È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

QUALE IDEA ABBIAMO DI DIO?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2018 10:06
Autore
Stampa | Notifica email    
29/03/2016 18:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

La fede cristiana non teme il castigo di un Dio vendicativo



Gesù giottoSecondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Nature, il timore delle punizione di Dio avrebbe aiutato l’espansione globale dell’umanità poiché le persone che detengono tali credenze su Dio agirebbero in modo meno egoistico.


I ricercatori hanno usato un campione di 600 persone di religioni differenti testandole tramite un esperimento, rilevando che i partecipanti che credevano in un Dio morale erano circa cinque volte più equi verso le persone di altre religioni. Il timore di Dio, hanno concluso, incoraggia l’altruismo, il quale favorisce la fiducia. Dominic Johnsondell’Università di Oxford ha commentato: «lo studio offre la prova più esplicita che la fede in una punizione soprannaturale è stata determinante nel promuovere la cooperazione nelle società umane».


Al di là della scarsa validità causale di studi del genere, la tematica offre uno spunto per parlare della fede e della paura del castigo di Dio. E’ una posizione immatura quella che concepisce il rapporto con Dio come causa-effetto o delitto-castigo, «si tratta di una religiosità spontanea e potente, ma molto distante dalla fede evangelica», ha commentato il gesuita Giovanni Cucci, docente di Filosofia e Psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. «Gesù rifiuta nettamente questa modalità di lettura così spontanea, esclude decisamente ogni interpretazione magico-causale». Paradigmatico è l’episodio del cieco nato, in cui Gesù esclude qualsiasi legame tra peccato e castigo: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio» (Gv 9,3). Ma, sopratutto, «la morte di croce di Gesù, vittima innocente, sarà la contestazione più radicale dell’assioma delitto/peccato-castigo», ha aggiunto il gesuita (G. Cucci, Esperienza religiosa e psicologia, Elledici 2009, p.146).


Ben venga, da questo punto di vista, la critica di Sigmund Freud a questo tipo di religiosità primitiva, basata sul dio vendicatore che punisce chi lo disobbedisce e premia chi lo favorisce. Il gesuita André Godin, luminare nella Psicologia della religione, ha scritto: «Malgrado gli sforzi di una catechesi rinnovata, la grande massa dei genitori, per quanto siano cristiani, continuano a usare Dio in questo modo: mezzo castigamatti, mezzo babbo natale: questi ruoli, che si adattano proprio male al Dio dei Vangeli, contribuiscono a trasmettere elementi di un cristianesimo che bisogna per forza chiamare folkloristico […], raramente però denunciato, tanto esso si identifica con la fede religiosa più elementare. Da un punto di vista psicologico, l’uomo appare così come spontaneamente religioso, ma è ben lungi dall’essere spontaneamente cristiano» (A. Godin, Psicologia delle esperienze religiose, Queriniana 1983, p.27).


Il pontificato di Francesco, incentrato sul ricordare l’amore del Dio che perdona tutto, se ci si percepisce peccatori, è illuminante da questo punto di vista. Lo stesso Pontefice, parlando del “timor di Dio”, ha ricordato che si tratta di uno dei sette doni dello Spirito Santo e che «non significa avere paura di Dio: sappiamo bene che Dio è Padre, e che ci ama e vuole la nostra salvezza, e sempre perdona, sempre; per cui non c’è motivo di avere paura di Lui! Il timore di Dio, invece, è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con umiltà, con rispetto e fiducia nelle sue mani. Questo è il timore di Dio: l’abbandono nella bontà del nostro Padre che ci vuole tanto bene». Lo stesso ha detto Benedetto XVI«Timore di Dio non indica paura ma sentire per Lui un profondo rispetto, il rispetto della volontà di Dio che è il vero disegno della mia vita ed è la strada attraverso la quale la vita personale e comunitaria può essere buona; e oggi, con tutte le crisi che vi sono nel mondo, vediamo come sia importante che ognuno rispetti questa volontà di Dio impressa nei nostri cuori e secondo la quale dobbiamo vivere; e così questo timore di Dio è desiderio di fare il bene, di fare la verità, di fare la volontà di Dio».


Si potrebbe anche riflettere sul fatto che chi vede i cristiani come terrorizzati dalla punizione di Dio, afferma anche che quello cristiano sarebbe un creatore inventato dagli uomini, come fonte di consolazione. Una contraddizione palese: è un consolatore o un vendicatore? Mettetevi d’accordo, verrebbe da dire. La risposta è: nessuno dei due. Non è un vendicatore, tanto meno un placebo spirituale: «Chi si balocca ancora con piccoli schemi del tipo: “Dio = invenzione consolatoria”», ha commentato Vittorio Messori«non sa che cosa sia il dramma di chi si rende conto che quella fede che gli viene offerta porta con sé anche delle conseguenze concrete, quotidiane, che appaiono insopportabili alla nostra sete di autonomia illimitata»(V. Messori, Qualche ragione per credere, Edizioni Ares 2008, p. 199,200). Eppure il Vangelo è chiaro: “Prendete il mio giogo sopra di voi” (Mt 11,29),“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita la perderà” (Mt 16,24). Per essere cristiani, ha proseguito il noto intellettuale cattolico, «bisogna prima “rinnegarsi”“perdersi”“prendere la croce”. Dio non è, non può essere una proiezione per assicurarsi o per procurarsi un comodo conforto spirituale. Almeno non può esserlo un Dio etico come quello cristiano, che molto dà -anzi, che dà tutto- ma che molto chiede. Come diceva Gilbert K. Chestertn: “Se Gesù Cristo non fosse venuto, credo che sarei molto più tranquillo”».


Una relazione con Dio basata sul premio-castigo non ha nulla a che fare con una religiosità serena e matura, ma è lontanissima dal Vangelo. Allo stesso modo, il “timor di Dio” non ha niente a che vedere con quello che superficialmente pensa chi la fede non ha. Nessuna fantomatica paura di un dio vendicativo, nessun terrore della vendetta, questo non è il Dio cristiano! L’analogia, per capire meglio, è quella del rapporto tra il bambino e il padre amorevole, dove il primo cerca di comportarsi rettamente perché ha stima del padre, ha timore di deluderlo perché si sente da lui amato e ha fede in lui, sa cioè che comportarsi come il genitore chiede è un bene per la sua vita, per la sua crescita. Esattamente lo stesso fa il cristiano nei confronti di Dio: tenta di comportarsi “cristianamente” non perché chissà cosa succede altrimenti, ma perché è coinvolto in un rapporto affettivocon il Signore e desidera accettare la Sua parola come mezzo per la propria felicità, accoglie il Suo disegno come strumento per compiere sé stesso e raggiungere il proprio destino. «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42): questo riconoscimento è il “timore di Dio”. Non certo ciò a cui pensano i ricercatori di Nature.



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:11. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com