I VIZI CAPITALI
Di don Giuseppe Tomaselli
INTRODUZIONE
Uno scritto sui « Vizi capitali » è di grande utilità. Ordinariamente quando si scrive, si rivolge la parola a qualche categoria di anime. Il presente lavoro invece riguarda tutti, perché non c'è persona che possa dire: Io sono esente da ogni miseria morale! ... Non sento gli incentivi al male!
Benedica il buon Dio questo umile scritto!
PRELUDIO
Nell'anima umana, per effetto della colpa originale, ci sono i germi dell'iniquità.
Tra i vizi che albergano nel cuore, i più importanti sono quelli chiamati capitali. Essi sono sette e cioè: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia ed accidia. Si dicono capitali perché danno origine a tutti gli altri vizi.
Si rileva il male che producono nell'anima e si suggeriscono i mezzi per combatterli con le virtù opposte.
E’ bene notare che le mancanze che si commettono in forza dei vizi capitali, non sempre sono peccati gravi o mortali; ma lo possono essere, purtroppo non raramente.
SUPERBIA
Dicesi superbia il desiderio disordinato della propria eccellenza. È un vizio molto radicato in noi, il quale è causa di una grande quantità di peccati.
Iddio odia la superbia e la punisce. Il primo peccato di superbia fu commesso dagli Angeli in Cielo, allorché si ribellarono a Dio con a capo Lucifero. La punizione fu tremenda, poiché subito fu creato l'inferno e vi precipitarono tutti i ribelli, per starvi eternamente. Un altro grave peccato di superbia fecero i nostri progenitori Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, quando furono tentati dal demonio a mangiare il frutto proibito da Dio. - Perché non mangiate di questo frutto? – domandò il tentatore. - Non possiamo, risposero, perché Iddio ce l'ha proibito! - Se lo mangerete, continuò il demonio, diventerete simili a Dio! - Adamo ed Eva prestarono fede e, mossi dal desiderio di diventare simili al Creatore, colsero il frutto e lo mangiarono. Il peccato fu grave, non solo per la disubbidienza, ma anche per la superbia. Iddio, fortemente sdegnato, tolse ai due peccatori i doni soprannaturali, già dati gratuitamente, li condannò a morire e li cacciò dal Paradiso Terrestre.
Il Redentore.
Dio, giusto punitore della colpa, non tralascia però di compatire l'uomo impastato di debolezza e gli dà un rimedio efficace contro la superbia. Infatti la seconda Persona della Santissima Trinità, il Figlio Eterno di Dio, lascia lo splendore del Cielo e si riveste di umana carne. Lo scopo dell'Incarnazione è di riaprire il Paradiso agli uomini e di dare un meraviglioso esempio di umiltà, in opposizione all'innata superbia.
La vita terrena di Gesù Cristo fu una lotta continua al vizio della superbia. Avrebbe egli potuto nascere in un palazzo reale e farsi ricoprire di gloria dagli uomini; ed invece nacque in una stalla, visse in una bottega facendo il falegname e mori ignudo sulla Croce, tra due ladroni, come un malfattore.
Gl'insegnamenti di Gesù.
Il Vangelo è ricco di massime e di parabole, che hanno per scopo di abbattere la superbia e d'insegnare l'umiltà. Gli Apostoli domandarono a Gesù: Maestro, chi è il più grande nel regno dei Cieli? -
Egli prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e poi disse: Chi si umilierà, facendosi piccolo come questo bambino, costui sarà il più grande nel regno dei Cieli. -
E vedendo che gli Apostoli tendevano alla superiorità, disse loro: I principi di questo mondo signoreggiano i loro sudditi; per voi non sia così. Chi di voi vuole essere il primo, sia l'ultimo. -
Trovandosi in un convito Gesù ed osservando che gl'invitati brigavano per avere i primi posti, parlò in questo modo: Quando tu sei invitato a pranzo, non andare a metterti al primo posto, poiché potrà darsi che sia stato invitato uno superiore a te ed allora il padrone dovrà dirti: Amico, lascia questo posto e mettiti in fondo! - Allora ne avrai vergogna presso tutti i commensali. Quando invece sei invitato a tavola, mettiti nell'ultimo posto, affinché chi ti ha invitato abbia a dirti: Amico, vieni avanti! Così ne avrai onore presso tutti i convitati. Poichè chi s'innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. -
Essendo la superbia come una febbre che spossa ed anche il motivo dell'inquietudine del cuore umano, Gesù Cristo si dà quale modello a tutti, dicendo: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore e troverete il riposo per le anime vostre! -
Fortunati coloro che vivono in conformità a questi divini insegnamenti!
Lo spirito di superbia.
L'amor proprio, o l'alta stima che ciascuno sente di sé, fa sempre capolino e bisogna vigilare per non restarne vittima.
S. Giovanni Bosco confessa lui stesso di aver sentito nell'animo fin dalla fanciullezza una forte inclinazione allo spirito di superbia. Subito però si mise all'opera e riuscì vittorioso. Una volta potè dire in maniera lepida: Ho dovuto propormi di prendere per il collo la mia superbia, metterla sotto i piedi e calpestarla. -
Lo spirito di superbia porta ad essere ambiziosi, presuntuosi, vanitosi e rende ribelli all'autorità, per cui non si sopporta di stare soggetti ad altri e, quando lo si è costretti, internamente ci si rode. Veniamo ora alle particolari manifestazioni della superbia.
I pensieri.
Il superbo nella sua mente ingrandisce i propri meriti e si gonfia come un pallone. Crede di essere qualche cosa di grande e perciò guarda dall'alto in basso, studiando i mezzi per eccellere sempre.
Se il superbo riceve un'offesa o una mancanza di riguardo, non sa darsi pace. Pensa e ripensa il torto ricevuto e concepisce desideri di vendetta. - A me fare questo affronto? ... Trattare in tal modo me, che ho tanti meriti? ... Ah! questo è troppo! - In preda a tali sentimenti, perde la pace del cuore.