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GIOVANNA D'ARCO

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2018 18:37
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03/01/2018 18:33
 
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Campagna della Loira


Dopo soltanto tre giorni dalla liberazione di Orléans, Giovanna e Jean de Dunois si misero in viaggio per incontrare il Delfino a Tours, seguendo l'armata reale sino a Loches. In effetti, sebbene l'entusiasmo popolare si fosse acceso istantaneamente, così come l'interesse dei governanti (incluso l'imperatore Sigismondo), esisteva il rischio che si spegnesse con uguale facilità, lasciando solo il ricordo delle gesta alle poesie di Christine de Pisan o di Carlo d'Orléans (all'epoca prigioniero)[31]. La corte era divisa e molti nobili tentati di trarre profitti personali dall'inaspettata vittoria, temporeggiando o suggerendo obiettivi bellici d'interesse strategico secondario rispetto al cammino tracciato da Giovanna, lungo la Valle della Loira, sino a Reims. Jean de Dunois, forte della propria esperienza militare, dovette esercitare tutta la sua influenza sul Delfino prima che questi si decidesse ad organizzare l'attacco su Reims.[32]


Inizio della campagna per la conquista di Reims


Il 9 giugno 1429, nei pressi di Orléans, il comando dell'armata reale venne affidato al duca Giovanni II d'Alençon, assieme alle compagnie del Bastardo d’Orléans e di Florent d’Illiers di Châteaudun. L’esercito raggiunse Jargeau l’11 giugno. Al loro arrivo i comandanti francesi volevano accamparsi nei sobborghi della città ma furono quasi travolti dalla controffensiva inglese. Giovanna d'Arco guidò al contrattacco la propria compagnia e l'esercito poté acquartierarsi.


Il 10 giugno Giovanna risolse un consiglio di guerra con irruenza, esortando ad attaccare senza esitazioni. Grazie ad un diversivo improvvisato Jean de Dunois, le mura di Reims, sguarnite, vennero conquistate, e così la stessa città. Durante l'attacco, Giovanna fu colpita al capo da una roccia. Tuttavia, la Pulzella, caduta al suolo, fu subito in piedi.


Il 13 e 14 giugno l'esercito, di ritorno ad Orléans, ripartì immediatamente per un'offensiva su Meung-sur-Loire.Con un attacco fulmineo il 15 giugno venne preso il ponte sulla Loira, e, posta una guarnigione sullo stesso, l’esercito passò oltre per accamparsi davanti a Beaugency. Gli inglesi attendevano il corpo d'armata di rinforzo comandato da Sir John Falstof, famoso capitano, che si era liberato del peso dei rifornimenti e ora procedeva a marce forzate[33],[34].


Arrivo dei bretoni del Conestabile Arturo III di Bretagna (Richemont)


Pressoché contemporaneamente, tuttavia, anche l'esercito francese acquisiva un nuovo e scomodo alleato, il Conestabile Arturo di Richemont, comandante dei Bretoni, su cui pesava il bando dalle terre del Delfino per antiche dispute. All'interno dell'esercito si nutriva ostilità per il Richemont; il duca Giovanni II D'Alençon rifiutò di cedere il comando dell'armata reale al Conestabile di Francia, che ne aveva il diritto, senza nemmeno avvisare il Delfino ma senza neppure consultarsi con gli altri capitani o con Jean de Dunois, cugino del sovrano.


Giovanna, attenta ai bisogni dell’esercito e nel suo candore, incurante delle lotte intestine che dividevano la nobiltà, chiese al Conestabile se fosse pronto ad aiutarli onestamente; in altre parole, chiese a Richemont di offrire la propria parola e la propria spada al Valois. Ricevuta dal conestabile Richemont piena assicurazione di fedeltà, Giovanna non esitò ad ammetterlo nel regio esercito. In effetti, d’ora innanzi il Conestabile darà prova della propria lealtà a Carlo VII di Francia; tuttavia, l’accettazione nei ranghi dell’esercito di quell’uomo in disgrazia compromise non poco la fiducia a Giovanna. Qualcuno glielo fece notare, ma con semplicità Lei rispose che aveva bisogno di rinforzi.


Questo era senz’altro vero. Il castello di Beaugency, vista arrivare la compagnia di Bretoni, si decise infine a capitolare. Gli Inglesi negoziarono la resa contro un salvacondotto che permise loro di lasciare la città il 17 giugno.


Con la spensieratezza e la volontà di riappacificazione che le erano proprie e con l'impeto della giovinezza Giovanna si era esposta a favore di un uomo in disgrazia, a rischio della fiducia stessa di cui ella godeva presso la corte.[35]


L'armata francese si rimise in cammino; all'avanguardia, le compagnie del Jean de Dunois e di Jean Poton de Xaintrailles, seguite dal corpo d'armata principale, comandato da La Hire (capitano di ventura che già aveva partecipato all'assedio d'Orléans, sostenitore entusiasta della Pulzella); alla retroguardia, il signore di Graville e la stessa Giovanna.


La sera del 17 giugno l'esercito si vide sbarrare la strada da quello inglese, schierato in assetto da battaglia in campo aperto. Due araldi inglesi furono inviati a lanciare la sfida all'armata reale, posizionata in cima ad una bassa collina. Tuttavia, memore delle passate sconfitte, il Duca D'Alençon esitava ad accettare il confronto. Fu Giovanna che, giungendo dalle retrovie, diede risposta al nemico, invitandolo a ritirarsi nei propri alloggiamenti, vista l'ora tarda, e rimandando la battaglia al giorno successivo[36].


Quella notte, mentre un incerto Giovanni II d'Alençon chiedeva conforto a Giovanna, che lo rassicurava della prossima e facile vittoria. Nottetempo, l'esercito inglese, agli ordini del Conte John Talbot, si riposizionò per poter dispiegare le proprie forze attorno a una strettoia, per poter sorprendere i nemici francesi in un punto obbligato di passaggio. Tuttavia, le cose andarono diversamente.[37]


Grandiosa vittoria nella battaglia di Patay


Il 18 giugno 1429 un cervo attraversò il campo inglese a Patay, ed i soldati inglesi, lanciato un alto grido, si misero al suo inseguimento; furono visti da esploratori francesi che riferirono con rapidità e precisione la posizione del nemico ai loro capitani, che non si lasciarono sfuggire l'occasione. L'avanguardia dell'esercito, con le compagnie di La Hire e di Giovanna d'Arco, attaccò improvvisamente il campo inglese, prima che gli inglesi avessero modo di erigere la consueta barriera difensiva di spuntoni, che impediva alla cavalleria pesante di travolgerli e dava modo agli arcieri (armati di arco lungo) di compiere stragi tra le fila del nemico. Senza questa protezione, in campo aperto, l'avanguardia inglese fu schiacciata dai cavalieri corazzati francesi.[38]


Dopo questo caso fortuito, una catena di malintesi e tattiche errate lasciò l'esercito inglese nella più totale confusione. Alcuni contingenti tentarono di ricongiungersi in tutta fretta al corpo d'armata principale, guidati dal Conte Talbot, ma questo fece credere al capitano dell'avanguardia che fossero stati sconfitti, al che egli stesso, accompagnato dal portastendardo, si diede ad una fuga disordinata che presto si trasformò in rotta, coinvolgendo le compagnie poste a protezione del corpo d'armata principale e lasciando la massa degli arcieri inglesi esposti agli attacchi francesi senza più alcuna protezione della cavalleria pesante borgognona.


Per gli inglesi si trattò di una sconfitta completa e inattesa. Nella battaglia di Patay lasciarono sul campo oltre duemila uomini, mentre i francesi contavano soltanto tre morti e alcuni feriti. Gli echi della battaglia giunsero sino a Parigi, con la popolazione convinta che la liberazione della città fosse imminente. In campo inglese la fama di Giovanna la Pulzella crebbe enormemente, almeno quanto la sua importanza nelle fila francesi[39].


La battaglia di Patay fu anche un modo per Giovanna di confrontarsi con la realtà della guerra, se usualmente pregava per i soldati caduti da entrambe le schiere, se aveva pianto ad Orléans nel vedere tanta violenza, a Patay, dopo la vittoria in campo aperto, vedeva i suoi soldati (peraltro non più guidati da Jean de Dunois, ma affidati al comando del Giovanni II d'Alençon) abbandonarsi ad ogni brutalità. Dinanzi ad un prigioniero inglese colpito con tale violenza da stramazzare al suolo Giovanna scese da cavallo e lo tenne tra le braccia, consolandolo ed aiutandolo a confessarsi, sino a che la morte non sopraggiunse[40].


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