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COME FARE LA COMUNIONE

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2019 21:40
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22/06/2015 15:24
 
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Il fedele non deve comunicarsi quando mancano le dovute disposizioni. Ci sono due tipi di disposizioni per comunicarsi degnamente, alcune che si riferiscono all'anima e altre che si riferiscono al corpo.


Quali sono le disposizioni relative all'anima?

1.- Stare in grazia di Dio, ovvero assenza di peccato grave

2.- Essere formati sulle principali verità di fede

3.- Avere la dovuta reverenza al momento della Comunione

4.- Credere fermamente che si riceverà Gesù Cristo

“Colui che è consapevole di essere in peccato grave, non celebri la Messa né comunichi al Corpo del Signore senza premettere la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l'opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi di porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima” (Can. 916).


Quali sono le disposizioni relative al corpo?

1. Osservare la norma sul digiuno eucaristico

2. Avere un aspetto esteriore adeguato: modesto e raccolto


Esclusione dalla Comunione per motivi di età o malattia:

Non si può dare la Comunione in queste quattro situazioni:

1. Tra le malattie si annoverano: persone in coma, persone che non possono deglutire, persone con respirazione assistita costante, apoplessia, rischio di vomito, febbre alta che provochi allucinazioni...

2. Adulti affetti da malattie mentali che privano dell'uso della ragione

3. Gli adolescenti e gli adulti con serie incapacità intellettive

4. I bambini prima del sufficiente sviluppo mentale


Quanto a situazioni varie, non deve comunicarsi: 

1. Chi si è già comunicato due volte al giorno

2. Chi fa parte della massoneria, di sette di qualsiasi tipo, eccetera

3. Chi cerca di usare l'Eucaristia per fare campagna politica, o per cercare voti

4. Chi non è battezzato

5. Chi rifiuta l'Eucaristia o ne dubita

“Non è possibile dare la comunione alla persona che non sia battezzata o che rifiuti l'integra verità di fede sul Mistero eucaristico. Cristo è la verità e rende testimonianza alla verità (cfr Gv 14,6; 18,37); il Sacramento del suo corpo e del suo sangue non consente finzioni” (Ecclesia de Eucharistia, 38).

Una precisazione: il fatto che qualcuno non possa o non debba comunicarsi non impedisce che vada a Messa. Anzi, chi non può ricevere la Comunione ha, come tutti gli altri fedeli, il diritto di partecipare alla celebrazione eucaristica e il dovere della Messa tutte le domeniche e nei giorni di precetto segnalati.

È vero che il modo pieno di partecipare alla Messa è comunicarsi, ma bisogna tener conto che la partecipazione alla Messa ha di per sé un valore salvifico e costituisce una perfetta forma di preghiera, indipendentemente dal fatto che si riceva o meno la Comunione.
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22/06/2015 15:28
 
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FARE DEGNAMENTE LA SANTA COMUNIONE

Per fare degnamente la Santa Comunione si richiedono tre cose:
1 - Essere in stato di grazia e cioè senza peccato mortale
2 - Sapere e pensare Chi si va a ricevere
3 - Essere digiuni da almeno un’ora (eccezione fatta per l’acqua e le medicine).
Gli anziani, coloro che sono affetti da qualche infermità e le persone addette alle loro cure, possono ricevere la santissima Eucaristia anche se hanno preso qualcosa entro l'ora antecedente.

Chi è consapevole di essere in peccato mortale può comunicarsi dopo aver fatto un atto di contrizione con il proposito di confessarsi dopo?
Chi è consapevole di essere in peccato grave, per quanto sia pentito, deve confessarsi prima di ricevere l’Eucaristia, a meno che non vi sia una ragione grave per accedere alla comunione unita all’impossibilità di confessarsi; nel qual caso si ricordi di porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima.

Che peccato commette chi riceve l’Eucaristia in peccato mortale?
Chi riceve l’Eucaristia in peccato mortale commette un grave sacrilegio, in quanto profana ciò che vi è di più sacro in mezzo a noi, cioè il Corpo santissimo di Cristo.

Chi è in peccato mortale, e non può quindi comunicarsi, deve ugualmente andare alla Messa nei giorni festivi?
L’obbligo di ascoltare la Messa nei giorni festivi è distinto da quello della comunione. Chi non è nelle condizioni di comunicarsi deve ascoltare la Messa e rimandare la comunione.

Quando è obbligatoria la comunione?
La comunione è obbligatoria ogni anno nel periodo pasquale, e inoltre in pericolo di morte (viatico). Chi non si è comunicato entro il periodo pasquale deve farlo al più presto.

Si può ricevere più volte la comunione eucaristica in un giorno?
Chi ha già ricevuto la santissima Eucaristia, può riceverla di nuovo lo stesso giorno, soltanto entro la Celebrazione Eucaristica alla quale partecipa.
I fedeli che si trovano in pericolo di morte derivante da una causa qualsiasi, ricevano il conforto della sacra comunione come Viatico. Anche se avessero ricevuto nello stesso giorno la sacra comunione, tuttavia si suggerisce vivamente che quanti si trovano in pericolo di morte, si comunichino nuovamente. Perdurando il pericolo di morte, si raccomanda che la sacra comunione venga amministrata più volte, in giorni distinti. Il santo Viatico per gli infermi non venga differito troppo; coloro che hanno la cura d'anime vigilino diligentemente affinché gli infermi ne ricevano il conforto nel pieno possesso delle loro facoltà

Si può ricevere la comunione fuori della Santa Messa?
La sacra Comunione deve essere ricevuta nella stessa Celebrazione Eucaristica; tuttavia a coloro che la chiedono per una giusta causa fuori della Messa venga data, osservando i riti liturgici.

Un bambino in pericolo di morte può ricevere la comunione?
Per poter amministrare la santissima Eucaristia ai fanciulli, si richiede che essi posseggano una sufficiente conoscenza e una accurata preparazione, così da percepire, secondo la loro capacità, il mistero di Cristo ed essere in grado di assumere con fede e devozione il Corpo del Signore. Tuttavia ai fanciulli che si trovino in pericolo di morte la santissima Eucaristia può essere amministrata se possono distinguere il Corpo di Cristo dal cibo comune e ricevere con riverenza la comunione. È dovere innanzitutto dei genitori e di coloro che ne fanno le veci, come pure dei parroci, provvedere affinché i fanciulli che hanno raggiunto l'uso di ragione siano debitamente preparati e quanto prima, premessa la confessione sacramentale, alimentati di questo divino cibo; spetta anche al parroco vigilare che non si accostino alla sacra Comunione fanciulli che non hanno raggiunto l'uso di ragione o avrà giudicati non sufficientemente disposti.

I divorziati risposati civilmente, gli scomunicati e gli interdetti, e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto possono accostarsi alla comunione?
Non sono ammessi alla sacra Comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l'irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto.
Per quanto riguarda i divorziati risposati civilmente, “la Chiesa afferma che essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione”.
Questa norma non ha affatto un carattere punitivo o comunque discriminatorio verso i divorziati risposati, ma esprime piuttosto una situazione oggettiva che rende di per sé impossibile l'accesso alla Comunione eucaristica: «Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale; se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio».
Per i fedeli che permangono in tale situazione matrimoniale, l'accesso alla Comunione eucaristica è aperto unicamente dall'assoluzione sacramentale, che può essere data «solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò importa, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, “assumano l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi”» .In tal caso essi possono accedere alla comunione eucaristica, fermo restando tuttavia l'obbligo di evitare lo scandalo.
In questa prospettiva, anche, il fedele che convive abitualmente con una persona che non è la legittima moglie o il legittimo marito, non può accedere alla Comunione eucaristica.
Ciò non significa che la Chiesa non abbia a cuore la situazione di questi fedeli, essa si preoccupa di accompagnarli pastoralmente e di invitarli a partecipare alla vita ecclesiale nella misura in cui ciò è compatibile. La partecipazione alla vita della Chiesa non è esclusivamente ridotta alla questione della recezione dell'Eucaristia. I fedeli che per la loro situazione non possono accedere alla comunione possono partecipare al al sacrificio di Cristo nella Messa, e anche se non possono ricevere la comunione sacramentale, possono unirsi a Lui con la comunione spirituale, con la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, e partecipare alle opere di carità e di giustizia (Cf. Esort. apost. Familiaris consortio, n. 84: AAS 74 (1982) 185).

Da Agenzia FIDES http://www.fides.org/ita/approfondire/eucaristia/eu4_0405.html
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09/10/2016 10:10
 
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La Comunione: è corretto riceverla nella mano?
Domanda

Ho letto sul Giornale un articolo di Magdi Cristiano Allam che riferisce che, durante la Messa celebrata dal Papa a San Marino, è stata data la raccomandazione a non richiedere l'ostia nella mano, ma di accoglierla direttamente in bocca, per evitare il rischio della «profanazione». Allam dice che questa è l'indicazione del Papa, e che quindi i sacerdoti dovrebbero attenersi. Eppure vedo che ormai nelle parrocchie l'uso della comunione sulla mano è il più comune; anche a mia figlia, che ha fatto da poco la Prima Comunione, è stato insegnato a farla in questo modo. Come stanno le cose?

Massimo Cappelli

Risponde don Roberto Gulino, docente di liturgia

Prendiamo spunto dalla domanda del nostro amico lettore per chiarire la questione sulla modalità di ricevere la comunione durante la celebrazione eucaristica...

Se ci guardiamo indietro vediamo come nelle prime comunità cristiane era normale ricevere il corpo di Cristo direttamente sulle mani; al riguardo vi sono numerose testimonianze, sia nell'area orientale, sia in quella occidentale: molti Padri della Chiesa - Tertulliano, Cipriano, Cirillo di Gerusalemme, Basilio, Teodoro di Mopsuestia… -, diversi canoni giuridici sanciti durante sinodi e concili (il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605...), fino alle testimonianze dell'VIII secolo di s. Beda il Venerabile e s. Giovanni Damasceno: tutti attestano la medesima diffusa tradizione.

In questi documenti si chiede sempre che il comunicarsi sulla mano avvenga con grande rispetto e devozione: pulizia delle mani per gli uomini, velo sulla mano per le donne, mani disposte a forma di croce… ed inoltre si indica la profonda attenzione da avere contro il pericolo di profanazione (da sempre tenuto di conto).

Quando nel medioevo alcune correnti teologiche misero in discussione la modalità della presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento - arrivando alcuni a definirlo come un segno vuoto che richiama solo lontanamente la realtà sostanziale del Signore presente in mezzo a noi - la reazione della comunità ecclesiale fu di sottolineare maggiormente la venerazione e l'adorazione per le Specie Eucaristiche fino ad introdurre il nuovo rito di ricevere la Comunione direttamente sulla bocca ed in ginocchio proprio per sottolinearne la grandezza della presenza reale del corpo di Cristo.

Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, attraverso l'Istruzione Memoriale Domini promulgata dalla S. Congregazione per il culto Divino il 29 maggio 1969, la Chiesa ha lasciato alle singole Conferenze Episcopali la possibilità di richiedere la facoltà di introdurre l'uso di ricevere la Comunione sulla mano.

In Italia tale prassi è stata richiesta dalla Conferenza Episcopale nel maggio 1989 ed è entrata in vigore il 3 dicembre dello stesso anno, prima domenica di Avvento. Il testo dell'Istruzione sulla Comunione eucaristica, datato 19 luglio 1989, circa la modalità di questo ulteriore modo di ricevere l'ostia consacrata spiega: «Particolarmente appropriato appare oggi l'uso di accedere processionalmente all'altare ricevendo in piedi, con un gesto di riverenza, le specie eucaristiche, professando con l'Amen la fede nella presenza sacramentale di Cristo. Accanto all'uso della comunione sulla lingua, la Chiesa permette di dare l'eucaristia deponendola sulla mano dei fedeli protese entrambe verso il ministro, (la sinistra sopra la destra), ad accogliere con riverenza e rispetto il corpo di Cristo. I fedeli sono liberi di scegliere tra i due modi ammessi. Chi la riceve sulle mani la porterà alla bocca davanti al ministro o appena spostandosi di lato per consentire al fedele che segue di avanzare. Se la comunione viene data per intenzione, sarà consentita soltanto nel primo modo» (n° 14-15).

È importante sottolineare come ricevere la Comunione sulla mano non è un obbligo, ma una possibilità, lasciando al singolo fedele la facoltà di scegliere la modalità più confacente alla propria sensibilità spirituale. Ed è altrettanto importante ribadire come questa duplice prassi non è prevista in tutte le nazioni, ma solo in quelle in cui la Conferenza Episcopale ha richiesto ed ottenuto tale facoltà dalla Santa Sede.

Il Papa ha chiesto espressamente che nelle celebrazioni da lui presiedute si distribuisca la Comunione solo sulle labbra dei fedeli; l'elevato numero dei partecipanti e le condizioni stesse del luogo della celebrazione (spesso in luoghi aperti) fanno ben comprendere l'opportunità di questa decisione.

Concludo richiamando come sicuramente entrambi gli usi hanno significati propri e profondi. Di certo occorre ricevere il corpo di Cristo sempre con fede, rispetto e adorazione indipendentemente dalla specifica modalità, stando attenti ad ogni singolo frammento dell'eucaristia ed al decoro dei nostri gesti («…fai delle tua mano sinistra un trono per la tua mano destra, poiché questa deve ricevere il Re…» s. Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche, 5,21).

Come sempre, la sostanza delle azioni liturgiche ci chiede di unire e fondere insieme l'interiorità dello spirito con le modalità esteriori della loro celebrazione.


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30/06/2017 11:40
 
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E' POSSIBILE FARE LA COMUNIONE SENZA CONFESSARSI?

"Mi è capitato a volte di rinunciare a fare la Comunione, durante la Messa, pensando di avere qualche peccato da confessare. Una persona però mi ha fatto presente che non è necessario confessarsi ogni settimana e che, a meno di non avere sulla coscienza peccati gravi, fare la Comunione è comunque cosa buona perché l’Eucarestia è anche una medicina che guarisce dai peccati. Nel dubbio, cosa è meglio fare?"

Lettera firmata

 

Risponde don Gianni Cioli, docente di Teologia morale alla Facoltà teologica dell’Italia centrale

Per rispondere alla domanda mi pare opportuno attingere direttamente alla dottrina del Concilio di Trento che affrontò la questione in maniera dettagliata nella Sessione XIII (11 ottobre 1551) e più esattamente nel Decreto sul santissimo sacramento dell’eucaristia.

Nel secondo capitolo del decreto si legge: «Il Signore, quindi, nell’imminenza di tornare da questo mondo al Padre, istituì questo sacramento. In esso ha effuso le ricchezze del suo amore verso gli uomini, rendendo memorabili i suoi prodigi (Sal 110,4), e ci ha comandato (Cfr. Lc 22,19; 1Cor 11,24) di onorare, nel riceverlo, la sua memoria e di annunziare la sua morte, fino a che egli venga (1Cor 11,26) a giudicare il mondo. Egli volle che questo sacramento fosse ricevuto come cibo spiritualedelle anime, perché ne siano alimentate e rafforzate, vivendo della vita di colui, che disse: Chi mangia me, anche lui vive per mezzo mio (Gv 6,58) e come antidoto, con cui liberarsi dalle colpe d’ogni giorno ed essere preservati dai peccati mortali» (DS 1638, il grassetto è mio).

Nel settimo capitolo del medesimo decreto a proposito Della preparazione necessaria per ricevere degnamente la santa eucaristia si dice, invece, che «…quanto più il cristiano percepisce la santità e la divinità di questo celeste sacramento, tanto più diligentemente deve guardarsi dall’avvicinarsi a riceverlo senza una grande riverenza e santità, specie quando leggiamo presso l’apostolo quelle parole, piene di timore: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve il proprio giudizio, non distinguendo il corpo del Signore (1Cor 11,29). Chi, quindi, intende comunicarsi, deve richiamare alla memoria il suo precetto: L’uomo esamini se stesso (1Cor 11,28). E la consuetudine della Chiesa dichiara che quell’esame è necessario così che nessuno, consapevole di peccato mortale, per quanto possa credere di esser contrito, debba accostarsi alla santa eucaristia senza aver premesso la confessione sacramentale» (DS 1646-47, il grassetto è mio).

Sulla base questi testi mi pare non esservi alcun dubbio che la Chiesa ci esorti a fare sempre la comunione ogni volta che partecipiamo alla Messa, quindi come minimo tutte le domeniche, a meno di non essere consapevoli di aver commesso un peccato mortale. La Chiesa ci esorta a fare la comunione tutte le volte che è possibile perché ci ricorda che questo «cibo spirituale» ci libera dalle «colpe di ogni giorno» (cioè dai peccati veniali, come puntualizza anche il Catechismo della Chiesa cattolica) e ci preserva dai peccati mortali.


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19/11/2019 21:40
 
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Se il sacerdote consacra pane e vino,
perché ci comunichiamo solo con il pane?

 
Risponde padre Cido Pereira, dell’arcidiocesi di San Paolo
Nella sua rubrica sul quotidiano O São Paulo, dell’arcidiocesi brasiliana di San Paolo, padre Cido
Pereira ha risposto questa settimana a questo dubbio di una lettrice:

 

“Se vengono consacrati pane e vino, perché in genere la Comunione è data solo in una specie?”

 
Ecco la risposta di padre Cido:

 

La domanda è stata inviata da Maria de Fátima Custódio. “Nella consacrazione dell’Eucaristia, il sacerdote consacra il pane e il vino, il Corpo e Sangue di Gesù. Vorrei sapere perché l’assemblea si comunica solo con il Corpo”, chiede.

Maria de Fátima, nella sua domanda ci sono alcune affermazioni che non sono corrette. Ho capito quello che intende, ma serve chiarezza in quello che si dice. Porrò allora la sua domanda nel modo in cui dovrebbe essere presentata, va bene?

Dovrebbe essere così: “Nella Messa, dopo la consacrazione del Pane e del Vino, che si transustanziano nel Corpo e nel Sangue di Gesù, il sacerdote comunica con il Corpo e il Sangue di Gesù nel pane e nel vino consacrati. Vorrei sapere perché l’assemblea comunica Cristo solo nel pane consacrato”.

Inizio ricordando che la Chiesa insegna, fin dall’inizio, che sia nel pane consacrato che nel vino consacrato Gesù è interamente presente nel suo corpo, sangue, anima e divinità. Chi comunica solo con il vino consacrato comunica Gesù nella sua interezza.

La Comunione nel pane e nel vino consacrati che il sacerdote fa nella Messa si chiama Comunione sotto due specie. La Chiesa permette questa Comunione sotto due specie – nel pane e nel vino – in occasioni speciali nella vita del popolo di Dio e della comunità. Perché in occasioni speciali e non sempre? Perché ci vorrebbe molto tempo per distribuire l’Eucaristia, solo per questo.

Ricorderò alcune delle circostanze in cui ci si può comunicare sotto due specie: nelle Messe in cui ci sono Battesimo, matrimonio, Prima Comunione, ordinazione e professione religiosa; nella prima Messa di un sacerdote o in una Messa in cui la comunità celebra qualcosa di molto importante nella sua vita.

Come vede, dipende anche da parroco e dalla comunità. Penso di aver risposto alla sua domanda, Maria de Fátima. Dio la benedica, oggi e sempre!


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