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SCRITTI PATRISTICI SIGNIFICATIVI

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2014 08:49
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23/03/2014 17:53
 
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SOLENNITA` DELL`ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

SOLENNITA` DELL`ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE


 


(25 marzo)


 


Il mistero dell`Incarnazione di Cristo è cosí strettamente unito con la sua nascita che, inizialmente, la Chiesa non vedeva la necessità di introdurre la festa dell`Annunciazione. Quando però la solennità del Natale assunse nella Chiesa importanza sempre piú grande, sorse la festa distinta dell`Annunciazione: le sue prime tracce in Oriente sono del VII secolo. A Roma, venne introdotta da papa Sergio (687-701), insieme con una solenne processione che perdurò fino al XIV secolo.


Il giorno 25 marzo fu scelto in riferimento alla data del Natale. Inoltre, già nel III secolo vi era la convinzione che Cristo fosse divenuto uomo durante l`equinozio primaverile; in questo giorno avrebbe anche dovuto avvenire la creazione del mondo e dell`uomo. La costituzione della festa dell`Annunciazione nel periodo della Quaresima ha riscontrato un inconveniente: la tradizione proibiva di celebrare in questo periodo le feste, che avrebbero interrotto il digiuno di quaranta giorni.


Comunque, la Chiesa d`Oriente e poi la Chiesa di Roma consentirono un`eccezione. La liturgia spagnola non ha seguito la prassi comune, ma ha scelto il 18 dicembre - otto giorni prima del Natale - per la festa dell`Annunciazione. Nel XVII secolo, la Chiesa di Roma accetta la festa del 18 dicembre chiamandola l`Attesa della Nascita, ma nel XIX secolo essa viene soppressa.


L`inconcepibile mistero dell`Incarnazione: il Verbo Eterno riceve il corpo umano nel seno di Maria, il Redentore è vero Dio e vero uomo. Si compie il meraviglioso scambio: il Figlio di Dio assume la natura umana, affinché l`uomo possa partecipare alla natura di Dio stesso.


La Chiesa vede nell`Incarnazione del Figlio di Dio l`inizio della propria esistenza. Al centro di questo mistero sta Maria: Ella accoglie con fede le parole dell`angelo, concepirà dallo Spirito Santo e porterà nel suo grembo Colui che adempirà le promesse date ad Israele e sarà la salvezza delle nazioni. Ricordiamo il mistero dell`Incarnazione nel periodo della preparazione alla celebrazione del mistero pasquale del Redentore. Eccomi per fare la Tua volontà: le parole pronunciate da Cristo nel momento dell`Incarnazione si adempiranno sul Calvario. Il mistero dell`Incarnazione è inseparabilmente legato al mistero della Pasqua, con la morte e la risurrezione del Signore.


«Avvenga di me secondo la tua parola»: le parole di Maria di Nazareth la porteranno fino alla Croce di Gesú. Celebrare la solennità dell`Annunciazione significa credere alla parola di Dio, partecipare alla vita portataci da Cristo, sottomettersi all`azione dello Spirito in noi, dire sempre «sí» a Dio.


Ogni giorno, recitando l`«Angelus» ci poniamo di fronte all`avvenimento unico nella storia del mondo, di fronte all`Incarnazione del Figlio di Dio. Tre brevi frasi prese dal Vangelo raccontano ciò che era avvenuto a Nazareth: l`Annunciazione dell`angelo, la disponibilità di Maria piena d`obbedienza e la discesa del Verbo. La preghiera finale esprime l`unione interna tra l`Incarnazione, la Morte e Risurrezione di Cristo.


 


Ecco, ci appare ora la nostra riconciliazione:


Dio si unisce ineffabilmente agli uomini.


Per la parola dell`Arcangelo viene distrutto l`errore:


la Vergine infatti accoglie la gioia,


la terra diventa cielo,


il mondo è assolto dall`antica maledizione.


Esulti la creatura e innalzi il suo inno:


a te sia gloria, o Signore,


Creatore e Redentore nostro.


 


(Liturgia Bizantina, EE, n. 3046)


 


 


1. L`intenzione divina della verginità


 


Viene promesso il figlio di Zaccaria, e si promette il figlio della santa Madre, ed anche lei dice quasi le stesse parole che aveva detto Zaccaria. Che cosa aveva detto Zaccaria?


Da dove mi viene questo? Io, infatti, sono vecchio, e mia moglie è sterile ed avanzata in età.


E cosa (disse) la santa Madre? In che modo avverrà questo?


Simile la parola, diverso il cuore. Ascoltiamo con l`orecchio una voce simile, ma all`annuncio dell`angelo riconosciamo un cuore diverso.


Penò David, e, rimproverato dal profeta, disse: Ho peccato e subito gli fu detto: Ti è stato perdonato il peccato (2Sam 12,13).


Penò Saul, e, corretto dal profeta, disse: Ho peccato, ma non gli fu rimesso il peccato, e l`ira di Dio rimase sopra di lui (1Sam 15,30).


Che cosa significa questo, se non che la voce è simile, ma che è diverso il cuore? L`uomo, infatti, ascolta la voce, Dio scruta il cuore.


In quelle parole di Zaccaria, dunque, l`angelo vide che non vi era la fede ma il dubbio e la disperazione, l`angelo indicò col togliere la voce e col condannare l`infedeltà. Ma la divina Maria: In che modo avverrà questo se non conosco uomo? Riconoscete l`intenzione della vergine. Quando direbbe, con l`intento di coabitare con l`uomo: In che modo avverrà questo? Se, infatti, accadesse, nella maniera in cui suole accadere a tutti i bambini, non direbbe: In che modo avverrà? Ma memore della sua intenzione e consapevole, del santo voto, poiché aveva conosciuto ciò che aveva promesso in voto; col dire: In che modo avverrà questo, poiché non conosco uomo? dal momento che non aveva conosciuto che ciò fosse accaduto, affinché i figli nascessero se non con l`unione delle donne coi propri mariti, ed è ciò che lei stessa si era proposta di ignorare, dicendo: In che modo questo potrà accadere? Cercò di sapere il modo, ma non dubitò dell`onnipotenza di Dio.


In che modo questo potrà avvenire?


In quale modo questo avverrà? Tu mi annunzi un figlio, ed hai preparato il mio animo, dimmi il modo.


Poté, infatti, la vergine santa temere, o ignorare certamente il disegno di Dio, in che modo egli volesse che lei avesse il figlio, quasi disapprovasse il voto della vergine.


Se dicesse: «Sposati, unisciti all`uomo» che cosa, infatti, avverrebbe? Non lo direbbe Dio; ma egli accettò il voto della vergine, come Dio.


E ricevette da lei, quello che Egli donò.


Dimmi, dunque, o angelo di Dio: «In che modo avverrà questo?». Vedi l`angelo che va, lei che cerca di sapere, e che non diffida. Poiché egli vide che lei cercava di sapere, senza diffidare, non si rifiutò di istruirla.


Ascolta in che modo: rimarrà la tua verginità, tu credi soltanto alla verità, custodisci la verginità, ricevi l`integrità.


Poiché la tua fede è intatta, intatta sarà anche la tua verginità.


Infine, ascolta in che modo questo avverrà: Lo Spirito Santo discenderà sopra di te, e la potenza dell`Altissimo ti proteggerà, poiché tu concepisci per la fede, poiché, tu, credendo, non unendoti, avrai nel seno [il figlio]: «poiché il Santo che nascerà da te, sarà chiamato Figlio di Dio».


Maria per grazia è madre del Figlio di Dio.


Che cosa sei, tu che in seguito darai alla luce? Da dove l`hai meritato? Da chi lo hai ricevuto?


In che modo avverrà in te, colui che ti creò? Donde dico, ti viene un cosí grande bene?


Tu sei Vergine, sei Santa, hai fatto voto; ma è molto quello che meritasti, anzi, senza dubbio è molto quello che hai ricevuto.


Infatti, per quale motivo hai meritato questo?


Avviene in te, colui che ti creò, diviene in te colui per il quale sei stata creata: anzi, per vero, colui per il quale sono stati creati e il cielo e la terra, tutte le cose, si fa in te (carne) uomo il Verbo di Dio, col prendere carne, non perdendo la divinità.


E il Verbo si unisce alla carne, e il Verbo si congiunge alla carne; e il luogo di una cosí grande unione, è il tuo seno; di questa, dico, così grande unione, cioè il tuo seno che diventa sede del Verbo incarnato: di qui lo stesso sposo che esce dalla sua stanza nuziale (Sal 18,6).


Egli concepito, ti trovò vergine, nato, libera la vergine.


Dà la fecondità, non toglie l`integrità.


Donde tutto questo ti è avvenuto?


Mi sembra di interrogare senza delicatezza una vergine, e quasi inopportuna questa mia voce ferisce le orecchie vereconde.


Ma io vedo la vergine, che palesa il suo pudore, e, tuttavia che risponde, e che mi ammonisce: «Vuoi sapere perché mi sia avvenuto ciò?».


Ho pudore di risponderti il mio bene, ascolta il saluto dello stesso angelo, e riconosci in me la tua salvezza.


Credi a colui a cui io mi sono affidato. Perché vuoi sapere questo da me?


Risponde l`angelo. Dimmi, o angelo, perché è avvenuto questo in Maria?


Già, l`ho detto, quando l`ho valutata.


Io ti saluto, o piena di grazia (Lc 1,28).


 


(Agostino, Sermo 291, 5 s.)


 


 


2. La grazia di Maria


 


Fu mandato da Dio l`angelo Gabriele in un villaggio della Galilea, chiamato Nazareth (Lc 1, 6). Ti sorprende che Nazareth, un piccolo villaggio, venga illustrata con un sì gran messaggio e d`un sí gran re? Ma in questo piccolo villaggio c`è nascosto un gran tesoro: è nascosto, dico, agli uomini, non a Dio. O che non è forse Maria il tesoro di Dio? Dov`è lei, ivi è il cuore di lui. I suoi occhi son su di lei, dappertutto egli segue l`umiltà della sua ancella. Non conosce il cielo l`Unigenito di Dio Padre? Se conosce il cielo, conosce anche Nazareth. Potrebbe non conoscere la sua patria? Potrebbe non conoscere la sua eredità? Il cielo gli tocca da parte del Padre, Nazareth gli tocca da parte della madre, poiché egli è - lo afferma lui stesso - Figlio e Signore di David (Mt 22,42-45).


Il cielo del cielo è per il Signore, ma la terra la diede ai figli degli uomini (Sal 113,16). Si pieghi a lui, quindi, l`uno e l`altro titolo di proprietà, perché è non solo Signore, ma anche figlio dell`uomo. Senti anche come rivendichi a sé la terra in qualità di figlio dell`uomo, ma ne ha anche il diritto per la comunione dei beni tra gli sposi. I fiori apparvero sulla nostra terra (Ct 2,12). E ci sta anche bene l`accenno ai fiori, perché Nazaret significa fiore. Piace una patria fiorita al fiore che spunta da Jesse e se ne sta volentieri tra i gigli il fiore del campo e il giglio delle valli. La bellezza, infatti, il profumo e la speranza del frutto fanno prezioso un fiore: son la sua triplice grazia. E Dio stima anche te come un fiore, e si compiace in te, se c`è in te la bellezza d`una condotta onesta, il profumo dei buoni pensieri e il desiderio del premio futuro. Il frutto dello spirito, infatti, è la vita eterna.


Non temere, Maria; hai trovato grazia presso Dio. Quanta grazia? Una grazia piena, grazia singolare. Singolare o universale? L`una e l`altra, certo; perché piena e in tanto singolare, perché universale; ricevesti, infatti, tu sola la grazia universale. Grazia singolare, dico, la tua, perché tu sola, piú di tutti, hai trovato grazia. Tu sola trovasti una tale pienezza; pienezza universale, perché tutti attingessero a questa pienezza. Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. E` in modo singolare frutto del tuo seno; ma per tuo mezzo è giunto alle menti di tutti. Cosí una volta la rugiada fu tutta sul vello e tutta sull`aia; ma in nessuna parte dell`aia fu tutta, come sul vello (Gdc 6,37-40). Solo in te quel Re ricco e straricco, s`è ridotto a niente; eccelso s`è umiliato, immenso s`è fatto piccolo e inferiore agli angeli: vero Dio e Figlio di Dio incarnato. Ma per quale scopo? Perché tutti fossimo arricchiti con la sua povertà, innalzati dalla sua umiltà, accresciuti dal suo abbassamento e, unendoci a Dio attraverso la sua incarnazione, potessimo essere un solo spirito con lui.


Ma che diciamo, fratelli? In quale vaso si verserà la grazia? Se la fiducia può contener misericordia e la pazienza la giustizia, quale vaso è idoneo alla grazia? Il balsamo è purissimo, e vuole un vaso fortissimo. E che c`è di cosí puro o di cosí solido come l`umiltà del cuore? Perciò dà grazia agli umili; perciò guardò l`umiltà della sua serva. A qual titolo? Perché l`animo umile non impedisce che la pienezza di Dio si versi in esso.


 


(Bernardo di Chiarav., Hom. 3, in Annunt., 7-9)


 


 


3. Ave, piena di grazia


 


Poiché l`angelo salutò Maria con una formula nuova che non son riuscito a trovare in nessun altro passo delle Scritture sento di dover dire qualcosa a riguardo. Non ricordo dove si possa leggere altrove nelle Scritture la frase pronunciata dall`angelo: Ave, piena di grazia, che in greco si traduce Kecharitoméne. Mai tali parole, «Ave, piena di grazia», furono rivolte ad essere umano; tale saluto doveva essere riservato soltanto a Maria. Se infatti Maria avesse saputo che una formula di tal genere fosse stata indirizzata a qualcuno - ella possedeva infatti la conoscenza della legge, era santa, e conosceva bene, per le sue quotidiane meditazioni, gli oracoli dei profeti - non si sarebbe certo spaventata per quel saluto che le apparve cosí insolito. Sicché l`angelo le dice: Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia dinanzi al Signore. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli darai il nome di Gesú. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell`Altissimo.


 


(Origene, In Luc., 6, 7)


 


 


4. Discorso per l`annunciazione della santissima Nostra Signora, la Madre di Dio e semprevergine Maria


 


Avvicinandosi dunque questa venerabile festa, che segna l`inizio della nostra salvezza - quando dalle celesti altezze scese volando il grande comandante Gabriele, incorporeo, massimo divin soldato del gran Re, primo apostolo della grazia e nobile ministro della nostra salvezza, per recare lieta novella alla tutta pura, santa e immacolata Vergine e gridarle il «Gioisci, o piena di grazia, il Signore è con te», che annulla il «Partorirai i figli nel dolore», castigo della prima madre, portando cosí agli uomini l`assoluzione della giusta condanna, ed instaurando una splendida gara fra angeli e uomini - mi rammaricavo di non aver tra mano nulla per una cosí divina solennità, né letture antiche, né una traccia recente di discorso. Non riuscendovi dunque a comporlo da me, per mancanza di conoscenze e di interiore illuminazione, dopo esser rimasto per un po` di tempo come muto, ho deciso alla fine di gridare alla Vergine «Ave», con le parole dell`arcangelo, perché la sua grazia m`illumini la mente a pensare e mi conceda la parola quando apro la bocca a sua gloria: non già che la Glorificata da Dio abbia bisogno della nostra gloria ma perché Lei piuttosto glorifichi con gloria salvifica quanti la glorificano.


Ma cominciamo proprio da dove è meglio: da dove cioè ebbe il migliore inizio la parola: non quella del mio presente discorso, ma quella che segnò il principio e la causa dell`essere per tutti gli esseri: questo infatti volle apertamente indicare la lettera alfa. E come fu concesso anche agli uomini, e non solo agli angeli, di cantare l`inno trisagio, cosí noi pure, dopo aver imparato dall`arcangelo l`«Ave», acclamiamo con l`«Ave» la purissima Vergine. Non si può infatti trovar nulla di piú elevato o grazioso od esplicito tra noi uomini di questa parola per salutare la Vergine: perciò molte volte oso rivolgere quest`espressione, benché con labbra indegne, alla Madre di Dio e ripetere «Ave» alla Vergine illibata.


Ave, illibatissima Madre del Figlio coeterno all`ingenito Padre e ricettacolo santissimo dello Spirito Santo.


Ave, trono che porti il Re della gloria, nel quale i Cherubini nel cielo non possono fissare lo sguardo.


Ave, piú alta delle schiere celesti, perché hai contenuto l`Incontenibile e hai portato Colui che esse non riescono a contemplare.


Ave, primo cielo fissato da Dio, in cui abita la luce senza tramonto.


Ave, firmamento, da cui è sorto il Sole della giustizia.


Ave, sole che non tramonta, dal quale sono stati illuminati i confini della terra.


Ave, lucentissima luna, per cui furono scacciate le tenebre dell`incredulità e introdotta la luce della fede.


Ave, moltiplicato splendore di molteplici astri.


Ave, tu per cui s`aprirono le porte celesti e furono infrante le porte e le sbarre dell`Ade.


Ave, vortice celeste, da cui noi mortali fummo rapiti in alto.


Ave, nuvola portatrice di pioggia, da cui fu irrorata la vastità della terra.


Ave, soffio di vento purissimo e fresco, che ristori i fedeli.


Ave, arcobaleno, segno dell`alleanza di Dio con gli uomini.


Ave, porta inaccessibile, per cui passò l`Angelo del gran consiglio, lasciandola chiusa.


Ave, scala celeste, per cui sulla terra discese Chi è al di sopra dei cieli.


Ave, tu che hai sciolto la condanna del progenitore e della prima madre Eva.


Ave, paradiso spirituale del fiore d`immortalità.


Ave, sorgente che sgorghi dall`Eden a irrigare il paradiso - che è la Chiesa di Dio e le schiere dei fedeli - da dove si dividono «ai quattro cardini» i quattro vangeli a irrorare la terra: ivi «Dio fece spuntare ogni albero bello a vedersi» con la mente - cioè i santi dottori e martiri - «e gustoso in cibo» per l`anima.


Ave, «Albero della vita che è nel mezzo del paradiso», del cui frutto noi fedeli ci nutriamo per la remissione dei peccati.


Ave, porta del paradiso, che introduci i credenti ed escludi gli increduli.


Ave, campo inseminato, da cui spuntò la spiga che porta la vita.


Ave, vite fiorente e tralcio fruttuoso, piantata dal Padre, irrigata dallo Spirito, coltivata con arte dal Figlio, che invita con bando sublime le schiere dei fedeli, mesce «nella coppa il suo vino» e sollecita tutti: «Abbandonate la stoltezza e vivrete; ritornate al senno per vivere; bevete il vino che io vi ho versato» e inebriatevi «all`abbondanza della mia casa».


Ave, mare grande e spazioso, in cui navigò il nocchiero dell`universo.


Ave, sale delle virtù, che hai salato il mondo.


Ave, nave guidata da Dio, sovraccarica di beni celesti.


Ave, porto di salvezza e muraglia inespugnabile.


Ave, torre potente, che mantieni illesi di fronte al nemico quanti si rifugiano in te.


Ave, giusto castigo del mondo egiziano infedele e giusta liberazione del popolo d`Israele.


Ave, nuvola che fai luce di giorno e colonna lucentissima dai bagliori di fuoco nella notte.


Ave, tu che hai sommerso nel mare gli infedeli e il peccato del Faraone, anzi lo stesso Faraone spirituale e i suoi complici.


Ave, tenda santa piú vasta dei cieli, in cui Dio parlò agli uomini.


Ave, tavola degna d`onori divini, scritta dal dito di Dio.


Ave, arca santa, che racchiudi Colui che toglie il peccato del mondo.


Ave, anfora della manna.


Ave, verga d`Aronne.


Ave, fonte della vita.


Ave, terra della promessa.


Ave, terra che scorri latte e miele.


Ave, terra degli uomini miti.


Ave, fiume divinamente copioso.


Ave, santa fontana.


Ave, fonte di acqua sorgiva.


Ave, arca santa, che fermi l`impeto del Giordano.


Ave, tromba di Dio.


Ave, rovina degli infedeli.


Ave, sostegno di quanti credono nel Figlio tuo.


Ave, monte santo.


Ave, città di Dio.


Ave, santa Sion, dimora di Dio.


Ave, tempio che contiene Dio.


Ave, Santo dei Santi.


Ave, turibolo d`oro.


Ave, mensa.


Ave, candelabro.


Ave, lampada d`inestinguibile luce.


Ave, strada al regno celeste: Ti glorificano gli angeli, perché sei piú elevata di loro, assisa alla destra del Re della gloria: gli stai accanto come ancella e intercedi come madre, regalmente splendida, «con frange d`oro, avvolta in un vestito variopinto intrecciato d`oro», come predisse David.


Ave, potenza del regno di quaggiú: «I ricchi del popolo ti supplicano», e tutti, re e sacerdoti, pontefici e turbe di monaci e folle senza numero di dotti e d`ignoranti t`invocano protettrice.


Ave, gloria delle città.


Ave, salvezza dei villaggi.


Ave, forza delle isole.


Ave, speranza dei monaci.


Ave, ornamento di Giacobbe.


Ave, figlia di David.


Ave, frutto dei giusti Gioacchino ed Anna.


Ave, inesauribile tesoro dei confini della terra.


Ave, insonne custode di Cipro.


Ave, sommo presidio di Pafo.


Ave, sicura espiazione dei fedeli.


Ave, rifugio di tutti gli uomini e della mia meschinità. Ma come potrò invocare, celebrare, magnificare il tuo potere, o Signora? «Ci hai ferito il cuore, ci hai ferito», come disse Salomone nella Cantica. Te magnificano in cielo gli angeli, te sulla terra invoca la moltitudine degli uomini, te temono le orde dei demoni. Tu hai fatto rifulgere il decoro della verginità, hai nobilitato la maternità, hai benedetto il sesso femminile, hai resa pura la stirpe degli uomini e l`hai portata a Dio. Tu, pura e immacolata, accogli i puri perché amante dei buoni e brami purificare i non puri, perché misericordiosa. Purificaci, illuminaci, guidaci all`eterna vita.


Ave, roveto incombusto che vide Mosè e voce divina, che manifesti la mirabile unione di Dio con gli uomini: fuoco, perché «il nostro Dio è fuoco che divora»; roveto, perché incorrotta è la natura umana a cui Egli s`unì per amore, conservandola illesa.


Ave, monte boscoso e ombreggiato antevisto da Abacuc: boscoso, perché grande e quindi impenetrabile agli occhi del corpo; ombreggiato, perché non visibile ad alcuno, prima che in te splendesse il Sole della giustizia, oppure perché tu togli l`arsura del male.


Ave, monte santo, «monte pingue - come dice David -, monte condensato, monte ove piacque a Dio abitare: il Signore vi porrà dimora per sempre»; «l`Altissimo ha santificato la sua abitazione: Dio è in mezzo ad essa, non sarà smossa».


Ave, monte che Daniele previde, da cui «fu tagliata la pietra senza lavoro di mani», da cui cioè nacque un bambino senza seme, «e colpí la statua» dell`incredulità per sempre, infrangendo i regni dei tiranni infedeli: «ma il suo regno non avrà fine».


Ave, tu prefigurata dalla fornace dei Caldei, che conservò illesi i fanciulli: te infatti il fuoco della divinità conservò incorrotta.


Ave: Colui alla cui presenza stanno «mille migliaia e diecimila miriadi», scese nel tuo grembo «come pioggia sul vello».


Ave, vero compimento dei tipi e delle figure della legge antica.


Ave, di ogni portento principio e termine.


 


(Neofito il Recluso, Inediti, «Marianum», nn. II-IV, 1974, pp. 239-249)


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