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IL MITO DI IPAZIA DI ALESSANDRIA

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2022 16:20
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17/03/2022 16:10
 
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1. CHI ERA IPAZIA?


Ipazia di Alessandria nacque fra il 355 e il 370 d.C. ad Alessandria d’Egitto. Le notizie che abbiamo su di lei sono alquanto scarse.


Poche notizie arrivano dall’unica fonte contemporanea, la Historia ecclesiastica, di Socrate Scolastico, avvocato presso la corte di Costantinopoli e contemporaneo di Ipazia.


Una seconda fonte, molto più tardiva, è la Vita di Isidoro (conservata in parte attraverso una citazione in Souda, un’enciclopedia bizantina scritta nel X secolo d.C.) scritta da Damascio, filosofo neoplatonico vissuto un secolo più tardi (tra il 458 e il 538 d.C.


Lo storico Moreno Morani, direttore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del Medioevo all’Università degli Sudi di Genova, ha spiegato infatti: «Le notizie su Ipazia sono scarsissime. Abbiamo un’unica fonte storica contemporanea, Socrate Scolastico [teologo cristiano], e pochi altri riferimenti giungono da autori contemporanei o di poco posteriori».


Proprio a causa della scarsità delle fonti Edward Gibbon nel suo celebre (quanto storicamente screditato) Declino e caduta dell’Impero romano (1776) poté inventare l’agiografia di Ipazia “martire della scienza”.


Il mito di Ipazia, infatti, vuole che la celebre astronoma e matematica razionalista, l’ultimo filosofo secolare dell’antichità, fu brutalmente assassinata dai cristiani fanatici che, con tale morte violenta segnarono la fine dell’illuminato e tollerante mondo classico e avviarono la storia nella discesa verso la superstizione e l’ignoranza medievale.


Più che per la sua vita, Ipazia è nota, purtroppo, per la sua tragica morte. Da allora questa storia sarà ripetuta con poco o nessun sforzo per verificare quanto di ciò sia vero.



1.1 Ipazia e la scienza: una mediocre matematica.


Ipazia venne avviata dal padre, Teone di Alessandria (ca. 335-405 ca.), allo studio della matematica, della geometria e dell’astronomia. Proveniva infatti da una ricca famiglia che faceva parte dell’élite civica di Alessandria. Accanto a queste discipline affiancò l’interesse per la filosofia ed ebbe un ruolo attivo nella vita civile e nella politica di Alessandria.


Le sue opere sono andate tutte perdute: si dice che, pur non avendo elaborato un vero e proprio sistema filosofico, si interessò al neoplatonismo, studiando Platone e Plotino. Alcuni blogger moderni le attribuiscono invenzioni scientifiche come l’astrolabio, il densimetro in ottone graduato e l’idroscopio. Sono assurdità palesi (gli astrolabi e l’idroscopio precedono Ipazia di centinaia di anni!).


Ipazia era certamente una studiosa ma non inventò nulla e non scrisse nessuna opera originale, come tutti gli intellettuali suoi contemporanei si limitò a commenti sugli scritti di pensatori precedenti. A questo proposito occorre anche rivalutare la sua reputazione in matematica: il suo commentario sull’Arithmetica di Diofanto di Alessandria, infatti, fu così banale che lo storico della matematica dell’Università di Stanford, Wilbur Knorr, lo definisce «di così basso livello da non richiedere alcuna vera comprensione matematica»1.


Ancora più campato per aria è il mito lanciato nel film Agora (2009), secondo cui Ipazia respinse il geocentrismo, scoprì le prove del modello eliocentrico (circa 1.128 anni prima di Copernico!) e le orbite ellittiche dei pianeti. La devozione greca verso la nobiltà del cerchio era così forte che perfino i contemporanei di Keplero non poterono accettare l’immagine “poco elegante” presentata dal suo modello: l’idea che Ipazia, figlia di un uomo che dedicò la vita allo studio del cosmo geocentrico di Tolomeo, avesse potuto pensare all’eliocentrismo è del tutto insostenibile.


L’esagerata enfatizzazione della visione scientifica di Ipazia ha un unico scopo: accreditare ancor di più il mito storico della “razionalista assassinata dall’ignoranza religiosa”.



1.2 Ipazia e la filosofia: una buona insegnante.


Anche in questo caso la leggenda anticristiana enfatizza enormemente le capacità filosofiche di Ipazia. Spesso viene ripetuto che era “a capo della scuola neoplatonica di Alessandria”, creando l’immagine di un’istituzione moderna e prestigiosa con Ipazia nel ruolo di rettore.


Non si trattò di nulla del genere: la scuola di allora era semplicemente la casa dell’insegnante, frequentata su invito da un gruppo molto affiatato di studenti. Alessandria aveva numerosi filosofi neoplatonici che istruivano i loro discepoli in casa (o anche in spazi aperti).


E’ possibile che Ipazia ereditò gli studenti dal padre e Socrate Scolastico scrive che «molti [studenti] arrivavano ​​da lontano per ricevere i suoi insegnamenti» ( Historia ecclesiastica, VII 15), suggerendo che era nota oltre la città di Alessandria. Certamente fu un’ottima insegnante, nulla più.



1.3 Ipazia razionalista atea? Credeva nella divinazione


Il regista Alejandro Amenábar, nel film Agora (2009), si sforza di presentare Ipazia come una libera pensatrice, probabilmente atea. Di fronte all’accusa di essere senza alcuna religione, Rachel Weisz, l’attrice che la interpreta, risponde: «Credo nella filosofia». Più avanti nel film, il vescovo Cirillo la descriverà come «una donna che ha dichiarato, in pubblico, il suo ateismo».


Ovviamente è un’invenzione totale degli sceneggiatori cinematrografici. Non è esattamente chiaro quali fossero le convinzioni di Ipazia se non che abbracciò la tradizionale e più conservatrice visione neoplatonica di Plotino (respingendo quella di Giamblico), il quale sviluppò la teoria di Platone sulle forme eterne teorizzando un complesso sistema metafisico/mistico formato da tre principi cosmici eterni: l’Uno, l’Intelletto e l’Anima.


I pensatori cristiani trovarono i principi cosmici neoplatonici molto compatibili con la loro visione trinitaria (e sul contrasto tra mondo materiale e spirituale) ed è noto che Sant’Agostino si rifece ampiamente a Plotino, soprattutto sul tema della libertà. Ma è anche vero il contrario: il filosofo greco Ammonio Sacca (175-242 d.C. circa), maestro di Plotino, era cristiano ed è considerato il fondatore del neoplatonismo. I padri della Chiesa orientale come Origene di Alessandria, Gregorio di Nissa e Gregorio Nazianzeno, che vissero tutti prima del tempo di Ipazia, sposarono idee molto vicine al neoplatonismo.


Questo è il motivo per cui troviamo diversi cristiani tra gli studenti di Ipazia, ed almeno uno di essi fu un futuro vescovo (Sinesio di Cirene), anche se non c’è alcuna fonte che sostenga che lei stessa fosse cristiana.


Certamente è da escludere l’idea che fosse una specie di razionalista in stile moderno o addirittura atea. I neoplatonisti consideravano la matematica sacra e la ritenevano una chiave per svelare i segreti del Divino. Suo padre Teone, oltre che matematico, era un poeta e scrisse sulla divinazione e sui presagi leggibili dal comportamento degli uccelli, tra cui un’opera (perduta) intitolata Sui segni e l’esame degli uccelli e il gracidio dei corvi.


Sappiamo anche che Ipazia discusse degli Oracoli caldei, collegati alla sapienza egizia, con Sinesio di Cirene ed è noto che ha commentato il testo Almagesto di Tolomeo, dove si affronta sostanzialmente il tema dell’astrologia.


Come i neoplatonisti di allora, anche Ipazia probabilmente credeva in un gran numero di divinità ed esseri angelici. La corrente filosofica di Ipazia sosteneva l’idea di una divinità onnipotente, monistica ed incorporea. La filosofa di Alessandria aveva pochissimo in comune con i razionalisti moderni che spesso la strumentalizzano, qualunque anti-teista odierno troverebbe alquanto bizzarri i suoi insegnamenti.


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