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Errori ed inganni riguardo alla Trinità

Ultimo Aggiornamento: 15/06/2018 11:51
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11/04/2016 16:26
 
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1 Giovanni 5:20: 

"20 Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Questi è il vero Dio e la vita eterna. 21 Figli, guardatevi dagli idoli." 

Esaminiamo l'intero contesto: 

1 Giovanni 5:1-21 Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato ama anche chi è stato generato da lui. 2 Da questo noi conosciamo che amiamo i figli di Dio: se amiamo Dio e compiamo i suoi comandamenti. 3 Questo è l'amore di Dio: osservare i suoi comandamenti; i suoi comandamenti non sono pesanti, 4 poiché chi è nato da Dio vince il mondo e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. 5 Ma chi è colui che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6 Questi è colui che è venuto con acqua e con sangue: Gesù Cristo; non soltanto con l'acqua, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che ne dà testimonianza, poiché lo Spirito è la verità. 7 Poiché sono tre quelli che danno testimonianza: 8 lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. 9 Se noi riceviamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è più grande. Questa infatti è la testimonianza di Dio: egli ha reso testimonianza a suo Figlio. 10 Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede in Dio, fa di lui un mentitore, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato al Figlio suo. 11 E questa è la testimonianza: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo. 12 Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. 13 Io vi ho scritto queste cose affinché sappiate che voi avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio. 14 Questa è la sicurezza che noi abbiamo in lui: se noi chiediamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci ascolta. 15 E se noi sappiamo che egli ci ascolta qualora gli chiediamo qualcosa, sappiamo già di avere da lui tutto ciò che gli abbiamo chiesto. 16 Se uno vede il suo fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi e Dio gli darà la vita (come) a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte. Ma vi sono peccati che conducono alla morte; per questi dico di non pregare. 17 Ogni iniquità è peccato; ma vi è peccato che non conduce alla morte. 18 Noi sappiamo che chiunque è generato da Dio non pecca; ma il generato da Dio lo custodisce, così che il maligno non lo tocca. 19 Sappiamo che noi siamo da Dio mentre il mondo giace tutto in potere del maligno. 20 Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Egli è il vero Dio e la vita eterna. 21 Figli, guardatevi dagli idoli. " 

Ricordiamoci anche come Giovanni chiamò Cristo "la vita eterna" al versetto 11 e al primo capitolo: 

IEP 1 Giovanni 1:2 "Poiché la vita si è manifestata e noi l'abbiamo veduta e ne diamo testimonianza e vi annunziamo questa vita eterna che era presso il Padre e che si è manifestata a noi " 

Inoltre il solo titolo "vero" è attribuito anche a Cristo in Apocalisse 3,7: "Queste cose dice il Santo, il Vero ( ho alêthinos), colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre." 

Alla luce di questi paralleli, dove Gesù è stato definito sia “il vero” sia “la vita eterna”,torniamo a rileggere il versetto 20 di 1Giovanni 5: “Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Egli è il vero Dio e la vita eterna.” 

Se noi traducessimo "en" con "nel" Figlio suo, come fanno la maggioranza delle traduzioni rispettando il significato base di en, allora "il vero" sarebbe Gesù Cristo e non il Padre (in questo contesto ovviamente). Se fosse così allora sarebbe molto improbabile che outos (egli) si possa applicare al Padre, perché dovremmo andare addirittura al v. 18 per trovarlo come soggetto! 
Se invece traducessimo en con "per mezzo" come fa la TNM allora il vero è il Padre e il soggetto si avvicina: 

TNM: "e noi siamo in colui che è il vero per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo". 

Bisogna dire che il greco koinê attribuisce ad "en" i più svariati significati, e talvolta lo usa nel senso che ne hanno dato i TdG, tuttavia, non v’è alcun motivo, se non il pregiudizio teologico, per usare un significato secondario anziché quello basilare. 
Studiando Metzger ho imparato a tener conto delle varianti nel testo e qui ce ne sono proprio riguardo a ciò che precede en: 

-Il Codice Vaticano riporta "e siamo nel vero" (maschile) 
-Il Codice Alessandrino riporta "e siamo nel vero Dio" 
-Il Sinaitico riporta "e siamo nel vero" (neutro) 

Ora il vaticano e il sinaitico precedono l'alessandrino di quasi un secolo e di solito sono considerati più autorevoli, questo fatto unito alla regola della filologia in base alla quale la forma più difficile (lectio difficilior) è generalmente quella autentica, mi porta a considerare che la frase senza "dio" sia quello che Giovanni scrisse. Se egli avesse scritto "il vero Dio", ai copisti degli altri manoscritti non sarebbe mai venuto il pensiero di cancellare "Dio" nel testo, mentre è più probabile che lo abbiano aggiunto per rendere più comprensibile il testo. Proprio per questo si accetta la versione più difficile come autentica, giacché è più probabile che si correggano testi autentici ma non chiari, rispetto al guastare testi già comprensibili. Se così fosse allora "en" non avrebbe bisogno di essere tradotto con "per mezzo", e il soggetto del v. 20 sarebbe sicuramente Cristo. 
La nuova CEI anche se ha mantenuto la tradizione alessandrina e della Vulgata ha corretto il tiro: 

"E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna." 
In questo modo il Figlio viene chiamato "vero Dio" per ben due volte. 

Come hanno considerato il passo i più autorevoli testi critici del Nuovo Testamento? 
il GNT, il WHO, il NA, STE, TIS e tutti quelli che ho consultato hanno tutti "il vero" al maschile e senza "Dio", i loro studi li hanno spinti ad accettare la versione più difficile come autentica, nessuno ha dubbi al riguardo! 
La TNM nella sua versione interlineare che ha il WHO come testo critico base è costretta a tradurre senza "Dio" e rende "en" con "nel" proprio come fanno la maggioranza delle traduzioni, ma poi i traduttori rendono il passo nel testo a fronte come sappiamo. 


Proverbi 8:22 

IEP Proverbi 8:22 Il Signore mi ha creato all'inizio del suo operare, prima delle sue opere più antiche. 

NRV Proverbi 8:22 Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche. 

LND Proverbi 8:22 L'Eterno mi possedette al principio della sua via, prima delle sue opere più antiche. 

JPS (Jewish pubblication society) Proverbi 8:22 Il Signore mi fece come il principio delle sue vie ... 

Come potete notare le quattro versioni utilizzano quattro verbi differenti, a cosa è dovuta questa scelta? 
Il termine ebraico che è alla base delle traduzioni è qanah che significa: 

TWOT - 2039: 
Meaning: 1) to get, acquire, create, buy, possess [prendere, acquistare, creare, comprare, possedere, N.d.A. ] 1a) (Qal) 1a1) to get, acquire, obtain 1a1a) of God originating, creating, redeeming His people 1a1a1) possessor 1a1b) of Eve acquiring 1a1c) of acquiring knowledge, wisdom 1a2) to buy 1b) (Niphal) to be bought 1c) (Hiphil) to cause to possess 

Uso: AV - Buy 46, get 15, purchased 5, buyer 3, possessor 3, possessed 2, owner 1, recover 1, redeemed 1, misc 7; 

È interessante che l'American Translation (AV) non rende mai qanah con creare, ma utilizza per lo più (46 volte) il verbo comprare è questo infatti il significato basilare di qanah. 
Sappiamo che sebbene "creare" può essere una traduzione di qanah, il termine che nella scrittura ebraica è usato in tal senso è barà (v. Genesi 1). Se lo scrittore avesse voluto significare senza possibilità di fraintendimento che la Sapienza fu creata, sicuramente avrebbe usato barà e non qanah. 
I traduttori della TNM rifacendosi al testo masoretico hanno tradotto qanah con produrre: 

22 “Geova stesso mi produsse come il principio della sua via, la prima delle sue imprese di molto tempo fa." 

Anche di un Figlio si usa il termine prodotto, ma non si usa certo il termine creato. 
Però quando vogliono sostenere che la Sapienza di Proverbi è creata, non utilizzano la loro traduzione ma la CEI! 
Come mai se il verbo ebraico significa per lo più possedere o produrre la CEI e altre hanno scelto "creare"? 
La risposta deriva da come la LXX ha reso il passo in questione in greco: ha utilizzato ktizô che significa fondare, fare, costruire, fabbricare, edificare e creare. 
Ricordiamo comunque che in Genesi 1 la LXX traduce barà con poieô (fare, creare) e non con ktizô. 
Ricordiamoci anche che sebbene la LXX sia una traduzione autorevole, è pur sempre una traduzione. Essa ha scelto un solo termine per rendere qanah e il risultato elimina le diverse sfumature che il verbo ebraico sottostante permetteva. 
Altre autorevoli traduzioni greche come Aquila, Simmaco, Teodozione hanno invece scelto "mi ha acquistato" (ektesato) o "mi possedette". Girolamo seguì questa traduzione rendendo il passo nella Vulgata con “possedit me”. 
Utilizzare proverbi come prova che Cristo sia creato lo trovo molto debole per diversi motivi: 
1) il contesto: 

NRV Proverbi 8:22-31 "22 Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche. 23 Fui stabilita fin dall'eternità, dal principio, prima che la terra fosse. 24 Fui generata quando non c'erano ancora abissi, quando ancora non c'erano sorgenti rigurgitanti d'acqua. 25 Fui generata prima che i monti fossero fondati, prima che esistessero le colline, 26 quand'egli ancora non aveva fatto né la terra né i campi né le prime zolle della terra coltivabile. 27 Quand'egli disponeva i cieli io ero là; quando tracciava un circolo sulla superficie dell'abisso, 28 quando condensava le nuvole in alto, quando rafforzava le fonti dell'abisso, 29 quando assegnava al mare il suo limite perché le acque non oltrepassassero il loro confine, quando poneva le fondamenta della terra, 30 io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza; 31 mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini. " 

La Sapienza è generata e precede la creazione, nel versetto 23 si dice che la Sapienza è stata costituita dall’ETERNITÀ. Sant'Agostino scrive: " Se la Parola fosse stata creata, per mezzo di quale altra Parola sarebbe stata creata? L'evangelista dice: "In principio era la Parola". Se era vuol dire che non è stata creata." (Commento al Vangelo di Giovanni, I discorso, n. 11. 12.) 

Inoltre: 

2) il testo è scritto in stile poetico, da non prendere alla lettera come fosse un trattato di teologia. 

3) si parla della Sapienza di Dio, pensare che essa ebbe un inizio significherebbe che prima di quell'inizio Dio non l'aveva, cosa di per sé assurda. 

4) Nel Nuovo Testamento infine Paolo stesso dichiara che il Figlio prima della sua venuta sulla terra fu tenuto nascosto, era un mistero. È quindi inutile cercare di spiegare le origini di Cristo con il Antico Testamento, altrimenti sarebbe come tentare di dare del bugiardo all’Apostolo: 

Efesini 3:3-5 "3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; 4 leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho del mistero di Cristo. 5 Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; " 

Giovanni 14:14: 

NRV " Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò." 

LND TNM "Se chiedete qualche cosa nel nome mio, io la farò". 

Come si può notare la nuova riveduta e con lei la maggioranza delle traduzioni, inserisce il “mi” nel testo, in questo modo anche Cristo può essere pregato, mentre invece la nuova diodati e la tnm non lo inseriscono. 
A cosa è dovuta questa mancanza? 
La nuova diodati insieme alla sua antenata la diodati del 1600, deriva dal textus receptus di erasmo, un testo in greco del NT non molto accurato, era stato scritto usando i manoscritti dell’epoca distanti molti secoli dagli originali, da esso vennero tradotte la king jame’s version dalla quale derivano molte traduzioni in lingua inglese. 
Tutti i testi del nuovo testamento più autorevoli come il Nestle Aland, il GNT, il Westcott e Hort ecc… contengono il “mi” perché esso è presente nei manoscritti più autorevoli che sono stati scoperti negli ultimi due secoli e sono: 
P66 o Papiro II Bodmer (125DC), nel Codice Sinaitico (א del IV secolo), nel Codice Vaticano (B del IV secolo), nella Vulgata latina (IV secolo), nella Pescitta siriaca (V secolo), nella Versione siriaca filosseniana-harclense (VI secolo), nel Codice di Washinghton o di Freer (W del V secolo), nel Codice Sangallensis (Δ del IX secolo), nel Codice Korideth (Θ del IX secolo) ed in alcuni manoscritti minori (28, 33, 700, …); 
Mente è assente in: 
Codice Alessandrino (A del V secolo), nel Codice Beza (D del V secolo), nella Vetus latina (II secolo), nel Codice Cyprius (K del IX secolo), nel Codice Regius (L del VIII secolo), nel Codice Athous Laurae (Ψ del VIII secolo), nel Codice Petropolitanus (П del IX secolo) e nel Textus Receptus (XVI secolo). 
Il problema principale della TNM invece non è tanto quello di aver accettato il textus receptus o l'alessandrino al di sopra degli altri manoscritti più autorevoli, ma è l'aver disonestamente ignorato il Westcott e Hort sul quale in prefazione dice di basarsi, lo dimostrerò inserendo l'interlineare come mostrato in figura qui sotto, fate molta attenzione al testo greco e alla traduzione al lato: 

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Come potete notare nel testo greco compare il "me" tradotto subito sotto con "mi", per poi sparire nella traduzione al lato. 
Nell'introduzione della tnm è scritto che essa si basa nel testo greco su Westcott e hort, ma a volte (quando non gli fa comodo) si è servita anche di altri testi critici e ne elenca alcuni e sono: 
Bover, Merk, UBS, Nestle-Aland. 
Ebbene in tutti questi testi critici il “me” è presente! Viene naturale chiedersi quindi di quale testo essa si sia servita per la traduzione di questo passo. 
Insomma quando la propria teologia è in contrasto con il testo greco sottostante, seppur ritenuto autorevole, il preconcetto teologico ha la meglio. 
I manoscritti che non contengono il "mi" oltre all'alessandrino sono il codice di beza e la vetus latina, che sono uno peggio dell'altro, ecco cosa Metzger (uno tra i più grandi studiosi del NT che siano mai esistiti, si usano i suoi testi come si usa la bibbia, questo per far capire la sua importanza a chi non lo conosce) dice a proposito del codice di Beza: 
"Nessun manoscritto conosciuto si discosta tanto spesso e in misura così notevole da quello che è usualmente considerato il testo normale del NT. La caratteristica principale del codice di Beza è la libera aggiunta (e la sporadica omissione) di parole, frasi e persino episodi". (da il testo del NT pag 55) 

Per la vetus latina accade una cosa simile Il papa Damaso commissionò infatti una nuova traduzione della Bibbia a San Gerolamo proprio per la scarsa affidabilità della Vetus Latina: lo stesso Girolamo, nella prefazione alla sua traduzione dei quattro Vangeli, osservava come ci fossero quasi tante versioni quanti manoscritti (tot enim sunt exemplaria paene quot codices). 

L'unico manoscritto con una certa autorità rimane l'Alessandrino del V secolo, ma a proposito dell'alessandrino sempre Metzger scrive: 
"La qualità del testo conservato nel codex alexandrinus varia con le diverse parti del nuovo testamento. Nei vangeli rappresenta l'esempio più antico del tipo bizantino, generalmente considerato una forma inferiore di testo. Nel resto del NT (che il copista può aver trascritto da un esemplare differente rispetto a quello adoperato per i vangeli) si schiera insieme al vaticano e al sinaitico."(ibidem pag 52 parentesi sue) 
Quindi per i vangeli l'alessandrino è poco affidabile, ma per il resto no, dal momento che si basa sugli stessi manoscritti del sinaitico e del vaticano ovvero i due pilastri da cui tutti i moderni redattori del NT si attengono. 
La critica testuale afferma che 
“una lezione più difficile è da preferirsi a una più facile” (infatti il copista è propenso a facilitare un testo difficile, piuttosto che a rendere difficile un testo più facile) 
inoltre: 
“Una lezione difforme da un passo parallelo è da preferirsi a una conforme” 
Alla luce di quanto sopra e all’autorevolezza dei più importanti manoscritti non vi sono dubbi che sia il testo con il “mi” ad essere quello che l’autore scrisse in origine, quindi Gesù Cristo può e deve essere pregato! 

Un’altra prova che si deve pregare Gesù, la troviamo in Atti ascoltando le parole del protomartire Stefano pronunciate prima di morire: 

IEP Atti 7:55-60 55 Ma egli, pieno di Spirito Santo, guardando fisso verso il cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava in piedi alla destra di Dio, 56 e disse: «Ecco, vedo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta in piedi alla destra di Dio». 57 Allora gridando a gran voce si turarono le orecchie e si scagliarono tutti insieme contro di lui, e trattolo fuori della città lo lapidavano. 58 I testimoni deposero le loro vesti ai piedi di un giovane chiamato Saulo. 59 E lapidavano Stefano che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». 60 Messosi in ginocchio, gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». E detto questo si addormentò. 

Notiamo come ha tradotto la TNM: 

“55 Ma egli, essendo pieno di spirito santo, guardò fisso in cielo e scorse la gloria di Dio e Gesù in piedi alla destra di Dio, 56 e disse: “Ecco, vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio”. 57 Allora gridarono a gran voce e con le mani si coprirono gli orecchi e si scagliarono contro di lui di comune accordo. 58 E, dopo averlo cacciato fuori della città, gli tiravano pietre. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo. 59 E tiravano pietre a Stefano mentre faceva appello e diceva: “Signore Gesù, ricevi il mio spirito”. 60 Quindi, piegando le ginocchia, gridò a gran voce: “Geova, non imputare loro questo peccato”. E dopo aver detto questo si addormentò [nella morte].” 

Il “pregava e diceva” è stato trasformato in un generico “fare appello” e il secondo "Signore", lo hanno fatto diventare “Geova”. 
Come scusa per la traduzione di epikaleo con “fare appello” indicano una delle possibili traduzioni di questo termine, ma ci si chiede come fosse possibile che in punto di morte Stefano si mette ad appellarsi a Cristo invece di pregarlo, inoltre nella seconda parte, dal momento che “Signore” non è seguito da “Gesù” come nel primo caso e Stefano si mette in ginocchio, allora "Signore" lo trasformano miracolosamente in “Geova”, ma il contesto non permette una differenziazione del soggetto, in greco è riportato entrambe le volte Kirie come potete vedere dall’interlineare: 

<img border='0' class='cimgffz' src=" border="0" /> 

Come si evince in nota, i traduttori riportano gli altri significati di epikaleo, ovvero pregare e invocare, si nota inoltre nel testo greco, il doppio kirie (Signore) rivolto a Cristo, ricordo che in nessun manoscritto degli oltre 5000 ritrovati, appare mai il tetragramma, solo alcune edizioni ebraiche, per lo più sconosciute, lo hanno inserito, come si vede in nota all’interlineare, in questo caso solo 4 su ben 28! 

Inoltre la preghiera di Stefano di “ricevere lo Spirito” e di “non imputar loro questo peccato” ricalcano quelle del Cristo morente verso il padre: 

Luca 23:34 “Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». 
Luca 23:46 “ E Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito». 

Come Gesù si rivolse al suo Padre celeste prima di morire pregandolo, così ora il discepolo Stefano prima di morire, si rivolge al suo ‘Signore’ glorificato. 

IEP 2 Corinti 12:8-10 8 Tre volte ho pregato il Signore che lo allontanasse da me. 9 Mi rispose: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza si esprime nella debolezza». Mi vanterò quindi volentieri delle mie debolezze, perché si stenda su di me la potenza di Cristo. 10 Mi compiaccio quindi delle infermità, degli oltraggi, delle necessità, delle persecuzioni, delle angustie, a motivo di Cristo; perché quando sono debole, allora sono forte. 

TNM “8 A questo riguardo supplicai tre volte il Signore affinché essa si allontanasse da me; 9 eppure realmente mi disse: “Ti basta la mia immeritata benignità; poiché la [mia] potenza è resa perfetta nella debolezza”. Lietissimamente, perciò, mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza del Cristo rimanga come una tenda su di me. 10 Perciò prendo piacere nelle debolezze, negli insulti, nei casi di bisogno, nelle persecuzioni e nelle difficoltà, per Cristo. Poiché quando sono debole, allora sono potente.” 

In questo caso “pregato” diventa “supplicai” ci si chiede chi stesse pregando o supplicando (ricordiamoci che la supplica è una forma di preghiera) Paolo per essere sollevato dal suo problema, dal contesto è chiaro che si stesse rivolgendo a Cristo, “la potenza” in questo caso è detta sua . 

IEP Apocalisse 5:11-14 11 Quindi nella visione udii il clamore di una moltitudine di angeli che circondavano il trono con i Viventi e i Seniori, in numero di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, i quali dicevano a gran voce: 12 «Degno è l'Agnello immolato di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e lode!». 13 Ed ogni creatura, in cielo, in terra, sotto terra e nel mare, e tutte le cose in essi contenute, udii esclamare: «A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode e onore, gloria e impero nei secoli dei secoli!». 14 I quattro Viventi dissero: «Amen!». E i ventiquattro Seniori si prostrarono in adorazione. 

Anche in questo caso la preghiera e l’adorazione sono rivolti a colui che siede sul trono e all’agnello glorificato. 

IEP Apocalisse 22:20 20 Colui che attesta queste cose dice: «Sì, vengo presto!». Amen. Vieni, o Signore Gesù! 
Anche in questo caso Giovanni conclude il suo libro con una preghiera rivolta a Cristo. 

Un'altra scrittura poco conosciuta dove si evince che si debba pregare Gesù è la seguente che prenderò in esame nel suo contesto: 

1 Giovanni 5:11-15 IEP: 

"11 E questa è la testimonianza: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo. 
12 Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. 
13 Io vi ho scritto queste cose affinché sappiate che voi avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio. 
14 Questa è la sicurezza che noi abbiamo in lui: se noi chiediamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci ascolta
15 E se noi sappiamo che egli ci ascolta qualora gli chiediamo qualcosa, sappiamo già di avere da lui tutto ciò che gli abbiamo chiesto ["Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste. ( NRV)]." 

E' evidente che il figlio di Dio ascolta le nostre preghiere e le esaudisce. 

Atti 20:28 

Ci sono tre varianti che si possono trovare nelle traduzioni bibliche del mondo: 

CEI 2008 "Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio." 

LND “ Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue” 

ASV “ … la chiesa del Signore che egli acquisto con il suo proprio sangue.” 

I copisti nel corso dei secoli hanno cercato di armonizzare questa scrittura in base alla propria teologia, nel primo caso hanno aggiunto “proprio figlio” interpretando il fatto che non poteva essere Dio padre a morire in croce e si è pensato che la parola “figlio” fosse stata omessa per dimenticanza vista la somiglianza che essa ha in greco con “proprio” (idiou con uiou), il secondo caso è il più attestato e probabile, il terzo caso è una evidente armonizzazione del passo: inserendo “Signore” al posto di “Dio” si risolve il problema, perché anche Cristo è il Signore. 
L’analisi critica del testo ha portato alla conclusione che il passo originale fosse il secondo (la chiesa di Dio che egli acquistò con il proprio sangue) perché è appunto la lezione più difficile, le altre sono spiegate proprio per risolvere i problemi teologici derivanti da questa. 

Qui la divinità di Gesù è sostenuta incidentalmente ma, paradossalmente, in modo più forte che altrove. La soprastante espressione, infatti, ha senso solo se fra Gesù e il Padre c’è una vera identità di natura, perché è evidente che "il sangue" per acquistare la chiesa non lo ha versato direttamente il Padre, ma il Figlio, che perciò viene considerato come avente "lo stesso sangue" del Padre: cosa si potrebbe dire di più per affermare una identità di natura fra Padre e Figlio? 
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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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