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DOSSIER IN RISPOSTA ALLE OBIEZIONI SU PAPA FRANCESCO

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2019 21:20
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08/04/2015 18:07
 
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29. IL CASO DEL CARD. BURKE

Il “caso del card. Burke” è iniziato nel novembre 2014 quando il vaticanista di “Repubblica”, Marco Ansaldo, ha definito la sostituzione del cardinale conservatore statunitense Raymond Leo Burke, che ha lasciato la Segnatura apostolica per diventare patrono dell’Ordine di Malta, una «prima resa dei conti in Vaticano», parlando di Francesco come di un despota che elimina tutti coloro che non la pensano come lui: «E la scure di Francesco si abbatte sulle teste dei principali oppositori», come il card. Burke, «reo di avere criticato Francesco anche in alcune dichiarazioni pubbliche».

Pochi giorni dopo Papa Francesco, in nell’intervista per “La Nacion”, ha smentito questa ricostruzione: «Il cardinale Burke un giorno mi ha chiesto che cosa avrebbe fatto, dato che non era stato ancora confermato nel suo incarico. Gli ho detto: “Mi dia un po’ di tempo, perché si sta pensando a una ristrutturazione degli organismi giuridici nel C9″ e gli spiegai che ancora non c’era niente di fatto e che si stava pensando. Poi è arrivata la questione dell’Ordine di Malta e lì mancava un americano vivace, che si potesse muovere in quell’ambito, e mi è venuto in mente lui per quel compito. L’ho proposto a lui molto prima del Sinodo. E gli ho detto: “Questo avverrà dopo il Sinodo, perché voglio che lei partecipi come capo dicastero…”. Mi ha ringraziato molto, e lo ha accettato… è un uomo che si muove molto, che viaggia e lì avrà lavoro. Dunque non è vero che l’ho sostituito per come si è comportato al Sinodo». Non è arrivata alcuna smentita da parte del card. Burke.

Il mondo tradizionalista ha comunque esposto il suo sconcerto per questa presunta epurazione, tuttavia c’è stato molto imbarazzo quando nel gennaio 2015 sono apparse alcune controverse dichiarazioni proprio del card. Burke, che confermano l’opinione di chi ritiene che il porporato statunitense era poco adeguato al ruolo che copriva. All’interno di una giusta condanna dell’ideologia del gender, il card. Burke ha aggiunto: «I ragazzi non vogliono fare le cose con le ragazze. È naturale. Penso che questo abbia contribuito alla diminuzione delle vocazioni al sacerdozio . Servire come chierichetto accanto a un sacerdote richiede una certa disciplina, e la maggior parte dei sacerdoti ha le prime esperienze liturgiche profonde come chierichetto. Se non formiamo i ragazzi come chierichetti, dando loro un’esperienza nel servire Dio nella liturgia, non dobbiamo sorprenderci del fatto che le vocazioni siano crollate in modo drammatico […]. Al di là del sacerdote, il santuario è diventato pieno di donne. Le attività parrocchiali e perfino la liturgia sono state influenzate dalle donne e in molti luoghi sono diventate così femminili che gli uomini non vogliono essere coinvolti».

Nel febbraio 2015 in un’altra intervista, il card. Burke ha affermato: «Bisogna essere attenti e guardare al potere del papa. La frase classica è che il papa ha la pienezza del potere, questo è vero, ma non è un potere assoluto. È al servizio della dottrina della fede. Non ha il potere di cambiare l’insegnamento, la dottrina… Lasciamo da parte la questione del papa. Nella nostra fede è la verità della dottrina che ci guida». “Se il papa persiste in questa direzione lei cosa farà?”, ha chiesto l’intervistatore: «Resisterò, non posso fare altro. Non c’è dubbio che è un tempo difficile, questo, è chiaro. È chiaro». A seguito di questa affermazione, subito diffusa dai media per soddisfare la loro tesi della “Chiesa che resiste a Francesco”, il card. Burke ha ricevuto una critica dal ratzingeriano arcivescovo di Washington, Donald Wuerl: «Una delle cose che ho imparato in tutti questi anni è che, esaminando più attentamente, si riscontra un filo comune che attraversa tutti questi dissidenti. Essi sono in disaccordo con il Papa, perché lui non è d’accordo con loro e non segue le loro posizioni».

Nel marzo 2015 in un’intervista il card. Burke è tornato sulle sue parole contro il Papa rettificando: «Stavo rispondendo ad una domanda ipotetica. Alcune persone hanno cercato di interpretarlo come un attacco contro Papa Francesco; il che non era assolutamente vero. Mi è stata posta una domanda ipotetica, e ho semplicemente detto: “Nessuna autorità ci può comandare di agire contro la verità, e, allo stesso tempo, quando la verità è sotto ogni tipo di minaccia, dobbiamo lottare per essa”. Questo è quello che intendevo dire. E quando mi è stata posta l’altra domanda ipotetica: “E se questo progetto andasse fino in fondo?” Io ho risposto: “Beh, io semplicemente devo resistere. Questo è il mio dovere”».





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30. COMUNISMO, MARXISMO E TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

Il mondo mediatico è molto banale, divide tutto in buoni e cattivi, destra e sinistra senza alcuna riflessione un pochino più complessa. Così, se Francesco parla spesso di povertà allora va incasellato nel filo-comunismo e filo-marxismo. In realtà più volte, vedremo qui sotto, il Papa ha spiegato che l’ideologia marxista e comunista è sbagliata, è falsa e oltretutto ha rubato il tema della povertà al cristianeismo, al Vangelo.

Una critica un po’ più approfondita è l’accusa di avere in simpatia la Teologia della liberazione che nel sudamerica ha unito la fede marxista al Vangelo, imbracciando spesso anche le armi. Riteniamo che Francesco abbia teso semplicemente un braccio a queste persone, come Leonardo Boff, così come ha provato ad allungare la mano verso Eugenio Scalfari e verso il transessuale incontrato in udienza privata. Sono simboli di “Chiesa in uscita” offerti in prima persona da Francesco, che intende dare il buon esempio. Confondere questi gesti con legittimazione o strizzatina d’occhio è un’operazione scorretta e immatura.



Di seguito in ordine cronologico vari interventi di Francesco su questa tematica:

L’08 luglio 2013 il vaticanista Sandro Magister ha fatto notare che nel 2005 il card. Bargoglio, a proposito della teologia della liberazione, disse: «Dopo il crollo del ‘socialismo reale’ queste correnti di pensiero sono sprofondate nello sconcerto. Incapaci sia di una riformulazione radicale che di una nuova creatività, sono sopravvissute per inerzia, anche se non manca ancora oggi chi le voglia anacronisticamente riproporre».

Il 16 dicembre 2013 nell’intervista per “La Stampa” Francesco ha affermato: «L’ideologia marxista è sbagliata. Ma nella mia vita ho conosciuto tanti marxisti buoni come persone».

Il 5 marzo 2014 nell’intervista al “Corriere della Sera” ha spiegato che non si sente dispiaciuto delle accuse di marxismo: «Per nulla. Non ho mai condiviso l’ideologia marxista, perché non è vera, ma ho conosciuto tante brave persone che professavano il marxismo».

Il 5 aprile 2014 durante un’intervista con alcuni giovani del Belgio, Francesco ha affermato: «Ho sentito, due mesi fa, che una persona ha detto, per questo parlare dei poveri, per questa preferenza: “Questo Papa è comunista”. No! Questa è una bandiera del Vangelo, non del comunismo: del Vangelo! Ma la povertà senza ideologia, la povertà… E per questo io credo che i poveri sono al centro dell’annuncio di Gesù. Basta leggerlo. Il problema è che poi questo atteggiamento verso i poveri alcune volte, nella storia, è stato ideologizzato. No, non è così: l’ideologia è un’altra cosa. E’ così nel Vangelo, è semplice, molto semplice».

Il 29 giugno 2014 in occasione dell’intervista concessa a “Il Messaggero”, Papa Francesco ha affermato: «Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo. Prendiamo Matteo 25, il protocollo sul quale noi saremo giudicati: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero malato, ignudo. Oppure guardiamo le Beatitudini, altra bandiera. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani».

Nell’ottobre 2014 Francesco ha rilasciato un’intervista in occasione della stesura del libro “Papa Francesco. Questa economia uccide” (Piemme 2015), in essa ha affermato: «Se ripetessi alcuni brani delle omelie dei primi Padri della Chiesa, del II o del III secolo, su come si debbano trattare i poveri, ci sarebbe qualcuno ad accusarmi che la mia è un’omelia marxista. Questa attenzione per i poveri è nel Vangelo, ed è nella tradizione della Chiesa, non è un’invenzione del comunismo e non bisogna ideologizzarla, come alcune volte è accaduto nel corso della storia. La Chiesa quando invita a vincere quella che ho chiamato la “globalizzazione dell’indifferenza” è lontana da qualunque interesse politico e da qualunque ideologia».

Il 28 ottobre 2014 Papa Francesco ha incontrato i movimenti popolari per parlare con loro di povertà, di terra, di casa, di lavoro. «Questo nostro incontro risponde a un anelito molto concreto, qualcosa che qualsiasi padre, qualsiasi madre, vuole per i propri figli; un anelito che dovrebbe essere alla portata di tutti, ma che oggi vediamo con tristezza sempre più lontano dalla maggioranza della gente: terra, casa e lavoro. È strano, ma se parlo di questo per alcuni il Papa è comunista. Non si comprende che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo. Terra, casa e lavoro, quello per cui voi lottate, sono diritti sacri. Esigere ciò non è affatto strano, è la dottrina sociale della Chiesa […]. Siete venuti a porre alla presenza di Dio, della Chiesa, dei popoli, una realtà molte volte passata sotto silenzio», ha detto loro Francesco. «Al centro di ogni sistema sociale o economico deve esserci la persona, immagine di Dio, creata perché fosse il dominatore dell’universo. Quando la persona viene spostata e arriva il dio denaro si produce questo sconvolgimento di valori […]. Oggi si scartano i bambini perché il tasso di natalità in molti paesi della terra è diminuito o si scartano i bambini per mancanza di cibo o perché vengono uccisi prima di nascere; scarto di bambini. Si scartano gli anziani perché non servono, non producono; né bambini né anziani producono, allora con sistemi più o meno sofisticati li si abbandona lentamente ». E ancora: «Perché in questo sistema l’uomo, la persona umana è stata tolta dal centro ed è stata sostituita da un’altra cosa. Perché il mondo si è dimenticato di Dio, che è Padre; è diventato orfano perché ha accantonato Dio. Diciamo insieme dal cuore: nessuna famiglia senza casa, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti, nessuna persona senza la dignità che dà il lavoro. Cari fratelli e sorelle: continuate con la vostra lotta, fate bene a tutti noi». Lo scrittore Antonio Socci ha accusato Francesco di aver «ospitato in Vaticano vari movimenti noglobal, compreso il Leoncavallo […] dove non ha fatto mai l’annuncio della salvezza di Cristo». Oltre al fatto che ha ribadito che al centro del sistema sociale dev’esserci l’uomo come creatura di Dio e che un mondo senza Dio è un mondo orfano, Francesco ha mostrato a realtà in gran parte lontane dalla Chiesa che le loro esigenze e interessi sociali sono gli stessi della Chiesa, è stato un importante momento di ecumenismo, di dialogo. Ai movimenti no global Francesco ha parlato di aborto e di eutanasia spiegando loro che anche questi sono argomenti che dovrebbero rientrare nella critica al sistema economico quando mette i benefici al di sopra dell’uomo, quando non mettono l’uomo al centro del loro interesse.





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31. APPROVAZIONI LAICISTE, FALSI AMICI E IDEALIZZAZIONE DI PAPA FRANCESCO

Il pontificato di Francesco è caratterizzato da un fenomeno unico degli ultimi secoli: una gara a chi si definisce più papista e in sintonia con il Pontefice, anche se nei fatti è quanto più lontano possa stare dalla Chiesa cattolica. Atei militanti, anticlericali, laicisti, associazioni per l’eutanasia, femministe, combattenti per le nozze e adozioni gay…tutti hanno rilasciato commenti positivi ed entusiasti per Francesco.

Giuliano Ferrara ha giustamente rilevato: «Chi è fuori dalla Chiesa fino a ieri considerava quasi un dovere l’inimicizia verso i Papi, salvo rarissime eccezioni di tipo sentimentale (per esempio Giovanni XXIII). Questo era un anticomunista polacco, quest’altro un teologo bavarese che voleva insegnare agli altri a vivere, Paolo VI era pieno di pregiudizi, s’impicciava nelle cose del sesso e della procreazione con argomenti retrogradi spiacenti anche al suo clero, figuriamoci gli intellettuali di sinistra europei […]. Oggi tutto finito. I volterriani sono diventati bigotti, di Francesco papa niente se non buone cose». Tuttavia l’ex direttore de ”Il Foglio” ha proseguito accusando di questo proprio Francesco, così come fanno i settori tradizionalisti del cattolicesimo. Non hanno capito che si tratta di una indebita idealizzazione di un Papa che nella realtà non esiste, ma si sono convinti che Francesco sia davvero quello amato dal laicismo. Dunque se è apprezzato da “loro” allora c’è davvero qualcosa che non torna in lui. Invece, ha proseguito Ferrara, «una Chiesa percepita come elemento di contraddizione dal mondo che la circonda, e che spesso minaccia di imporle i suoi modelli di vita, è puro sale evangelico. E’ scritto che i cristiani sono il sale del mondo, e come tali devono comportarsi, e Cristo aggiunge che se il sale perde la salinità, allora davvero sono guai, e magari il Signore tornerà sulla terra e troverà un banale ossequio per la Chiesa ma non la fede degli uomini».

Ferrara e i tradizionalisti dimenticano però che anche Gesù Cristo è uno dei personaggi più amati da atei anticlericali e solitamente la sua “bontà”, il suo permissivismo e la “rinuncia a giudicare” vengono contrapposti alla “cattiveria” della Chiesa. Anche Gesù allora non è più segno di contraddizione? E la colpa sarebbe dell’ambiguità di Gesù? No, semplicemente sia per Francesco che per Gesù si tratta di una idealizzazione e di una manipolazione di figure talmente oggettivamente positive che non si può non cercare di portarle dalla propria parte.

Francesco infatti se n’è accorto e ha commentato: «Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco. Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazionec’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo».



Di seguito in ordine cronologico le più assured dichiarazioni dei “falsi amici” di Francesco:

Il 1 ottobre 2013 il quotidiano “Repubblica” ha pubblicato un’intervista di Eugenio Scalfari a Francesco in cui si parla di diverse tematiche. Abbiamo già fatto notare l’inattendibilità dell’intervista dato che lo stesso Scalfari ha ammesso che nelle interviste «cerco di capire la persona intervistata e poi scrivo le risposte con parole mie. Sono dispostissimo a pensare che alcune delle cose scritte da me e a lui attribuite, il Papa non le condivida, ma credo anche che ritenga che, dette da un non-credente, siano importanti per lui e per l’azione che svolge». Facciamo notare come il fondatore di ”Repubblica” si sia approfittato meschinamente della disponibilità del Papa, senza alcuna correttezza etica.

Il 15 novembre 2013 Umberto Veronesi è giunto alla conclusione che quello che dice Papa Francesco è tanto condivisibile perché «lui non ci parla in nome di Dio, ma in nome dell’uomo».

Il 29 novembre 2013 Claudia Mori, madre dell’attrice omosessuale Rosalinda Celentano, ha citato la frase di Francesco “chi sono io per giudicare?” per giustificare una posizione di neutralità educativa nei confronti della figlia sul tema dell’omosessualità: «a un genitore che scopre l’omosessualità di suo figlio direi solo di non farli mai sentire soli. E se ci troviamo impreparati, come genitori ma anche come figli, cerchiamo di scoprire insieme il modo di comprendere gli uni e gli altri. “Chi sono io per giudicare?”: papa Francesco lo ha detto e la strada è questa». Come abbiamo fatto notare, la frase è stata decontestualizzata dato che in quell’occasione Francesco parlava semplicemente invitando a scindere le persone con tendenze omosessuali dal fare una lobby gay. In generale, richiamava la differenziazione del Catechismo tra peccato e peccatore, non invitava certo ad una neutralità su questa tematica. Anche perché ha spiegato che su questo tema la Chiesa si è già espressa chiaramente e lui è «figlio della Chiesa».

Il 17 dicembre 2013 “Repubblica” ha citato le motivazioni per cui il Papa è stato premiato come “uomo dell’anno” dalla rivista “Time”: «Papa Francesco è persona dell’anno 2013 perché parla dei poveri, dei disperati, degli immigrati; perché vuole la Chiesa come un ospedale da campo per curare le ferite di chi soffre, delle vittime di tutte le guerre, degli ultimi; persona dell’anno perchè vuole lui stesso una Chiesa povera, vicina ai poveri; perché denuncia continuamente lo scandalo della fame, difende i valori della vita e della famiglia ed ha avviato concretamente un’opera di ricostruzione della credibilità della Chiesa».

Il 5 marzo 2014 Papa Francesco nell’intervista al “Corriere della Sera” ha affermato: «Mi piace stare tra la gente, insieme a chi soffre, andare nelle parrocchie. Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco. Quando si dice per esempio che esce di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente. Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo. Il Papa è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale».

Il 2 aprile 2014 il vaticanista Sandro Magister ha riflettuto sulla popolarità di Papa Francesco, di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, rilevando alcuna differenza, tutti e tre godevano degli stessi indici di popolarità. «La novità è un’altra. Con Francesco, per la prima volta da tempo immemorabile, un papa è osannato non solo dai suoi, ma quasi più ancora da quelli di fuori, dall’opinione laica, dai media secolari, dai governi e dalle organizzazioni internazionali. Persino quel rapporto di una commissione dell’Onu che ai primi di febbraio ha attaccato ferocemente la Chiesa lo ha risparmiato, inchinandosi a quel “chi sono io per giudicare?” ormai assunto universalmente come il motto emblematico delle “aperture” di questo pontificato. I suoi due ultimi predecessori no. All’apogeo della popolarità avevano a loro favore il popolo cristiano. Ma gli altri li avevano tutti contro. Anzi. Tanto più il “secolo” avversava il papa, tanto più egli giganteggiava […]. Una novità di cui Papa Francesco sotto sotto diffida. Ha detto nella sua recente intervista al “Corriere della Sera”: “Non mi piace una certa mitologia di papa Francesco. Sigmund Freud diceva,
se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione”».

Il 10 aprile 2014 la blogger de “Il Fatto Quotidiano”, Elisabetta Ambrosi ha strumentalizzato Papa Francesco, facendogli approvare la fecondazione eterologa e l’intervento della Corte Costituzionale contro la legge 40: «Non sappiamo come papa Francesco, che ieri alla consueta udienza del mercoledì ha gridato nuovamente contro la guerra in Siria, abbia accolto la storica sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa stabilito dalla legge 40 del 2004. Ma ascoltando, sempre ieri, la dolcezza e insieme incantevole ironia con cui parlava delle “povere mamme che vanno da una parte all’altra con i problemi dei bambini”, possiamo essere certi di molte cose. Ad esempio che Bergoglio – che dall’inizio del suo papato ha parlato con abbondanza di amore, bambini, allegria, accoglienza, speranza, vita, senza mai usare la bioetica come spada ideologica contro la vita stessa – mai avrebbe concepito che a una coppia sterile scoraggiata e disperata fosse riservato un trattamento così disumano come quello previsto da una norma votata da un Parlamento privo, oltre che delle nozioni elementari del diritto, anche di qualsiasi traccia di pietà». La Ambrosi ha quindi sostenuto che chi, anche in politica, si batte a favore della vita è contro la Chiesa di Francesco: «Ma cosa hanno a vedere tutti costoro – che sulla difesa astratta dell’embrione hanno persino costruito carriere – con la Chiesa, anzi la chiesa dei poveri con la p minuscola, come scriverebbe Francesco?».

Il 25 aprile 2014 Francesco ha telefonato al leader radicale Marco Pannella in sciopero della sete contro le disumane condizioni delle carceri italiane. Molti hanno accusato Francesco di aver così sostenuto le politiche del leader radicale su aborto, divorzio ed eutanasia. Come ha spiegato Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, «la telefonata dell’aprile 2014 a Marco Pannella» è da intendersi nel fatto che quest’ultimo «non era protagonista di un “innocuo digiuno” inscenato “per aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria del gender…”, ma era a rischio della vita a causa di uno sciopero della sete contro la scandalosa situazione di vita nelle carceri italiane, la stessa denunciata, con grande forza e altri mezzi, da cappellani e volontari dell’associazionismo cattolico». Ricordiamo inoltre che anche Benedetto XVI, nella sua lettera al matematico anticlericale Piergiorgio Odifreddi, ha scritto: «Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro», cosa che ovviamente non suscitò nessuno scandalo né perplessità.

Nel maggio 2014 in seguito ai vari pronunciamenti di Francesco a favore della famiglia e matrimonio come unione unica tra uomo e donna e al diritto dei bambini di avere un padre e una madre, finalmente il sito “Gayoggi” ha tolto la maschera del finto papismo: «Grave, gravissima ingerenza quella di Papa Francesco. Coloro che avessero voluto vedere un’apertura verso i gay, dando una lettura superficiale delle sue parole, dovranno definitivamente ricredersi. Non solo Bergoglio ha tenuto a precisare con chiarezza che le coppie gay non sono una famiglia, ma ha anche bocciato nettamente le iniziative contro l’omofobia nelle scuole. Nel fare ciò, ha usato proprio quelli che sono gli slogan tanto cari agli omofobi cattolici di professione, con tanto di accusa di nazi-fascismo e dittatura del pensiero unico. Tirando in ballo la “dittatura del pensiero unico”, Bergoglio boccia indirettamente. Tirando in ballo la “dittatura del pensiero unico”, Bergoglio boccia indirettamente anche il DDL contro l’omofobia in discussione in Parlamento».

Il 13 luglio 2014 padre Federico Lombardi è dovuto intervenire sull’intervista di Eugenio Scalfari a Papa Francesco, sottolineando la non attendibilità «in particolare per due affermazioni che hanno attirato molta attenzione e che invece non sono attribuibili al Papa. Cioè che fra i pedofili vi siano dei “cardinali”, e che il Papa abbia affermato con sicurezza, a proposito del celibato, “le soluzioni le troverò”. Nell’articolo pubblicato su “Repubblica” queste due affermazioni vengono chiaramente attribuite al Papa, ma – curiosamente – le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura… Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?».

Il 15 luglio 2014 lo scrittore Vittorio Messori ha ironizzato suoi “nuovi amici” del Papa, come Scalfari. «Un altro è Corrado Augias. Li osservo con curiosità, sorrido, ma non ne sono sorpreso. Arrivati alle soglie del Mistero o fanno come l’Augias, l’allievo dei Maristi sino alla maturità, che cercano teologi “adulti” che li tranquillizzino, dicendogli che o non c’è niente o tutti si salvano; oppure alla Scalfari: meno male, ecco un papa che ha abolito la nozione stessa di peccato. Pensi la contraddizione: si entusiasmano per la “misericordia”, dimenticando che questa presuppone, appunto, il peccato. Se non c’è questo, che bisogno c’è di misericordia? Un’ansia di rassicurazione che a me non fa certo rabbia ma compassione. Non voglio sembrare edificante ma va pur detto: c’è da pregare per loro».

Il 9 ottobre 2014 l’omosessuale Alessandro Cecchi Paone ha sostenuto che Papa Francesco sarebbe a favore della «rivoluzione dell’amore», ovviamente omosessuale. Quello di Francesco, ha affermato, «è un messaggio fondamentale per tutti. Per i credenti riporta all’insegnamento cristiano del non giudicare e non scagliare la prima pietra. Mi auguro sia utile ai cattolici di centrosinistra. Ricordo che ai tempi del papato di Ratzinger, in prima fila negli enti locali contro le iniziative pro unioni civili c’erano gli esponenti della Margherita, poi confluita nel Pd». L’intervento del ministro dell’Interno Angelino Alfano contro i sindaci che hanno trascritto le unioni omosessuali contratte all’estero, ha detto: «in questo senso Alfano e Ncd appaiono schierati con coloro che fanno la guerra a Bergoglio, non riconoscono il primato del Papa e si oppongono alla rivoluzione dell’amore».

Il 18 ottobre 2014 il filosofo Umberto Galimberti ha usato papa Francesco (e il Vangelo) per chiedere una legge sull’eutanasia. Ha scritto: «Sulle questioni cosiddette etiche i nostri governi si sono espressi sempre con estrema prudenza (eufemismo per dire “ipocrisia”), perché temevano di confliggere con i principi ritenuti “non negoziabili” dalla Chiesa, e quindi di perdere il suo appoggio in occasione delle elezioni, in un Paese, il nostro, dove la gente va sempre meno in chiesa, ma non rinuncia a definirsi cattolica e ossequiente ai principi religiosi. Ma oggi questa prudenza ipocrita non ha più ragion d’essere, perché Papa Francesco ha anteposto alla difesa dei principi la difesa della persona: la sua vera rivoluzione».

Il 29 ottobre 2014 il cantante Elton John, omosessuale dichiarato con un figlio strappato dalla madre tramite utero in affitto, ha elogiato papa Francesco, è «il mio eroe» ha detto durante un evento a New York per la lotta all’Aids. «E’ un uomo compassionevole che persegue l’inclusione di tutti nell’amore di Dio. E’ formidabile ciò che sta tentando di fare contro molte, molte persone nella Chiesa. E’ coraggioso e intrepido e questo è ciò di cui abbiamo bisogno oggi nel mondo. Bisogna farne un santo oggi, ok?».

Il 15 novembre 2014 l’anticlericale Furio Colombo de “Il Fatto Quotidiano” si è scagliato contro il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, per le sue parole contro le unioni civili per le coppie dello stesso sesso. Nel farlo ha prevedibilmente contrapposto il card. Bagnasco a Papa Francesco: «Il fatto stupefacente, però, è che Bagnasco si rivolga agli italiani, su cui ha compito pastorale, come se il capo (il Papa) del contenitore più grande (la chiesa) non fosse Francesco. O come se Francesco non contasse. Ma è lo strappo brusco e anche volgare nel modo di agire, contrapposto non alla dolcezza (Francesco non è zuccheroso) ma al rispetto che dimostra e predica Francesco per le altre persone, prima di tutto coloro che ti sembrano estranei e lontani». Peccato che Francesco si sia mostrato completamente d’accordo con il card. Bagnasco, come è dimostrato in questo dossier.

Il 24 dicembre 2014 lo scrittore Vittorio Messori ha criticato Papa Francesco per la telefonata «a Giacinto Marco Pannella, impegnato nell’ennesimo, innocuo digiuno e che gli augura «buon lavoro», quando, da decenni, il «lavoro» del leader radicale è consistito e consiste nel predicare che la vera carità sta nel battersi per divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria di gender». Come ha spiegato Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, «la telefonata dell’aprile 2014 a Marco Pannella» è da intendersi nel fatto che quest’ultimo «non era protagonista di un “innocuo digiuno” inscenato “per aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria del gender…”, ma era a rischio della vita a causa di uno sciopero della sete contro la scandalosa situazione di vita nelle carceri italiane, la stessa denunciata, con grande forza e altri mezzi, da cappellani e volontari dell’associazionismo cattolico». Ricordiamo inoltre che anche Benedetto XVI, nella sua lettera al matematico anticlericale Piergiorgio Odifreddi, ha scritto: «Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro», cosa che ovviamente non suscitò nessuno scandalo né perplessità.

Il 6 gennaio 2015 il vaticanista de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Politi ha accusato l’associazionismo cattolico del “Family day” di non prendere posizione sulle presunte affermazioni riformatrici del Papa circa aborto, convivenze, famiglia, sessualità. In realtà è proprio Politi a non aver scritto nulla tutte le volte che Francesco ha pesantemente criticato l’aborto, l’eutanasia la convivenza e difeso la famiglia naturale.

Il 27 gennaio 2015 su ”Ilsussidiario.net” è stata mostrata una chiara strumentalizzazione di Francesco da parte del sito web del ”Corriere della Sera”: il titolo di apertura in grande, è: Bagnasco: «No ai manuali gender a scuola, si colonizza la mente dei bambini». E subito sotto: ”Papa riceve trans in Vaticano”. Il messaggio che arriva al lettore è molto chiaro: il cardinale Bagnasco esprime la solita chiusura mentale della Chiesa contro gli omosessuali e un’educazione moderna alla sessualità, con parole aggressive come il verbo “colonizzare”. Di contro, c’è un Papa aperto e progressista, che vorrebbe rivoluzionare la Chiesa e addirittura riceve un trans in Vaticano. Aprendo l’articolo si leggono i toni forti usati da Bagnasco: «No all’insegnamento della cultura gender a scuola, no alle famiglie non tradizionali», si legge nella prima frase, che prosegue così: «mentre papa Francesco incontra un transgender, il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione al Consiglio Cei si scaglia nettamente contro le coppie diverse da quelle composte da uomo e donna, e lancia l’allarme contro la “colonizzazione ideologica” in atto». Poco più avanti, dopo aver citato la polemica del cardinale contro i libri sull’educazione alla diversità che girano nelle scuole, l’articolista insiste: «Conservatore su tutti i fronti della famiglia, Bagnasco si scaglia anche contro l’aborto». Insomma, Bagnasco «si scaglia»; il Papa, invece, «incontra». Messaggio: il Papa è una cosa, la Chiesa un’altra. Il ”Corriere della Sera” mente, sostenendo l’insostenibile. Lo fa con la volontà di prendere in giro la gente e di modificarne i pensieri. Infatti il cardinal Bagnasco non fa altro che seguire fedelmente il Papa, fino a ripetere testualmente le parole che Francesco ha pronunciato una settimana prima: «La colonizzazione ideologica: dirò soltanto un esempio, che ho visto io». E quale esempio di «colonizzazione ideologica» – le stesse parole di Bagnasco! – fa il Papa? «Un libro di scuola, un libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del gender». Il cardinal Bagnasco, cioè, dice le stesse identiche cose del Papa. Anzi, il Papa è stato un po’ più duro: «Perché dico “colonizzazione ideologica”? Perché prendono proprio il bisogno di un popolo o l’opportunità di entrare e rafforzarsi, per mezzo dei bambini. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai “Balilla”, pensate alla Gioventù Hitleriana… Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo».

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