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L'ANNUNCIO A MARIA

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2015 11:59
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30/03/2015 11:57
 
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L'Annunciazione:
un commento di Plinio Corrêa de Oliveira

 

ANGELICO
Annunciation

  Leggiamo nel Vangelo di S. Luca: 

        “Nel sesto mese (di Elisabetta), l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:‘Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te’. 

        “A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: ‘Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine’. 

        “Allora Maria disse all’angelo: ‘Come è possibile? Non conosco uomo’. 

        “Le rispose l’angelo:‘Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra, la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio’. 

       “Allora Maria disse:‘Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto’. E l’angelo partì da lei”. (Lc., I, 26-38) 

        Questo brano del Vangelo è pieno di contenuti interessantissimi. In primo luogo, l’anonimato in cui viveva la Sacra Famiglia, l’anonimato della stessa città. Dall’alto del Cielo, giunta la pienezza dei tempi, Dio manda l’arcangelo Gabriele sulla terra. Lo invia, però, a un posto talmente sconosciuto da lasciare stupiti: una cittadina della Galilea chiamata Nazareth. Resta sottointeso che era un piccolo villaggio. Lo invia a una vergine, sposa di un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide. Una città sconosciuta, una vergine sconosciuta, sposata con un uomo sconosciuto. L’unica cosa “onorevole” in questo racconto è la menzione alla Reale Casa di Davide. 

        “La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei (l’arcangelo) disse: ‘Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te’”. L’espressione “entrando da lei” sembra indicare che la Madonna fosse raccolta in una stanza isolata. “Entrare” dà l’idea di una clausura che si viola. La Madonna era, dunque, in un posto isolato, completamente sola. 

        È l’auge di tutto ciò che il mondo detesta: una persona sola, isolata, sconosciuta e, quel che è peggio, pregando! Proprio per una tale persona arriva il messaggio celestiale! Possiamo immaginare san Gabriele che, stando nella più alta gerarchia nei Cieli, al cospetto di Dio, è incaricato di un’importante missione, ed è inviato nel posto più inimmaginabile: una casa banale, in un piccolo villaggio sperduto, a una donna sola nella sua stanza, per recapitare il messaggio più importante della storia. Tutto questo è implicito nel testo evangelico, ed è molto bello. 

        Dopo il saluto dell’angelo, arriva la reazione della Madonna. Secondo certi canoni di oggi, lei avrebbe dovuto reagire esclamando: “Finalmente capiscono il mio valore e mi rendono giustizia!”. Niente di tutto ciò: la Madonna rimane turbata… 

        Da parte sua, l’angelo si mostra rassicurante, affabile, tranquillo. È una cosa curiosa: in tutte le apparizioni della Madonna che io conosco, si ripete la stessa scena. C’è qualcosa di terribile nella visione che produce paura. Vi è, ovviamente, molta gentilezza, molta bontà, molta affabilità. Ma la sensazione che prevale è la paura. Per esempio, i pastorelli di Fatima hanno avuto paura, tanto che la Madonna dovette calmarli: “Non abbiate paura. Non vi faccio del male”. È una paura reverenziale, frutto dell’enorme sproporzione fra le due nature, dell’incontro con qualcosa di incredibilmente maestoso e diverso. Si capisce che incuta paura. 

        Continua il Vangelo: “Ella si domandava che senso avesse un tale saluto”. Vi rendete conto del distacco psichico e temperamentale della Madonna? È qualcosa di meraviglioso! Davanti a un messaggio sconvolgente, la Madonna comincia a domandarsi che senso avesse. Cioè, mantiene la calma e, con spirito riflessivo, comincia ad analizzare il contenuto del messaggio, esaminandolo punto per punto. 

        Questo ci mostra un aspetto essenziale dello spirito della Madonna: di fronte a un messaggio importantissimo, che evidentemente veniva da Dio, e recapitato in un modo talmente straordinario, Lei fa un’analisi razionale, parola per parola, di ciò che Le è detto. Anche noi dovremmo essere così. Davanti alle cose più incredibili e inattese, non possiamo perdere la testa, bensì analizzarle con spirito riflessivo. 

        Vediamo lo stesso atteggiamento in un altro episodio raccontato da S. Luca. Dopo la nascita di Nostro Signore, “Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc., 2, 19). La Madonna è profondamente razionale, analitica, riflessiva. Niente a che fare con certe immagini sentimentali che la presentano quasi come una bambola spensierata. E anche qui c’è una lezione per noi. 

        Mi esimo dal commentare l’umiltà della Madonna. È un aspetto eccelso del suo spirito, ma già illustrato da tanti autorevoli analisti, che preferirei concentrarmi su altri aspetti non solitamente mesi in luce. 

        La Madonna non fa nessuna domanda all’Angelo. Ma è ovvio che, per ispirazione divina, san Gabriele conosceva tutto ciò che avveniva nell’anima della Madonna. Tanto che, a un certo punto, egli risponde alle Sue preoccupazioni: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”. Credo di poter dire con una certa sicurezza che queste parole siano state accompagnate da una grazia di profonda pace interiore. 

        Vedete un altro punto interessante: il rispetto di Dio nei confronti della Sua creatura. Egli discerne, analizza, viene incontro a ogni suo movimento interiore. La Madonna si era turbata. L’Angelo capisce il motivo di tale turbamento e lo risolve alla radice, spiegando quale fosse il senso del messaggio. Con autorità, san Gabriele afferma che Ella ha trovato grazia presso Dio. Cioè, che è così santa e virtuosa che ha meritato questa grazia. Allora la Madonna si rasserena. 

        L’Angelo passa allora a preparare ulteriormente il terreno psicologico per ricevere una risposta positiva. Egli approfondisce la spiegazione: “Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. 

        Da secoli, il popolo ebraico aspettava un re che salisse sul trono di Davide per governare tutta la terra. Il messaggio di san Gabriele sembrava rispondere a questa speranza terrena. Parlava di un Messia della Casa di Davide che sarebbe divenuto il re atteso dalle nazioni. La Madonna, invece, comprende correttamente: non si trattava di una regalità terrena. 

       Questa ambivalenza capita spesso con le grandi vocazioni. A volte Dio fa una promessa in un certo senso, ma l’individuo può capirla in un altro. È così che Dio tratta i Suoi amati; è così che li dirige nella Sua sapienza. L’Annunciazione conteneva una formulazione che gli ebrei potevano intendere in modo diverso. La Madonna, invece, preoccupata esclusivamente con le vie di Dio, ne comprende il vero significato. 

        Tutto sembra risolto. Invece no. Dopo l’obiezione di carattere razionale, ecco sorgerne una di carattere morale: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Ci si chiede: ma la Madonna non poteva intuirne il motivo? Se Dio decide tutto, c’è dunque bisogno di chiedere nulla? La Madonna, invece, formula chiaramente l’obiezione, rivelando una personalità molto ferma e decisa, per niente romantica o addolcita. E anche in questo caso, l’Angelo risolve l’obiezione alla radice: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra, la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”. 

        Questa è la risposta definitiva alle interrogazioni della Madonna, l’esito di un travagliato processo psicologico, morale e spirituale. Il messaggio si rivela in tutto il suo splendore: si tratta della maternità divina, della maternità verginale. Il suo figlio sarà il Figlio di Dio. 

        Ma ecco che l’Angelo vuole chiarire ulteriormente la soprannaturalità del fatto: “Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. È una conferma esterna, oggettiva, di tutto ciò che la Madonna sentiva interiormente. 

        Fugato l’ultimo dubbio, la Madonna risponde in modo perfettamente logico: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. È una risposta perfettamente coerente: se Dio mi ha comunicato questo, è perché vuole il mio assenso, io dunque rispondo accettando la Sua volontà. Ciò mostra una profondità spirituale e una forza d’animo imparagonabili! Mostra uno spirito logico, pieno di fede e di obbedienza, uno spirito coerente che, dopo aver capito con chiarezza la situazione, prende l’unica decisione logica: Sì. 

        Finita la sua missione, l’Angelo si allontana dalla Madonna. Secondo l’opinione della maggior parte dei teologi, l’Incarnazione avvenne immediatamente dopo, con un’operazione insondabile dello Spirito Santo. È un mistero che scopriremo solo nell’eternità, un mistero che va oltre ogni intellezione umana. Il testo evangelico insinua questo lasciando un piccolo vuoto tra il messaggio e il compimento della profezia, una pausa piena di mistero. Del resto, non ne parla. Il Vangelo lascia nel più assoluto silenzio il momento dell’Incarnazione, operatasi in un ambiente di raccoglimento meditativo proprio delle cose sacre della liturgia. 

        Ecco perché, in alcuni riti orientali, al momento della Consacrazione durante la Messa si utilizza un velo che nasconde l’altare: è per sottolineare il carattere sacro e misterioso del fatto che sta per compiersi. 

        Questo ci fa vedere come lo spirito religioso richieda un senso di mistero e di raccoglimento. Alcune cose di Dio dicono più per quello che tacciono che per quello che enunciano. La totale chiarezza, asettica e sempliciotta, non rende l’insondabile maestà delle cose di Dio. 


[Modificato da Coordin. 30/03/2015 11:59]
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