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RISPECCHIAMO I PERSONAGGI DEL NATALE

Ultimo Aggiornamento: 27/12/2017 16:38
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27/12/2017 16:36
 
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4. I pastori: la mia povertà



Se i Re Magi sono il senso dell’avventura nel mio cuore, allora i pastori sono l’aspetto più povero di quel desiderio. I pastori rappresentano la povertà del mio cuore. “C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge” (Lc 2, 8). Consideriamo ancora una volta chi erano i pastori. Molto probabilmente poveri, forse non in grado di nutrire i propri figli, schiavi del dover accettare qualsiasi lavoro trovassero, vivevano in una terra occupata da un conquistatore ostile e brutale. Le loro credenze e i loro costumi erano a malapena tollerati. Erano oppressi, abituati a violenza e ingiustizie e ai rigori del mondo naturale e animale di cui si occupavano. La notte, l’oscurità, non era loro ignota.


Eppure sapevano come prendersi cura, come andare a cercare la pecorella perduta, come tenere unito il proprio gregge, al sicuro dai predatori. I pastori erano quelli che si sono affrettati ad andare alla mangiatoia dopo che gli angeli avevano fatto loro visita. Erano quelli che dovevano dire a Maria e a Giuseppe cosa avevano sentito sul salvatore che era nato, stupendo chiunque li ascoltasse con ciò che avevano da dire. Erano davvero il compendio delle beatitudini: i miti che ereditano la terra, gli affamati e assetati della giustizia.


I pastori sono la parte di me che riconosce la mia povertà, che il mio cuore è occupato dal peccato, che posso essere schiava della brutalità del peccato altrui che sconfina nel terreno sacro del mio cuore. È la parte di me che anela a tornare a casa, a ricevere la grazia che mi chiama a uscire dalle ombre della notte e ad entrare nel calore della stalla. È la parte di me che abbatte tutto ciò che ho (non molto), che tira fuori il meglio di me, i miei desideri, tutte le volte in cui provo davvero a fare ciò che è giusto. È la parte di me che dà una possibilità alla speranza, che si affretta nella notte per cercare il mio Dio. È la parte di me che conosce e confida nel fatto che Dio possa riempire il mio vuoto con qualcosa che il mondo non può offrire. È la parte di me che alla fin fine sa che la mia povertà non conta: la gioia di incontrare Dio è una ricchezza che va al di là di tutto quello che potrei mai sperare di possedere.


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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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