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CONOSCERE L'AZIONE DEL MALIGNO PER DIFENDERSI

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2022 15:52
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23/02/2010 21:47
 
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9. Turbe psichiche e influsso del maligno

Un tempo i traumi della psiche, e tutte quelle turbe che oggi vanno sotto il nome di psicosi, venivano attribuiti al maligno. Così epilettici e isterici spesso venivano classificati come posseduti da spiriti maligni. Lo sviluppo della psichiatria ha chiarito in moltissimi casi l'origine naturale delle turbe neuropsichiche.
Tuttavia, nota bene il dr. Madre, nel libro citato « Ma liberaci dal Maligno » (p. 87-88), tanti punti oscuri sono rima­sti: « le scoperte scientifiche non offrono nessun valido argo­mento per negare la realtà del maligno... Senza voler cadere in eccessi, noi siamo attualmente portati a considerare la pos­sibilità di una influenza maligna, sia come fenomeno aggiunto, che aggrava talvolta una alterazione psichica in atto, sia come causa di una malattia psichica evidente, che ne è solamente l'effetto ».
È chiaro, continua il dr. Madre, che bisogna guardarsi da una facile demonologia, ma neanche bisogna eliminare troppo rapidamente la dimensione spirituale della malattia. « Dispia­ce constatare che molti psichiatri, anche cristiani, rifiutano di prendere in considerazione queste realtà » (o.c., p. 88).
Certamente l'anamnesi, nei casi di nevrosi e di psicosi, va fatta con molto discernimento, per concludere che si tratti di sintomi dovuti non solamente a cause psichiche ma anche a fattori di altra dimensione.
Conviene esaminare la qualità e la tonalità dei sintomi. Molte affezioni neuropsichiche presentano sintomi analoghi a quelli della infestazione maligna. Allucinazioni interne ed ester­ne possono trovarsi nei psicastenici e negli isterici; deliri, idee impulsive possono trovarsi nei melanconici e in tante forme di depressione psichica; possono anche ritrovarsi negli infestati.
La tonalità di questi disturbi, l'indagine di quando e di come sono sorti, ci possono aiutare a riconoscere una causa naturale o una causa estrapsichica. L'esame della personalità, se è un neurolabile e se lo è sempre stato; se appartiene ad una famiglia di neurolabili, ed altri elementi possono aiutarci nella diagnosi. L'esame del contesto, cioè dell'ambiente in cui la per­sona ha vissuto, delle persone e dei luoghi che ha praticati, ci può orientare nel formularci un giudizio sulla causa dei disturbi.
Soprattutto il discernimento in preghiera ci guiderà nello individuare il nemico, se effettivamente si nasconde in una par­te della psiche o anche del corpo.
Nel dubbio una preghiera di intercessione fa sempre bene; ma non procedere ad una preghiera di liberazione con impiego di autorità sullo spirito del male, se non si è moralmente si­curi dell'infestazione maligna.
10. Il maleficio e i disturbi fisici

Il maleficio è una forma particolare di magia nera, che si esplica attraverso riti e cerimoniali, allo scopo di nuocere alle persone. Si chiama anche fattura, perché si agisce con partico­lari oggetti opportunamente preparati.
Nel maleficio, diversamente da quanto si può supporre nella magia bianca, in cui si vuole recare un beneficio agli altri, interviene in genere il diavolo, sia che lo si invochi di­rettamente o meno, tanto che gli antichi definirono il maleficio:
Arte di nuocere agli altri con l'intervento del demonio ».
Il materiale usato come strumento di fattura è molto va­rio e strano, ma ha valore di segno sensibile che veicola la vo­lontà perversa di nuocere e costituisce lo strumento esterno attraverso cui Satana esercita il suo influsso negativo.
Nella fattura dunque bisogna distinguere tre elementi:
1) la volontà di nuocere dell'operatore, il quale carica un og­getto di perversi sentimenti;
2) l'oggetto che è caricato di questi sentimenti perversi, il quale tanto più riesce pericoloso quanto più è stato caricato;
3) il diavolo che, attraverso questo oggetto, si rende presente e nuoce alla persona contro cui è diretto il maleficio.
Il diavolo attraverso la fattura, confezionata con formule magiche e malefiche, riceve un culto di adorazione, di cui lo scimmiottatore di Dio, è avidissimo.
Il maleficio, secondo gli effetti che produce, è detto ama­torio, se dà luogo ad un forte sentimento di amore o di odio verso una persona; è venefico, se è inteso a produrre una malattia, un danno, un disturbo alla persona maleficiata, alla sua famiglia, ai suoi beni; è diabolico se è diretto a introdurre nella persona una presenza maligna, che la infesti o la ossessioni.
Il maleficio, secondo come viene operato, è diretto o indiretto.
Il maleficio diretto si compie direttamente sulla persona della vittima, con materiale debitamente preparato (sangue, ossa di morti, polveri, erbe) e confezionato con formule oc­culte, che viene mescolato al cibo o alla bevanda, o viene messo in contatto con la persona.
Il maleficio indiretto si attua su oggetti che rappresentano la vittima, su una sua fotografia, su un suo indumento, o su un altro materiale rappresentativo (un pupazzo, una bambola, un animaletto) che è materiale di transfert, su cui si scarica il male che si vuole, con segni e con parole.
La scelta e la manipolazione del materiale sono regolate dal principio di omeopatia: il simile produce il simile. L'ope­razione su materiale obbedisce pure al principio di analogia. Così:
a) con l'infissione di chiodi, aghi, coltelli si vuole produrre sofferenza e strazio nella vittima;
b) con la putrefazione (sotterrando per es. la fattura) si vuole produrre, attraverso una malattia inesorabile, il deperimento e la morte della vittima (fattura a morte);
c) con l'annodamento o legatura del materiale di transfert (capelli, strisce di stoffa, ecc.) si vuole produrre impedimento, difficoltà, impossibilità a realizzare una cosa (per es. ,legatura al matrimonio, legatura alla generazione, al rappor­to sessuale) oppure difficoltà a sciogliersi da una situazione.
Gli annodamenti di crini di cavallo, i fittissimi intrecci di capelli sulle teste di donne o di bambini (trecce di donne), i fit­tissimi trapunti su materassi con disegni di corone, lasciano talvolta allibiti per la loro maestria e improvvisa presenza, e tradiscono l'intervento misterioso di una mano invisibile.
Il maleficio opera più efficacemente se la persona fatturata sa delle pratiche che sono state eseguite a suo danno.
Tra i popoli primitivi, presso i quali le pratiche magiche sono molto sviluppate, lo stregone informa sempre, diretta­mente o indirettamente, la vittima designata. In questo caso entra in giunco la suggestione, che, operando nel soggetto fa­cilmente impressionabile, produce il suo effetto, spesso imme­diato: la vittima si ammala, deperisce, e in pochi giorni muore (maleficio a morte). La casistica è molto vasta al riguardo (cfr. Diz. Enciclopedico di Parapsicologia, Popoli primitivi, sorti­legi, Fabbri, 1984, pp. 447 ss.).
Quando la vittima non sa, più difficilmente la fattura
• sortilegio ottiene l'effetto desiderato; se l'effetto viene otte­nuto all'insaputa totale della vittima, allora bisogna ammettere l'intervento di una forza occulta, che noi crediamo sia lo spirito cattivo, invocato dal mago, o a cui il mago è asservito.
Tuttavia, anche in questo caso, l'efficacia della fattura ha sempre dei limiti.
La limitazione proviene:
a) dal demonio stesso che è bu­giardo, non mantiene le promesse, e inganna i suoi stessi ser­vitori;
b) dagli operatori di maleficio che non sanno operare
• spesso imbrogliano i clienti per amore di lucro;
c) dagli indi­vidui sui quali viene fatto il maleficio, i quali spesso sono re­frattari grazie all'aiuto di segni sacri;
d) dalla potenza divina che limita il potere del demonio o lo annulla completamente.
Un rilievo importante da farsi è che non bisogna credere facilmente ai malefici, ai sortilegi e alle fatture.
Un esame attento dei fatti tradisce il più delle volte, alla base di disturbi o di inconvenienti e insuccessi, cause psichiche e fattori naturali.
Pertanto occorre sfatare pregiudizi e facili allarmismi in per­sone che attribuiscono i loro mali o le loro disgrazie a interventi di megere, prezzolate da nemici o anche da parenti invidiosi.


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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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