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Palo o CROCE ? Cosa dicono la storia ed i Vangeli ?

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2021 15:21
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09/02/2016 17:25
 
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Palo o CROCE ? Cosa dicono la storia ed i Vangeli ?

U
n elemento caratteristico della dottrina geovista è senza dubbio il sostenere che Gesù non è morto su una croce, come da duemila anni si è creduto, ma bensì su un palo

     Si, proprio così, nonostante quello che miliardi di cristiani hanno sempre creduto, nonostante la Scrittura e in barba alle fonti archeologiche e storiche, il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova ha "finalmente" scoperto che lo strumento di morte al quale è stato "appeso" Gesù di Nazareth è un palo di tortura. Quindi, presso i Testimoni di Geova non si parla più di un "Gesù crocifisso", ma di "Gesù messo al palo".

     Ecco infatti alcuni passi della bibbia geovista (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture - TNM) a questo proposito:

"Presso il palo di tortura di Gesù stavano comunque sua madre e la sorella di sua madre..." (TNM - Gv. 19,25) 

"Poichè decisi di non sapere nulla fra voi eccetto Gesù Cristo, e lui al palo" (TNM - 1 Cor. 2,2) 

"Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda il suo palo di tortura e mi segua di continuo "(TNM - Mt 16,24) 

     Per giustificare la propria teoria, il Consiglio Direttivo dei TdG spiega, in molte sue pubblicazioni e in particolare nell'Appendice 5c della TNM a pag. 1579 (ed. 1987) che i termini greci per indicare la classica croce, ovvero stauròs e xylònsignificano rispettivamente palo e legno e quindi è errato parlare di croce per quanto riguarda lo strumento di morte sul quale morì Gesù.

     Sempre a pag. 1579 della bibbia geovista TNM(ed. 1987), viene citato uno scrittore, Giusto Lipsio, un umanista cattolico vissuto nel '500, e che ha scritto un libro per spiegare quale fu il vero strumento di morte sul quale morì Cristo. A leggere la citazione fatta dalla TNM, come vediamo, se ne deduce che questo scrittore concorda con loro. Infatti scrivono: "Un simile strumento di tortura è illustrato da Giusto Lipsio (1547-1606) nel suo libro De cruce libri tres, Anversa, 1629, p. 19. La fotografia della crux simplex in quesa pagina è stata prodotta dal suo libro. ", e pubblicano la seguente fotografia tratta dal libro di Lipsio:


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09/02/2016 17:28
 
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 Ciò che invece la bibbia geovista tace e che in reltà l'autore cinquecentesco dice espressamente che Gesù è morto su una croce (De cruce, pag. 1168,3° vol.). A pag. 661 (2° volume) dell'opera di Giusto Lipsio, c'è anche il disegno di Gesù messo in croce:



     Dunque, come si vede, la bibbia geovista ha inteso far dire a Giusto Lipsio l'esatto contrario di ciò che invece egli sosteneva.

     Si potrebbe dire, a difesa della bibbia geovista: ma i TdG hanno solo riprodotto il disegno di un uomo messo al palo tratto dal libro di questo autore del 1500. E allora ci si chiede: perchè hanno proprio citato un autore di 500 anni fa, per lo più sconosciuto alla maggiorparte dei lettori della bibbia geovista? Non potevano riprodurre un disegno fatto da loro senza citare questa arcana fonte? L'obiettivo non è allora quello di far risultare Giusto Lipsio sostenitore della loro tesi in merito al palo di tortura? Magari, considerando che: Lispio è un autore cattolico (quindi, facendo supporre falsamente che anche qualche cattolico erudito, come Lipsio, lo ha ammesso già 500 anni or sono, ma la Chiesa non lo ha ascoltato); essendo un autore così antico e poco conosciuto sarebbe stato difficile procurarsi il testo originale e controllare. Si, infatti, come detto sopra, non si allude alla verità del libro; che, cioè, secondo Giusto Lispio Gesù è morto su una croce.

     Xylòn

     Ma andiamo avanti con altre manipolazioni fatte dai TdG, ad esempio, su un vocabolario di greco. 

     Per avvalorare con "prove certe" il palo di tortura al quale fu appeso Cristo, il Consiglio Direttivo, nel loro libretto Ragioniamo facendo uso delle Scritture(Roma, 1985), cita il famoso Dizionario illustrato Greco Italiano di Liddell-Scott (Ed. Le Monnier, Firenze 1975), che è senz'altro il più autorevole dizionario di greco e il più diffuso al mondo. Ecco cosa si dice nella pubblicazione geovista, e riportiamo lettera per lettera il brano, senza omettere una virgola:

"Che dire dello strumento usato per metter a morte il Figlio di Dio? E' interessante che la Bibbia usa anche il termine xylon per identificare lo strumento usato. Il Dizionario illustrato greco-italiano di Liddell e Scott ne dà questa definizione: "Legno tagliato e pronto per l'uso, sia legna da ardere, sialegname da costruzione, ... pezzo di legno, tronco, trave, palo, ...bastone, clava, randello, ...trave a cui erano legati i malfattori. (Le Monnier, 1975)"(Ragioniamo..., pag. 85). Ecco qui di seguito la foto di pag. 85 di Ragioniamo ed. 1985



     Quindi, il famoso dizionario di greco di Liddell e Scott sembra che dia ragione ai Testimoni di Geova, con buona pace delle traduzioni cattoliche e di tutte le bibbie che traducono xylon con croce e di tutta la cristianità che per millenni avrebbe adorato una falsa croce! 

     Ma le cose stanno veramente così? Certamente i fedeli Testimoni di Geova che leggono il libretto Ragioniamo non hanno dubbi su questo, poichè si fidano così ciecamente del Corpo Direttivo che prendono per buono tutto quello che gli "anziani eletti" del CD scrivono. A chi verrebbe in mente di mettere in dubbio la parola del CD, come ad esempio andare a verificare se il Dizionario è stato citato correttamente? Il dizionario, come si legge in Ragioniamo da ragione ai TdG, e poi il CD è il rappresentante di Geova Dio in terra, e Dio dona l'esatta interpretazione delle Sacre Scritture proprio al CD che si definisce schiavo fedele di Geova. La Torre di Guardia del 1.11.1982 pag. 17, a proposito del Consiglio Direttivo, infatti afferma:

     Un rimanente di questo 'schiavo fedele' è ancora in vita oggi sulla terra. I loro compiti includono il ricevere e il trasmettere a tutti i servitori terreni di Geova cibo spirituale a suo tempo. Essi occupano una posizione simile a quella di Paolo e dei suoi collaboratori; con riferimento alle meravigliose verità che Dio dà al suo popolo, egli disse: 'A noi Dio le ha rivelate per mezzo del suo spirito'

     Cosa dire, dunque, del CD geovista? Per testare questa sua lealtà , fedeltà e autorità permettiamoci di verificare se il dizionario in causa è stato citato correttamente. Cerchiamo la parola greca xylon. La troviamo a pag. 875 e, come sempre, la riportiamo integralmente:
     

« xylonlegno tagliato e pronto per l'uso, sia legna da ardere, sia legname da costruzione, (Omero); legname per navi,(Esiodo); (Tucidide) 1. al sing. pezzo di legno, tronco, trave, palo (Omero)/Bastoneche serve da posatoio per gli uccelli (Aristofane)(lezione incerta)/bastone, clava, randello, (Erodoto, Aristofane). 2.Collare di legno messo al collo del prigioniero, Cogna (Aristofane); anche ceppi, per i piedi, (Erodoto, Aristofane); 3. Asse o Trave a cui venivano legati i malfattori, la Croce (Nuovo Testamento) 4. Tavolo o banco da cambiavalute (Demostene)». (LIDDELL-SCOTT, Dizionaro illustrato..., p. 875).

     E documentiamo anche qui con la foto del dizionario a questa voce.

 


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09/02/2016 17:31
 
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Come vediamo, nella parte del dizionario che abbiamo sottolineato , è proprio scritto «La Croce (Nuovo Testamento)», che il CD ha astutamente eclissato dietro a tre puntini di sospensione nella citazione fatta in Ragioniamo pag. 85, come abbiamo riportato sopra. Ecco come il CD riceve e trasmette la fedele parola di Dio! Il Dizionario invece attesta come il significato di xylon nel Nuovo Testamento è proprio quello di croce, nonostante quello che il CD vuole far dire al Dizionario di LIDDELL & SCOTT. Si, perchè in realta' si tratta di una vera manipolazione del testo del dizionario, omettendo proprio quel significato che il termine assume nel contesto neotestamentario. 

     Vediamo allora come ha reagito la Le Monnier a questa astuta manipolazione del suo dizionario. Riportiamo la lettera inviata da questa casa editrice alla Congregazione dei Testimoni di Geova in data 23 settembre 1988, cioe' tre anni dopo la pubblicazione del libretto geovista Ragioniamo.

Casa Editrice - FELICE LE MONNIER
Casella Postale 202 - 50100 FIRENZE


Spett.le
Congregazione Cristiana
dei Tesimoni di Geova
Via della Bufalotta, 1281
00138 ROMA

23 settembre 1988

Egregi signori, 
con vivo disappunto rileviamo, a pag. 85 della Vostra pubblicazone "Ragioniamo facendo uso delle Scritture", una citazione tratta dal nostro dizionario greco Liddell-Scott.
   Tale citazione appare artatamente tagliata, sopprimendo il termine "la Croce", riportato fra le accezioni possibili, al fine di sostenere, con l'autorevolezza del nostro nome e del nostro, assai apprezzato, dizionario, una Vostra tesi teologica.
   Ora, mentre riteniamo tutte le tesi in materia religiosa degne di rispetto, giudichiamo assai scorretto, oltre che gravemente lesivo della nostra reputazione scientifica, il Vostro modo di agire. Infatti, di fronte ad una pluralità di accezioni, diffuse e considerate accettabili, il nostro dizionario le riporta, correttamente, tutte, lasciando ai filologi di discutere la pertinenza di ciascuna rispetto ai diversi contesti storici e testuali.
   La Vostra citazione amputata ci fa, da un lato, apparire come sostenitori di una tesi teologica che, francamente, ci vede del tutto estranei e disinteressati, dato che lo scopo sceintifico e didattico di un dizionario è tutt'altro. E, d'altra parte, la medesima amputazione ci fa falsamente apparire sul piano lessicografico, che a noi interessa e che ci riguarda, come incompleti e carenti. 
   Siamo certi che vorrete con la massima tempestività ovviare al danno provocato alla nostra immagine e al nostro buon nome, pubblicando sulla Vostra stampa, con la dovuta evidenza tipografica, una non equivoca dichiarazione riparatoria. 
Restiamo in attesa di una, cortesemente sollecita, comunicazione al riguardo da parte vostra.

Con distinti saluti.



     Naturalmente, vistosi scoperta, la Congregazione dei Testimoni di Geova, anche per non incorrere in ulteriori conseguenze, si vede costretta a rispondere alla Casa Editrice LE MONNIER. con la seguente lettera che riportiamo:

CONGREGAZIONE DEI TESTIMONI DI GEOVA
via della Bufalotta, 1281 - 00138 ROMA - ITALIA


19 ottobre 1988

Spett.le
Casa Editrice FELICE LE MONNIER
Casella Postale 202
50100 FIRENZE


   Ci riferiamo alla Vostra del 23 settembre 1988 con la quale deplorate presunte nostre incompletezze e scorrettezze nella citazione tratta dalla voce «xylon» del Vostro Dizionario grecoLiddell-Scott.
   In proposito teniamo a sottolinare quanto segue. 
   Qualsiasi autore faccia riferimento alle definizioni di un dizionario segue la costante e corretta prassi di citare una o più accezioni che si uniformano all'argomento trattato, senza avere l'obbligo di citarle tutte, anche quelle estranee al concetto esposto, solo per non essere tacciato di scorrettezza.
   La Vostra asserzione che la nostra non completa citazione Vi fa apparire «sostenitori di una tesi teologica» a Voi del tutto estranea o carenti sul piano lessicgrafico è del tutto priva di argomenti di rilievo, considerato che la nostra citazione stessa contiene, per tre volte, i punti di sospensione che, secondo la comune prassi, evidenziano chiaramente per il lettore che il testo è citato soltanto in alcune parti.
   Sotto il profilo giuridico la nostra pubblicazione «Ragioniamo facendo uso delle Scritture» contiene tutti i dati richiesti dagli artt. 65 e 70 della legge 22.4.1941 n. 663 per identificare il vostro dizionario. Nè la nostra citazione, ai sensi dell'art. 8 della legge 8.2.1948 n. 47, così come sostituito dall'art. 42 della legge 5.8.1981 n. 416, è contraria a verità in quanto riporta con precisione le parti citate dal Dizonario.
   «Ragioniamo Facendo uso delle Scritture» non cita diverse parti delle numerose accezioni della voce «xylon» (I, II, II/2 per intero, II/3, II/4 per intero, III per intero). Peraltro l'omissione da Voi lamentata riguarda soltanto l'accezione II/3 che omette il brano «la Croce, NT», il cui contenuto, di natura evidentemente interpretativa, non può contrastare i vari significati lessicografici da noi citati.    A parte le suddette considerazioni, non siamo contrari alla pubblicazione del testo completo della voce «xylon» in un prossimo numero di un nostro periodico.
   Inoltre, nel caso di una ristampa del nostro libro, che peraltro non è destinato alla pubblica diffusione, ma riservato per lo più ai nostri associati, non abbiamo nessuna difficoltà a eliminare la citazione del Vostro Dizionario e a sostituirla con brani tratti da altre fonti autorevoli perlomeno quanto la Vostra pubblicazione. Se desiderate tale sostituzione, potete comunicarcelo.
   E' stata per noi una spiacevole sorpresa constatare che la mancanza di obiettivita' della Vostra cominicazione non corrisponde all'opinione che avevamo della Vostra Casa. Evidentemente non vi e' interessato che centinaia di Vostri Dizionari siano stati acquistati dalle oltre 2.500 nostre Comunita', ognuna delle quali dispone di una biblioteca. 
   A volte cedere alle pressioni esterne danneggia i propri interessi.
   Con i piu' distinti saluti.

Il Presidente- Valter Farneti



     Di questa lettera, scritta dal presidente italiano dei TdG, facciamo notare quanto segue: 
  1. La frase: «la nostra citazione, ai sensi dell'art... riporta con precisione le parti citate dal Dizionario», si commenta da sola in quanto abbiamo verificato che invece il CD non cita affatto con precisione tutta la spiegazione del termine greco.
  2. Ancora: « l'accezione II/3 che omette il brano «la Croce, NT», il cui contenuto, di natura evidentemente interpretativa» : vorremmo sapere come fa il CD a dire che questo significato e' di natura interpretativa, quando la lettera della Le Monnier dice che l'omettere il termine Croce e' «assai scorretto, oltre che gravemente lesivo della nostra reputazione scientifica». Quindi non si tratta di un'interpretazione, bensi' del risultato di un lavoro semantico-scientifico fatto dagli autori del dizionario, ma che evidentemente non interessa ai TdG, che invece si preoccupano di affermare ad ogni costo le loro ipotesi .
  3. Inoltre notate: «Evidentemente non vi e' interessato che centinaia di Vostri Dizionari siano stati acquistati dalle oltre 2.500 nostre Comunita', ognuna delle quali dispone di una biblioteca.» 
    Commentiamo noi: meno male che c'e' ancora chi crede che la verita' non ha prezzo!

     E riportiamo la lettera dell'ulteriore risposta che Le Monnier invia ai sig. Valter Farneti, presidente dei TdG:

Casa Editrice - FELICE LE MONNIER
Casella Postale 202 - 50100 FIRENZE


Spett.le
Congregazione Cristiana
dei Tesimoni di Geova
Via della Bufalotta, 1281
00138 ROMA

26 ottobre 1988

Egregio Signor Farneti, 
   chiunque minimamente conosca la nostra attivita' sa che nutriamo il massimo rispetto per tutte le concezioni religiose, cristiane e non cristiane. Inoltre, in quanto istituzione culturale, oltre che impresa, crediamo fermamente alla tolleranza reciproca, al confronto delle posizioni, al dialogo cosi' come alla civile espressione del dissenso
    Una felice situazione economica (che Dio la conservi!) ci rende, inoltre poco sensibili alle questioni di interesse se contrastanti con le ragioni della nostra liberta' intellettuale. In altre parole, non siamo in vendita contro un acquisto di copie. Ne consegue che la Vostra cortese preferenza, sinora dimostrata, per l'acquisto del Liddell-Scott non e' atta a mutare un modo di pensare che tutti gli studiosi, degni di questo nome, considerano corretto. Secondo tale impostazione, e' lecito citare il pensiero altrui con tutte quelle omissioni che non ne alterano la sostanza, che non portano a significati diversi o, peggio, contrari. La frase «Caio non e' un criminale» non si puo' citare nella forma: «Caio (...) e' un criminale». Ora, grosso modo, questo e' stato fatto dalla Vostra pubblicazione, che svolgeva il seguente ragionamento: Cristo fu appeso ad una trave e non a una croce, infatti «xylon» significa trave e non croce, come conferma anche il Liddell-Scott. (Segue la citazione incompleta, da cui e' stata tolta proprio l'accezione «la Croce, NT»).      Ora, ne' questa Casa Editrice ne' Liddell, Scott e collaboratori avevano la minima intenzione di prendere posizione su una questione che, oltretutto non e' lessicografica ma teologica; tanto e' vero che hanno riportato parecchie accezioni (trave e croce, ma anche legno, bastone, gogna, tavolo o banco ecc.) ognuna con la propria fonte. Sopprimere una di tali acezioni per poi dire che non esiste, ci pare un modo piuttosto malizionso di sostenere la Vostra tesi, per altri versi rispettabilissima.      La invitiamo pertanto a ripristinare l'integrita' della citazione, anche perche', contrariamente a cio' che Lei afferma, il riportare per intero e non amputato un passo non ci pare proprio nocivo per l'obiettivita' ne segno di soggezioni a pressioni esterne.
Con distinti saluti. Restiamo in attesa di una, cortesemente sollecita, comunicazione al riguardo da parte vostra.

Con distinti saluti.



     (Copie originali di tali lettere si possono trovare in: L. MINUTI, I testimoni di Geova non hanno la Bibbia, Coletti a San Pietro, Roma 1997, 185-189)

    Nell'edizione di Ragioniamo del 1990, pag. 85, dopo la tiratina di orecchie fatta dalla LE MONNIER, il Corpo Direttivo dei TdG ripara alla propria scorrettezza e riporta la citazione completa di xylon, senza però fare un commento di Errata Corrige come di solito fanno tutti i normali libri in questi casi, ne' tantomeno scusandosi con i lettori e soprattutto non si tiene conto di cio' che la Casa Editrice LE MONNIER, aveva richiesto, cioe' una non equivoca dichiarazione riparatoria.

     E gli altri vocabolari di greco? cosa dicono a proposito della voce xylon? Vediamo un altro autorevole dizionario, cioe' L. ROCCI, Vocabolario Greco-Italiano, Societa' ed. Dante Alighieri, Roma 1981. A pag. 1299 troviamo la voce «xylon», e dopo tanti significati tratti da autori greci, cosi' come per il Liddell-Scott visto prima, troviamo al punto 2b: «croce, NT.; Ec»; cioe' il termine greco nel Nuovo Testamento prende il significato di croce.


    Guardate adesso queste foto:



    ...curioso a dirsi, ma provengono da pubblicazioni geoviste! Proprio così, la prima foto riproduce il simbolo dei TdG dal 1891 fino al 1931 che veniva stampato sulle loro riviste ufficiali, e si vede chiaramente la croce dentro una corona. La seconda è una foto tratta dal libro L'arpa di Dio scritto nel 1921 dal 2° presidente dei TdG, J.F. Rutherford.

Per il primo presidente dei TdG, ovvero il fondatore C.T. Russell, la croce era il centro della fede geovista (ma i suoi successori lo hanno dimenticato!). Vediamo qualche sua frase: 

    "Io possa dare vita ad un nuovo giornale nel quale il segno della croce possa essere tenuto alto" (Torre di Guardia, 7.15.1906, reprints p. 3823)

     
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 Fu il secondo presidente, Rutherford, a cambiare le carte in tavola, ma anch'egli, all'inizio del suo governo, dichiarava apertamente che Gesù fu crocifisso. Ecco, infatti, una sua famosa affermazione:

     "Il prezzo del riscatto fu provveduto alla croce. La croce di Cristo è la grande verità centrale del piano divino, dal quale s'irradiano le speranze degli uomini... Allora tutti canteranno veramente: Io mi glorio della croce di Cristo". (L'arpa di Dio, 1921, p. 143 - Libro scritto da Rutherford)

     Inoltre, fino al 1936, furono pubblicate molte riviste geoviste con riferimenti alla croce e illustrazioni di Gesù crocifisso:      "..egli si umiliò e si mantenne così fino alla morte, alla morte di croce. (Creazione, 1927, p. 158) 
Gesù fu messo a morte sulla croce e deposto dalla croce. (Governo, 1928, p. 103).
Figura di Cristo sulla Croce: Creation, pag. 158 e pag 336; Riconciliazione, pag. 136; Vita, pag. 198.

      Poi Rutherford cambio' piano piano questa verità, cominciando ad affermare:"Che quella dove fu appeso Gesù fosse una vera croce di legno od un semplice tronco d'albero, non ha importanza..." (Ricchezza, p. 25; 1936). E qualche pagina più avanti, sempre nello stesso libro, affermerà: Gesù fu crocifisso non su una croce... ma inchiodato a un albero". (Ricchezza, p. 27)

     Ma il presidente geovista doveva pur dare una spiegazione di questo cambiamento improvviso, e allora dirà in Nemici, a pag. 199, edizione del 1937:"La croce e le reliquie erano in uso nella pratica delle religioni pagane molto tempo prima della nascita... di Gesù". Ecco allora spiegato il motivo iniziale di questo rifiuto della croce: la croce è un simbolo pagano! 

      Ma ci chiediamo noi: il palo, non era un simbolo in uso presso i pagani? Altro che! Lo dicono gli stessi Testimoni di Geova nella Torre di Guardia del 1.5.1978 e del 15.1.1975: Re Manasse mostra pentimento facendo abbattere gli idolatrici pali sacri. 

      
     Stauròs e testimonianze storiche sulla crocifissione

     L'altro termine greco che nel Nuovo Testamento indica lo strumento di morte sul quale mori' Gesu' e' stauros. Vediamo cosa dice la bibbia geovista riguardo a questo termine nell'appendice sopra citata. A pag. 11579 della Traduzione del Nuovo Mondo leggiamo: 

     Nel greco classico la parola "stauros" significava semplicemente un palo verticale, come quelli usati per le fondamenta. Il verbo "stauroo" significava recintare con pali o fare una palizzata. Gli ispirati scrittori delle Scritture Greche Cristiane scrissero nel greco comune ("koine") e usarono la parola "stauros" con lo stesso significato del greco classico, quello cioe' di palo semplice, senza alcuna specie di braccio trasversale incrociato in alcun modo. Non c'è nessuna prova del contrario.

     Il difetto di questa affermazione e' che non tiene conto dell'evoluzione che il termine stauros ha avuto dall'epoca del greco classico all'epoca contemporanea alla scrittura del Nuovo Testamento. Infatti, sia vocabolario di Liddell-Scott, sia quello di Rocci (vedi sopra), danno, oltre ai significati di palo, palizzata, tronco, trave (usato da scrittori greci antichi come Omero - vissuto 600 anni prima di Cristo), anche quello di croce per il Nuovo Testamento. Quindi e' indubbio che questo termine nell'epoca neotestamentaria, indicando lo strumento di supplizio, volesse significare proprio la croce, e che quindi aveva subito un'evoluzione dal significato originario. 

     Da sottolineare anche il fatto importantissimo che la condanna a morte di Cristo era stata eseguita dai romani, e presso di loro era in uso crocifiggere i malfattori che si erano macchiati di colpe gravissime. Quando facciamo questa obiezione ai TdG, essi dicono che non e' un motivo valido il fatto che erano stati i romani a crocifiggere Gesu', perche' ci si trovava in Palestina e non a Roma, e i romani erano solo la potenza occupante di questo territorio e quindi non potevano usare le croci. Questo ragionamento che fanno i TdG e' molto approssimativo, debole e, comunque, dimostrano poca preparazione storica. Quando, infatti, la Palestina era occupata dai Seleucidi, dei quali era re il crudele Antioco IV Epifane (II sec. a.C), nelle Antichita' giudaiche scritte da Giuseppe Flavio (storico giudeo del II sec. d. C.), si legge quanto segue a proposito dei giudei che si opponevano ad Antioco Epifane: 

     [Alcuni giudei] erano percossi con flagelli, mutilati i loro corpi, mentre ancora erano arsi vivi e respiravano, venivano crocifissi mentre, le loro mogli... (Libro XII, cap. V, 4) 

     Ecco dunque una testimonianza storica che la crocifissione era in uso in Palestina gia' 167 anni prima della crocifissione di Cristo. Ma sempre Giuseppe Flavio ci dice che anche ottanta anni prima di Cristo, in Palestina era stata eseguita un'altra esecuzione di massa ad opera di Alessandro Ianneo (103-76 a.C.)

      ...ordinò che fossero crocifissi circa 800 Giudei . (Libro XIII, cap. XIV, 2)

Da precisare, inoltre, che Alessandro Ianneo non era un re pagano, ma era un re giudeo, discendente della gloriosa famiglia dei Maccabei. 

     Nell'appendice 5c della bibbia geovista, e' da rilevare che essa, cita Giuseppe Flavio per quanto riguarda le esecuzioni di massa che avvenivano presso i Giudei, ma non cita Giuseppe Flavio quando parla di crocifissioni di massa dei Giudei, come invece noi abbiamo documentato. 

     Tornando a "stauros" e sul modo di crocifiggere i condannati in epoca neotestamentaria, in realta' la croce veniva indicata con "stauros" non perche' veniva messo su un palo, ma perche' il condannato doveva portare  sulle sue spalle un palo fino al luogo della crocifissione, e questo costituiva il palo orizzontale che veniva innestato sul palo verticale che era gia' fissato sul luogo della crocifissione. Vediamo cosa dice in proposito J. McKenzie, un autore molto caro agli stessi TdG (Ragioniamo, pag. 404), ma ovviamente non lo citano in questo caso: 
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 La croce sulla quale fu crocifisso Gesu' era o la crux commissa, a forma di T o la crux immissa o capitata, a forma di daga o pugnale. Il fatto che il titolo della condanna fu posto al di sopra della testa (mt. 27,37) fa pensare alla seconda forma di croce. Dato che l'esecuzione di Gesu' era stata affidata ai soldati romani è probabile che si seguisse la maniera di esecuzione romana. La croce portata da Gesu' fino al luogo di esecuzione non doveva essere, secondo la procedura comune, l'intera croce, ma soltanto il palo trasversale. Di regola il palo verticale veniva lasciato sul luogo dell'esecuzione, mentre quello trasversale veniva attaccato di volta in volta. Le braccia del condannato venivano prima attaccate al palo trasversale mentre egli era disteso al suolo; poi il condannato veniva innalzato, insieme con il palo trasversale su quello verticale, al quale venivano legati i suoi piedi. Lo si attaccava o con corde o con chiodi, che eventualmente erano quattro. Il criminale veniva sempre legato con corde intorno alle braccia, alle gambe, alla vita: i soli chiodi non avrebbero potuto reggere tutto il peso del corpo e le corde impedivano al condannato di scivolare giu' ("croce", in J. MCKENZIE, Dizionario Biblico, a cura di B. Maggioni, Cittadella Editrice, Assisi 1981). 

Alcune testimonianze archeologiche 

1)



     Quest'immagine raffigura il graffito del Palatino a Roma, risalente al II sec. d.C. E' una testimonianza molto preziosa sul fatto che i primi cristiani non solo sapevano che Gesu' era stato crocifisso su una croce, ma lo adoravano come Dio. E' infatti un graffito fatto dagli schernitori dei primi cristiani che li criticavano e li accusavano di adorare un crocifisso come Dio. La scritta, in greco, dice: "Alessameno adora Dio" . 

2)

     Questa foto invece riproduce una croce scoperta a Ercolano  risalente al 79 d.C.;
Fu Amedeo Maiuri, nel febbraio del 1938, a scoprire la cosiddetta croce di Ercolano, durante gli scavi della casa che fu appunto detta del Bicentenario (gli scavi di Ercolano erano iniziati nel 1738). Senza esitazione, si pronunciò immediatamente per un simbolo cristiano ed ipotizzò un oggetto di culto, rimosso a motivo di una persecuzione. La Guarducci, a distanza di anni, ha voluto precisare le interpretazioni del Maiuri. Cos'è questa "croce"? Si presenta come un'impronta cruciforme compresa in un pannello di fine stucco bianco. L'oggetto, inserito nello stucco e poi rimosso, doveva essere di legno. Sono visibili i segni presso l'incontro dei due tratti della croce e al di sotto del tratto verticale dove si fece forza per staccare l'oggetto dal muro. La Guarducci sottolinea giustamente che non fu tolto a motivo di paura, altrimenti sarebbe stata rimossa l'intera impronta. L'armadietto che è stato ritrovato in basso deve essere appartenuto all'abitante della camera successivo al proprietario della croce e, quindi, non dovrebbe avere avuto alcuna relazione con la croce stessa. 


Questa testimonianza archeologica e' interessante perche' conferma che gia' dopo 10 anni dalla morte e resurrezione di Cristo, il cristianesimo era arrivato qui per la predicazione di S. Paolo nella vicina Pozzuoli (Atti 28,13-14). Trent'anni dopo si sa come queste citta' vennero distrutte da una grande eruzione del Vesuvio.

-----------------------------------

Inoltre è stato ritrovato anche questo reperto:




[Modificato da Credente 17/05/2019 15:29]
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09/02/2016 17:51
 
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3)

     Un'altra interessante scoperta archeologica e' stata fatta da archeologi israeliani nel 1968 a Gerusalemme, nella zona di Giv'at ha-Mitvar: in una delle tombe scoperte, fu ritrovato lo scheletro di un giovane tra i 24 e i 28, crocifisso a Gerusalemme tra la fine del I sec. a.C e l'inizio del I sec. d.C, quindicontemporaneo di Gesu'!, e dalle scritte sulle ceramiche risulto' che il giovane era un certo Johanan figlio di Hagakol. Gli studi su questo ritrovamento dimostrano come il giovane sia stato crocifisso con due chiodi conficcati negli avambracci e gli archeologi (non cristiani, da precisare) sono concordi nell'affermare che il giovane sia stato crocifisso. Dunque, oltre al testo dei Vangeli, esiste una testimonianza certa e inoppugnabile che dimostra come la crocifissione era in uso proprio a Gerusalemme ai tempi di Gesu'. 



Testimoniaza indiretta del Vangelo

    Ennesima prova, indiretta ma forse la più significativa perchè è tratta dalla Sacra Scrittura, la troviamo nel Vangelo di Giovanni, a proposito della frase di Tommaso, incredulo della risurrezione di Gesù:

 

Gv. 20,25 : Ma egli [Tommaso] disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi... non crederò". 

Troviamo inoltre altre due precisazioni BIBLICHE che ci fanno capire senza ombra di dubbio il modo in cui Gesù fu giustiziato.

Mat 27,37 Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei».

Luca 23,38 C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.


    Se dunque Gesù fosse stato messo al palo, come viene rappresentato erroneamente qui a destra nelle pubblicazioni geoviste, le sue mani o i suoi polsi sarebbero stati trafitti da un solo chiodo, e questo contrasta palesemente con il plurale che Giovanni usa a proposito dei "chiodi" che rimanda invece alla posizione della morte sulla croce, con le braccia distese orizzontalmente, e due chiodi conficcati nelle rispettive mani. 

Inoltre contrasta palesemente con la precisazione fatta da altri due evangelisti e cioè che la scritta fu posta SOPRA IL CAPO DI GESU' e non sopra le mani come raffigurato in questa dissacrante immagine.


* * *


In conclusione, abbiamo dimostrato  come la tesi della wts, la quale sostiene che Cristo fu condannato su un palocontrasta in modo evidente contro chiarissime prove storiche,  archeologiche, semantiche e soprattutto bibliche,  che testimoniano invece in modo inoppugnabile come Gesu' e'  morto su una croce, e non su un palo


[Modificato da Credente 27/03/2017 12:03]
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09/02/2016 17:54
 
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IL PESO DEL LEGNO SU CUI FU CROCIFISSO GESU'
Una considerazione sul legno che avrebbe dovuto trasportare Gesù fino al Golgota!

Se Gesù fosse stato appeso ad un palo diritto e avrebbe dovuto portare tale palo da sè, qualcosa non quadra.
Consideriamo quanto avrebbe dovuto misurare e pesare un simile legno:

1- Un uomo di media altezza (1,70 mt) a braccia alzate (posizione nella quale sarebbe stato inchiodato Gesù per i TDG) misura più o meno 2,10/ 2,20 mt.

2- Sopra la testa del Cristo era stata inchiodata una tavoletta, e se Cristo fosse stato appeso come affermano i TDG, questa tavoletta doveva essere sopra le mani di Gesù. Aggiungiamo quindi una cinquantina 50 centimetri.

3- Ragionevolmente, sopra questa tavoletta, sarebbe dovuto avanzarequalche centimetro.

4- Per sostenere un uomo che si agitava su un tale supplizio, il palo bisognava conficcarlo nel terreno almeno per un metro (1 mt) o più! (non dimentichiamo il peso del palo).

5- Per appoggiare un uomo ed appenderlo, tale palo avrebbe dovuto avere un diametro di almeno 30 centimetri. (non dimentichiamo le dimensioni dei chiodi!)

In base a questi calcoli un palo del genere doveva essere lungo circa quattro metri ed avere una circonferenza di 30 centimetri.
Ora cerchiamo di calcolare il volume ed il peso di un legno di queste dimensioni.
Il volume di un "cilindro" di 30 cm di diametro e lungo 4 metri è di 0,283 Metri cubi.
Il peso specifico del legno, facendo una media tra i legni leggeri (tiglio, pioppo, noce) e quelli più pesanti (abete, castagno, robinia) è di circa 0,5-1,1 Tonnellate al metro cubo.La variazione dal peso minimo al peso massimo dipende dal grado di essiccazione del legno, ossia più il legno è essiccato meno pesa.

Facciamo una media a favore della teoria dei TDG e diciamo che il legno sul quale venne appeso Gesù fosse piuttosto stagionato e diciamo che il suo peso specifico era di 0,7 Tonnellate per metro cubo.
Se un metro cubo pesa 0,7 Tonnellate, ossia 700 Kg, il "legno" di Gesù che aveva un volume di 0,283 Metri cubi avrebbe dovuto avere un peso di circa 198 kg!!

Anche se i Romani fossero stati dei sadici impazziti, non potevano pensare che un uomo potesse portare un peso di questo tipo.
Era usanza comune che il condannato portasse il "patibulum", e nel caso di Gesù che era stato torturato a sangue gli venne concesso di essere aiutato dal Cireneo. Di solito, il condannato, anche se a fatica, poteva trasportare lo strumento della sua morte!

Ma supponendo che Gesù fosse stato in forze, come avrebbe fatto a portare un peso di circa 200 Kg, anche se aiutato da un'altro uomo?
Un simile peso sarebbe stato insostenibile anche da tre uomini ben allenati, figuriamoci da un uomo come Gesù stremato dalle torture e aiutato da un solo uomo.

Concludendo, anche solo analizzando oggettivamente la questione, la tesi Geovista non regge in alcun modo!"
[Modificato da Credente 27/03/2017 11:58]
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09/02/2016 18:40
 
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La wts nel corso degli anni ha maturato una crescente avversione verso la Croce, che ritiene un simbolo da combattere anzichè da proporre per ricordare il sacrificio di Cristo nella forma che è più rispondente alle ricostruzioni riportate sopra.

Ecco due esempi significativi per capire fino a che punto la wts abbia in odio tale simbolo, dissacrandolo in un modo inconcepibile per una confessione che si definisce "cristiana" e che invece si dovrebbe definire anticristiana.

titolo crocifissione nel libro creation

 

Nel 1927, Joseph Franklin Rutherford (1869-1942), secondo presidente della Società Torre di Guardia, pubblicò il libro Creation (Brooklyn, International Bible Students Association), scritto nel 1918.

 

joseph franklin rutherford creation - joseph franklin rutherford
Joseph F.Rutherford Creation

 

Il grosso volume (368 pagine!) contiene numerose illustrazioni. Una di esse, situata a pag. 265, rappresenta la crocifissione di Cristo ed è opera del celebre pittore e scultore tedesco Max Klinger (1857-1920). Il pittore la dipinse nel 1880 e la intitolò Die Kreuzigung Christi («La crocifissione di Cristo»).

 

crocifissione di max klinger nel libro creation di rutherford max klinger
Crocifissione nell'opera Creation Max Klinger

 

max klinger - the crucifixion christi

 

In questa tela, Cristo e i due ladroni sono completamente nudi. San Giovanni regge la Maddalena implorante, mentre la Vergine sta ritta in piedi di fronte al Crocifisso. Osservate con attenzione per qualche secondo questo quadro .

Prima di svelare il segreto celato in questa tela, permetteteci di fare un paio di osservazioni.

 

  • Innanzi tutto, questo dipinto prova che, nel 1927, i vertici della Torre di Guardia credevano ancora che Cristo fosse stato giustiziato su di una croce e non su di un palo, come successivamente (a partire dal 1936) hanno imposto di credere ai loro seguaci.

  • Colpisce anche il fatto che per una sua opera, il Corpo Direttivo di Brooklyn abbia scelto una rappresentazione piuttosto audace, al limite del blasfemo. Non  a caso, l'esposizione di questo quadro nel 1893 in una galleria artistica di Dresda provocò tra il pubblico un grande scandalo per via della totale nudità di Cristo 1.

 

Ma passiamo al dipinto. Chiunque esamina con attenzione questa crocifissione non può non notare che di fianco al ladrone crocifisso alla destra di Cristo figurano due uomini nudi in atteggiamenti inequivocabilmente omosessuali.

 

 

 

crocifissione con omosessuali

 

 

 

Se per la Società Watch Tower la sodomia è una forma di perversione condannata dalle Scritture, perché mai Rutherford avrebbe voluto o permesso la pubblicazione di un'immagine non solo indecente, ma addirittura degenerata all'interno di un'opera «sacra» geovista? La Torre di Guardia non ha mai fornito alcuna risposta a questa domanda, per cui lasciamo al lettore l'imbarazzo di risolvere questo  «incidente» grafico.

 


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09/02/2016 18:44
 
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Ecco un altro tentativo della wts, di far passare un messaggio subliminale servendosi addirittura della figura che maggiormente dovrebbe esprimere la FEDE e il segno della salvezza.



Questa immagine riportata nella Torre di guardia di Dicembre 2013, e anche nel libro "Cosa insegna realmente la Bibbia" pag.52 che dovrebbe rappresentare Cristo condannato a morte, oltre alla erronea raffigurazione del palo, nasconde una immagine subliminale, se visto con l'aiuto di uno specchio. In tal modo si evidenzia il formarsi di un volto demoniaco. 


o



Il tentativo di raffigurare Gesù morente in maniera dissacratoria, non solo eliminando la Croce come simbolo della nostra salvezza in Cristo, è continuata anche con  immagini subliminali






Questa immagine riportata sulla Torre di Guardia del 1 maggio 2014 dovrebbe raffigurare Maria, madre di Gesù che si trova sotto la croce su cui pende il Figlio crocifisso.

Gesù fu spogliato delle sue vesti che furono ripartite tra i soldati (cf Giov.19,22-23). Tutte le immagini del Crocifisso perciò raffigurano Gesù seminudo. Ma in questa immagine appare avvolto da uno strano drappo la cui forma è simile ad un membro maschile. Certamente non si notano le gambe ed i piedi di Gesù ma solo questa strana e inquietante forma.

[Modificato da Credente 14/03/2016 14:01]
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27/02/2016 12:09
 
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La croce di Cristo:
un nuovo libro conferma la veridicità della tradizione

indagine crocePubblichiamo qui di seguito l’invito alla lettura di Massimo Olmi, scrittore e studioso di storia antica, al suo ultimo libro, intitolato “Indagine sulla croce di Cristo” (Lindau 2016).

 

La forma dello strumento di supplizio utilizzato per Gesù Cristo ha dato origine, com’è noto, al più importante simbolo della religione cristiana. La croce rappresenta l’oggetto attraverso il quale Cristo terminò la sua vita terrena dando inizio al disegno salvifico della risurrezione. Si dice che Dio salvò gli uomini per mezzo del legno della croce, facendo scaturire la vita proprio da dove era venuta la morte. Il demonio, che aveva vinto gli uomini tramite l’albero del paradiso terrestre, fu sconfitto, per mezzo di Cristo, dall’albero della croce.

Nonostante le numerose rappresentazioni della croce e della crocifissione, bisogna dire che oggi non tutti ritengono che Gesù sia stato appeso ad una croce tradizionale, come una di quelle, per intenderci, che campeggiano sui campanili delle chiese: la cosiddetta croce latina. Per qualcuno, infatti, la croce di Cristo aveva la forma della lettera T e per qualcun altro Gesù morì su un semplice palo.

Da un attento esame delle fonti storiche emerge che la tradizione cristiana ha sempre avuto ragione: lo strumento di supplizio a cui fu affisso Gesù era formato principalmente da due legni incrociati, di cui quello verticale sporgeva in alto oltre la traversa. Contrariamente a quanto vuole la tradizione cristiana, oggi viene anche detto che la croce di Cristo doveva essere piuttosto bassa. Renan sosteneva la stessa cosa: per lui i piedi dei condannati toccavano quasi il terreno. Ma dai testi antichi si ricava che le croci potevano essere sia basse che alte e che “quella” croce forse non era proprio così bassa come qualcuno sostiene, forse per sminuire la solennità della scena della crocifissione.

Un altro problema riguarda la Via Crucis, ossia la lunga strada della sofferenza che ha avuto il suo punto di arrivo sul Golgota. La voce autorevole di molti studiosi afferma che il condannato portava su di sé soltanto il patibulum, ossia il legno orizzontale, mentre lo stipes, cioè il legno verticale, si trovava già piantato nel terreno sul luogo dove la condanna sarebbe stata eseguita. Anche in questo caso, una minuziosa ricerca sui testi antichi sembra sfatare, almeno in parte, questo luogo comune. Presso i Romani, infatti, erano in uso entrambi i modi di portare il legno del supplizio. È dunque possibile che le tradizionali rappresentazioni della Via Crucis, in cui Gesù porta l’intera croce, corrispondano effettivamente al vero.

Altra vexata quaestio riguarda i chiodi: il loro numero, la loro collocazione. Gesù fu inchiodato alle mani o ai polsi? I chio­di furono conficcati soltanto nelle mani o anche nei piedi? E i piedi vennero inchiodati separatamente o sovrapposti? Altrettanto dibattuto è il problema che riguarda il ritrova­mento della croce. Secondo un racconto che si è affermato nel tempo, fu l’imperatrice Elena, madre di Costantino, che si recò personalmente a Gerusalemme per cercare il luogo preciso del sacrificio di Cristo. Qui, i pagani avevano occultato ogni possibi­le segno di riconoscimento e avevano eretto una statua dedicata alla dea Venere. Elena fece asportare il materiale di copertura e rinvenne tre croci. Alcuni storici antichi, tra cui Rufino, narrano che il riconoscimento del lignum cui fu appeso Gesù avvenne attraverso un miracolo, mentre per sant’Ambrogio la croce fu riconosciuta per via del titulus, ossia la tavoletta fatta affiggere alla croce da Pilato e recante il motivo della condanna. Esaminando tutte le testimonianze antiche concernenti il ritrovamento della Vera Croce si giunge alla conclusione che entrambe le versioni, sebbene appaiano contrastanti, possono essere attendibili.

Ma ciò che molti non conoscono, è l’esistenza di alcuni antichi scritti secondo i quali, a non moltissimi anni di distanza dal giorno della crocifissione, ai cristiani fu consentito di avvicinarsi al luogo del supplizio e di poter custodire il legno della croce. In seguito, all’epoca di Traiano, scoppiò una persecuzione contro i cristiani e Simeone figlio di Cleopa, secondo vescovo di Gerusalemme, fu portato in tribunale e condannato a morte. In quell’occasione, il giudice ordinò che la preziosa reliquia fosse consegnata agli accusatori, i quali la seppellirono “venti braccia sotto terra”. Si tratta solo di leggende?

In Indagine sulla croce di Cristo si parla anche di altre reliquie sacre, tra cui la cosiddetta Lancia di Longino e la Corona di Spine. Un lungo capitolo è dedicato inoltre ad alcune note mistiche del passato, principalmente Anna Katharina Emmerick e Maria Valtorta, le cui visioni inerenti la crocifissione di Cristo sono state esaminate e messe a confronto. L’autore precisa che tali visioni, pur non avendo un valore scientifico, non possono non incuriosire il lettore. Alcuni noti studiosi, infatti, ci fanno notare che Anna Katharina Emmerick non si mosse mai dalla Germania, eppure fornìprecise informazioni sulla casa della Madonna ad Efeso, che permisero ad un ricercatore francese di ritrovarla a nove chilometri a sud della città sulle pendici del monte Solmisso prospicienti al mare, proprio com’era stato “visto”. Inoltre, molte informazioni fornite dalla veggente sulla comunità degli esseni sono state confermate dai famosi rotoli rinvenuti a Qumran più di un secolo dopo la scomparsa della monaca.

E per quanto riguarda Maria Valtorta, lo studioso Jean-François Lavère, che ha confrontato le descrizioni della mistica riguardanti la topografia, l’archeologia, i dati storici e geografici con le fonti oggi in nostro possesso e con le più recenti scoperte archeologiche, è giunto a sorprendenti conclusioni.


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17/04/2020 12:07
 
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La Croce a due braccia di Gesù. La testimonianza di uno di coloro che ha frequentato i primi discepoli della Chiesa primitiva: Giustino Martire

A riguardo di Giustino martire (nato nel 100 . d. C. e morto circa nel 165) la Torre di Guardia riconosce che:

"le sue opere sono preziose per il loro contenuto storico e per i molti riferimenti alle Scritture" e anche che "degni di speciale attenzione sono l’apprezzamento che Giustino aveva per la verità e l’intrepida testimonianza che diede nonostante la persecuzione, poiché sono caratteristiche che si riscontrano anche oggi nella vita dei veri seguaci di Gesù"(https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/1992206).

Orbene, oltre ad altri Scrittori della prima Chiesa, Giustino ci dà una significativa testimonianza sulla FORMA della Croce. Nel commentare infatti l'episodio di Esodo 17,8-13, dove il testo biblico dice che Mosè "alzava" (in ebraico ירים, ἐπῆρεν nella versione greca Septuaginta) le mani, dice che Mosè "ALLARGAVA" le mani su entrambi i lati, e aggiunge che, quando Mosè abbandonava "questa figura che imitava la croce" (σταυρός), il popolo veniva battuto, mentre, quando Mosè la manteneva, il popolo prevaleva "a causa della croce" (σταυρός).

Attribuisce questo effetto non alla preghiera di Mosè, ma al fatto che, mentre al comando della battaglia c'era il nome di Gesù – in greco, Giosuè si chiama Ἰησοῦς, Gesù – Mosè "costituiva il segno della croce" (σταυρός)
.

Parrocchia Santa Agnese V.M. - Danisinni - Meditazione Vangelo 16 ...

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18/04/2020 23:22
 
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Nella stessa opera (Dialogo con Trifone) Giustino Martire (scrtittore lodato come storico attendibile dalla Società Torre di Guardia, come abbiamo visto nel post precedente) descrive la croce da esecuzione da lui conosciuta come composta di un pezzo di legno verticale, al quale si adatta l'altro orizzontale, mentre in centro c'è un piolo su cui si appoggiano quelli che sono crocifissi.

E interpreta l'agnello pasquale come simbolo della sofferenze della croce che il Messia doveva subire: per arrostire l'agnello, infatti, lo si fissa a due spiedi disposti a croce; il primo trafigge l'agnello dalla base alla testa, mentre all'altro, che attraversa le spalle, vengono attaccate le zampe.


Ireneo di Lione (c. 130 - c. 202) dice che "la stessa struttura della croce presenta cinque estremità: due per il senso della lunghezza, due per la larghezza, e una al centro, sulla quale riposa colui che è affisso con chiodi".





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18/04/2020 23:27
 
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Gesù paragona il modo con cui Mosè innalzò il serpente di rame su un'asta, alla sua propria crocifissione.
Egli disse infatti in Giov.3, 14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, 15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.  
 
Orbene per potersi reggere su un'asta un serpente fatto di metallo, e quindi rigido, pur essendo realizzato in forma attorcigliata, ha necessariamente bisogno di un'altra asta, piccola o grande che sia,  che , per poter  far reggere il serpente,  dev'essere messa necessariamente in orizzontale altrimenti un tale oggetto scivolerebbe verso il basso.

Anche in questo caso la figura della CROCE viene a riproporsi, ritrovando in quel simbolo, ordinato a Mosè per poter salvare il suo popolo dai morsi dei serpenti velenosi.  il segno della propria opera salvifica  a cui avrebbero dovuto guardare tutti per potersi salvare dal morso mortale del peccato. 

Soubor:Rubens, masè e il serpente di bronzo, 1610-12 ca..JPG ...


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06/03/2021 22:41
 
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Quali sono  le conclusioni alle quali si giunge analizzando  anche la Sindone?


 Le conclusioni sono che l’angolo, la posizione e la forma di queste colature coincidono a quelle che si verificherebbero in un uomo con le mani inchiodate quasi verticalmente, in una specie di posizione a Y, ma non esattamente sopra la testa, come se fossero inchiodate a un unico palo verticale (come sostengono i Testimoni di Geova).


In poche parole niente di nuovo, come infatti fa notare la testata New Scientist, si tratta di una posizione già presente in numerose rappresentazioni iconografiche e che non ha mai sollevato alcun problema di congruità con la tradizione, al riguardo allego una foto da me personalmente ripresa in questi giorni alla Scala Santa a Roma, uno dei luoghi più rappresentativi del cattolicesimo:



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20/07/2021 15:21
 
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tratto da wikipedia

Testimonianze cristiane dei primi secoli

L'apocrifa Lettera di Barnaba, datata al massimo a circa 30 anni dopo il Vangelo secondo Giovanni,[8] ma secondo alcuni forse composta nel I secolo,[9][10][11] descrive il patibolo nel quale Gesù morì come avente la forma della lettera Τ: "la croce è raffigurata nel tau che doveva comportare la grazia".[12][13] Barnaba, poi, scorge un segno profetico della croce e di chi vi sarebbe stato crocifisso in quello che fece Mosè nella battaglia contro gli Amaleciti (Libro dell'Esodo, 17,8-13), quando "postosi più in alto di tutti distese le braccia" e "rappresenta[va] la figura della croce e di chi avrebbe dovuto patire (su di essa)".[14][15][16]

 

Anche Giustino (circa 100 – circa 165), nel commentare l'episodio di Esodo 17,8-13, dove il testo biblico dice che Mosè "alzava" (ירים, ἐπῆρεν nella versione greca Septuaginta) le mani, senza specificare se le teneva sollevate direttamente sopra la testa o no, dice che Mosè "allargava" le mani su entrambi i lati, e aggiunge che, quando Mosè abbandonava "questa figura che imitava la croce" (σταυρός), il popolo veniva battuto, mentre, quando Mosè la manteneva, il popolo prevaleva "a causa della croce" (σταυρός). Attribuisce questo effetto non alla preghiera di Mosè, ma al fatto che, mentre al comando della battaglia c'era il nome di Gesù – in greco, Giosuè si chiama Ἰησοῦς, Gesù – Mosè "costituiva il segno della croce" (σταυρός).[17][18]

Nella stessa opera Giustino descrive la croce da esecuzione da lui conosciuta come composta di un pezzo di legno verticale, al quale si adatta l'altro orizzontale, mentre in centro c'è un piolo su cui si appoggiano quelli che sono crocifissi.[13][19] e interpreta l'agnello pasquale come simbolo della sofferenze della croce che il Messia doveva subire: per arrostire l'agnello, infatti, lo si fissa a due spiedi disposti a croce; il primo trafigge l'agnello dalla base alla testa, mentre all'altro, che attraversa le spalle, vengono attaccate le zampe.[20]

Ireneo di Lione (c. 130 - c. 202) dice che "la stessa struttura della croce presenta cinque estremità: due per il senso della lunghezza, due per la larghezza, e una al centro, sulla quale riposa colui che è affisso con chiodi".[21][22]

Negli Atti di Pietro, libro apocrifo della seconda metà del secondo secolo, san Pietro, mentre è crocifisso, dice: "È giusto, infatti, salire sulla croce di Cristo che è l'unica e sola parola distesa, della quale lo Spirito dice: "Che cos'è Cristo, se non la parola, l'eco di Dio?". Sicché la parola è l'asse dritto della croce, quello al quale sono crocifisso; l'eco è l'asse trasversale, cioè la natura dell'uomo; il chiodo che unisce l'asse trasversale a quello dritto è la conversione e la penitenza dell'uomo."[23][24]

Anche Tertulliano (c. 160 - c. 220), come Barnaba, paragona la croce alla lettera Τ.[25] Sulla forma a due braccia della croce ritorna anche commentando la benedizione di Mosè (Dt 33,13-17).[26]

Inoltre, secondo Tertulliano ed altri scrittori del II-III secolo, era abitudine comune dei cristiani pregare con tutto il corpo ritto e le braccia distese a croce. Tertulliano spiega: "Noi non solo eleviamo le mani ma anche le estendiamo, e nell'imitare la passione del Signore e nel pregare confessiamo Cristo".[27] Anche secondo le Odi di Salomone (un testo apocrifo perlopiù attribuito alla fine del I secolo e comunque non oltre il III) questo atteggiamento costituiva il "segno del Signore", adottato per pregare.[28] Anche Eusebio di Cesarea racconta che un giovane cristiano della Fenicia, destinato ad essere dilaniato dalle belve, si mise imperterrito davanti ad esse a pregare con le braccia aperte "a mo' di croce".[29]

I paleocristiani, quindi, interpretavano l'usanza di pregare a braccia estese come una figura della croce di Cristo.[30] Secondo Naphthali Wieder, è stato proprio perché i cristiani interpretavano la preghiera a braccia estese come riferimento alla crocifissione del Messia che i giudei abbandonarono questa postura di preghiera precedentemente tradizionale nella liturgia ebraica.[31]

Negli Atti di Paolo e Tecla, opera di finzione composta nel II secolo (dato che Tertulliano ne parla), si racconta che Tecla, messa sul rogo per essere bruciata viva ma poi salvata miracolosamente, "fece il segno della croce" (τὸν τύπον σταυροῦ ποιησαμένη), che potrebbe essere la prima menzione del gesto di fare il segno della croce. Non è chiaro il senso preciso dell'espressione τὸν τύπον σταυροῦ ποιησαμένη (τύπος, origine etimologica di termini quali "tipografia", significa "impronta", "marchio", "segno", "carattere" [di lettera dell'alfabeto], ecc.).[32][33] Significava forse tracciare una croce su se stessa con la mano o incrociando le braccia? disporre due pezzi del legno del rogo in forma di croce? fare il segno della croce, come farebbe oggi un prete, sugli astanti o sul rogo prima di salirci sopra?[34][35] L'opera, pur di carattere leggendario (l'autore confessò di averla inventata lui), è un'ulteriore testimonianza della già consolidata prassi dei cristiani del II secolo di venerare la croce con segni visibili di qualche tipo in occasione di eventi significativi.

Un segno cristiano molto antico è il piccolo segno di croce sulla fronte. Già Tertulliano racconta che i cristiani avevano l'abitudine di tracciarlo ripetutamente nel corso della giornata:“In tutti i nostri viaggi e movimenti, in tutte le nostre partenze e nei nostri arrivi, quando ci mettiamo le scarpe, quando facciamo il bagno, a tavola, quando prendiamo le nostre candele, quando andiamo a letto, quando ci sediamo, in qualsiasi dei compiti di cui ci occupiamo segniamo la nostra fronte con il segno della croce”.[36] Tertulliano collega il segno della croce sulla fronte con un brano del profeta Ezechiele[37] nel quale si parla di un contrassegno messo "sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tutte le abominazioni che si commettono in mezzo alla città".[38]

Il tema di un contrassegno salvifico impresso come un sigillo sulla fronte dei "servi di Dio" compare anche nell'Apocalisse di Giovanni (7,2-4). Benché la forma del contrassegno non sia esplicitata, i commentatori interpretano il brano dell'Apocalisse come una allusione al testo veterotestamentario di Ezechiele (9,1-6),[39] dove si parla di un segno o di un tau (ultima lettera dell'alfabeto ebraico, che originariamente aveva forma di croce) posto sulla fronte dei salvati.[40][41][42] Bruce Longenecker ritiene che il brano dell'Apocalisse sia la più antica attestazione della forma della croce di Cristo[43] e Steve Shisley dice che l'Apocalisse forse si riferisce alla croce come segno di identità cristologico.[44] Qualunque fosse il segno impresso sulla fronte dei salvati di Ezechiele e dell'Apocalisse, esso costituisce un segno di appartenenza al popolo di Dio, un segno di salvezza.[45] Nella tradizione cristiana più antica al termine del rito del battesimo il vescovo tracciava sulla fronte del battezzato una croce con il sacro crisma.[46] Questo gesto era accompagnato almeno sin dal IV secolo con le parole: "Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono".[47]

Testimonianze non-cristiane

Anche scrittori non cristiani del II secolo considerano una traversa come elemento normale della struttura da esecuzione da essi denominata stauros (il termine utilizzato nei vangeli per indicare la croce di Cristo). Luciano di Samosata (125-181), nel suo Giudizio delle vocali fa proporre per la lettera Τ (Tau) la pena di morte sulla croce, perché questa sarebbe fatta secondo la forma della stessa lettera:[13] "Dicono che è stato perché ispirati dalla sua figura e imitandola che i tiranni hanno fabbricato strutture lignee di forma analoga su cui crocifiggere gli uomini; ed è da questo che tale congegno perverso ha preso il suo nome perverso. Per tutti questi crimini, quante condanne a morte voi pensate che merita la Tau? Da parte mia, ritengo che in giustizia resta per la Tau solo questa punizione: che sia giustiziata sulla sua propria forma".[48] Anche Artemidoro di Daldi dice che per fabbricare uno stauros da esecuzione si usano più pezzi di legno.[13][49]

Il termine stauros, applicato nei vangeli e dai primi cristiani alla struttura su cui è avvenuta la morte di Gesù, compare anche in testi precedenti quelli di Luciano di Samosata, di Artemidoro di Daldi e dei primi cristiani per indicare simili strumenti di morte, dei quali, però, non è indicata esplicitamente la forma. Questo è il caso, per esempio, di Filone di Alessandria (contemporaneo di Gesù: 15/10 a.C – 45/50 d.C.) nel libro da lui scritto contro il governatore romano di Egitto, Flacco,[50][51] di Flavio Giuseppe (c. 37/38 – c. 100), di Plutarco (46/48 – 125/127) e di Caritone (attivo forse a metà del I secolo), i quali, a parere di Gunnar Samuelsson, non forniscono descrizioni che permettano di chiarire se lo stauros in parola avesse o non avesse traversa.[52]

In A Greek-English Lexicon di Liddell e Scott, l'ultimo scrittore greco citato per avere chiaramente usato stauros per significare solo un palo verticale è Senofonte, morto nell'anno 354 a.C. Con la parola "croce" la stessa fonte traduce il termine stauros in un testo dello storico greco del I secolo a.C. Diodoro Siculo.[53] Samuelsson considera questa interpretazione possibile ma non certa.[54]

Gunnar Samuelsson fa notare che Hermann Fulda (18001883), il quale suggeriva che Gesù fu crocifisso in un palo senza traversa e proponeva che i termini σταυρός e crux si riferissero a un semplice palo, non ha saputo citare alcun testo antico in appoggio a tale sua tesi e che egli inoltre enfatizzava l'esistenza e l'uso del patibulum, con il quale il "semplice palo" si convertiva in uno σταυρός o "croce" nel senso moderno.[55]


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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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