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COME E' FATTA LA BIBBIA

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2013 18:36
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09/02/2010 15:56
 
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LA SACRA BIBBIA

La parola «Bibbia» sembra indicare un solo libro; invece essa deriva da un nome plurale: «biblia», che in greco vuol dire «libri».

Si tratta infatti di una piccola bibliote­ca formata da 73 libri, tra grandi e pic­coli, 46 dei quali, scritti prima della venuta di Gesù, sono L'ANTICO TESTAMENTo, mentre i rimanenti 27, scritti dopo la venuta di Gesù, sono IL NUOVO TESTAMENTO.

Ogni persona istruita deve conoscere almeno i nomi, gli autori e la data di composizione di questi libri. Eccone quindi l'elenco secondo l'ordine comu­nemente seguito.

Al titolo di ogni libro abbiamo aggiun­to l'indicazione del secolo o dell'anno in cui fu scritto: quando i numeri sono due, il primo si riferisce ai documenti più antichi contenuti nel libro, o alla sua prima fase di composizione; il secondo alla composizione o redazione definiti­va. Infatti alcuni di questi libri ebbero una storia molto lunga e complicata: la loro composizione poté durare anche dei secoli.


LIBRI DELL ANTICO TESTAMENTO

LIBRI STORICI

Il «Pentateuco», cioè i «cinque libri» attribuiti a Mosé: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio: sec. XIII-VI avanti Cristo.

Giosué: secoli XII-VII av. C.

Giudici: sec. XII-VII av. C.

Rut: sec. VII- VI av. C.

1° e 2° di Samuele: sec. XI-VII av. C.

i° e 2° dei Re: sec. VII-VI av. C.

i° e 2° delle Cronache (o Paralipòmeni): sec. VI av. C.

Esdra e Neemia: sec. V-IV av. C.

Tobia: sec. III av. C.

Giuditta: sec. II av. C.

Ester: sec. IV av. C.

i° dei Maccabei: circa il 140 av. C.

2° dei Maccabei: circa il 110 av. C.


LIBRI DIDATTICI

Giobbe: sec. V av. C.

Salmi: sec. XI-IV av. C.

Proverbi: sec. X- IV av. C.

Ecclesiaste (o Qoelet): sec. III av. C.

Cantico dei Cantici: sec. IV av. C.

Sapienza: circa il 100 av. C.

Ecclesiastico (o Siràcide): circa il 190 av. C.


LIBRI PROFETICI

I quattro profeti maggiori: Isaia: sec. VIII av. C.

(i capi 4o-66 sono del secolo VI av. C.)

Geremia: sec. VII-VI av. C.,

con Baruch: sec VI av. C.

e con le Lamentazioni (o Threni): circa il 586 av. C.

Ezechiele: sec. VI av. C.

Daniele: sec. VI-II av. C.

I dodici profeti minori:

Osea: sec. VIII av. C.

Gioele: sec. V av. C.

Amos: sec. VIII av. C.

Abdia: sec. VI-V av. C.

Giona: sec. V-IV av. C.

Michea: sec. VIII av. C.

Nahum: circa il 620 av. C.

Abacuc: circa il 620 av. C.

Sofonia: circa il 640-630 av. C.

Aggeo: nell'anno 520 av. C.

Zaccaria: negli anni 520-518 av. C. (i capi 9-14 sono del secolo IV)

Malachia: tra il 500 e il 455 av. C.


LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO

LIBRI STORICI

I quattro Vangeli (o Evangeli):

Matteo: circa l'anno 50 dopo Cristo.

Marco: circa l'anno 55 dopo C.

Luca: circa il 60 d. C.

Giovanni: circa l'anno 65 d. C.

Gli Atti degli Apostoli: nel 63 d. C.


LIBRI DIDATTICI

Le quattordici Epistole (o Lettere) di S. Paolo:

Ai Romani: anno 58 d. C.

1 e 2 ai Corinzi: anni 56 e 57 d. C.

Ai Galati: anno 55 o 56 d. C.

Agli Efesini: tra il 61 e il 63 d. C.

Ai Filippesi: circa il 61 d. C.

Ai Colossesi: tra il 61 e il 63 d. C.

1 e 2 ai Tessalonicesi: anno 50 e 52 d. C.

1 e 2 a Timoteo: anni 64-65 e 66-67 d. C.

A Tito: circa l'anno 65 d. C.

A Filemone: tra il 61 e il 63 d. C.

Agli Ebrei: circa l'anno 67 d. C.

Le sette Epistole dette «Cattoliche»:

Di Giacomo: circa l'anno 49 (oppure verso l'anno 60)

1 e 2 di Pietro: negli anni 63-64 e 67 d. C.

1, 2 e 3 di Giovanni: verso il 100 d. C.

Di Giuda: circa il 63-64 d. C.


LIBRO PROFETICO

L'Apocalisse di San Giovanni: circa l'anno 95 d. C.


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Una rappresentazione grafica della Bibbia per "visualizzare" i singoli libri che la compongo e per memorizzare il punto in cui si trovano i  singoli libri biblici all'interno dell'intero Libro Sacro..

Bibbia

[Modificato da Coordin. 16/03/2012 17:15]
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03/03/2010 22:09
 
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LA BIBBIA PUO' ESSERE CONSIDERATA COME UNA BIBLIOTECA COMPOSTA DA TANTI LIBRI
COSI' RAPPRESENTABILE
CANON


In questa tabella si può vedere l'insieme dei libri Biblici in base alla data presumibile della loro composizione:

canone crono (1)

La Sacra Bibbia


(Testo a cura della Conferenza Episcopale Italiana - Edizione 2008)
Antico Testamento
Il Pentateuco
  1. Genesi
  2. Esodo
  3. Levitico
  1. Numeri
  2. Deuteronomio
I libri storici
  1. Giosuè
  2. Giudici
  3. Rut
  4. Primo Samuele
  5. Secondo Samuele
  6. Primo Re
  7. Secondo Re
  8. Primo Cronache
  9. Secondo Cronache
  1. Esdra
  2. Neemia
  3. Tobia
  4. Giuditta
  5. Ester
  6. Primo Maccabei
  7. Secondo Maccabei
I libri poetici e Sapienziali
  1. Giobbe
  2. Salmi
  3. Proverbi
  4. Qoèlet
  1. Cantico dei Cantici
  2. Sapienza
  3. Siracide
I libri profetici
  1. Isaia
  2. Geremia
  3. Lamentazioni
  4. Baruc
  5. Ezechiele
  6. Daniele
  7. Osea
  8. Gioele
  9. Amos
  1. Abdia
  2. Giona
  3. Michea
  4. Naum
  5. Abacuc
  6. Sofonia
  7. Aggeo
  8. Zaccaria
  9. Malachia
 
Nuovo Testamento
I Vangeli
  1. Matteo
  2. Marco
  1. Luca
  2. Giovanni
Atti degli Apostoli
  1. Atti degli apostoli
Lettere di san Paolo
  1. Romani
  2. Prima Corinzi
  3. Seconda Corinzi
  4. Galati
  5. Efesini
  6. Filippesi
  7. Colossesi
  1. Prima Tessalonicesi
  2. Seconda Tessalonicesi
  3. Prima Timoteo
  4. Seconda Timoteo
  5. Tito
  6. Filemone
  7. Ebrei
Lettere cattoliche
  1. Giacomo
  2. Prima Pietro
  3. Seconda Pietro
  1. Prima Giovanni
  2. Seconda Giovanni
  3. Terza Giovanni
  4. Giuda
Apocalisse
  1. Apocalisse di Giovanni

[Modificato da AmarDio 19/01/2013 12:15]
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02/11/2011 08:35
 
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IL LINGUAGGIO USATO DALLA BIBBIA
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09/11/2011 22:40
 
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PER comprendere la forza probativa dei documenti biblici in favore di Cristo, riassumiamo qui alcune notizie essen­ziali ordinandole in tre punti:

1) I TESTI BIBLICI SONO STATI SCRITTI IN «GENERI LETTERARI» DIVERSI: IN GENERE LETTERARIO STORICO, DIDATTICO, PROFETI­CO.

Come il lettore avrà osservato leggendo l'elenco dei libri della Bibbia, essi vengo­no tradizionalmente raggruppati in libri «storici», «didattici» e «profetici».

Questa divisione è stata fatta perché alcuni libri della Bibbia intendono rife­rire fatti storici, veramente successi, altri intendono solo dare un insegna­mento, altri ancora enunciare avveni­menti futuri.

La divisione tuttavia non è rigidissi­ma: alcuni libri «storici» contengono parentesi «didattiche» o «profetiche» e viceversa. Talvolta ancora la storia è insegnata attraverso una composizione poetica (come il racconto della creazio­ne in Genesi 1 e 2, o come quella del pec­cato originale in Genesi 2).

Ad ogni modo quando risulta chiaro che l'Autore intende narrare fatti storici non v'è motivo per dubitare della loro storicità.

Ciò è particolarmente evidente - come dimostreremo in modo approfon­dito nella Appendice Seconda - nelle narrazioni evangeliche, scritte da testi­moni oculari o da loro contemporanei degni della massima fede, e mai con­traddetti neppure dai nemici di Cristo.

Se si aggiunge la perfetta concordanza tra gli avvenimenti narrati dalla Bibbia e quelli della storia profana, l'esatta descrizione dei luoghi, la perfetta cono­scenza delle usanze e della mentalità del tempo, e soprattutto il credito straordi­nario che i Vangeli hanno riscosso tra i contemporanei fino a indurli a dare la vita per testimoniarne la verità, allora si

comprende che quanto detto nei Vangeli non è che la narrazione fedele di quanto e storicamente.


2) TUTTO IL TESTO BIBLICO È STATO SCRITTO SOTTO ISPIRAZIONE DI DIO, ED HA PERCIò DIO COME AUTORE PRINCIPALE.

Questa affermazione - che ora spie­gheremo - può essere accettata solo da chi ha già la Fede.

Per il credente, infatti, la Bibbia non è solo un documento storico-letterario (come abbiamo detto nei due punti pre­cedenti), ma è anche e soprattutto il messaggio di Dio all'umanità.

Il popolo ebraico e poi Gesù Cristo stesso con gli Apostoli e la Chiesa hanno sempre ritenuto la Bibbia parola di Dio, e Dio stesso il suo vero Autore.

Ciò è potuto avvenire perché «Dio, per la composizione dei Libri Sacri... ha scelto degli uomini nei quali Egli stesso agiva... affinché scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte» (1).

(1) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 11 a. Dio è quindi l'Autore Principale della Bibbia, perché ispiratore del messaggio in essa contenuto; mentre lo scrittore sacro è l'Autore secondario che ha espresso il messaggio divino nel suo proprio linguaggio umano.


Questa speciale assistenza di Dio è chiamata «ispirazione».

Nella «Ispirazione divina» l'assistenza di Dio si è estesa non solo alla mente ed alla volontà del­l'autore umano, ma anche all'atto dello scrivere. Ne consegue che il criterio base per sapere quali cose Dio ci ha voluto dire (o, con parola tecnica, «rivelare») nella Bibbia, è di «ricercare con attenzione che cosa in realtà gli scrittori sacri, ispirati da Dio, abbiano voluto significare» (2).

L'INTENZIONE DEGLI AUTORI ISPIRATI sarà appurata tenendo conto:

1) del «genere letterario» (storico, poetico, didattico, ecc.) (3) nel quale l'autore sacro ha voluto esprimersi.

2) dell' «analogia della fede» (4), cioè del fatto che ogni passo della Bibbia deve essere in armonia e non in con­traddizione con tutto il resto della Rivelazione divina: Dio infatti non può contraddirsi.

3) della «approvazione finale della Chiesa», la quale sola ha da Cristo il «divi­no mandato e ministero di conservare e di interpretare la parola di Dio» (5).

(2) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 a.

(3) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 b.

(4) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 c.

(5) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 c.


3) IL TESTO BIBLICO CHE OGGI NOI POSSE­DIAMO RIPRODUCE ESATTAMENTE GLI ORIGI­NALI.

Tanto i libri dell'Antico Testamento quanto quelli del Nuovo Testamento non sono giunti a noi nell'originale scrit­to dagli Autori, ma attraverso copie fedelissime, alcune delle quali sono di solo qualche decennio posteriori all'ori­ginale.

Per l’Antico Testamento possediamo copie che risalgono al II secolo prima di Cristo, come il papiro Rylands del II secolo avanti Cristo ed i manoscritti sco­perti nel 1947 a Qumran, sulla riva occi­dentale del Mar Morto tra i quali spicca il celebre rotolo scrit­to su pergamena (qui sopra) contenente le profezie di Isaia, anch'esso del II seco­lo avanti Cristo.

Per il Nuovo Testamento possediamo copie quasi contemporanee all'origina­le, il cui numero è enorme (solo dei Vangeli possediamo ben 4.680 mano­scritti parziali e circa 230 completi). Ma data l'importanza che l'origine dei VANGELI ha per la nostra Fede, ne tratteremo in modo specifico nella APPENDICE SECONDA che segue.


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09/11/2011 22:42
 
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I VANGELI

I quattro Vangeli - scritti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni - sono la «Magna charta» del Cristiano, perché essi ci testimoniano l'esistenza, l'opera e l'insegnamento di Gesù.

Gesù stesso consacra i Vangeli come il Sui messaggio eterno di salvezza, supe­riore ad ogni altro messaggio umano «Il cielo e la terra (ossia qualsiasi dottrina che nasce dalle creature) passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Marco 13,31).

Ecco perché dobbiamo anzitutto conoscere come sono nati i Vangeli; poi dobbiamo accertarci che gli Autori furo­no bene informati e sinceri, ossia che quanto essi dicono è veramente avvenu­to nella storia; e, infine, dobbiamo dare le prove che i loro scritti sono giunti integri fino a noi.

I - COME E QUANDO SONO NATI I VANGELI

Le persone che sono vissute con Gesù in Palestina 2000 anni fa, che hanno ascoltato le sue parole, che hanno assi­stito ai suoi miracoli, che l'hanno visto morire in croce, e poi l'hanno rivisto risorto, non hanno potuto tacere questa loro esperienza straordinaria, ma l'han­no raccontata a voce a quante più per­sone potevano e, appena fu loro possibi­le, hanno messo questi fatti per iscritto, affinché nulla andasse perduto.

É nata così, tra i discepoli di Gesù, cioè nella prima Comunità cristiana, una "tradizione orale" di quello che Gesù ha fatto ed ha detto, tradizione che, attraversando i secoli, è giunta fino a noi nella Chiesa (1);

(1) Si comprende quindi come l'autentica "fonte" dei fatti e delle verità contenute nei Vangeli è la "Tradizione orale" dalla quale i Vangeli stessi derivano.

Si comprende anche come l'autentica interpretazione dei Vangeli spetta alla Chiesa (ossia agl Apostoli con a capo Pietro e ai loro successori, i Vescovi con a capo il Papa), depositaria unica della Tradizione.


e che fu subito messa per iscritto nei quattro libretti che noi chiamiamo "Vangeli"

Ciò premesso, seguendo gli studi del celebre Padre Carmignac, possiamo così ricostruire la nascita dei quattro Vangeli:

GESU’ nacque, visse e predicò la sua dottrina in Palestina, e qui morì crocifis­so nell'anno 778 di Roma, corrispon­dente all'anno 30 dell'Era Cristiana.

Negli ultimi tre anni della sua vita, ossia negli anni 28, 29 e 30, Gesù predi­cò il suo Vangelo al popolo, raccogliendo attorno a Sé un piccolo numero di disce­poli che divennero i testimoni privile­giati del suo insegnamento e di suoi miracoli.

Sicuramente, già in questi anni alcuni dei suoi insegnamenti furono messi per iscritto: si tratta della raccolta di detti del Signore che gli studiosi chiamano “fonte Q”, e che confluì poi nei Vangeli.

Tra gli anni 30 e 45, la divulgazione orale del Cristianesimo varca i confini della Palestina raggiungendo la Siria (dove, ad Antiochia, i discepoli di Gesù furono per la prima volta chiamati “Cristiani”, l'Asia Minore e la stessa Roma.

Ed è proprio a Roma che, verso l'anno 42, (lo dimostreremo più avanti) la predi­cazione di Pietro viene messa per iscritto in lingua ebraica da Marco, suo segreta­rio e interprete. Questo primo Vangelo sarà poi tradotto dallo stesso Marco in lingua greca, e così giungerà a noi.

Attorno agli anni 50, in Palestina, l'a­postolo Matteo scrive il suo Vangelo in lingua ebraica, Vangelo che sarà in seguito tradotto in greco, mentre negli stessi anni il discepolo di Paolo, il medi­co antiocheno Luca, scrive, forse in Grecia, il suo Vangelo in lingua greca.

Infine, tra gli anni 60 e 70, l'apostolo Giovanni scrive a Efeso il quarto Vangelo, integrando i tre già esistenti in base alla propria conoscenza diretta dei fatti.

Gli originali dei Vangeli non sono giunti fino a noi; ma ciò non deve meravi­gliare perché essi furono quasi certamente scritti su fogli di papiro che sono assai fra­gili e deperibili.

Però di essi ne furono fatte subito copie dagli stessi contemporanei degli evangeli­sti e poi, su su nei secoli, moltissime altre copie in modo che - come dimostreremo tra poco - il testo dei Vangeli che noi oggi possediamo rispecchia fedelmente quello degli originali.

La datazione dei Vangeli che qui abbiamo riferita è oggi comunemente ammessa dagli studiosi più seri ed obiettivi, specialmente dopo il ritrova­mento degli antichissimi papiri che pre­senteremo in seguito. (Cfr. Carsten Thiede, Gesù, storia o leggenda?, Bologna 1992, pagg. 31-53. Hugo Staudinger, Credibilità storica dei Vangeli, Bologna 1991, pagg.31-51. Craig Blomberg, in: Indagine su Gesù, Casale 1991, pagg. 42-­48).

Per la datazione di Giovanni prima dell'anno 70 (fino ad ora era ritenuto della fine del primo secolo) si veda quanto dicono il Thiede a pag. 37, lo Staudinger alle pagg. 42-43 e il Blomberg a pag. 47.

Si aggiunga che il grande studioso pro­testante Oscar Cullmann arretra la data­zione del Vangelo di Giovanni addirittura all'anno 50. (Cfr. l'intervista a Oscar Cullmann pubblicata sul Sabato del 20/02/93 a pag. 62).

Come si sa, una datazione molto più tardiva di tutti gli scritti del Nuovo Testamento era stata sostenuta, fin dall'i­nizio del nostro secolo, dagli studiosi di scuola illuministica (cfr. Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Roma 1952, pagg. 207-246) che, volendo negare la sto­ricità dei fatti soprannaturali (come i miracoli) narrati nei Vangeli, sostennero che i Vangeli stessi non riferiscono ogget­tivamente i detti e i fatti di Gesù, ma solo ciò che una comunità cristiana (che non aveva conosciuto né Gesù né gli Apostoli) pensava soggettivamente di Lui. Per giu­stificare un tale punto di vista era ovvia­mente necessario ipotizzare una composizione molto tarda dei testi evangelici, attorno all'anno 100 o anche dopo. E que­sta ipotesi di datazione tardiva (oggi smen­tita anche dagli ultimi ritrovamenti archeologici) fece scuola e influenzò pur­troppo anche molti biblisti cattolici.

II - GLI AUTORI DEI VANGELI SONO PERSONE BENE INFORMATE E DEGNE DI FEDE.

Fin qui abbiamo detto cosa sono e come sono nati i Vangeli, ma ora dob­biamo dimostrare che i Vangeli ebbero come Autori persone che conobbero con esattezza i fatti e che erano degne di fede.

1) Ebbene, gli Autori dei Vangeli conoscono con esattezza le cose che scrivono essendo due di essi, Matteo e Giovanni, addirittura testimoni ocula­ri dei fatti che narrano; mentre gli altri due, Marco e Luca, hanno messo per iscritto la testimonianza di persone che sono vissute a lungo con Gesù, Luca spe­cialmente da Maria, mentre Marco da Pietro.

Inoltre, poiché gli Autori scrissero i loro Vangeli quasi subito dopo la morte di Gesù o, al massimo, entro i primi decenni quando ancora vivevano mol­tissimi testimoni oculari dei fatti che narrano, essi erano praticamente nella impossibilità di scrivere cose non vere, tanto che gli stessi nemici dei primi cri­stiani cercarono sì di perseguitarli imprigionandoli e uccidendoli, ma non poterono mai negare la verità dei fatti narrati nei Vangeli.

2) Che poi gli Evangelisti fossero per­sone degne di fede è dimostrato dal fatto che essi subirono persecuzioni e la stes­sa morte pur di non tradire la verità dei fatti da loro narrati.

Inoltre bisogna ricordare che la Chiesa - in mezzo al brulicare di mol­tissimi falsi vangeli (i cosiddetti "vangeli apocrifi") - scelse solo i Vangeli scritti da Matteo, da Marco, da Luca e da Giovanni come gli unici quattro auten­tici e veri: il che ci rassicura sulla credi­bilità ed onestà intellettuale dei loro Autori.

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09/11/2011 22:44
 
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III - IL TESTO DEI VANGELI È STATO TRASMESSO FEDELMENTE FINO A NOI.

Se è certo che gli Autori dei Vangeli hanno scritto quel che hanno visto e udito, possiamo anche essere certi che i loro scritti sono giunti intatti f no a noi?

Ossia, possiamo essere certi che i nostri Vangeli di oggi riferiscono con esattezza i fatti che riguardano Gesù avvenuti in Palestina 2.000 anni fa?

Per rispondere a questa domanda ri­percorriamo a ritroso, la "catena" dei testi evangelici, cominciando da quelli che oggi possediamo per discendere negli anni fino ai grandi Codici del IV secolo dopo Cristo, scritti su pergamena, ed ai numerosissimi frammenti di Van­gelo scritti sui fragili papiri, che sono databili ai primi decenni dalla morte di Gesù.

A) I VANGELI CHE OGGI NOI POSSEDIAMO

E cominciamo dai testi del Vangelo che oggi abbiamo tra le mani.

Qui abbiamo riprodotto una pagina di un Vangelo come quelli che oggi ognuno di noi può acquistare in libreria.

Esso è in lingua italiana, nella tradu­zione ufficiale curata dalla CEI e fatta direttamente sul testo originale greco, la lingua nella quale i vangeli furono scrit­ti (o nella quale furono tradotti dalla prima stesura in ebraico) ad opera degli stessi evangelisti.

B) I CODICI SCRITTI SU PERGAMENA NEL N SECOLO DOPO CRISTO

Si chiederà: dove i traduttori in lingua italiana hanno preso il testo originale greco? Rispondiamo che lo hanno preso dagli antichi codici del IV secolo dopo Cristo, scritti in lingua greca su perga­mena e che contengono tutto il testo dei Vangeli.

La ragione per cui si dovette atten­dere fino al IV secolo dopo Cristo per scri­vere i Vangeli su solidi fogli di pergamena è che solo nel IV secolo l'imperatore Costantino, con il rescritto di Milano del 313, concesse la libertà al Cristianesimo.

Solo allora i Vangeli (scritti prima nella semiclandestinità su economici ma fragili fogli di papiro) furono ricopiati sui più costosi ma solidissimi fogli di pergamena, e rilegati poi in forma di codice.

Di questi codici ricorderemo qui solo i tre principali: Il Codice Vaticano; il Codice Sinaitico e il Codice Alessandrino.

Il Codice Vaticano (B,03) cosiddetto perché fin dal secolo XV è conservato nella Biblioteca Vaticana.

É il più antico dei grandi codici del IV secolo ed è anzi considerato molto vici­no all'epoca dei manoscritti su papiro.

É scritto su 3 colonne e contiene quasi tutto l'Antico Testamento, i quattro Vangeli integralmente e la maggior parte delle lettere degli Apostoli.

Il Codice Sinaitico (S,01), scoperto dal celebre papirologo von Tischendorf nel I Monastero di Santa Caterina sul monte Sinai. É scritto su 4 colonne.

É dell'inizio del IV secolo e contiene quasi tutto l'Antico Testamento, tutto il Nuovo Testamento.

Dopo molte vicissitudini è stato acquistato dal Museo Britannico di Lon­dra dove è conservato.

Alcuni fogli mancanti dello stesso codice furono più tardi ritrovati a S. Caterina e qui conservati.

Il Codice Alessandrino (A,02) è del secolo V e contiene quasi tutto l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento con solo poche lacune.

É pure conservato nel Museo Britan­nico di Londra.

L'importanza scientifica di questi codici del N secolo è illustrata in questo grafico.

Gli antichissimi frammenti di papiri evangelici (dei quali parleremo subito) furono ricopiati fedelmente, nel IV seco­lo (notiamo che nel N sec. i papiri del Vangelo erano numerosissimi ed erano ancora intatti), sui robusti Codici di per­gamena, che fanno da "ponte" tra quelli e i Vangeli che noi oggi possedia­mo, ossia fanno da ponte tra Gesù e noi.

C) GLI ANTICHISSIMI PAPIRI EVANGELICI DEI PRIMI DECENNI DOPO CRISTO

Quel che ci resta ora da dimostrare è che questi codici del IV secolo riproduco­no fedelmente gli antichissimi papiri scritti nei primi decenni dopo Cristo. Ed è appunto quanto ci accingiamo ora a fare.

Come abbiamo accennato a pagina 69, di questi frammenti di papiri dei Vangeli - che vanno da Gesù al IV seco­lo - ne sono giunti a noi ben 4.680 par­ziali e circa 230 completi: ma il loro numero è destinato ad aumentare col procedere delle ricerche archeologiche.

Noi ne ricorderemo qui solo i princi­pali, per dimostrare che il loro testo è riprodotto esattamente nei grandi codi­ci del IV secolo.

Questi antichi papiri - anche se pic­coli - fanno infatti come da "tasselli di saggio" e confermano che tutto il testo dei Vangeli contenuto nei grandi Codici del IV secolo è fedele agli originali.

E incominciamo col mostrare il papi­ro Chester Beatty I (P45), ritrovato presso il Cairo nel 193o ed ora custodito nel Museo Beatty di Dublino.

Esso è legato in forma di codice ed è databile alla prima metà del secolo III. Contiene gran parte dei Vangeli di Marco e di Luca, e degli Atti.

Più antico del Beatty I° è il codice in papiro P66, detto Bodmer II perché

conservato nella Biblioteca Bodmer di Coligny, presso Ginevra.

É databile alla seconda metà del seco­lo II, forse anche verso il 15o d.C. Contiene i primi 14 capitoli del Vangelo di Giovanni, dai versi 1,1 ai versi 14,26 (mancano solo 24 versetti) e alcuni frammenti dei restanti 7 capitoli.

Più antico ancora è il frammento di codice P52, detto papiro Rylands, ritro­vato nel 192o nell'alto Egitto e conserva­to nella Biblioteca Rylands di Man­cester.

É scritto sui due lati e contiene alcuni versetti del capitolo 18 del Vangelo di Giovanni.

L'esame della scrittura e la prova al radio-carbonio 14 lo fanno datare all'e­poca dell'imperatore Adriano (137-139 dopo Cristo) se non prima. General­mente è ritenuto dell'anno 125.

Ma il più antico papiro contenente un testo del Vangelo è il 7Q5, così detto perché ritrovato nella settima grotta di Qumran e catalogato con il numero pro­gressivo 5.

Di esso, data la sua antichità ed importanza, ci occuperemo ora più a lungo.

Qumran è una località della Pa­lestina a Nord-Est del Mar Morto dove ai tempi di Gesù fioriva una comunità religiosa di monaci Esseni, del cui monastero rimangono ancor oggi nume­rosi resti.

Quando Vespasiano, nell'anno 66 dopo Cristo, in seguito alla prima solleva­zione dei Giudei contro Roma, iniziò la repressione militare che si concluse con la distruzione di Gerusalemme i monaci fuggirono da Qumran non però prima di aver nascosto, nelle numerose grotte naturali che costellano le alture a nord del monastero, i loro libri sacri racchiusi in anfore di terracotta ben sigillate.

Fu così che quei preziosi manoscritti sfuggirono alla distruzione e poterono giungere fino a noi.

Infatti, quasi 2000 anni più tardi, nel 1947, alcuni pastori beduini che erano saliti sui dirupi di Qumran alla ricerca di una capra, penetrarono in una grotta dove trovarono alcune anfore piene di rotoli tutti coperti di scritture antiche.

La scoperta attirò subito l'attenzione del mondo scientifico: le grotte, in numero di 11, furono ispezionate siste­maticamente dagli archeologi: nella grotta n. 1 fu ritrovato il celebre rotolo di Isaia, scritto in ebraico su pergamena, risalente al I secolo avanti Cristo (vedi a pagina 69), mentre nella grotta ispezionata nel 1955, furono rinve­nuti alcuni frammenti di rotoli di papi­ro eccezionalmente scritti in lingua greca.

Ma fu solo 17 anni dopo, nel 1972, che il celebre papirologo spagnolo, Padre José O'Callaghan, mentre stava lavo­rando alla catalogazione scientifica dei papiri greci dell'Antico Testamento, cer­cando di decifrare il 7Q5, scoprì che esso conteneva non un testo dellAntico Testamento ma del Nuovo Testamento, e precisamente i versetti 52 e 53 del capitolo 6° del Vangelo di San Marco.

Ecco (pag.92 a sinistra)la trascrizio­ne in caratteri moderni delle lettere decifrate e la loro integrazione (qui evi­denziata) nel testo criticamente rico­struito e la traduzione italiana del passo:

«...avevano capito riguardo ai pani, ma il loro cuore era induri­to. 53 E compiuta la traversata vennero a Genesaret e approdarono. 54 E quando...

Possiamo quindi affermare con cer­tezza che il papiro 7Q5 contiene il testo di Marco lo stesso testo che ritroviamo intatto nei grandi codici del IV secolo e che qui abbiamo messo in evidenza nel Codice Vaticano.

Ciò dimostra che la trasmissione del testo dei Vangeli si è mantenu­ta inalterata dai manoscritti del I secolo ai grandi codici del IV secolo e, da questi, fino ai nostri giorni.

Alla fine di questo nostro lavoro non ci resta che il dovere di precisare il meglio possibile l'anno nel quale fu scritto il papiro 7Q5.

In base ai dati storici esso è certa­mente anteriore agli anni 66-68 dopo Cristo, anni nei quali - come sappiamo - fu nascosto nella grotta 7 di Qumran.

Ma in base ai dati paleografici, ossia in base al tipo di scrittura, esso risulta ancora più antico: infatti i paleografi Schubart e Roberts hanno datato il 7Q5 attorno agli anni 50; e questo ancor prima che O'Callaghan lo identificasse con Marco 6,52-53.

Se poi, seguendo gli studi di Padre Carmignac, riflettiamo che il 7Q5 non è l'originale scritto in ebraico da Marco a Roma, ma una copia della sua traduzione greca giunta più tardi a Qumran, si deve concludere con lui che l'originale di Marco è ancora più antico e fu scritto assai prima dell'anno 50, forse tra il 42 e il 45, ossia a soli 10-15 anni dalla mor­te di Gesù, quando vivevano ancora i testimoni oculari dei fatti (Op.cit.­pag.104).

Notiamo infine che la vicinanza dei manoscritti dei Vangeli ai fatti che narrano è, si può dire, un caso unico nella storia della trasmissione dei testi antichi. Se si pensa che eventi storici dei quali nessuno dubita, come le campagne di Giulio Cesare in Gallia da lui descritte nel De bello gallico, sono testimoniate da pochissimi manoscritti che distano 8 seco­li dall'originale; e che le opere dei grandi poeti greci come Omero, Eschilo, Euripide e Sofocle e di grandi filosofi come Platone e Aristotile sono giunte a noi su copie scrit­te 1200-13oo anni dopo che fu scritto l'ori­ginale, allora dobbiamo convenire che i Vangeli sono, sotto l'aspetto delle fonti, i testi più sicuri che si conoscano.


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18/11/2012 19:07
 
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DI COSA TRATTANO I VARI LIBRI BIBLICI DELL'ANTICO TESTAMENTO:  SINTESI

Antico Testamento
 
Genesi: ci rivela il proposito di Dio per la salvezza del genere umano che da qui "Bere'shit"-In Principio..... prende forma con una promessa che da il via al Progetto salvifico "Io porrò inimicia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe...."(Gn.3,15)
 
Esodo: è il cuore dell'opera biblica in termini di "intervento di Dio per il suo popolo in previsione dell'Incarnazione".....Israele viene liberato dalla schiavitù, nasce la Pasqua ebraica, anticipazione di Gesù Cristo, NOSTRA PASQUA........
 
Levitico: è definito il Libro DEI SACERDOTI.... si articola in quattro grandi Leggi espresse da Dio:
1) la Legge dei sacrifici in prefigurazione dell'Unico Sacrificio perfetto in Cristo- cap. 1/7;
2) la Legge dei Sacerdoti dal cap.8/10. E' la preparazione all'adorazione di Dio alla quale il popolo viene gradatamente preparato.
3) la Legge per esercitare la purezza morale cap. 11/16. Nasce la "GIORNATA DEDICATA ALLA PURIFICAZIONE E AL PERDONO".
4) la Legge di santità cap. 17/26, che essendo tale santità=qadòsh, e attribuito primario di Dio "Dio solo è SANTO", deve essere acquisita e vissuta dal popolo che deve imparare a separarsi da ciò che rende impuri, è l'anticipazione dell'essere TEMPIO SANTO DI DIO predicato dagli apostoli.
La pratica di tutto il Levitico ha uno scopo: disporre il popolo di Dio a questo INCONTRO, gli farà eco il Libro di Osea 6,6: "Io voglio l'amore e non i sacrifici, la conoscenza di Dio e non gli olocausti", per insegnare al popolo che la Legge di Dio non deve essere vissuta come un laccio, tema che riprenderà Gesù stesso.
 
Numeri: narra la storia di Israele nel deserto. Si forma al termine un quadro LEGISLATIVO della futura nazione ebraica che si stanzierà nella Terra promessa......
 
Deuteronomio: il termine vuol dire " SECONDA LEGGE", il popolo di Israele viene chiamato ad ubbidire, tuttavia esso non un codice di leggi quanto piuttosto....UN MANUALE GIURIDICO, in esso sono contenute infatti DELLE OMELIE CENTRATE SULL'AMORE PER LA LEGGE DIVINA DONATA ALL'UOMO PER UN PERCORSO VERSO LA PERFEZIONE.....E' una legge PREDICATA per spingere L'ASCOLTATORE A SVILUPPARE INTERIORMENTE LA CONOSCENZA DI DIO e la sua volontà.......
 
Giosuè: Finalmente il Popolo entra nella terra promessa.
 
Giudici: indubbiamente il popolo insediato ha ora bisogno di INSTAURARE DELLE LEGGI....iniziano dunque i problemi anche di convivenza......NASCE LA MONARCHIA, i Giudici sono capi militari e civili che Dio SUSCITA in determinate occasioni PER LIBERARE LE TRIBU' D'ISRAELE DALL'OPPRESSIONE DEI POPOLI VICINI CHE ERANO ANCHE IDOLATRI.....Un Libro interessante perchè svela preziose informazioni su uno dei periodi più oscuri della storia d'Israele che va dal sec. XII al XI a.C.
Dio PUNISCE L'INFEDELTA', MA NON RIPUDIA IL SUO POPOLO...il popolo nella maggioranza rimane comunque fedele a Dio ma CEDE ALLA SEDUZIONE DI CULTI CANANEI......DIO FA EMERGERE LA SUA PAZIENZA, LA SUA MISERICORDIA......
 
Rut: una nuora piena d'amore, è un capolavoro della letteratura biblica.....ed è una antenata di Davide. Vengono messe in rilievo le seguenti caratteristiche del popolo d'Israele:
- la devozione verso i genitori;
- la pietà verso i parenti;
- l'amore verso la famiglia.
 
1 Samuele: 2 Samuele: Davide, è il re modello di Israele. Il Libro era all'origine uno solo, diviso in quattro sezioni, nella prima parte abbiamo:
1) 1Sam.1/7: la carriera di Samuele, dalla nascita alla vocazione, fino al momento in cui diventa SALVATORE D'ISRAELE.
2) 1Sam.8/15: ripercorre L'ISTITUZIONE DELLA MONARCHIA eil regno di Saul, sul quale però incombono ombre e tenebre....
3) 1Sam.16 e 2Sam.4: parla della carriera di Davide, la sua elezione e il conflitto con Saul, fino a quando Davide viene proclamato re d'Israele.....
4) 2Sam.5/20: è descritta l'attività politica, militare e religiosa di Davide....importante queste tre attività che saranno riassunte IN GESU' CRISTO: RE, CAPO E DIO....
C'è una parte che è chiamata PROFEZIA DI NATAN in 2Sam.7.......che rappresenta IL VERTICE di questo Libro dove narra una testimonianza audace e al tempo stesso MERAVIGLIOSA.....della visione biblica SULLA STORIA DELLA SALVEZZA.......parla del legame alla discendenza ed alla persona di Davide da cui verrà IL MESSIA.........
 
1 Re: 2 Re: anche questi Libri erano all'origine uno solo...parte dallo scisma di Salomone....Il regno è diviso; si sottolinea la figura dei profeti.
Questi due libri NON contengono una una storia profana....ma è un opera che è una reflissione sulla storia della monarchia d'Israele legata al Progetto di Dio ed alla profezia del Messia........
 
1 Cronache: 2 Cronache: due Libri che narrano "fatti dei giorni, annali....." la fedeltà di Dio verso il Suo popolo, ma anche la caduta di Israele come nazione. E' diviso in 4 parti:
1) 1Cr.1/9: ci sono tavole genealogiche ed è sintetizzata la storia da Adamo fino a Saul;
2) 1Cr.10/29: è dedicata al re Davide, con le indicazioni del culto a Dio;
3) 2Cr.1-9: è il regno di Salomone e la costruzione del Tempio dove è segnata la festa della Dedicazione;
4) 2Cr.10/36: il regno di Giuda e la morte di Salomone fino all'esilio di Babilonia.
Le Cronache fanno emergere la preoccupazione e la passione per il CULTO E LA LITURGIA.....
 
Esdra: e Neemia: il primo parla del ritorno dall'esilio e il rinnovamento. Nemia durante la ricostruzione del tempio.
 
Tobia: e Giuditta: in Tobia si rivela la dolorosa sorte di due ebrei osservanti della Legge, deportati in Assiria dopo la distruzione del regno d’Israele, alla prima desolazione segue l’intervento di Dio che non abbandona i suoi (cap.4/13), è definito un libro SAPIENZIALE. L’autore vuole trasmetterci una lezione religiosa e di fede mediante questa narrazione per versi drammatica e per altri provvidenziali, prendendo probabilmente spunto da qualche racconto realmente accaduto che la comunità in esilio si tramandava.
Giuditta,così è chiamo la protagonista che liberò in modo straordinario il paese di Giuda e la Città santa chiamata qui Betulla, ossia, “Casa di Dio”, da un nemico e rivale di Dio……..la narrazione che suggeriamo di leggere, si snoda su tre parti:
1) cap.1/3 si legge della minaccia che grava sul popolo giudaico da parte di Nabucodonosor;
2) dal cap. 4/8, descrive l’oppressione dei Giudei assediati e stremati mentre Giuditta li esorta a resistere;
3) cap.9/16: finalmente la liberazione per mezzo dell’intervento di Giuditta…
Questo Libro è in verità molto discusso dai critici esegeti…il modo con cui Giuditta ottiene la libertà per mezzo della seduzione, dell’inganno e dell’assassinio…..lasciano perplessi ad una critica attuale, tuttavia gli elementi preposti vanno valutati tenendo conto della situazione di quel periodo nel quale il popolo giudaico venne attaccato per prima e Giuditta si ritrova ad agire per legittima difesa. Il Libro va letto seguendo la cronologia del popolo d’Israele insieme a Dio che lo segue, lo ammonisce, lo istruisce, in tal modo il racconto risulta edificante e non un freddo resoconto storico.
 
Ester: un'altra Donna che con il suo coraggio salva gli ebrei esiliati. In questo Libro sono stati aggiunti dieci frammenti all’opera composta nel 150 a.C. in greco e riconoscibili per l’aggiunta al numero di una lettera alfabetica (es. cap. 1, 1a, 1b….). Anche qui assistiamo ad una distribuzione di tre parti:
1) cap.1/2: si prepara il dramma;
2) cap.3/8: il ministro Aman ordisce un complotto contro i Giudei che devono essere sterminati, ma Mardocheo, zio di Ester, la induce come regina ad intervenire presso il re, Aman viene impiccato;
3) cap.9/10 che avvia la conclusione, narra l’istituzione della festa dei Purim per ricordare l’evento.
Questo Libro, come quello di Giuditta, ha lo scopo di sottolineare che Dio viene sempre in aiuto del suo popolo quando esso è in pericolo anche se è minacciato da forze interne e da potenti nemici. I Padri si riallacciano a Giuditta e ad Ester per sottolineare la simbologia con la Chiesa, inoltre si ricollega al Libro della Sapienza 11,16 e al Libro dei Proverbi 15,33….nell’illustrare in modo spettacolare il principio sapienzale secondo il quale si viene castigati da ciò con cui si pecca.

1 e 2 Maccabei.: questi due Libri non hanno un comune autore, ambedue però narrano del medesimo periodo duro e tenebroso, ma al tempo stesso glorioso della lotta del giudaismo CONTRO IL PAGANESIMO ellenista il quale s’imponeva con persecuzione spesso violenta.
Il primo libro contiene la storia di circa quarant’anni, dall’avvento al trono di Siria di Antiochio Epifanie, fino alla morte di Simone, l’ultimo dei Maccabei.
Il secondo Libro contiene fatti accaduti in Giudea, ma non è la continuazione del Primo Libro, anche se rievoca alcuni fatti li descritti. L’autora lo presenta come il compendio di un’opera a noi sconosciuta scritta dopo il 160 a.C. da un certo Giasone di Cirene, un giudeo della diaspora africana. L’opera descrive l’invito agli Ebrei d’Egitto a celebrare insieme ai fratelli di tutta la Giudea la festa della purificazione del Tempio già riportata in Levitino. Nella prima parte si rievoca la durissima e violenta persecuzione agli Ebrei che provoca i MARTIRI e dove per la prima volta nella Bibbia compare questo termine, un'altra parte narra degli intrighi e dei compromessi di alcuni sommi sacerdoti per il potere. Poi ci sono le imprese di Giuda Maccabeo fino alla splendida vittoria su Nicarone.
Il libro procede in quella RIVELAZIONE progressiva che è tipica di tutta la Bibbia e che appartiene ad ogni Libro contenuto nel Canone: si esprime la credenza esplicita NELLA RISURREZIONE; se i giusti soffrono fino al martirio per la loro fede nell’unico Dio, sono essi sicuri di risuscitare dal regno dei morti e ottenere una giustizia nell’altra vita.
 
Giobbe: è un Libro sacro, è anche un capolavoro della letteratura UNIVERSALE, senza tempo, adattabile ad ogni epoca e ad ogni singola persona, come ad ogni comunità. E’ l’eterno dolore e mistero DELL’INNOCENTE che paga non si sa neppure che cosa, senza apparente colpa se non per fare emergere la radicale fiducia in Dio…
 
Salmi: sono una raccolta di 150, diremo oggi, PREGHIERE, SUPPLICHE, MONITI, INCORAGGIAMENTI…..è la preghiera DI COLUI CHE CREDE e si affida a Dio. Sono stati composti nell’arco di un millennio dal sec. XI al II a.C. rispecchiando la fede ebraica e del popolo in ogni sua difficoltà storica. Tutti i Salmi sono leggibili in chiave MESSIANICA e questo li rende maggiormente credibili al di la della loro canonicità, come il Libro di Giobbe, essi sono adattabili ad ogni epoca, ad ogni persona che accoglie il Mistero di Dio e lo cerca con cuore puro.
 
Proverbi: raccolta di saggezza nell’arco di cinque secoli, contiene una collezione di proverbi appunto che appartengono ad autori e ad epoche diverse. La II e V collezione sono attribuiti a Salomone ed hanno una stretta affinità con una raccolta EGIZIANA conosciuta come le “Massime di Amenemope” risalenti prima del Mille a.C. Si narra l'arte del vivere secondo uno schema impartito da Dio stesso nell’arco del tempo da quando iniziò a prendersi cura di questo popolo in cammino. In essi sono confluite tradizioni, detti vari, ma soprattutto l’esperienza della Sapienza di Dio che man mano si andava manifestando.. “Chi trova me trova la vita e incontrerà la benevolenza del Signore” (Prov.8,35)……..
 
Ecclesiaste o Qohèlet: impartisce una sorta di…. filosofia del mondo. Contiene delle riflessioni sull’esistenza umana, spesso in modo complesso perché sono annotate senza un ordine preciso….L’autore è un ebreo vissuto verso la fine del III sec. A.C. e Qohèlet significa letteralmente “Colui che parla nell’assemblea”. Viene evidenziata una condanna alla VANITA’ (1,2; 12,8) che è l’artefice DELL’INCOSISTENZA E DELL’INCOMPRENSIBILITA’ DELLA VITA E DELLE COSE espresse alla luce di Dio……..
Questo Libro è considerato una pietra miliare NEL CAMMINO DELLA RIVELAZIONE, contro la vanità dice Gesù “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”; l’autore fa intendere che la dove la sua ragione non arriva alla comprensione, cede con umiltà all’obbedienza della rivelazione perché sente che al di là di tutto esiste Colui che conosce il tutto per cui il mondo ha ragione di esistere così come è. E’ un testimone della fede nel Dio d’Israele in termini eroici quanto più la ragione è messa a dura prova. L’autore anticipa la rivelazione del Messia per mezzo del quale tutto viene compreso (cfr.Gv.1,9)………..
 
Cantico dei Cantici: un canto d'amore secondo l’esperienza vissuta del popolo ebraico…..Anche qui assistiamo ad un carattere sia simbolico quanto letterale della narrazione, un rabbino del II d.C. annotava: “ L’universo intero non vale il giorno in cui Israele ebbe il Cantico dei Cantici!”.
 
Sapienza: scritto direttamente in greco verso il 50 a.C. da un ebreo residente in Egitto, è considerato l’ultimo libro scritto dell’A.T. Il Libro si articola in tre parti:
1) cap.1,1/6,21: la Sapienza è una guida insostituibile per l’uomo che guida alla vita immortale per chi la segue con umiltà e come testimone della colpa per chi la rifiuta……
2) 6,22/ 9,18: è un elogio alla Sapienza che è Dio e si conclude con una preghiera per ottenere da Dio la Sapienza.
3) 10/19: mostra la Sapienza in azione…..attraverso alcuni periodi storici narrando della Salvezza, specialmente nel periodo dell’Esodo.
In questo contesto la Sapienza è colei che ha guidato e sostenuto il suo popolo, mentre gli egiziani rappresentano tutti coloro che rifiutano la Sapienza, rifugiandosi in sé stessi, rincorrendo invece della vita, la morte dell’anima………
La prospettiva della vita eterna qui narrata, danno al Libro un tono decisamente ottimistico e di grande spessore, quanto più l’uomo TENDE DA SOLO A NAUFRAGARE, TANTO PIU’ LA SAPIENZA SI METTE IN MOTO PER ANDARGLI INCONTRO………
 
Siracide: o Ben Sirach è il nome di questo autore sapienzale chiamato anche Ecclesiastico per la sua componente educativa e comunitaria.
1) la prima parte è sul genere del Libro dei Proverbi;
2) questa parte – 42,15/ 43,33- celebra la Sapienza di Dio in tutta la creazione e nella vita degli uomini della storia d’Israele, specialmente i suoi uomini più illustri.
3) un’appendice di preghiera e di esortazione alla Sapienza concludono il Libro………
Il Libro venne scritto all’origine in ebraico che andò perduto (si conservano alcuni frammenti) Il nipote dell’autore lo scrisse in greco nel 132 a.C. traducendolo per le comunità ebraiche emigranti questa versione fu conservata dal primo secolo dai cristiani facente parte della versione greca dei LXX (Settanta).
 
Isaia: è definito il profeta della speranza per le sue profezie non solo sulla nascita del Messia, ma anche per la descrizione minuziosa e perfetta che ha fatto della sua passione e morte……...La profezia messianica qui contenuta, fa un riepilogo di tutta la storia d’Israele, sia dell’esilio quanto il tempo postesilico…….. Gli studiosi ritengono che il Libro non sia frutto di un solo autore ma di ben tre………
1) la prima parte -1/39-: è un richiamo al popolo d’Israele, alla fede ed alla conversione come unico atteggiamento per evitare l’intervento punitivo di Dio che si concretizzerà con l’esilio a causa della sua disobbedienza…….Solo una piccola parte che pratica il vero culto e che vive con fede, sarà risparmiata dalla distruzione e dal castigo……
2) la seconda parte -40/55-: è un messaggio di consolazione e annuncia la liberazione d’Israele dall’esilio babilonese che avverrà nel 538 a.C. (l’attività di questo profeta risale attorno al 765 a.C.) da qui si delinea definitivamente la FIGURA MESSIANICA DEL SALVATORE, SERVO DEL SIGNORE, che porterà a compimento il progetto della salvezza attraverso il dono della sua stessa vita in riscatto di tutti……
3) la terza parte -56/66- è il trionfo espresso in canti di gioia per il ritorno dall’esilio vissuto e visto come un secondo esodo.Gerusalemme e Sion sono il punto d’arrivo, ma al contempo anche di partenza PER PROCLAMARE LA SALVEZZA RICEVUTA E LA POTENZA DEL NOSTRO DIO……….
 
Geremia:è un profeta che che vive in un contesto storico caratterizzato dal predominio di Babilonia, la sua è una profeta della tragedia. Assiste infatti alla distruzione del regno di Giuda e di Gerusalemme (586 a.C.) e alla deportazione dei superstiti. Lo stile è quello DELL’ORACOLO che si alterna a fatti storici che confermano gli oracoli stessi. Abbiamo tre parti:
1) 2/25: oracoli di condanna contro Giuda e Gerusalemme;
2) 26/45: brani che riguardano il profeta stesso “passione di Geremia” e oracoli di consolazione per Giuda e Israele;
3) 46/52: gli oracoli sono diretti ai popoli pagani.

Lamentazioni: sono una raccolta di cinque poemetti del genere LETTERARIO DEL LAMENTO, sia individuale quanto collettivo. E’ un poema sulla sofferenza! La traduzione della LXX (Settanta) in greco, la inserì come aggiunta al libro di Geremia era infatti conosciuto come “LAMENTAZIONI DI GEREMIA” anche se non sono attribuibili a lui, ma alla piccola comunità dei superstiti di Giuda che li cantava durante le penitenziali. Hanno origine con la distruzione di Gerusalemme, ma si concludono con una speranza in Dio “ricco di misericordia per coloro che lo cercano”.
 
Baruc: si suddivide in tre parti:
1) prolo storico;
2) liturgia penitenziale;
3) inno sapienzale.
La parte finale è una omelia profetica. Gli storici individuano in Baruc il segretario e amico del profeta Geremia, questo testo scritto all’origine in ebraico, si è conservata per noi la versione in greco tenuta nella LXX. Il Cap. 6 di Baruc è riconosciuto come “lettera di Geremia”, così chiamata per l’affinità con Geremia 29, lettera agli esuli.
 
Ezechiele: è una profezia sulla gloria di Dio. Ezechiele è della stirpe sacerdotale, esiliato a Babilonia, iniziò la sua opera profetica divenendo una guida morale e spirituale per tutti i deportati. Cuore del Libro è la caduta di Gerusalemme E LA RIVELAZIONEDEL NUOVO CULTO DEFINITIVO che si divide in tre parti:
1) annuncio dei tremendi castighi di Dio contro il popolo disobbediente;
2) annuncio della rovina dei popoli idolatri…
3) annuncio della salvezza d’Israele, del perdono e della misericordia di Dio con l’annuncio del nuovo Tempio DELLA FONDAZIONE DI UN NUOVO CULTO IN UNA TERRA RINNOVATA, SOTTO LA GUIDA DI UN NUOVO E DEFINITIVO PASTORE.
 
Daniele: più che una profezia sulla fede in Dio, questo libro appare una visione a volte apocalittica nella quale dominano i simboli da interpretare. Questo Libro è giunto a noi in tre lingue: aramaico, ebraico e greco.
 
Osea: è una meravigliosa profezia sull'amore. Osea è colui che meglio di tutti ha saputo cogliere i rapporti più intimi fra Dio e Israele nonostante le tante contraddizioni comel’esperienza personale dell’infedeltà della sua donna. Questa esperienza di Ose ha un valore universale ed ha assunto un valore simbolico, i nomi dei tre figli avuti da lei specificano le conseguenze dell’indfedeltà:
- Izreel: località di lotte sanguinose;
- Non-amata : che indica la dolorosa sospensione di ogni sentimento materno e paterno di Dio per Isarele;
- Non-popolo-mio: che indica l’abbandono, la conseguente condanna e la conseguente distruzione.
Osea viene portato a sperimentare L’INIFINITA FEDELTA’-TENEREZZA di Dio verso Israele, nonostante le ripetute infedeltà del suo popolo.
Israele diventa la “sposa ripudiata”; la figlia “non più amata”….Ma Dio rimedia ad un triste finale con un castigo purificatore. Sarà come tronare nel deserto e la Israele, almeno la parte migliore, tornerà a Dio. La sofferenza è solo un punto di partenzaper un nuovo avvenire. Dio ha amato tanto Isarele da non poterlo distruggerlo, e farà di tutto per recuperarlo, come uno sposo fedele che non accetta ripudi, vuole recuperare la sposa amata, come sperimenterà Osea.
 

Gioele: Il giorno del Signore è tutto il cuore di questa profezia. Esso è prefigurato con molti fatti reali come:
- la siccità, invasione di insetti, nell’esperienza negativa; nella parte positiva è invece presentata l’effusione gratuita della grazia in una nuova vita e di un nuovo Spirito da parte di Dio. Un richiamo fedelissimo citato in Atti degli Apostoli 2,17-21, i quali riprendono la visione dell’effusione dello Spirito per delineare la Chiesa che si raccoglie nel “Giorno del Signore” commemorando la Pasqua di Cristo Risorto, mediante il nuovo popolo che ha creduto.
 
Amos: è una profezia sulla giustizia. L’epoca in cui opera Amos è un periodo tranquillo e di relativo benessere che vede la trasformazione dei piccoli borghesi in ricchi “accumulatori”. Amos allora, avvertendo il pericolo di una ricchezza materiale che allontana dal pensiero da Dio, ammonisce nell’annunciare il giudizio di Dio sulle INADEMPIENZE, sulle ingiustizie e sull’arroganza di una amministrazione che si dimentica DI DIO. Amos è chiamato da Dio stesso nonostante la sua bassa cultura, per condannare l’arroganza, il lusso della città che vive senza applicare gli interessi di Dio.
 
Abdia: è una brevissima profezia sul giudizio universale. Solo 21 versetti, appare un ripetere Geremia 49,7-22. Con questo “giudizio” il profeta annuncia la presenza di Dio e il suo specifico intervento a favore non solo della giustizia individuale, ma anche collettiva e comunitaria.
 
Giona: è una profezia del pentimento. Giona ha suscitato molti dibattiti fra gli studiosi a causa della sua difficile collocazione storica. Il Libro non è affatto facile nell’interpretazione, è piuttosto complesso per questo gli esegeti concordano nel mettere in guardia dall’interpretare i fatti narrati come storici nel senso che noi “moderni” diamo a questo termine. E’ meglio parlare di storia profetica nel senso che viene qui narrata una vicenda che certamente può essere accaduta e che il profeta amplica a seconda dell’ispirazione per dimostrare e visualizzare un atteggiamento benefico di Dio verso i NON Ebrei e un atteggiamento religioso dei NON Ebrei verso il Dio biblico, che E’ DIO DI TUTTI. Parte da Giona la prima predicazione di un Dio unico ed universale, il Dio dell’Alleanza non è Dio solo d’Israele, nessuno in Israele può considerarsi detentore della salvezza di Dio.
 
Michea: profetizza un ristabilimento di tutte le cose. Partendo da una denuncia del popolo eletto contro la giustizia sociale, Michea non risparmia nessuno: ricchi, poveri, commercianti, giudici, sacerdoti e profeti. Ad essi il profeta denuncia la ricerca del profitto, l’ingiustizia e la corruzione, ma come ogni profeta che si rispetti, egli conclude un annuncio di speranza: LA NASCITA DEL MESSIA (5,1-5).
 
Naum: è una profezia sulla retribuzione. Contiene un salmo alfabetico, seguito dalla distruzione di Ninive e Tebe, tuttavia il Signore restaurerà Giuda e Israele. Il messaggio non è rivolto solo agli Ebrei, ma a tutti.
 
Abacuc: è una brevissima profezia sul dubbio e sulla fede. Parte da una domanda: Possiamo conoscere come il nostro Dio guida la storia? La risposta dovrebbe risolvere il problema drammatico della presenza del giusto e dell’ingiusto nella storia umana, entrambi NUTRITI DA DIO, ma c’è una conclusione: IL GIUSTO VIVRA’ PER FEDE, lasciando intendere chiaramente come l’ingiusto, se non si convertirà, subirà la morte.
 
Sofonia: profezia sul giudizio, calca sul Giorno del Signore che incombe sulla storia di Giuda e sulle NAZIONI che l’opprimono e su tutta l’umanità che non porrà ascolto...Queste immagini saranno ripetute poi dalla prima predicazione apostolica.

Aggeo: porta una profezia sulla consacrazione. Il suo messaggio parte dal suo nome che significa “FESTIVO” e tutta la sua profezia è orientata all’ottimismo e all’incoraggiamento per la ricostruzione del tempio che diventa SIMBOLO DELLA FESTA DEL POPOLO BIBLICO.
 
Zaccaria: è una profezia sul ristabilimento d'Israele. Contemporaneo di Aggeo, probabilmente fece parte del primo gruppo di rimpatriati dall’esilio, anche lui parla della ricostruzione del tempio, ma vi aggiunge un carattere escatologico-messianico, facendo affiorare temi apocalittici e messianici che saranno elaborati nel Nuovo Testamento.
 
Malachia: un profeta del quale non sappiamo nulla, tranne il nome che vuol dire “messaggero del Signore”. La sua è una profezia sull'attesa di Israele. Israele attende e si chiude con lui, nel V sec. A.C. le profezie su Israele.
Il profeta si concentra sulle colpe dei sacerdoti e alle colpe che compromettono la purezza dei rituali. Il suo annuncio sarà identificato poi con Giovanni Battista (3,1) e la profezia DI UNA OFFERTA PURA CHE SI ELEVERA’ A DIO DA OGNI PARTE DELLA TERRA (Eucaristia).


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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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