della Maestà Divina tutti gli atti umani per riparare le ingiustizie delle creature, per togliere le tenebre, impetrare per loro la luce, grazia ed amore; infatti l’anima non si presenta davanti al Padre solo con i suoi atti vissuti nella Divina Volontà, ma con quelli di GESU’ “ Verbo Eterno”, che tutto può ottenere.
Quanto bene possono fare le anime che vivono la volontà di DIO.
[Modificato da Credente 07/03/2010 21:17]
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29/05/2010 22:14
 
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Mio Signore, mio amato, se non compi quello che io ti chiedo perché ancora ti ricordi dei miei peccati, fai pure, o Dio mio, riguardo ad essi la tua volontà, che è quanto io cerco di più; usa la tua bontà e misericordia e sarai conosciuto in essi. E se tu attendi le mie opere per concedermi ciò di cui ti prego, concedimele e compile tu e vengano pure le pene che tu desideri accettare da me, ma se tu non aspetti le mie opere, che cosa aspetti, o clementissimo mio Signore? Perché tardi? Se infine deve essere grazia e misericordia quella che ti chiedo nel tuo Figlio, accetta il mio piccolo contributo perché lo vuoi e concedimi questo bene, poiché vuoi anche questo.

Chi potrà mai liberarsi dal suo modo di agire e dalla sua condizione imperfetta, se tu, o Dio mio, non lo sollevi a te in purezza di amore?

Come si innalzerà a te l'uomo generato e cresciuto in bassezza, se tu o Signore, non lo sollevi con la mano con cui lo creasti?

Non mi toglierai, Dio mio, quanto una volta mi hai dato nel tuo unico Figlio Gesù Cristo, nel quale mi hai concesso tutto ciò che io desidero; perciò io mi rallegrerò pensando che tu non tarderai, se io attendo.

Perché indugi a lungo, potendo tu subito amare Dio dentro il tuo cuore?

Miei sono i cieli e mia la terra, miei sono gli uomini, i giusti sono miei e miei i peccatori. Gli angeli sono miei e la Madre di Dio, tutte le cose sono mie. Lo stesso Dio è mio e per me, poiché Cristo è mio e tutto per me.

Che cosa chiedi dunque e che cosa cerchi, anima mia? Tutto ciò è tuo e tutto per te.

Non ti fermare in cose meno importanti e non contentarti delle briciole che cadono dalla mensa del Padre tuo.

Esci fuori e vai superba della tua gloria. Nasconditi in essa e gustala e otterrai quanto chiede il tuo cuore.
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29/05/2010 22:15
 
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Sentenze
60 - L'uomo non sa né godere né soffrire bene, non comprendendo la differenza fra il bene e il male.

62 - Non ti rallegrare nelle prosperità temporali, poiché non sai con certezza se esse ti assicurino la vita eterna.

66 - Senza fatica assoggetterai le persone e sarai servito dalle cose, se di esse e di te stesso ti dimenticherai.

67 - Vivi in pace allontanando da te le preoccupazioni senza darti pensiero di quanto accade; servirai cosí a Dio come a Lui piace e ti riposerai in Lui.

68 - Ricordati che Dio regna solo nell'anima pacifica e disinteressata.

69 - Anche se tu compi molte azioni, non profitterai nella perfezione se non imparerai a rinnegare la tua volontà e a sottometterti, lasciando ogni cura di te e delle tue cose.

70 - A che serve che tu dia al Signore una cosa quando da te ne richiede un'altra? Rifletti a quello che Dio vuole e cómpilo; per questa via il tuo cuore sarà soddisfatto piú che con quelle cose alle quali ti porta la tua inclinazione.

72 - Pensa che molti sono i chiamati e pochi gli eletti e che se tu non prendi cura di te stesso, è piú certa la tua dannazione che la tua salvezza, specialmente perché il sentiero che guida alla vita eterna è tanto angusto.

74 - Poiché al momento della resa dei conti ti dovrai pentire di non avere impiegato bene questo tempo nel servizio di Dio, perché ora non lo ordini e non lo impieghi come vorresti aver fatto in punto di morte?

75 - Se desideri che nel tuo spirito nasca la devozione, cresca l'amore di Dio e il desiderio delle cose divine, purifica l'anima da ogni appetito, attaccamento ed esigenza, di maniera che non t'importi nulla di nulla. Infatti come il malato, appena cacciato fuori l'umore cattivo, si sente bene in salute e sente nascere la voglia di mangiare, cosí tu, se ti curi come è stato detto, riacquisterai la salute di Dio: senza di ciò, invece, benché tu faccia molto, non ne trarrai profitto.


Spunti d'amore
17 - Abbia un interno distacco da tutte le cose e non ponga il gusto in nessuna cosa temporale e l'anima sua raccoglierà beni inaspettati.

18 - L'anima che cammina nell'amore non annoia gli altri né stanca sé stessa.

19 - Il povero che è nudo sarà vestito; cosí l'anima la quale si spoglierà dei suoi appetiti, dei suoi affetti, del suo volere e disvolere, sarà rivestita da Dio della sua purezza, del suo gusto e della sua volontà.

20 - Ci sono delle anime che, come alcuni animali, si rivoltano nel fango, ed altre che volano come gli uccelli i quali nell'aria si purificano e si puliscono.

21 - Il Padre pronunciò una parola, che fu suo Figlio e sempre la ripete in un eterno silenzio; perciò in silenzio essa deve essere ascoltata dall'anima.

22 - Dobbiamo misurare le sofferenze in rapporto a noi, non in rapporto ad esse.

23 - Chi non cerca la Croce di Cristo, non cerca la gloria di Cristo.

24 - Per innamorarsene, Dio non posa lo sguardo sulla grandezza dell'anima, ma sulla grandezza della sua umiltà.

25 - Anch'io, dice il Signore, mi vergognerò di confessare davanti al Padre mio colui il quale si vergognerà di confessarmi davanti agli uomini (Matteo, 10, 32).

26 - I capelli ravviati spesso, diventeranno lisci e non presenteranno difficoltà a pettinarsi quando si vuole. L'anima la quale esamina spesso i suoi pensieri, le sue parole e le sue opere, che sono i suoi capelli, facendo ogni cosa per amore di Dio, avrà i suoi capelli molto lisci. Lo Sposo le guarderà il collo, ne rimarrà rapito e piagato in uno dei suoi occhi, cioè nella purezza di intenzione con cui ella opera in ogni azione. Se vogliamo che i capelli diventino lisci, si deve cominciare a pettinarli dalla sommità della testa; se vuoi che le azioni siano pure e limpide, queste devono prendere inizio dal punto piú alto dell'amore di Dio.

[SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Opere, Sentenze (60-75) e Spunti di amore (17-26), Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma.]
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07/06/2010 19:42
 
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Castello interiore

Castello interiore  di S.Teresa d'Avila

     
CAPITOLO 1

 

Tratta della bellezza e della dignità della nostra anima. Stabilisce un paragone per farle comprendere e parla del vantaggio che si ricava dall’intenderle e dal conoscere le grazie che si ricevono da Dio. Sottolinea, inoltre, come la porta di questo castello sia l’orazione.

1. Mentre oggi stavo supplicando il Signore di parlare in mia vece, perché non riuscivo a dir nulla né sapevo in che modo cominciare a compiere l’obbedienza impostami, mi venne in mente ciò che ora dirò, per iniziare la trattazione con un certo fondamento: cioè che possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un solo diamante o di un tersissimo cristallo, dove sono molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo. Infatti, se ci riflettiamo bene, sorelle, l’anima del giusto non è altro che un paradiso dove il Signore dice di avere le sue delizie. Allora, come pensate che sarà l’abitazione dove trova il suo diletto un Re così potente, così saggio, così puro, così ricco di tutti i beni? Io non vedo nulla a cui paragonare la grande bellezza di un’anima e la sua immensa capacità e, in verità, il nostro intelletto, per quanto acuto, difficilmente arriverà a comprenderla, al modo stesso in cui non può arrivare a comprendere Dio, poiché siamo stati creati a sua immagine e somiglianza, come dice lui stesso. Se dunque è così, come lo è in realtà, non c’è ragione di affaticarsi a desiderare di capire la bellezza di questo castello. Infatti, anche se tra il castello e Dio c’è tutta la differenza che intercorre tra il Creatore e la creatura, trattandosi di cosa creata, basta che Sua Maestà dica d’averla fatta a sua immagine perché possiamo, pur a stento, capire qualcosa della grande dignità e bellezza dell’anima.

2. È causa di non poca pena e vergogna il fatto che, per nostra colpa, non riusciamo a capire noi stessi né a sapere chi siamo. Non sarebbe forse segno di grande ignoranza, figlie mie, se qualcuno, richiesto della sua identità, non sapesse rispondere né potesse dire chi è suo padre, sua madre, e quale il suo paese? Se dunque ciò denuncia un’enorme ignoranza, la nostra, quando non cerchiamo di sapere chi siamo e ci fermiamo solo alla considerazione del nostro corpo, è, senza confronto, maggiore. Sì, pressappoco, sappiamo di avere un’anima, perché lo abbiamo sentito dire e perché ce lo insegna la fede. Ma i beni che può racchiudere quest’anima o chi abita in essa, o il suo inestimabile pregio, sono cose che consideriamo raramente. Di conseguenza, ci si preoccupa poco di adoperarsi con ogni cura a conservarne la bellezza: tutta la nostra attenzione si volge sulla rozza incastonatura di questo diamante o sul muro di cinta di questo castello, cioè il nostro corpo.

3. Consideriamo dunque che questo castello, come ho detto, contiene molte mansioni, alcune in alto, altre in basso ed altre ai lati. Nel centro, in mezzo a tutte, si trova la principale, che è quella nella quale si svolgono le cose di maggior segretezza tra Dio e l’anima. Occorre che facciate attenzione a questo paragone. Chissà che Dio non si compiaccia, con esso, di farvi avere un’idea delle grazie che egli ha la bontà di accordare alle anime, e della differenza che passa fra loro, fin dove mi sarà concesso d’intenderle; perché, essendo tanto numerose, a nessuno è possibile conoscerle tutte, tanto meno a una creatura così misera quale son io. Se il Signore ve le accorderà, vi sarà di grande conforto sapere che ciò è possibile, e chi non le avrà ricevute ne trarrà occasione per lodare la sua infinita bontà. Infatti, come non ci nuoce considerare le bellezze che sono in cielo e il godimento dei beati, anzi ci è causa di allegrezza e ci serve di spinta per ottenere ciò di cui essi godono, non ci sarà neppure dannoso costatare la possibilità che, in questo esilio, un Dio tanto grande si comunichi a vermiciattoli così ripugnanti come siamo noi, e ci spronerà ad amare una così eccelsa bontà e una così infinita misericordia. Sono sicura che chi reagirà male nell’apprendere la possibilità che in quest’esilio Dio faccia questa grazia, sarà del tutto privo di umiltà e di amore del prossimo perché, se così non fosse, come non rallegrarsi che Dio elargisca tali grazie a un nostro fratello, quando ciò non impedisce che le accordi anche a noi, e che Sua Maestà faccia conoscere la grandezza delle sue opere, quale che sia il beneficiato? Alcune volte, infatti, non ha altro scopo che quello di manifestare queste meraviglie, come disse a proposito del cieco a cui diede la vista, quando gli apostoli gli domandarono se quella cecità si doveva ai suoi peccati o a quelli dei suoi genitori. E così accade che non sempre, quando egli accorda tali grazie a certe anime, lo fa perché siano più sante di quelle a cui non le concede, ma perché si conosca più chiaramente la sua grandezza, come possiamo vedere in san Paolo e nella Maddalena, e per essere da noi lodato nelle sue creature.

4. Si potrà dire che tali cose sembrano impossibili e che è bene non scandalizzare i deboli. Ma è minor male che ci sia chi non vi creda anziché privare del profitto dovuto coloro ai quali Dio le elargisce. Questi se ne rallegreranno e saranno stimolati ad amare di più colui che usa così grandi misericordie nella sua sovrana potenza e maestà, tanto più che so di parlare a persone per le quali questo pericolo non esiste, perché esse sanno e credono che Dio fa dono anche di più alte manifestazioni d’amore. Sono certa che chi non lo crede non ne farà mai l’esperienza, perché Dio ama molto che non si pongano limiti alle sue opere; pertanto, sorelle, che ciò non accada mai a quelle tra voi che il Signore non condurrà per questo cammino.

5. Tornando dunque al nostro meraviglioso e delizioso castello, dobbiamo vedere in che modo vi potremo entrare. Sembra che dica uno sproposito, in quanto se questo castello è l’anima, evidentemente l’entrare non ha ragion d’essere, poiché si è già dentro; come sembrerebbe una stoltezza dire a qualcuno di entrare in una stanza, quando già vi si trova. Ma bisogna che intendiate che esiste una grande differenza tra un modo di esservi e un altro. Ci sono, infatti, molte anime che restano nella cerchia esterna del castello, dove stanno le guardie, e non si preoccupano di entrare in esso né di sapere cosa racchiuda una così splendida mansione, né chi sia colui che la abita, né quali appartamenti contenga. Avrete già visto in alcuni libri di orazione che si consiglia all’anima di entrare in se stessa; ebbene, è proprio questo.

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01/09/2010 23:12
 
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Capitolo 2 Castello interiore -di s.Teresa d'Avila

Deformità di un'anima in peccato mortale - Il Signore ne fa vedere qualcosa a una certa persona - Qualche pensiero sul proprio conoscimento - Capitolo assai utile per certi punti che meritano attenzione - Come intendere queste mansioni.

1 - Prima di andare innanzi, vi prego di considerare come si trasformi questo castello meraviglioso e risplendente, questa perla orientale, quest'albero di vita piantato nelle stesse acque vive della vita che è Dio, quando s'imbratti di peccato mortale.

Non vi sono tenebre così dense, né cose tanto tetre e buie, che non ne siano superate e di molto. Il Sole che gli compartiva tanta bellezza e splendore è come se più non vi sia, perché, pur rimanendo ancora nel suo centro, l'anima tuttavia non ne partecipa più.

Conserva sempre la capacità di goderlo, come il cristallo di riflettere i raggi, ma intanto non vi è più nulla che le sia di merito; e finché dura in quello stato, non le giovano a nulla per l'acquisto della gloria neppure le sue buone opere, perché, non procedendo esse da quel principio per cui la nostra virtù è virtù - voglio dire da Dio, da cui, anzi, si allontanano - non gli possono essere accette.

Infatti, chi commette un peccato mortale intende di contentare,non Dio, ma il demonio; e siccome il demonio non è che tenebra, la povera anima si fa tenebra con lui.

2 - So di una persona (Parla di se stessa, Ndr) a cui il Signore volle far vedere lo stato di un'anima in peccato mortale.

Secondo lei, sarebbe impossibile, comprendendolo bene, che alcuno potesse ancora peccare, anche se per fuggirne le occasioni dovesse soffrire i maggiori tormenti immaginabili.

Da ciò le venne un ardentissimo desiderio che tutti se ne persuadessero. E io ora vi scongiuro, figliuole, di pregar molto il Signore per coloro che si trovano in questo stato, trasformati in una stessa tenebra con le loro opere.

Come da una fonte limpidissima non sgorgano che limpidi ruscelli, così di un'anima in grazia: le sue opere riescono assai grate agli occhi di Dio e degli uomini, perché procedenti da quella fonte di vita nella quale essa è piantata come un albero, e fuor dalla quale non avrebbe né freschezza né fecondità. Quell'acqua la conserva, impedisce che inaridisca e le ottiene frutti saporosi, ma se l'anima l'abbandona di sua colpa per mettersi in un'altra dalle acque sudicie e fetenti, non sgorgherebbe da lei che la stessa abominevole sporcizia.

3 - Si deve intanto considerare che la fonte, o, a meglio dire, il Sole splendente che sta nel centro dell'anima, non perde per questo il suo splendore né la sua bellezza. Continua a star nell'anima, e non vi è nulla che lo possa scolorire. Supponete un cristallo esposto ai raggi del sole, ravvolto in un panno molto nero: il sole dardeggerà sulla stoffa, ma il cristallo non ne verrà illuminato.

4 - Anime redente dal sangue di Gesù Cristo, aprite gli occhi e abbiate pietà di voi stesse! Com'è possibile che, persuase di questa verità, non procuriate di togliere la pece che copre il vostro cristallo? Se la morte vi sorprende in questo stato, quella luce non la godrete mai più!...

O Gesù! ... Che orrore vedere un'anima priva di questo lume! Come rimangono le povere stanze del castello!

Che turbamento s'impossessa dei sensi che ne sono gli abitanti!

In che stato di accecamento e mal governo cadono, le potenze che ne sono le guardie, i maggiordomi e gli scalchi!

Ma siccome l'albero è piantato nella stessa terra del demonio, che altro ne può venire?

5 - Udii una volta una persona spirituale meravigliarsi non tanto di ciò che faccia un'anima in peccato mortale, quanto di ciò che non faccia.

Ci liberi Iddio, nella sua misericordia, da male così funesto, il solo che quaggiù possa meritare questo nome, degno di castighi che non avranno mai fine.

In ciò, figliuole mie, dobbiamo esser sempre timorose, né mai desistere dal pregare Iddio di liberarcene, perché se Egli non custodisce la città, invano lavoriamo noi, che siamo il nulla medesimo.

Quella persona inoltre diceva di aver ricavato due vantaggi dalla grazia di cui Dio l'aveva favorita: anzitutto, un timore grandissimo di offenderlo, per cui alla vista di così gravi danni continuava a pregarlo di non lasciarla cadere; e, in secondo luogo, uno specchio di umiltà, nel quale vedeva che il principio del bene che facciamo non procede da noi, ma dal fonte nel quale l'albero dell'anima è piantato, e dal Sole che feconda le nostre buone opere.

Questa verità, aggiungeva, le era apparsa così chiara, che quando faceva o vedeva qualche opera buona, pensava subito a Colui che ne era il principio, persuasa che senza il suo aiuto non si possa proprio far nulla. Indi si levava a dar grazie al Signore, scordando quasi sempre se stessa quando le avveniva di far qualche cosa di buono.

6 - Non sarebbe perduto, sorelle, il tempo trascorso, io a vergare questo scritto e voi a leggerlo, se pur noi vi ricavassimo questi due vantaggi. E se il Signore permette che simili paragoni giungano a nostra cognizione, può essere perché siano d'aiuto non tanto per i dotti e gli esperti che già sanno ogni cosa, ma piuttosto per noi donne, che nella nostra ignoranza abbiamo bisogno di tutto.

Ci conceda Iddio nella sua bontà di cavarne profitto!

7 - Queste cose interiori sono di così difficile intelligenza che una persona ignorante come me, prima di dirne una parola giusta, ne deve dire, necessariamente, molte di inutili e d'inopportune.

Ci vorrà pazienza per leggermi, come ne occorre a me per scriver di ciò che ignoro. Alle volte mi avviene di prender in mano la penna come un idiota, senza sapere cosa dire, né da dove cominciare. Tuttavia, farò del mio meglio per spiegarvi certe cose interiori, che credo vi saranno utili.

Benché ci parlino spesso dell'eccellenza dell'orazione che le nostre Costituzioni ci impongono per varie ore, però non ci spiegano quello che vi possiamo fare, e poco ci dicono dei fatti soprannaturali che Dio opera nell'anima, mentre parlandone e spiegandoli in diverse maniere, se ne avrebbe del gran conforto, grazie alla considerazione di questo celeste ed interiore edificio che i mortali conoscono così poco, benché molti vi si trovino.

In altri libri da me scritti, il Signore ne ha già dato qualche lume, ma certe cose, specialmente più difficili, io non le ho mai intese così bene come ora. I1 male è che per giungere a spiegarle, dovrò ripeterne una quantità di conosciute: con una intelligenza così rozza come la mia, non se ne può proprio fare a meno.

8 - Ritorniamo dunque al nostro castello e alle sue molte mansioni.Non dovete figurarvi queste mansioni le une dopo le altre, come una fuga di stanze.

Portate il vostro sguardo al centro, dove è situato l'appartamento o il palazzo del Re.

Egli vi abita come in una palmista, (palma tipica dell'Andalusia, Ndr) di cui non si può prendere il buono se non togliendo le molte foglie che lo coprono. Così qui: intorno e al di sopra della stanza centrale, ve ne sono molte altre, illuminate in ogni parte dal Sole che risiede nel mezzo. Le cose dell'anima si devono sempre considerare con ampiezza, estensione e magnificenza, senza paura di esagerare, perché la capacità dell'anima sorpassa ogni umana immaginazione.

Importa molto che un'anima di orazione, a qualunque grado sia giunta, sia lasciata libera di circolare come vuole, in alto, in basso, e ai lati, senza incantucciarla e restringerla in una sola stanza.

Poiché Dio l'ha fatta così grande, non obblighiamola a rimaner a lungo nello stesso posto, sia pure nel proprio conoscimento.

Oh, il proprio conoscimento! Intendetemi bene figliuole!

Esso è tanto necessario che le stesse anime ammesse da Dio nel suo medesimo appartamento non devono mai trascurarlo, nonostante siano giunte tanto in alto.

Del resto, non potrebbero trascurarlo neppure volendolo, perché è proprio dell'umiltà fabbricare, come ape nell'alveare, quel miele, senza del quale tutto è perduto.

Ma come l'ape non lascia di uscire a succhiare i fiori, così l'anima, la quale, pur addestrandosi nel proprio conoscimento, deve di tanto in tanto innalzarsi a considerare la grandezza e la maestà di Dio.

In ciò scoprirà la propria miseria meglio che rimanendo in se stessa, e sarà meno infastidita dagli animaletti immondi che entrano nelle prime stanze, dove ci si esercita nel proprio conoscimento.

Tuttavia, è sempre una grande grazia di Dio saperci in esso esercitare, benché, come suol dirsi, vi si possa mancare per eccesso o per difetto. Insomma credetemi: lavoreremo assai più virtuosamente con l'aiuto di Dio, che non col rimanere attaccate alla nostra miseria.

9 - Non so se mi spiego bene. È tanto importante conoscerci, che in ciò non vorrei vi rilassaste, neppure se foste già arrivate ai più alti cieli, perché mentre siamo sulla terra, non c'è cosa più necessaria dell'umiltà.

Torno dunque a ripetere che è assai utile, - anzi, utile in modo assoluto - che prima di volare alle altre mansioni, si entri in quelle del proprio conoscimento, che sono le vie per andare a quelle. Ora, se possiamo camminare sopra un terreno piano e sicuro, perché voler ali per volare? Facciamo piuttosto del nostro meglio per approfondirci in questa nostra conoscenza.

Ma credo che non arriveremo mai a conoscerci, se insieme non procureremo di conoscere Dio. Contemplando la sua grandezza, scopriremo la nostra miseria; considerando la sua purezza riconosceremo la nostra sozzura; e innanzi alla sua umiltà vedremo quanto ne siamo lontani.

10 - Vi sono in ciò due vantaggi: primo, perché una cosa bianca messa vicina a una nera appare più bianca, come una nera messa vicino a una bianca; e in secondo luogo, perché la nostra intelligenza e volontà, portate ora su Dio e ora su di noi, si rendono più nobili e più disposte al bene. Se dal fango della nostra miseria non ci sollevassimo mai, ne risulterebbero molti inconvenienti.

Di coloro che sono in peccato mortale abbiamo detto che nero ed immondo è tutto quello che da essi proviene.

Così nel caso nostro, quantunque - Dio ce ne liberi! - non nel medesimo modo, non trattandosi in fondo che di un semplice paragone.

È un fatto, però, che mantenendoci di continuo nella ignominia della nostra terra, le nostre correnti possono intorbidirsi a contatto con il fango del timore, della pusillanimità, della codardia e dei pensieri come questi: " Mi guardano o non mi guardano? Che mi avverrà camminando per questa via? Sarà per superbia se ardirò cominciare quest'opera? È bene che una miserabile come me si eserciti in cose così sublimi come l'orazione? Non mi riterranno forse migliore, se non cammino per la strada comune? E dato che le esagerazioni non sono mai buone, neppure in fatto di virtù, non verrò forse io, povera peccatrice, a cadere da più grande altezza, senza più coraggio di muovere un passo? Non sarò forse di danno ai buoni? Oh, no, una persona come me, non è fatta per le singolarità! " .

11 - Ohimè, figliuole mie, quante anime il demonio deve rovinare per questa strada, facendo loro credere che tutto ciò sia per sentimento di umiltà! E quante altre cose potrei dire, provenienti dall'insistere troppo sul proprio conoscimento!

Finisce col far deviare, e io non mi stupisco. Se non usciamo mai da noi stesse, ne può venire questo e peggio ancora. Perciò, figliuole, fissiamo gli occhi in Cristo nostro bene e nei suoi santi, e vi impareremo la vera umiltà. Allora la nostra intelligenza si renderà più esperta, e la conoscenza di noi stessi cesserà dal renderci imbelli e codardi.

Questa mansione, benché sia la prima, è così eccellente e preziosa che se l'anima sa sottrarsi agli animali che l'ingombrano, non lascerà di andare innanzi. L'esperienza che ho di queste prime mansioni mi permette di descriverle, e so che terribili ed astute sono le insidie del demonio per impedire che le anime conoscano se stesse e la strada per cui camminano.

12 - Non si deve dunque pensare che gli appartamenti siano pochi: ve ne sono a milioni.

Le anime vi entrano in molti modi, e tutte con buona intenzione. Ma siccome il demonio è maligno, deve aver appostato in ogni stanza legioni di suoi pari, per impedire che passino da una mansione all'altra, e così le poverette, che ne sono ignare, si trovano impigliate in mille lacci: ciò non avviene tanto facilmente a quelle che sono più vicine all'appartamento reale.

Queste, invece, essendo ancora fra le cose del mondo, ingolfate nei suoi piaceri e perdute dietro agli onori e alle ambizioni, si lasciano vincere facilmente, perché i loro vassalli, che sono i sensi e le potenze, si trovano destituiti di quella forza che in origine avevano da Dio ricevuta.

Ciò nonostante desiderano di non offendere il Signore, e fanno qualche opera buona.

Coloro che si trovano in questo stato devono far di tutto per ricorrere spesso al Signore, e non avendo vassalli capaci di difenderli, prendere per intercessori la benedetta Madre di Dio e i suoi santi, perché combattano per loro.

Del resto, non c'è stato in cui non si abbia bisogno dell'aiuto di Dio. Ed Egli si degni di accordarcelo per la sua infinita misericordia! Amen.

13 - Com'è miserabile questa vita!...Avendovi già parlato altrove e lungamente del danno di non ben conoscere ciò che riguarda l'umiltà e il proprio conoscimento, non m'indugio di più, benché l'argomento sia molto importante. Piaccia a Dio che vi abbia detto qualche cosa di utile!

14 - Quanto alla luce che si diffonde dal palazzo reale, dovete avvertire che le prime mansioni ne ricevono assai poca.

Benché non siano nere e tenebrose come quando l'anima è in peccato, tuttavia sono alquanto in penombra, e non possono essere vedute neppure da coloro che le abitano, non per difetto dell'appartamento, ma per ragione delle molte cose nocive, serpenti, vipere e animali velenosi che, essendosi introdotti con l'anima, le impediscono di avvertire la luce.

Non so come spiegarmi, ma è come se uno entra in una stanza inondata di sole con gli occhi così impiastricciati di fango da non poterli quasi dischiudere.

La sala è illuminata, ma egli non ne gode la chiarezza a causa di quel suo impedimento o, nel caso nostro, per le bestie e i serpenti che l'accecano in tal modo da non permettergli di vedere altro che loro. Così mi pare che debba essere dell'anima, la quale, benché non sia in cattivo stato, tuttavia è così immersa nelle cose del mondo, così ingolfata negli affari, nei traffici e negli onori, da sentirsi impedita di considerare se stessa e di godere come vorrebbe della sua propria bellezza, sembrandole, per di più, che da tanti impedimenti non sappia liberarsi.

Eppure per entrare nelle seconde mansioni bisogna che si disbrighi da tutte le cure ed affari che non siano indispensabili, sia pure in conformità al suo stato.

Ciò è di tanta importanza che se non comincia subito a farlo, non solo non arriverà alla mansione principale, ma sarà pure impossibile che, senza grande pericolo, rimanga nella mansione che occupa, benché già nel castello: fra tante bestie velenose è impossibile che una volta o l'altra non ne venga morsicata.

15 - Noi infelici, figliuole, se dopo esserci affrancate da questi ostacoli, e avanzate di molto verso le mansioni più segrete, dovessimo uscirne per nostra colpa e gettarci ancora nella confusione!

È per i nostri peccati se molte anime, dopo aver ricevuto tante grazie, le lasciano miseramente perire per loro colpa. Esteriormente noi siamo libere. Piaccia a Dio che lo siamo pure interiormente! Altrimenti, ci liberi Lui!

Figliuole mie, non immischiatevi mai negli affari altrui. Pensate che poche sono le mansioni del castello in cui non vi sia da combattere con il demonio.

È vero che in alcune le potenze, che, come ho detto, ne sono le guardie, hanno forza sufficiente per resistere, ma dobbiamo star molto attente per scoprire le insidie del demonio ed evitare che ci inganni col trasformarsi in angelo di luce, perché ci può danneggiare in moltissime maniere, insinuandosi a poco a poco, in modo da non lasciarci accorgere del male se non dopo avercelo fatto.

16 - Altre volte vi ho detto che il demonio è come una lima sorda che bisogna sorprendere fin dal principio, e per farvelo meglio conoscere voglio ora aggiungere qualche altra cosa.

Ispira egli a una sorella desideri così violenti di penitenza, da farle credere di non aver riposo se non allora che si sta martoriando. Fin qui nulla di male.

Ma ecco che la Priora le ordina di non fare penitenza senza suo permesso. Il demonio allora le fa credere che in cosa tanto buona può prendersi qualche libertà! Ed ella si macera in segreto fino a rovinarsi la salute e a non poter più seguire la Regola.

Ecco dove va a finire quel fervore!...

Ispira a un'altra sentimenti di zelo per una più alta perfezione. Anche qui nulla di meglio.

Ma ne può venire che costei scorga gravi mancanze in ogni minimo difetto delle consorelle, e si ponga ad osservare se ne commettono per poi avvisarne la Priora.

Può intanto avvenire che per meglio zelare l'osservanza religiosa, non si accorga delle sue trasgressioni, per cui le altre, che non sanno nulla delle sue intenzioni, vedendo la cura che si prende per ciò che non la riguarda, possono aversela a male.

17 - Ciò che qui il demonio pretende non è certo da poco. Suo scopo è di raffreddare la carità e l'amore vicendevole, il che è assai grave. Persuadiamoci, figliuole mie, che la vera perfezione consiste nell'amore di Dio e del prossimo.

Quanto più esattamente osserveremo questi due precetti; tanto più saremo perfette: le nostre Regole e Costituzioni non sono infine che il mezzo per meglio osservarli.

Lasciamo da parte questi zeli indiscreti che ci possono essere assai dannosi, e ognuna attenda a se stessa.

Siccome di questo argomento ho già parlato a lungo in altro luogo, non voglio oltre dilungarmi.

18 - È tanta l'importanza dell'amore vicendevole che non dovreste mai dimenticarvene. L'andare osservando certe piccolezze - che alle volte non sono neppure imperfezioni, ma che la nostra ignoranza ci fa vedere assai gravi - nuoce alla pace dell'anima e inquieta le sorelle. Sarebbe una perfezione che costa assai caro!

Il demonio potrebbe far nascere questa tentazione anche in riguardo alla Priora, e sarebbe più pericolosa. Tuttavia bisogna agire con prudenza, perché se si tratta di cose contro la Regola e le Costituzioni, non si deve sempre passar sopra, ma avvisarla, e se non si corregge, darne conto al Superiore.

E questa è carità. Altrettanto si dica delle sorelle in cose di qualche importanza. Lasciarle passare per paura che sia tentazione, sarebbe la stessa tentazione.

Però, dovete star bene in guardia a non lasciarvi ingannare dal demonio con parlare di queste cose le une con le altre. Il maligno ne potrebbe molto guadagnare, introducendo l'abitudine alla mormorazione.

Se ne parli soltanto con chi può mettervi rimedio. Qui, grazie a Dio, il pericolo non è tanto da temersi, per il silenzio quasi continuo che si osserva. È bene però che si stia sempre sull'attenti!...
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27/03/2012 15:27
 
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PREZIOSITA' DEL SILENZIO

Il silenzio è mitezza
quando non rispondi alle offese
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore.

Il silenzio è misericordia
quando non riveli le colpe dei fratelli,
quando perdoni senza indagare il passato,
quando non condanni, ma intercedi nell'intimo.

Il silenzio è pazienza
quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi consolazione tra gli uomini
quando non intervieni
ma attendi che il seme germogli lentamente.

Il silenzio è umiltà
quando taci per lasciare emergere i fratelli,
quando celi nel riserbo i doni di Dio,
quando lasci che il tuo agire venga interpretato male,
quando lasci ad altri la gloria dell'impresa.

Il silenzio è fede
quando taci perché è Lui che agisce,
quando rinunci alle voci del mondo,
per stare alla sua presenza,
quando non cerchi comprensione
perché ti basta sapere di essere amato da Lui.

Il silenzio è adorazione
quando abbracci la Croce
senza chiedere perché
nell'intima certezza
che questa è l'unica via giusta.


San Giovanni della Croce

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07/12/2022 16:16
 
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I 7 gradi di Amore per Dio individuati da una importante mistica



grado di amore per dio


Immergersi nel percorso spirituale di santa Beatrice per capire in quale grado d'Amore per il Signore ci troviamo






Sette gradi di amore verso Dio. Sette stati diversi, che manifestano un legame indissolubile con il Signore. santa Beatrice di Nazareth (1200, Tienen -1268, Nazareth) li ha attraversati tutti e sette sino al raggiungimento della beatitudine eterna. La priora cistercense ha seguito questo percorso di ascesi mistica, raccontandolo in un trattato, ed è stato ripreso nel volume I sette modi di amare Dio. Via di Beatrice” (edizioni Paoline).



Lo stato in cui si è trovata la santa



Attraverso il percorso mistico di santa Beatrice possiamo comprendere anche noi stessi in che stato d’amore ci troviamo. «Questa santa donna pervenne allo stato della perfezione, il più brevemente possibile. Sono nel numero di sette i gradi o stati dell’amore attraverso i quali lei ottenne di giungere al suo diletto», scrive l’autore anonimo del libro.






Primo grado: aspirare alla purezza



Il primo grado consiste in un grande e fervido desiderio di raggiungere quella libertà, purezza e nobiltà dello spirito. Perciò Santa Beatrice desiderava soprattutto trascorrere i suoi giorni in questa purezza dell’animo, per giungere più velocemente allo stato di una vita perfetta. In questo stato la beata era preoccupata sopratutto della riflessione sulla conoscenza di sé, necessaria per scrutarsi con lucidità e comprendere fino in fondo se stessa.





Secondo grado: amare senza ricompensa



Il secondo modo dell’amore verso Dio era uno stato in cui – non per la ricompensa o di una presente grazia o della gloria futura, ma semplicemente per se stessi – Santa Beatrice serviva il Signore con l’affetto del cuore e un umile devozione, senza pensare a ciò che avrebbe potuto ricevere in cambio.



Terzo grado: carità e sofferenza



La venerabile donna desiderava ricambiare l’ossequio della carità con un affetto incondizionato. E per realizzare questo dedicò non solo gli affetti interiori ma anche tutte le forze corporee. Quando il corpo veniva meno per i problemi di salute lo compensava con un ferventissimo desiderio del cuore. In questo stato, dunque, era schiacciata da gravissimi dolori e oppressa dalle angustie; che però non riuscivano a frenare in alcun modo l’esercizio della carità.




Quarto grado: quiete e voglia di amore




 

Il quarto modo dell’amore era uno stato dilettevole e quieto nel quale il Signore riversava nel cuore di Santa Beatrice, “come in un vaso purissimo”, il miele del suo amore, senza alcuna aggiunta di natura corporea e nemmeno spirituale. In questo stato un fortissimo affetto d’amore, fu tanto il vigore con cui esso si manifesto’ che la venerabile donna fu resa tutta di “natura celeste”, come se l’incontro con Dio fosse alle porte.






Quinto grado: forte agitazione



Il quinto modo era come una follia di santo desiderio e di amore, che riconobbe crescere dentro di sé con tanta forza che, come una belva ruggente e indomita – racconta l’autore di “I sette modi di amare Dio” – scuoteva, infuriando, tutta la dimora del suo corpo. E così Santa Beatrice impazziva dentro la stanza del suo cuore, come se volesse raggiungere con la violenza ciò che aveva così tanto cercato. In questo stato nulla di interiore né di esteriore poteva rimanere quieto e a riposo.





Sesto grado: amore sereno



Il sesto grado dell’amore era quello stato di vita sublime nel quale ricevette nella stanza del suo cuore l’amore stesso che è Dio, come uno che regna con tranquillità e governa con sicurezza; e così, fugati tutti gli ostacoli, lo conservò nel centro del suo cuore. E’ in questo stato di serenità che Santa Beatrice diventa un punto di riferimento per la comunità di consorelle e il suo ministero pastorale raggiunge il livello più elevato.



Settimo grado: la beatitudine eterna



Segue il settimo grado dell’amore, cioè quell’ineffabile desiderio di godere dell’eterna beatitudine, che, siccome nessuna lingua lo può esprimere, così chi non l’ha provato non può apprenderlo con alcun senso né comprenderlo con l’ intelligenza.


In questo stato Santa Beatrice salutava gli angeli, lì venerava gli arcangeli, e soprattutto gli spiriti degni di onore dei santi Serafini, ai quali una volta era stata associata in un’estasi dello spirito e che perciò amava con speciale amore e venerazione. La venerabile donna percorreva le dimore sante dei patriarchi e dei profeti, le schiere gloriose degli apostoli, quelle dei martiri; cantava il cantico d’amore per Cristo insieme alle sante vergini e inneggiava al Signore onnipotente con ogni santa azione di lode e di grazie.


Clicca qui per acquistare “I sette modi di amare Dio. Via di Beatrice” (edizioni Paoline).

FONTE ALETEIA


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