È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 3 | Pagina successiva

CONOSCERE L'AZIONE DEL MALIGNO PER DIFENDERSI

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2022 15:52
Autore
Stampa | Notifica email    
23/02/2010 21:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I. IL MALIGNO

« Tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno » (1 Gv. 5,19).

Al centro della nostra fede c'è Gesù, Figlio di Dio, inviato dal Padre « per la nostra salvezza ». Egli riempie di Sè tutta la Rivelazione, e riempie anche tutta la nostra vita.
Egli è venuto « per distruggere le opere del diavolo » (1 Gv. 3,8) e liberare l'uomo dalla sua schiavitù, trasferendolo dal regno delle tenebre al regno della luce.
Questa opera di sgretolamento e di liberazione continuerà incessantemente fino alla sua seconda venuta, quando « restituirà il regno a Dio Padre » (1 Cor. 15,24). Nel tempo intermedio tra la prima e la seconda venuta, il Nemico, « sapendo che poco tempo gli resta » (Ap. 12,12), lotta per contrastare a Cristo il possesso degli uomini e ostacolare il suo piano di salvezza.
Dovendo parlare di questa lotta e della liberazione che Cristo ancora compie nella sua Chiesa, è pur necessario parlare con chiarezza di questo nemico.
Se parlarne molto è un male, perché non può stare mai al centro della nostra attenzione, non parlarne affatto, quasi ad ignorarlo, o parlarne superficialmente, quasi a sottovalutarlo, è un male maggiore, per il pericolo a cui si va incontro, trattandosi di un nemico che ci gira attorno per divorarci, e contro cui ci si dice di stare in guardia (cfr. 1 Pt. 5,8).

Ne trattiamo, tenendo « gli occhi fissi su Gesù » (Ebr. 12,2), nella certezza che Egli « lo ha vinto » (Lc. 11,22), « lo ha gettato fuori » (Vv. 12,31), e che anche noi lo vinceremo e siederemo con Lui sul suo trono (cfr. Ap. 3,21).
Un discorso serio sul diavolo non è facile, perché nessuno l'ha mai visto, essendo puro spirito. Solo alla luce della Rivelazione possiamo entrare nel mondo delle tenebre e scoprire i lineamenti di questa misteriosa realtà negativa, di cui avvertiamo la presenza nella nostra vita, ma di cui ci sfugge il diretto controllo.
La Sacra Scrittura, particolarmente i Vangeli, parlano frequentemente del Regno di Dio, ma accennano anche ad un altro Regno, quello di Satana (Mt. 12,25-29), che coesiste con quello (Mt. 13,38) ed è proprio di questo mondo (Lc. 4,5-6). Le Scritture parlano pure, doviziosamente e in tutti i toni, della Potenza di Dio; ma accennano anche ad un'altra Potenza, quella delle tenebre. Non la mettono evidentemente sullo stesso piano, perché - è bene sottolinearlo contro ogni risorgente manicheismo - Dio è l'unico principio da cui tutto procede e a cui tutto è sottomesso, ma la presentano tuttavia come una « Potenza » , una Potenza tremendamente attiva nella scena di questo mondo.
È Gesù stesso che rivela questa Potenza. Rivolto ai soldati che erano venuti a catturarlo nell'Orto degli ulivi, dice: « Sono stato con voi ogni giorno nel tempio e non avete steso le mani contro di me, ma questa è la vostra ora, è la Potenza delle tenebre » (Lc. 22,53).
Paolo, raccontando l'apparizione di Gesù sulla via di Damasco, mette in bocca a Lui queste parole: « lo sono Gesù... ti mando ad aprire gli occhi ai pagani, perché passino dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a Dio » (At. 26,15-17); e nella lettera ai Colossesi benedice Dio « che ci ha liberati dal potere delle tenebre » (Col. 1,13). Giovanni, poi, afferma: « Tutto il mondo giace sotto la potenza del maligno » (1 Gv. 5,19).

1. Il nome

A questa potenza che sta al centro del « Mysterium iniquitatis », (2 Ts. 2,3-12) - che è quasi in opposizione al «Mysterium salutis » (Ef. 3,3-5; 1 Pt. 1,10) - le Scritture si interessano con nomi o appellativi diversi, secondo l'angolo visuale da cui la guardano; ma, in ogni caso, si tratta di una potenza malvagia, pericolosa, contro cui l'uomo deve combattere per non soccombere.
Questa potenza si accentra in un capo che viene chiamato: Diavolo - Il termine, da diaballein (greco), mettere per traverso indica un « ostacolo », un « avversario », uno che si mette di mezzo per impedire il passaggio e che trae fuori strada.
Con il significato di ingannatore e calunniatore lo troviamo 6 volte nel V.T. e 36 volte nel N.T.
Satana -Il termine Shatan in ebraico corrisponde, nella radice e nel significato, al greco « diabolos ». Nel senso di « avversario » è menzionato 13 volte nel V.T. , e 34 volte (nella forma greca, Satanas) nel N.T.
Viene presentato come un essere che fa male, « inganna », « seduce », « tenta » e « accusa » gli uomini al tribunale di Dio. Nel N.T. è presentato come « antagonista » di Cristo. Gesù lo chiama « Principe di questo mondo » (Gv. 14,30; 16,11), e Paolo anche « Dio di questo mondo » (2 Cor. 4,4).
Con altro nome è chiamato Beelzebul) cioè « principe dei baal o dei demoni » , 6 volte nei Sinottici.
Nemico è chiamato semplicemente nella parabola della zizzania (Mt. 13,28).
Il Tentatore nelle tentazioni di Gesù nel deserto (Mt. 4,3).
Maligno il malvagio per antonomasia, colui che assomma in se ogni male, è chiamato 5 volte nella 1 Lettera di Giovanni.
Tutti questi nomi sono al singolare) e ricorrono sempre in un contesto di peccato o induzione al peccato, di errore e deviazione dalla verità, di rovina o male spirituale per l'uomo.

Attorno a Satana, come attorno a un capo, troviamo una pluralità di esseri, chiamati demoni o spiriti.
Demonio è un termine che può significare « ispiratore » o « istigatore » , e richiama il daimon dei greci ( come la « voce » di Socrate), o il genius dei latini, non in senso buono e creativo, ma in senso deteriore e distruttivo.
Ricorre 17 volte al singolare e una volta al plurale nel V.T.; 7 volte al plurale, e 69 volte al singolare nel N.T. Il singolare è partitivo, cioè « uno » dei demoni. Qualche volta è assunto come sinonimo di diavolo.
I demoni appaiono come esseri intelligenti, ministri di Satana nel procurare il male, ma a volte sembrano personificazioni del male stesso che procurano.
Spirito cattivo è un altro termine per designare un emissario di Satana. A volte è presentato come un messaggero di Dio, come lo spirito cattivo inviato da Dio su Abimelek (Gdc. 9,23) e su Saul (1 Sam. 16,14-23; 18,10; 19,9). A volte si identifica con un male specifico, come lo spirito di menzogna sulla bocca dei falsi profeti (1Re, 22,23; 1 Cr. 18,20-22), lo spirito di fornicazione o prostituzione (Os. 12,2-4), lo spirito di errore (1 Gv. 4,3,6).
Nel N. T. troviamo spesso lo spirito immondo o impuro (pneuma akàtarton) al singolare o al plurale, e lo spirito maligno (pneuma poneron) . Marco ci parla di uno spirito sordo e muto, perché legava bocca e orecchi dell'ossesso, (7,31; 9,16), e Luca di uno spirito di infermità con cui Satana aveva legato per diciotto anni la donna ricurva (Lc. 13,16).
Demoni e spiriti vengono menzionati nel N.T. quasi sempre in un contesto di male fisico, sono cioè legati a malattie neuropsichiche e fisiche, e sono oggetto delle numerose liberazioni di Gesù.


2. Esistenza e personalità

Il diavolo e i demoni, di cui parlano le Scritture, sono esseri reali o simbolici? Hanno una esistenza propria e autonoma, oppure sono la personificazione del male che, a diversi livelli, è fuori di noi, o anche la proiezione del disordine, della concupiscenza profonda che è dentro di noi?

Non può darsi che questi demoni siano in realtà i nostri vizi, e questi spiriti siano le tendenze cattive o anche gli influssi negativi che noi proiettiamo o recepiamo dagli altri, e non hanno una esistenza propria?

Il credente non può nutrire alcun dubbio che il diavolo sia una realtà concreta, un essere personale, dotato di intelligenza e volontà, e che i demoni siano anche delle realtà concrete e non simboliche, una pluralità intelligente che con Satana, potenza singolare, costituiscono un tutt'uno, cioè il regno del male.

A questa conclusione si viene innanzi tutto dall'esame dei testi, che escludono ogni mitizzazione.

Gesù nel deserto non si incontra con un personaggio mitico, ma con un personaggio reale. Egli ha la coscienza di opporsi ad una potenza malvagia, che vuole sviarlo dalla sua missione, che batte in ritirata, ma tornerà (Lc. 4,13).

A Pietro, prima della passione, Gesù dice: « Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te... » (Lc. 22,31). Purtroppo la preghiera di Gesù che raggiunge Pietro non raggiunge « il figlio della perdizione »; e « Satana entrò in lui » (Gv. 13,27) per compiere, attraverso il suo tradimento, il deicidio, nella illusione di frustrare il piano della salvezza.

Per Paolo il diavolo è un essere personale. Nella seconda ai Corinti egli parla delle « macchinazioni di Satana » (2 Cor. 2,18), e dice di stare attenti perché talvolta « si maschera da angelo di luce » (2 Cor. 11,14) per ingannare.

In Efesini parla del « Principe delle potenze dell'aria... che ora opera negli uomini ribelli, nel numero dei quali eravamo anche noi un tempo, seguendo le voglie della carne... » (Ef. 2,2-3), dove distingue nettamente il male e l'istigatore al male, e mette costui a capo di una schiera di malvagi esseri celesti. E prosegue ammonendo di «attingere forza nel Signore, per potere resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti è contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male » (Ef. 6,10-12), distinguendo anche qui il male e il mondo del male dai loro « dominatori ».

Ai Tessalonicesi dice: « Per ben due volte, io Paolo, ho desiderato di venire da voi, ma Satana me lo ha impedito» (1 Ts. 2,18), dove si vede chiaramente che Satana è una persona. Per altri testi paolini si veda 1 Ts. 3,5; 1 Tm. 3,7; 6,9.

Pietro, che nella casa di Cornelio, riassumendo l'opera di Gesù, dice che « passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo » (At. 10,38), nella sua prima Lettera ammonisce: « Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt. 5,8).

Più chiari ancora sono i testi di Giovanni.

« Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me » (Gv.14,30). Egli, « il principe dì questo mondo è stato giudicato... e sarà gettato fuori » (Gv. 16,11; 12,3 1). Qui Satana è evidentemente una persona, l'antagonista di Cristo.

Ai giudei « che non avevano creduto in lui » e si vantavano di avere Abramo per padre, Gesù dice che hanno un altro padre, « avete il diavolo per padre, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità » (Gv. 8,44-45). L'allusione a Lucifero e al dramma della sua caduta è chiara, come è chiara la contrapposizione tra due esseri personali, Lui e il diavolo.

Questa contrapposizione è ribadita nella 1 Lettera: « Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non commette peccato », (1 Gv. 3,8-9).
Due personaggi, il Figlio di Dio e il diavolo; due figliolanze, quella dei figli di Dio, quella dei figli del diavolo. « Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo... » (1 Gv. 3,10).

Tutti i testi sono così chiari che non si può dubitare che Satana sia una persona.

In quanto ai demoni e agli spiriti, anche se talvolta possiamo pensare a personificazioni di mali spirituali e fisici, tuttavia da molti testi la loro personalità è evidente.

Sono i testi in cui Cristo caccia i demoni e gli spiriti, distinguendo bene gli indemoniati dai malati, anche quando i sintomi sono apparentemente uguali, come nei due sordomuti di Marco, di cui uno è ammalato e Cristo lo guarisce con la saliva (Me. 7,33-35), e l'altro è ossesso e Cristo lo libera col comando (Mc. 9,25-26).

I demoni riconoscono Gesù, hanno paura e gridano. « Scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano » (MC. 1,34); « Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio" "» (Mc 3,11); « Da molti uscivano demoni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo » (Lc. 4,41).

A Cafarnao lo spirito immondo lo riconosce e interpella Gesù: « Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio ». E Gesù lo sgridò: « Taci! Esci da quell'uomo ». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui » (Mc. 1,34-36).

A Gadara o Gerasa lo spirito immondo ha un colloquio con Cristo; alla domanda di Gesù: « Come ti chiami? », risponde: « Mi chiamo Legione, perché siamo in molti ». Lo spirito, che si sente tormentato dalla sua sola presenza, temendo di dover abbandonare quel luogo, lo scongiura: « Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi ». Gesù glielo permette. « E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci » (Mc. 5,1-20; Mt. 8,28-34; Lc. 8,26-39).

Tutti questi atti compiuti dai demoni denotano un'attività cosciente, propria di esseri personali.

Gesù stesso, sollevando un velo su questa attività nascosta del demonio, ci mette a conoscenza delle sue manovre per rientrare in un uomo da cui è uscito: « Allora dice: "Rientrerò alla mia abitazione... va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima" » (Mt. 12,43-45).

In sintesi, stando ai testi della Scrittura, non possiamo minimamente dubitare che questa Potenza malvagia, composta da Satana e dai suoi satelliti, sia una potenza personale, singolare e multipla, dotata di intelligenza e volontà.

Ma, al limite, non si può pensare che Gesù si sia adattato alla mentalità del tempo, che credeva nella esistenza personale degli spiriti cattivi, e abbia fatto sua la credenza dei rabbini che attribuivano ai demoni le manifestazioni che chiameremmo oggi neuropsichiche e agli spiriti immondi le malattie fisiche? Tale adattamento o principio di accomodamento nel presente caso non corre. Non si trattava di una credenza popolare trascurabile, su cui poteva anche sorvolare lasciando i suoi interlocutori nella loro falsa supposizione, ma si trattava di una verità fondamentale per la salvezza. La missione di Gesù, quale traspariva dal Vangelo, dall'inizio della vita pubblica fino alla morte, si basava sulla esistenza reale e sulla nefasta attività del diavolo, che egli personalmente affronta nel deserto, e che combatte passo passo, smantellando l'errore, distruggendo il peccato, guarendo le malattie, liberando gli ossessi, tutti segni del suo dominio sugli uomini.

Cristo, che era venuto a « rendere testimonianza alla verità » (Gv. 18,37) non poteva usare un linguaggio ambiguo, da cui si poteva anche concludere per l'esistenza o non esistenza reale del nemico, data l'importanza che la sua esistenza effettiva e personale ha nell'economia della salvezza.
Troppo spazio nel Vangelo, e in genere nella Rivelazione del N.T., viene riservato al diavolo per poter dubitare sulla realtà della sua persona, che rientra perciò, sia pure come punto nero, nel messaggio della salvezza.

L'insegnamento dei Padri, rispecchia, fin dall'inizio, l'insegnamento di Cristo e degli Apostoli.

« Cristo - dice Ireneo - ricapitolando tutte le cose in se stesso, ha ricapitolato anche la guerra contro il nostro nemico: ha provocato e vinto colui che all'inizio in Adamo ci fece schiavi, e ha calpestato il suo capo... Dopo averlo vinto, lo sottomise all'uomo, dicendo: « Ecco, io vi do il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra qualunque potenza del nemico », affinché, come dominò sull'uomo per mezzo dell'apostasia, così la sua apostasia sia a sua volta annientata per mezzo dell'uomo che ritorna a Dio » (S. Ireneo, Contro le eresie, Jaca Book, Milano, 1981, V, 21,1; 24,4, pp. 450-457).

Lo stesso Ireneo attribuisce tutte le eresie al Diavolo, e chiama gli eretici « inviati di nascosto da Satana per corrompere la fede » (o.c., 111, 16,1, p. 263).

Il diavolo, vinto, cerca ancora di insidiare l'uomo. « Il diavolo va da tutti i servi di Dio, per provarli - dice Erma -. Quelli che sono pieni di fede gli resistono energicamente, e lui si allontana da loro non avendo dove entrare. Allora egli va dai vani e, trovando lo spazio, entra da loro ed agisce con questi come vuole e gli diventano soggetti... Ma non può dominare i servi di Dio che sperano con tutto il cuore in lui. Il diavolo può combattere, ma non può trionfare. Se lo contrastate, vinto e scornato fuggirà da voi » (Erma, Il pastore, 12,48, Padri Apostolici, ed. Città nuova, p. 228).

A volte la lotta contro Satana si fa serrata, e bisogna stare in guardia. S. Atanasio, nella vita di S. Antonio Abate, riporta le parole che questi soleva dire ai suoi monaci: « Abbiamo nemici molto potenti, molto cattivi, e ingegnosissimi, i perfidi demoni; ed è appunto contro di loro che dobbiamo combattere » (Vita... 21, Mg. 26,837 c).

Le citazioni dai testi dei Padri potrebbero riempire interi volumi, e la loro demonologia è molto spinta. Si confronti, ad esempio, Tertulliano, De Baptismo, 5,34; De anima, 39,3; Apologeticus, 22; Cipriano, De mortalitate, 4.

Il Magistero della Chiesa è pure costante. « Per ciò che concerne la demonologia la posizione della Chiesa è chiara e ferma. E' vero che nei secoli addietro l'esistenza di Satana e dei
demoni non è stata fatta mai oggetto di una affermazione esplicita del suo magistero. La ragione è che la questione non fu mai posta in questi termini: gli eretici e i fedeli, ugualmente
fondandosi sulla Scrittura, erano d'accordo nel riconoscere la loro esistenza. Per questo oggi, quando è messa in dubbio la realtà demoniaca, è necessario riferirsi alla fede costante e universale della Chiesa » (Osservatore Romano, 26-6-1975).

Tuttavia c'è una dichiarazione solenne del Conc. Laterano IV (a. 1215): « Il diavolo e gli altri demoni furono creati buoni per natura da Dio, ma essi “per sé” si sono fatti cattivi » (Denz., Ench. Symb. 1957, p. 428).

Il Concilio Vaticano II è eco fedelissima di questa costante tradizione della Chiesa. « Tutta intera la storia umana - dice G.S. - è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre, lotta incominciata fin dalle origini del mondo » (G.S., 37). « L'uomo tentato dal Maligno fin dagli inizi della storia, abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio... Rifiutando di riconoscere Dio come suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo ultimo fine » (G.S., 13). « Ma Dio inviò suo Figlio nel mondo per sottrarre a suo mezzo gli uomini al potere delle tenebre e del demonio » (Ad Gentes, 1,3). Ed effettivamente, egli « Agnello innocente, col suo sangue sparso liberamente, ci ha strappati dalla schiavitù di Satana e del peccato » (G.S., 22). La lotta contro « gli spiriti maligni continua e durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno » (G.S., 37).
Dopo il Concilio Vaticano II, gli interventi dei Papi sono stati frequenti, in parecchie allocuzioni e dichiarazioni.

Si ricordi il Credo di Paolo VI, dove il diavolo è menzionato come essere personale, della cui esistenza il credente non può dubitare. In un discorso del 15 nov. 1975 il Papa dice: « Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana » (Paolo VI, Encicliche e discorsi, v. XXIII, p. 520).

Anche il Pontefice Giovanni Paolo II, in un discorso tenuto ai giovani universitari nella Quaresima del 1980, parla del regno di Satana ben organizzato, che si oppone al Regno di Cristo; e più recentemente, in parecchi discorsi tenuti alle folle nell'America latina, mette in guardia contro le insidie del nemico, affermandone non solo l'esistenza, ma anche la funesta attività nelle cose di questo mondo.

La Liturgia, che per noi credenti esprime la fede della Chiesa - lex precandi lex et credendi - ha ordinato riti e formule, fin dall'antichità, per cacciare il maligno, il che non avrebbe senso se effettivamente il maligno fosse un fantasma, e non esistesse nella realtà. Nella liturgia della Chiesa Romana del II secolo, secondo la Traditio apostolorum di Ippolito, i catecumeni, nelle settimane che precedevano il conferimento del Battesimo, venivano sottoposti, ogni giorno, a riti di esorcismo: « All'avvicinarsi del giorno in cui dovranno ricevere il Battesimo, il vescovo li esorcizzi uno per uno per vedere se sono puri. Chi non è buono o non è puro venga scartato, perché non ha ascoltato con fede la parola: è impossibile difatti che lo straniero (allotrios, spiritus alienus = demonio) si nasconda sempre... Il sacerdote, prendendo in disparte uno per uno coloro che devono ricevere il Battesimo, gli ordini di abiurare dicendo: "Rinuncio a te, Satana, a tutte le tue pompe e a tutte le tue opere". Dopo che ha abiurato, lo unga con l'olio dell'esorcismo dicendogli: "Ogni spirito si allontani da te" » Ippolito di Roma, Tradizione apostolica, EP. 1979, p. 79,82).
Questi esorcismi sono stati sempre in uso nella Chiesa e sono stati conservati anche nel nuovo Rito del Battesimo sia per i bambini che per gli adulti.

Le orazioni liturgiche nei Messali e le formule delle benedizioni nei Rituali testimoniano il perenne sensus ecclesiae, dagli inizi fino ad oggi. Si ricordi, di recente, la bella preghiera di Leone XIII che si recitava alla fine della S. Messa, fino alla riforma liturgica: « S. Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti, rinserra nell'inferno Satana e gli altri spiriti che per la rovina degli uomini vanno in giro per il mondo ». E’ semplicemente insulso, perciò, quanto si auspica un teologo, citato da Serafino Falvo: « Il cristianesimo deve eliminare dai suoi insegnamenti ogni idea relativa al demonio come ad una realtà personale » (S. Falvo, Il Risveglio dei carismi, EP. 1975, p. 166).

L'esperienza quotidiana conferma per il credente i dati della fede, ma vale anche per il non credente. Il quale, se ben riflette, deve ammettere l'esistenza di una entità maligna, intelligente, nel mondo, o quanto meno deve porsi l'interrogativo della sua effettiva presenza nella nostra vita.

Qui entriamo nel demoniaco in noi e nel mondo, oggi.

Certo non si può negare l'esistenza del male, a livello fisico, a livello di aberrazione intellettuale e di aberrazione morale; a livello individuale e a livello collettivo.

C'è una certa corrente di pensiero che spiega il male col demoniaco che è nell'uomo. Il quale sarebbe un impulso prepotente alla autoaffermazione che, quando è integrato nella persona, è creativo; quando invece altera l'equilibrio dell'uomo, dà luogo, nell'individuo, a forme di aggressività, di crudeltà, di ricerca ossessiva del sesso, di aberrazioni morali. Quando questi impulsi disgreganti si impossessano, per contagio, di migliaia di individui e di intere collettività, danno luogo alle violenze, ai genocidi, alle guerre (cfr. May Rollo, Volontà e amore, Astrolabio, Roma, 1971, pp. 125-165).
Noi crediamo invece che certe forme di violenza, certe esplosioni di male, superano le possibilità dell'uomo, e non si possono spiegare se non con l'intervento di forze estranee, superiori all'uomo stesso. L'odio super-umano di razza, gli eccidi di milioni e milioni di individui, le stragi di innocenti non si possono spiegare se non ammettendo che ci sia uno, il quale supera l'uomo, organizza e « tira le cordicelle » di una trama per fare scempio dell'umanità.

Dice Bernanos: « Il male non è una fatalità astratta, ma il volere di una entità che odia l'uomo, poiché Dio lo ha creato per restaurare il piano della creazione sconvolto dalla negazione di Lucifero. L'opera di costui solo, nell'insieme della rivelazione biblica, trova la spiegazione possibile e ragionevole alle difficoltà di cui soffre il mondo »... « Chi oserebbe negare che il male non sia organizzato, un universo più reale che quello che ci svelano i nostri sensi?... Un regno allo stesso tempo spirituale e carnale, di una densità prodigiosa, di una misura pressoché infinita, davanti a cui i regni della terra rassomigliano a delle figure, a dei simboli? Un Regno a cui non si oppone realmente che il misterioso Regno di Dio, che noi nominiamo, senza conoscerlo e neanche concepirlo, e di cui non pertanto attendiamo l'avvento? » (G. Bernanos, Le grandes cimitieres sous la lune, II, p. 81, da Bonanno, George Bernanos, II, Il mistero del male, Palermo, 1981, p. 16).

Anche nella nostra piccola vita quotidiana entra il diavolo. « Io so che ripugna a noi tutti, più o meno, di introdurre il diavolo nella nostra piccola vita. Noi amiamo immaginarci che le sue passioni siano diverse da quelle nostre. La gente seria e rispettabile si rifiuta di credere che essa condivide con questa canaglia l'uso dei sette vizi capitali » (da Bonanno, op. cit., p. 27). Ci sono « certe forme malefiche che non possono originarsi nelle capacità umane di peccato.. In realtà il male fatto dagli uomini sembra possedere una autonomia troppo grande in rapporto ad essi, per cui appare evidente che gli uomini sono condotti dal male e inghiottiti in esso. Tutte le menzogne non hanno che un padre, e questo padre non è di qui » (Bernanos, Satan singe de Dieu, Bonanno l. c. p. 34).

La più grande trovata del diavolo è di persuaderci che egli non esiste - diceva Gide -. E così noi cadiamo nell'inganno, anche di fronte all'evidenza.

Come è riprovevole l'atteggiamento di chi nega l'esistenza del diavolo e dei demoni - atteggiamento proprio della cultura « moderna » che rifiuta tutto ciò che non quadra con i suoi schemi mentali, e, superbamente, impone di credere solo a ciò che può essere spiegato con la ragione e provato con i mezzi scientifici di essa - così pure è riprovevole e pericolosa l'ammissione di altre forze spirituali, sconosciute al sano cristianesimo.

L'esistenza di queste forze o entità spirituali è ammessa da una fascia di cultura che si rifà alla dottrina evoluzionistica, da « spiritisti » e cultori di scienze esoteriche, i quali, per darsi credito, cercano di presentare le loro « teorie » e le loro « esperienze » in termini accettabili al pensiero moderno, e deviano l'uomo dall'unica via di salvezza, che è Cristo Gesù, proponendo altre vie. Contro questi affermiamo che non esistono, oltre agli angeli e ai demoni, altre forze neutrali.

I cosiddetti « spiriti superiori », che nella loro evoluzione avrebbero un grado di perfezione maggiore della nostra, non esistono, o, se si presentano come tali, sono spiriti ingannevoli, camuffati da entità di luce, e appartenenti in realtà al mondo demoniaco.

Essi, offrendo una falsa « guida », mirano a rendere gli uomini dipendenti da loro, e i favori iniziali si mutano ben presto in una trappola da cui difficilmente potranno liberarsi.

Pericolosa altresì la credenza diffusa nel popolino, che ammette, oltre agli spiriti cattivi, anche gli « spiriti buoni ». Questi - beati quelli che ce l'hanno! - aiutano, proteggono, avvisano; sono « doni di Dio » che bisogna « conservare », o anche « sviluppare » se disturbano la creatura! Pericolosa credenza, che, rimettendo l'uomo « sotto gli elementi di questo mondo », crea un alone di mistero e di paura, e alimenta un mondo di affari dominato da streghe e fattucchieri. Bisogna far capire che questi « spiriti buoni » non esistono, o, se esistono, sono spiriti cattivi, quando non sono parti di fantasia o influssi malefici.

Così anche gli « spiriti dei morti », che invadono e tormentano i viventi, non sono le « anime » dei morti, che, lasciato il corpo, tornano a Dio, per ricevere il loro definitivo destino; ma sono: o un « quid » lasciato dalle creature umane, che lo spirito del male può manipolare per danneggiare l'uomo, o simulazioni create dallo stesso spirito cattivo per ingannarci.

Con ciò non vogliamo negare che Dio possa legare, prima del giudizio finale, le anime dei dannati a qualche luogo, dove scontano la loro pena e sono esposte ai tormenti dei demoni; e che possa anche legare a qualche luogo le anime purganti, « o per istruzione dei vivi, o per l'aiuto che ne viene agli stessi defunti dai suffragi che essi chiedono e che ricevono dalla Chiesa », come dice S. Tommaso (S.T. Quaestio de purgatorio, app., art. 2).

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:24. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com