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Le leggi della MORALE confutano l'ateismo

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2017 13:12
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04/12/2015 23:38
 
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Doveri morali oggettivi necessitano l’esistenza Dio
Se non c’è nessun Dio quale base ci rimane per i doveri morali? Dal punto di vista ateistico gli esseri umani sono solamente animali, e gli animali non hanno nessun reciproco dovere morale. Quando uno squalo bianco forzatamente copula con una femmina, anche se le impone l’atto sessuale non si può parlare di stupro. Le azioni animali non sono né obbligatorie e né vietate.
Se quindi Dio non esiste, perché pensare che abbiamo alcuna obbligazione morale di fare qualcosa? Chi o cosa impone su di noi i doveri morali? Da dove vengono? È difficile capire perché dovrebbero essere qualcosa altro che una nostra impressione soggettiva risultante da condizionamenti sociali e famigliari. Alcune azioni come l’incesto e lo stupro potrebbero non essere biologicamente e socialmente vantaggiose e quindi nel corso dello sviluppo umano sarebbero diventate un tabù. Ma non c’è assolutamente nulla (se Dio non esiste) che possa far vedere come l’incesto o lo stupro siano veramente sbagliati. Questo comportamento è continuamente presente nel regno animale. Il violentatore che si scontra con la condivisa moralità del momento non fa altro che agire “fuori moda”, esattamente come se al giorno d’oggi un uomo gridasse ad alta voce a tavola. Se non c’è nessun “legislatore” non esiste nessuna legge morale oggettiva a cui noi dobbiamo ubbidire.

Obiezioni alla premessa 1

1) Confondere la domanda
Molto probabilmente quando si presenta la prima premessa ad un ateo si riceverà una risposta con tono quasi indignato: “Stai forse dicendo che tutti gli atei sono cattive persone?!”
Dobbiamo aiutare gli atei a far capire che questa è una grandissima incomprensione dell’argomento.
La domanda NON è: “Possiamo riconoscere valori e doveri morali oggettivi senza credere in Dio?”. Non c’è alcuna ragione per la quale uno debba credere in Dio per riconoscere che, per esempio, dobbiamo amare i nostri figli.
La domanda NON è: “Possiamo formulare un sistema di etica senza riferirci a Dio?” Se il non credente riconosce il valore intrinseco dell’essere umano non c’è alcuna ragione per credere che non si possa formulare un codice etico di comportamenti, con cui generalmente un credente concorderebbe, al di fuori del fatto che il non credente non terrà conto degli obblighi morali che un credente ha verso Dio.
Però, la vera domanda è: “Se Dio non esiste, esistono valori e doveri morali oggettivi?”. Dunque la domanda non riguarda la necessità della credenza in Dio per la morale oggettiva, ma riguarda la necessità dell’esistenza di Dio (indipendentemente dal fatto che una persona creda un Lui o meno).
Dunque la credenza in Dio non è necessaria per l’esistenza della morale oggettiva, l’esistenza di Dio sì.

2) Il dilemma di Eutifrone
Un’altra obiezione molto frequente tra i non credenti è quella consistente nel dire che alludere a Dio come causa della presenza della moralità umana comporti una contraddizione intrinseca, o meglio, un dilemma; chiamato con il nome del personaggio presente nei dialoghi di Platone.
In poche parole questo è il dilemma: Qualcosa è buono perché Dio lo vuole? O Dio vuole qualcosa perché è buono? Se si dice che qualcosa è bene perché Dio vuole che sia tale, allora ciò che è bene diventa arbitrario. Dio avrebbe potuto volere che l’odio fosse bene (inteso sia come sia giusto che buono) e allora saremmo stati moralmente obbligati ad odiarci l’uno con l’altro. Questo sembra insensato.
Alcuni valori morali sembrano essere necessari. Ma se si dice che Dio vuole qualcosa poiché è bene, allora ciò che è bene o male è indipendente da Dio. In quel caso, valori e doveri morali esistono indipendentemente da Dio, ciò che contraddirebbe la premessa 1.
Risposta al dilemma di Eutifrone: Non dobbiamo confutare nessuna delle due opzione del dilemma, infatti esso è un falso dilemma! Esiste una terza opzione per spiegare la moralità con Dio: Dio vuole qualcosa perché Lui stesso è buono. Cosa vuol dire questo? Significa che la natura stessa di Dio è lo standard del bene e i Suoi comandamenti sono espressioni della Sua natura. In breve i nostri doveri morali sono determinati dai comandamenti di un Dio giusto e amorevole.
Quindi, i valori morali non sono indipendenti da Dio perché la natura stessa (la sua figura, il suo carattere) di Dio definisce ciò che è buono. Dio è essenzialmente compassionevole, buono, giusto, imparziale ecc. La Sua natura è lo standard morale che definisce bene e male, i suoi comandi necessariamente riflettono la sua natura morale, dunque non sono arbitrari. Quando un ateo chiede: “Se Dio comandasse la pedofilia, saremmo obbligati ad abusare sessualmente i bambini?”, è come se chiedesse “Se ci fosse un cerchio quadrato, la sua area sarebbe il quadrato (l alla seconda) di uno dei suoi lati?”: non ci sarebbe alcuna risposta, in quanto ciò che suppone la domanda è logicamente impossibile. Infatti il dilemma di Eutifrone ci presenta una falsa scelta e non dovremmo essere imbrogliati da essa. Il bene/male è determinato dalla natura stessa di Dio e il giusto/sbagliato è determinato dalla Sua volontà.
Dio vuole qualcosa poiché Lui è buono e qualcosa è giusto perché Lui lo vuole.

3) Il moralismo platonico: i valori morali semplicemente esistono.
Platone credeva che il bene semplicemente esistesse di per sé, come una sorta di Idea auto-esistente. In seguito pensatori cristiani fecero corrispondere il Bene di Platone con la natura morale di Dio. Platone però credeva che il Bene esistesse semplicemente di per sé. Qualche ateo potrebbe dire che i valori morali come la giustizia, l’amore e la compassione esistono e basta senza alcun fondamento. Possiamo chiamare questa visione “moralismo platonico ateistico”. Questa obiezione non nega la seconda premessa (il fatto che valori e doveri morali oggettivi esistano), ma non le fonda in Dio.
Risposta al moralismo platonico ateistico: Primo, il moralismo platonico ateistico non è intellegibile. Che cosa vuol dire che, per esempio, il valore morale delle giustizia “esiste”? È facile pensare che una persona sia giusta, ma credere che la giustizia esista anche in assenza delle persone è contro intuitivo, infatti i valori sembrano proprietà di persone, ed è difficile concepire che la giustizia possa esistere come un’astrazione. Per definizione le proprietà non esistono senza la sostanza (termine filosofico che appunto indica ciò che possiede le proprietà) a cui appartengono. Infatti, dato che l’oggetto astratto “Giustizia” non è esso stesso giusto, ne consegue che in assenza di persone la giustizia non esiste!
Inoltre, un problema per il moralismo platonico ateistico è la sua intellegibilità, non c’è infatti nessun motivo per il quale dovremmo essere in grado di venire a conoscenza di questo regno astratto. Perché dovremmo credere di avere qualche misterioso accesso intuitivo a oggetti di un mondo astratto?
Secondo, questa visione non fornisce nessuna base per i doveri morali. Ammesso e non concesso che valori morali come la giustizia, la lealtà, il perdono, la pazienza semplicemente “esistano e basta”, come è possibile che questo porti a degli obblighi morali? Perché, per esempio, una persona dovrebbe essere compassionevole? Chi o cosa pone un tale obbligo per la persona? Bisogna notare che in questa visione anche vizi morali come avidità, odio, ozio e avarizia esistono di per sé come astrazioni. Ma perché mai saremmo obbligati ad allinearci con un gruppo di queste astrazioni piuttosto che un altro? Il moralismo platonico ateistico, mancando di un legislatore morale, non ha nessuna base per obbligazioni morali.
Terzo, è fantasticamente improbabile che i ciechi processi evolutivi abbiano “catapultato nell’esistenza” proprio quel tipo di esseri che corrispondono a quell’esistenza astratta di valori morali. Ciò sembra una coincidenza incredibile. È come se l’insieme dei valori astratti “sapesse” che stavamo per apparire sulla faccia della terra. È di gran lunga più realistico pensare che sia l’esistenza della morale sia il mondo naturale siano sotto l’autorità di un Dio che ci ha dato sia le leggi della natura che quelle della morale, invece che pensare che queste due realtà indipendenti si siano mescolate casualmente.


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