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Maria, cooperatrice del disegno salvifico

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2021 22:14
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03/02/2010 17:12
 
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Cooperazione di Maria alla salvezza


Essere Madre di Cristo era per Maria, più che un privilegio, una funzione a servizio della salvezza, ed è senza dubbio per questo che ella si qualifica serva del Signore. Gesù, fattosi uomo attraverso di lei, diviene sacerdote e vittima. Infatti, Dio in quanto tale non potrebbe essere vittima, e per essere sacerdote bisogna che sia uomo (Eb 5, 1).


Maria, quindi, è stata scelta (Gn.3,15) e chiamata a cooperare all’opera di Cristo (Lc.1,27), iniziata con l’esistenza umana ch’ella gli ha donato.
La Redenzione non è un dono di Dio caduto dal cielo, un’opera paternalistica in cui Dio non farebbe che dare e l’uomo ricevere. Dio ha realizzato la salvezza non dall’alto, ma dall’interno dell’umanità, tramite un uomo, Gesù Cristo, e ha richiesto la cooperazione degli uomini, in tutte le varie fasi. Maria è la prima in questa cooperazione. Anche in ciò essa è il prototipo della Chiesa: riscattata per cooperare alla Redenzione, fase per fase.

Maria ha cooperato alla formazione stessa di Cristo Redentore. Non ne ha soltanto formato il corpo, ha acconsentito a quel progetto di Dio con incondizionata adesione di fede, speranza e carità teologale. Non ha accettato soltanto di concepire e partorire un figlio (Lc 1,30), ma di far nascere il Salvatore, di far causa comune con Lui. Tale è la portata del suo sì incondizionato e irreversibile. Ella ha condiviso tutta la vita nascosta di Cristo.
Ha condiviso l’ora decisiva della sua morte, rappresentando così, in unione intima e perfetta con Lui, la comunione di una semplice creatura, di una persona umana, di una riscattata, di una donna: la parte della nuova Eva accanto al nuovo Adamo.
Ella non è un altro Salvatore, ma la perfetta comunione e cooperazione col Salvatore.
Ciò risponde bene alla struttura comunicante della salvezza, così come Dio l’ha stabilita. Maria, prototipo della comunione con Cristo, è anche prototipo dei fedeli al sacrificio redentore di Cristo.


Inoltre, Maria ha partecipato dolorosamente alla Passione con la sua "compassione" di madre (Gv 19,34). Di fronte all’atroce sofferenza di suo Figlio, di fronte alla sua impensabile disfatta e all’apparente vittoria del Male, nel momento in cui gli avvenimenti facevano crescere le tentazioni, il suo sì irreversibile fu messo alla prova per una suprema conferma.
La comunione teologale di Maria con Cristo è stata così integrata al sacrificio costitutivo della Redenzione, come l’offerta dei fedeli al sacrificio della Messa. In questa linea ella coopera, con la fede e la preghiera, alla nascita pentecostale della Chiesa.
Oggi Maria continua a cooperare con Cristo in una comunione perfetta e glorificata di pensiero e di azione. Il Signore aveva fatto capire a Teresa di Lisieux che lei avrebbe vissuto il suo cielo facendo del bene sulla terra. Quell’ispirazione non è stata sicuramente tradita per Teresa... Come potrebbe non essere adempiuta in Maria?
Secondo la convinzione e l’esperienza profonda della Chiesa, Maria nostra Madre continua ad occuparsi dei suoi figli, che ella ora conosce nella gloria di Dio.


La Vergine Madre nel progetto salvifico di Dio: Come nella storia della caduta vi su la partecipazione della prima Eva, nella restaurazione vi è la partecipazione della Nuova Eva. Il Cristo riprende Adamo, la croce l’albero della caduta, Maria riprende Eva. Il Verbo incarnandosi ricapitola in sé tutti gli uomini e si costituisce nuovo Adamo. Come il primo, così anche il secondo deve nascere da "Terra vergine": Maria generandolo senza altro concorso umano, trasmette tutta la natura umana a Cristo perché sia il nuovo Adamo. Accanto al rapporto Adamo – Cristo, Ireneo sviluppa quello tra Eva – Maria. Accogliendo la salvezza e la vita, Maria diviene necessaria alla salvezza, causa di salvezza con la sua ubbidienza, mentre Eva, con la sua disobbedienza aveva causato la morte. E’ Maria che scioglie i nodi della disobbedienza di Eva portando la vita. La presenza di Maria è una presenza costante perché la presenza del Verbo trascende il momento storico e riempie della sua potenza salvatrice tutti i tempi come ha generato Cristo, Maria genera anche le membra di Lui alla vita. Per Ireneo Maria è immanente al mistero che salva e il suo grembo materno è fonte di rigenerazione degli uomini in Dio.
Dio avrebbe potuti salvare l’umanità senza che facesse incarnare il Figlio, ma nella Sua infinità giustizia, ha preferito operare con precisione e imparzialità.
Satana sommo male, si servì della donna per adescare l’uomo, e portarlo al peccato,
Dio sommo bene si servì della donna per portare l’uomo alla vita, alla salvezza.
Eva dette il suo sì a Satana, Maria dette il suo sì a Dio. Eva fu veicolo di morte, Maria fu veicolo di vita. L’albero simbolo della vita simboleggia la croce, simbolo della nuova vita.


L’albero è pure simbolo della vita primordiale, la croce simbolo della vita riscattata a caro prezzo da Cristo.
Adamo responsabile del peccato, Cristo responsabile della salvezza.


Eva ebbe il suo concorso nella morte, ma la responsabilità e il demerito caddero su Adamo, capo della donna;


Maria ebbe il suo concorso nella vita, ma la responsabilità e il merito furono di Cristo capo della Chiesa (donna).


Adamo nacque da terra vergine, Gesù nacque da un corpo vergine.
Terra vergine: non irrigata dalla pioggia né lavorata da mano d’uomo come era quella del paradiso terrestre, raffigura, secondo Ireneo, Maria che senza intervento umano plasma il corpo di Cristo.
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02/04/2010 22:41
 
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Maria potrebbe aver avuto un ruolo importante nella redazione dei Vangeli.

L'evangelista San Luca ci indica dunque che "Maria conservava queste cose nel suo cuore", che cioè aveva compiuto e compiva naturalmente queste operazioni nel suo cuore.
Quando San Luca va a raccogliere i ricordi di Maria non solo ci viene presentato il resoconto da lei fornito, ma - contemporaneamente - ci viene presentata anche la stessa operazione mentale della sua memoria, alla radice di questo resoconto.
Cioè San Luca ci presenta le storie della nascita e dell'infanzia del Signore Gesù, filtrate e "setacciate" naturalmente dai processi della memoria, cioè della mente e del cuore della Vergine Maria.


 
Questa ricostruzione è quanto mai attendibile.
    Nessuno poteva conoscere così dettagliatamente i fatti dell'infanzia di Gesù come la sua stessa madre. E Luca, il quale ci dice che fece un attenta ricerca di tutti gli eventi per poterli narrare con ordine, sicuramente attinse le notizie dei primi anni di Gesù alla fonte diretta.
    Così Maria è diventata anche evangelizzatrice per mezzo del Vangelo che è stato scritto in modo che ancora una volta la Parola giungesse a noi per mezzo suo, attraverso di Lei.
 
    Ma non solo Luca si sarà servito dell'aiuto di Maria per redigere il suo Vangelo. 
Anche Matteo, che era uno degli apostoli, ha conosciuto Maria e da lei avrà certamente avuto le notizie della pria infanzia di Gesù. Teniamo presente che Matteo narra solo la visita dei Magi mentre Luca narra solo la visita dei pastori. Essi seguono filoni diversi di un racconto complesso ed enormemente significativo che si diparte da un' unica fonte informativa e da un'unica fonte ispirativa.
Ancora una volta ritroviamo Maria congiunta con lo SPirito Santo per generare insieme la Parola.
 
    Tanto grande è Maria, che nel nascondimento, nel silenzio e nell'umiltà ci fa dono di Cristo, Parola Eterna, che si può riuscire ad udire e a fare nostra solo se, come Lei impariamo ad accoglierLa anche noi con le stesse disposizioni del suo cuore materno.
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10/08/2010 21:39
 
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10/08/2010 21:44
 
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12/08/2010 14:21
 
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Casa direbbe Maria

Commento al vangelo di Domenicauanta emozione quel giorno! Gesù era in me e nessuno lo sapeva. A sentirmi dire quelle parole restai colpita. Capii che quello Spirito Santo che aveva operato in me era anche in Elisabetta. Lei era agli ultimi mesi, io all'inizio di quella gravidanza per tutte e due miracolosa. Il frutto di questo miracolo avrebbe dato inizio a ciò che il nostro popolo aspettava. Il piccolo Giovanni, che stava per nascere, avrebbe preparato la strada al mio Gesù e il mio Gesù sarebbe stato colui del quale avevano parlato la Legge e i Profeti.
La mia mente corse a quelle donne della Bibbia con una maternità miracolosa, anche se non proprio come la mia, ma come quella di Elisabetta.
Rivissi quei momenti e piena di gioia feci mia la loro esultanza. Capii Anna, quando diede alla luce Samuele, e proruppi in un canto di lode simile al suo: "L'anima mia magnifica il Signore!"
Vissi quei giorni con quella mia parente ancora più presa dal mistero che si stava compiendo in me. Poi quel mistero attraverso di me entrò nel mondo ed io lo accompagnai nel suo pellegrinare. Anche se a volte si allontanava fisicamente, il mio cuore era sempre con Lui.
Sotto la croce raccolsi le sue ultime parole terrene, il suo ultimo respiro. E Gesù riprese a vivere dentro di me come quei giorni in cui l'aspettavo.
Sì, risuscitò, lo vidi, ma la sua presenza ormai aveva preso un'altra dimensione nella mia vita, nel mio cuore e nella mia mente. Era una vita di una nuova attesa. Vita di speranza. Vita di fede. Vita di amore ancora più intenso.
Poi venne anche per me il transito. Non fu doloroso come il suo. Lo aspettavo trepidante. Mi prese con sé e mi portò nel suo Regno. Da allora lasciai anch'io la mia presenza nel mondo insieme alla sua.
Mi fece solo sfiorare la morte per darmi la pienezza di vita anche con il corpo.
Contemplami in cielo insieme a Gesù, ma guardami soprattutto al tuo fianco per guidarti a Gesù.
La mia missione è quella di aiutarti a raggiungere la medesima meta che ci terrà tutti uniti, insieme a Gesù, per sempre.
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01/06/2012 14:17
 
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Roberto Benigni spiega come la Madonna con la sua libera accettazione del disegno divino ha permesso che la condizione umana venisse recuperata e che la condizione della donna venisse considerata per il valore che ha.
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15/11/2019 14:23
 
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I termini dibattuti di "mediatrice" e "corredentrice" in ambito teologico.

da Cathopedia

 
 
Rogier van der Weyden, Cristo in croce con Maria e Giovanni, olio su legno, c. 1460


Il termine corredenzione esprime, in alcune correnti mariologiche la particolare cooperazione della Beata Vergine Maria all'opera della Redenzione compiuta da Gesù Cristo.

Non è una dottrina fatta propria dalla Chiesa o definita in alcun modo da essa: essa è ancora oggetto di dibattito tra i teologi.

Fondamento

L'idea di una cooperazione di Maria alla nostra salvezza ha il suo fondamento dogmatico nella maternità divina della Madonna. Maria ha concepito, partorito e offerto Gesù al Tempio. Dopo averLo cresciuto, ha sofferto insieme a Lui fino alla morte in Croce.

Recentemente, sotto l'impulso di varie scuole (ad esempio l'Università Cattolica di Lovanio), e specialmente per l'opera di Jozef Bittremieux, si è acceso un dibattito sull'estensione della cooperazione di Maria e quindi sulla natura dei titoli di Mediatrice e Corredentrice.

Alla base della dottrina della corredenzione di Maria stanno i punti dottrinali seguenti:

Questioni aperte nella teologia pre-conciliare

Vi sono ancora però alcuni punti controversi nella dottrina:

  • Maria si può definire Mediatrice tra Dio e gli uomini come Gesù Cristo e subordinatamente a Lui?
  • Maria si può definire Corredentrice insieme con Gesù nel senso che ha aggiunto efficacemente del suo all'opera del Redentore?
  • Consistendo la Redenzione nella soddisfazione e nel merito de condigno di Cristo, si può dire che Maria, insieme con Lui, ha soddisfatto alla divina giustizia con i suoi dolori e ha meritato per noi la grazia della salvezza?

I teologi più ligi alla tradizione pensano che a questi punti vada risposto negativamente, per timore di derogare alla dignità dell'unico Mediatore e Redentore, e seguendo la tesi classica della necessità dell'Incarnazione.

Altri teologi concordano alle risposte affermative, basandosi anche su documenti pontifici recenti (San Pio X, Benedetto XV, Pio XI), che sembrano indicare questa seconda opzione. Per essi il titolo di Corredentrice è giustificato.

Il Concilio Vaticano II

Nella fase preparatoria del Concilio Vaticano II erano giunte alla Commissione preparatoria del Vaticano II, richieste in merito alla definizione di nuovi dogmi mariani. 265 vescovi avevano chiesto:

(LA) (IT)
« Doctrina mediationis universalis beatae Mariae Virginis definiatur ut dogma fidei » « La dottrina della mediazione universale della Beata Vergine Maria sia definita come dogma di fede »

Da parte di 48 vescovi venne poi la stessa domanda, ma con la precisazione "si id opportunum visum fuerit" ("se ciò sembrasse opportuno"). In totale 313 vescovi, numero senza dubbio da prendere in considerazione.

Quelle richieste diventano rare durante lo svolgimento del Concilio, e anzi andarono scomparendo via via che nell'aula conciliare procedeva il dibattito.

Di fatto la costituzione Lumen gentium, che con meditata scelta non contiene la definizione dogmatica della mediazione, fu approvata con 2151 voti favorevoli su 2156 votanti: un'approvazione moralmente unanime, espressione vera e legittima del Magistero della Chiesa. In quel 2151 voti favorevoli ci sono senza dubbio anche quelli del 313 vescovi che, nella fase preparatoria, avevano chiesto la definizione dogmatica della mediazione di Maria.

La Lumen Gentium traccia piuttosto altre due piste, simili a quella della corredenzione, ma che godono di una maggiore solidità teologica:

  • Afferma in maniera ripetuta la cooperazione di Maria all'opera della salvezza[1]. Il termine cooperatio è un termine aperto, che non suscita reazioni negative nell'ambito della teologia cattolica; è usato da sant'Agostino nel celebre testo De sancta virginitate[2].
  • insiste sulla maternità spirituale di Maria nei confronti dei discepoli di Cristo e di tutti gli uomini[3], sia come cooperazione storica all'evento della redenzione, sia come intercessione permanente in favore degli uomini, dal momento della sua gloriosa Assunzione fine al coronamento di tutti gli eletti[4].

La Dichiarazione della Commissione Teologica Mariana (1996)

In occasione del XII Congresso Mariologico Internazionale, svoltosi a Czestochowa (Polonia) dal 18 al 24 agosto 1996, su espressa richiesta della Santa Sede, una commissione costituita da quindici mariologi cattolici e con la presenza di teologi di altre confessioni cristiane come membri esterni[5] studiò la questione dei titoli mariani "Mediatrice", "Corredentrice" ed "Avvocata", e concluse che:

« 1. I titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi. È parso inoltre non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal Concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi: non adoperò nel suo magistero il titolo di "Corredentrice"; e dei titoli di "Mediatrice" ed "Avvocata" ha fatto un uso molto sobrio[6]. In realtà il termine "Corredentrice" non viene adoperato dal magistero dei Sommi Pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII. A questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che Egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso. Per quanto concerne il titolo di "Mediatrice" non si dovrebbero dimenticare eventi storici abbastanza recenti: nei primi decenni di questo secolo la Santa Sede affidò a tre commissioni diverse lo studio della sua definibilità; tale studio portò la Santa Sede alla decisione di accantonare la questione.

2. Anche se si attribuisse ai titoli un contenuto, del quale si potrebbe accettare l'appartenenza al deposito della Fede, la loro definizione, nella situazione attuale, non risulterebbe tuttavia teologicamente perspicua, in quanto tali titoli, e le dottrine ad essi inerenti, necessitano ancora di un ulteriore approfondimento in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antropologica. Infine i teologi, specialmente i non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli. »

(Testo della Dichiarazione, con commento esplicativo)

Riguardo all'uso del termine corredentrice da parte de Magistero recente, è vero che qua e là, in documenti pontifici assolutamente marginali e quindi privi di peso dottrinale, si può trovare, sia pure molto raramente, tale titolo. Ma nei documenti fondamentali e in quelli di qualche rilievo dottrinale esso è accuratamente evitato. Così è nella costituzione dogmatica Munificentissimus Deus (1950) e nelle encicliche Fulgens corona (1953) e Ad caeli Reginam (1954) di Pio XII. Neppure usa il termine il capitolo VIII della Lumen gentium (1964), né le esortazioni apostoliche Signum magnum (1967) e Marialis cultus di Paolo VI (1974). Lo stesso Giovanni Paolo II evita il termine nell'enciclica Redemptoris Mater (1986): tale documento, per la materia trattata, avrebbe potuto costituire un'occasione propizia per il suo uso.

   
Note
  1. Salta Cfr. Lumen gentium 53, 56, 61, 63.
  2. Salta n. 6. Sulla preferenza da parte del Magistero pontificio del termine cooperatio nei confronti di coredemptio, si veda la catechesi di Giovanni Paolo II nell'Udienza generale del 9 aprile 1997, in cui il Santo Padre tratta diffusamente della cooperazione della Vergine all'opera della salvezza.
  3. Salta Cfr. Lumen gentium 53, 54, 55, 56, 58, 61, 63, 65, 67, 69.
  4. Salta Cfr. Lumen gentium 62.
  5. Salta A conclusione di ogni Congresso Mariologico Internazionale, che si tiene ogni quattro anni organizzato dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale, una Commissione formata da mariologi cattolici e da teologi di altre confessioni cristiane formula una Dichiarazione su qualche punto controverso della dottrina riguardante la beata Vergine Maria, allo scopo di favorire il dialogo ecumenico (fonte).
  6. Salta Cfr. Lumen gentium 62.
Voci correlate
Collegamenti esterni
 

Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 11 dicembre 2010 da don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.

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27/03/2021 22:14
 
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All’udienza generale, alla vigilia dell’Annunciazione, torna a spiegare che è la Madonna «la madre alla quale Gesù ha affidato tutti noi, ma come madre, non come dea, non come corredentrice»


Udienza generale di papa Francesco
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Udienza generale di papa Francesco





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La richiesta di un nuovo dogma mariano, ad ogni modo, arrivò, sotto forma di petizioni, fino al Concilio Vaticano II (1962-1965), che però respinse la proposta; si riaffacciò negli anni successivi al Concilio, tanto che al congresso mariano internazionale di Czestochowa, nel 1996, la Segreteria di Stato vaticano chiese che una commissione di teologi approfondisse la questione, con responso negativo; e, nel corso del tempo, da Amsterdam si propagò all’America Latina, all’Asia, e in particolare le Filippine, e agli Stati Uniti, da dove, negli ultimi anni, la pressione si è fatta più insistente, in particolare da parte di alcuni gruppi di cattolici conservatori, compresi alcuni alti prelati. 


Papa Francesco ha sempre detto no. Pur senza citare esplicitamente la questione del dogma, nel corso dell’udienza generale odierna Jorge Mario Bergoglio è stato particolarmente esplicito. «Cristo», ha detto nella catechesi dedicata all’Annunciazione che la Chiesa celebra domani, a nove mesi dal Natale, «è il Mediatore, il ponte che attraversiamo per rivolgerci al Padre. È l’unico redentore, non ci sono corredentori con Cristo, è l’unico, è il mediatore per eccellenza»


«Dall’unica mediazione di Cristo prendono senso e valore gli altri riferimenti che il cristiano trova per la sua preghiera e la sua devozione, primo tra tutti quello alla Vergine Maria, la madre di Gesù. Ella – ha spiegato il Papa – occupa nella vita e, quindi, anche nella preghiera del cristiano un posto privilegiato, perché è la Madre di Gesù. Le Chiese d’Oriente l’hanno spesso raffigurata come l’Odigitria, colei che “indica la via”, cioè il Figlio Gesù Cristo: mi viene in mente quel bel dipinto antico dell’Odigitria nella cattedrale di Bari, semplice, la Madonna che mostra Gesù nudo, poi – ha notato Francesco – gli hanno messo le camicie per coprire quelle nudità… ma la verità è che Gesù è nudo, lui, solo è il mediatore, e lei segnala il mediatore, lei è la Odigitria. Nell’iconografia cristiana la sua presenza è ovunque, a volte anche in grande risalto, ma sempre in relazione al Figlio e in funzione di Lui. Le sue mani, i suoi occhi, il suo atteggiamento sono un “catechismo” vivente e sempre segnalano il cardine, il centro: Gesù. Maria è totalmente rivolta a Lui». «A tal punto – ha aggiunto il Papa – che possiamo dire che è più discepola di madre: quella segnalazione alle nozze di Cana “fate quello che lui vi dirà”, sempre segnala Cristo, è la prima discepola. Questo è il ruolo che Maria ha occupato per tutta la sua vita terrena e che conserva per sempre: essere l’umile ancella del Signore, niente di più», ha insistito Francesco.


E ancora: la Madonna è «la madre alla quale Gesù ha affidato tutti noi: ma come madre, non come dea, non come corredentrice: come madre», ha rimarcato il Papa. «È vero che la pietà cristiana sempre le dà dei titoli belli, come le cose belle che dice un figlio alla madre, ma stiamo attenti: le cose che la Chiesa, i santi dicono a Maria nulla tolgono della unicità redentrice di Cristo, che è l’unico redentore. Sono espressioni di amore come un figlio alla mamma, a volte esagerate, ma sappiamo che l’amore a volte ci fa fare cose esagerate».


 



Siria, Papa: "Deporre le armi e avviare ricostruzione e ripresa"



 


La prima volta che il Papa si è espresso su Maria corredentrice era in occasione della Messa dedicata alla Vergine di Guadalupe, patrona dell’America Latina, il 12 dicembre del 2019: Maria «mai ha voluto per sé prendere qualcosa di suo figlio, mai si è presentata come corredentrice, ma come una discepola», disse in quell’occasione, «Quando vengono con storie che bisogna dichiararla questo o quest’altro, bisogna darle nuovi dogmi non perdiamo tempo in queste storie: Maria è donna, Signora, madre di suo figlio e della Santa madre Chiesa gerarchica, ed è meticcia, donna dei nostri popoli che ha fatto Dio meticcio». 


Di nuovo, il venerdì che precedette la Settimana Santa del 2020, in una messa mattutina a Casa Santa Marta, Papa Bergoglio disse: «La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia. Soltanto discepola e Madre».


All’udienza odierna, il Pontefice ha sottolineato, poi, che Maria «è sempre presente al capezzale dei suoi figli che partono da questo mondo. Se qualcuno si ritrova solo e abbandonato, ella è madre, è lì vicino, come era accanto al suo Figlio quando tutti l’avevano abbandonato. Maria è stata ed è presente nei giorni di pandemia, vicino alle persone che purtroppo hanno concluso il loro cammino terreno in una condizione di isolamento, senza il conforto della vicinanza dei loro cari. Maria è sempre lì, con la sua tenerezza materna». Maria «ci difende nei pericoli, si preoccupa per noi, anche quando noi siamo presi dalle nostre cose e perdiamo il senso del cammino, e mettiamo in pericolo non solo la nostra salute ma la nostra salvezza. Maria è lì, a pregare per noi, a pregare per chi non prega, a pregare con noi. Perché lei è la nostra Madre».



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