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DOSSIER IN RISPOSTA ALLE OBIEZIONI SU PAPA FRANCESCO

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2019 21:20
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08/04/2015 18:06
 
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28. LA CURIA E I VESCOVI CONSERVATORI SI OPPORREBBERO A FRANCESCO

Secondo il progetto mediatico l’ordine, come già detto, è dipingere un Papa progressista che viene ostacolato dalla Chiesa conservatrice e anacronistica, incapace di apertura e modernizzazione. Oltre alle presunte “aperture” di Francesco i vaticanisti fanno a gare per ricordare la fatica di Francesco a far passare il suo messaggio ai pigri vescovi e cardinali.

Ad esempio il teologo Hans Küng ha sostenuto che Francesco non cambia la dottrina cattolica perché evidentemente «subisce le pressioni della congregazione della dottrina della fede e del suo prefetto, l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller». Così ritorna l’equazione: «il Papa vorrebbe andare avanti – il “prefetto della fede” frena».

Al di là del fatto che non è possibile che tutti siano d’accordo con tutte le parole del Papa, questo è accaduto con tutti i pontificati. Benedetto XVI non era molto amato dai vescovi e cardinali tedeschi, molto progressisti e anche Giovanni Paolo II aveva i suoi problemi a far accettare la linea di governo. Non ci sarebbe nulla di strano, anzi più volte Francesco ha ringraziato per la franchezza con cui gli vengono esposte obiezioni, tuttavia vorremmo far notare che non c’è nessun “freno” attivo al pontificato di Francesco da parte di nessuno. Così come non esiste una Curia piena di vipere e incompetenti, pigri e spendaccioni monsignori.



Di seguito in ordine cronologico vari esempi dell’inesistenza della frangia di dissidenti conservatori inventata dal mondo mediatico:

Il 28 luglio 2013 durante la conferenza stampa nel volo di ritorno da Rio de Janeiro, Papa Francesco ha affermato riguardo alla Curia: «Rispetto ai santi, questo è vero, ce ne sono, santi: cardinali, preti, vescovi, suore, laici; gente che prega, gente che lavora tanto, e anche che va dai poveri, di nascosto. Io so di alcuni che si preoccupano di dare da mangiare ai poveri o poi, nel tempo libero, vanno a fare ministero in una chiesa o in un’altra… Sono preti. Ci sono santi in Curia. E anche c’è qualcuno che non è tanto santo, e questi sono quelli che fanno più rumore. Voi sapete che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E questo a me fa dolore quando ci sono queste cose. Ma ci sono alcuni che danno scandalo, alcuni. Una cosa – questo non l’ho mai detto, ma me ne sono accorto – credo che la Curia sia un poco calata dal livello che aveva un tempo, di quei vecchi curiali… il profilo del vecchio curiale, fedele, che faceva il suo lavoro. Se trovo resistenza? Mah! Se c’è resistenza, ancora io non l’ho vista. E’ vero che non ho fatto tante cose, ma si può parlare che sì, io ho trovato aiuto, e anche ho trovato gente leale. Per esempio, a me piace quando una persona mi dice: “Io non sono d’accordo”, e questo l’ho trovato. “Ma questo non lo vedo, non sono d’accordo: io lo dico, Lei faccia”. Questo è un vero collaboratore. E questo l’ho trovato, in Curia. E questo è buono. Ma quando ci sono quelli che dicono: “Ah, che bello, che bello, che bello”, e poi dicono il contrario dall’altra parte… Ancora non me ne sono accorto. Forse sì, ci sono alcuni, ma non me ne sono accorto. La resistenza: in quattro mesi non si può trovare tanto […]. Le persone, le persone, le persone buone che ho trovato. Ho trovato tante persone buone in Vaticano. Tante persone buone, tante persone buone, ma buone buone buone!».

Il 22 dicembre 2013 il card. Gerhard Ludwig Müller, fedelissimo di Ratzinger e suo successore alla Congregazione per la Dottrina della fede ha affermato: «la rinuncia di Benedetto XVI è stata sorprendente, un caso assolutamente nuovo: ha detto che gli mancavano le forze per adempiere a questo grande compito, tanto più gravoso nel tempo della globalizzazione delle informazioni. Ha deciso perché si potesse eleggere il nuovo Papa, e adesso Francesco è “il” Papa. Ratzinger è come un Padre della Chiesa e il suo pensiero resterà, Francesco lo richiama spesso anche per sottolineare la continuità teologica. Ma il Papa può essere solo una persona, non un collettivo. Non ce ne sono due. È il fondamento e principio permanente dell’unità della Chiesa. Eletto dai cardinali ma istituito dallo Spirito Santo».

Il 5 marzo 2014 Papa Francesco ha affermato al “Corriere della Sera” che durante il Concistorio «il cardinale Kasper ha fatto una bellissima e profonda presentazione, che sarà presto pubblicata in tedesco, e ha affrontato cinque punti, il quinto era quello dei secondi matrimoni. Mi sarei preoccupato se nel Concistoro non vi fosse stata una discussione intensa, non sarebbe servito a nulla. I cardinali sapevano che potevano dire quello che volevano, e hanno presentato molti punti di vista distinti, che arricchiscono. I confronti fraterni e aperti fanno crescere il pensiero teologico e pastorale. Di questo non ho timore, anzi lo cerco».

Il 18 ottobre 2014 nel discorso per la conclusione dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo sulla Famiglia, Francesco ha affermato a proposito dei diversi punti di vista che si sono verificati: «Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant’Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace […]. Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori».

Il 13 novembre 2014 il vaticanista Sandro Magister ha parlato di presunti cardinali in difficoltà nei confronti di Francesco. Tra di essi ci sarebbe quello di Bologna, Angelo Cafarra. Peccato che proprio un mese prima il ratzingeriano card. Cafarra, rispondendo a chi lo accusava di essere contro a Francesco, abbia risposto: «Scusatemi la battuta: avrei avuto più piacere che si dicesse che l’Arcivescovo di Bologna ha un’amante piuttosto che si dicesse che ha un pensiero contrario a quello del Papa. Perché se un vescovo ha un pensiero contrario a quello del Papa se ne deve andare, ma proprio se ne deve andare dalla diocesi. Perché condurrebbe i fedeli su una strada che non è più quella di Gesù Cristo. Quindi perderebbe se stesso eternamente e rischierebbe la perdita eterna dei fedeli». Essere considerato contro il Pontefice argentino «è una cosa che mi ha profondamente amareggiato, perché è calunniosa. Io sono nato papista sono vissuto da papista e voglio morire da papista!».

Il 22 dicembre 2014 il vaticanista del “Corriere della Sera”, Gian Guido Vecchi, ha scritto un articolo entusiasta per le «quindici “malattie” della Curia» che Papa Francesco ha elencato durante il discorso per gli auguri di Natale alla Curia romana. Sorprendentemente il giornalista non ha citato il finale, dove Francesco ricorda che «tali malattie e tali tentazioni sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale, e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario […]. Una volta ho letto che i sacerdoti sono come gli aerei: fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro». Il quotidiano “Avvenire”, al contrario, non ha disinformato e non ha censurato la parte finale, oltretutto citando le parole in cui il Papa premette: «Desidero insieme a voi elevare al Signore un vivo e sentito ringraziamento per l’anno che ci sta lasciando», per «tutto il bene che Egli ha voluto generosamente compiere attraverso il servizio della Santa Sede».

Il 7 dicembre 2014, nell’intervista per “La Nacion”, il Pontefice ha spiegato di ritenere «le resistenze come punti di vista diversi, non come una cosa sporca. Hanno a che vedere con le decisioni che prendo, questo sì. È chiaro che ci sono decisioni che toccano alcuni aspetti economici, altre più pastorali… Non sono preoccupato, mi sembra tutto normale, sarebbe anormale che non ci fossero punti di vista divergenti. Sarebbe anormale che non emergesse nulla».

Il 22 dicembre 2014 il vaticanista di “Europa”, Aldo Maria Valli ha citato le solite fonti anonime interne al Vaticano che confiderebbero i segreti ai giornalisti: «Le resistenze però non mancano. Pochi giorni fa un cardinale ci confidava che all’interno di dicasteri e consigli molti responsabili non vogliono perdere il potere di cui godono né vedere le proprie competenze aggregate a quelle di altri. La difesa del proprio “orto” è a volte strenua e per il papa la battaglia è dura, così come lo è quella per la trasparenza economica e finanziaria di tutti gli uffici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano». Alle fonti anonime, si sa, si può far dire qualunque cosa, anche che il vaticanista Valli non ha alcuna fonte.

Il 6 gennaio 2015 il vaticanista de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Politi, ha insistito sulla tesi di Papa Francesco sarebbe ostacolato dalla gerarchia cattolica tradizionalista. Lo ha fatto citando, anche lui, le sue solite fonti anonime che farebbero dire a Bergoglio frasi come “a me non mi cambiano!”. Compare la solita mitologia del Papa che si serve da solo alla mensa (mentre Francesco aveva chiesto di interrompere questa forma di baciapilismo clericale, perché risultava offensiva).

Il 15 gennaio 2015 durante la conferenza stampa nel viaggio in Sri Lanka e Filippine, Francesco ha spiegato il suo modo di lavorare e di scrivere le encicliche: «la prima bozza l’ha fatta il cardinale Turkson con la sua équipe. Poi io con l’aiuto di alcuni ho preso questa e ci ho lavorato. Poi con alcuni teologi ho fatto una terza bozza e ho inviato una copia alla Congregazione per la Dottrina della Fede, alla Seconda Sezione della Segreteria di Stato e al Teologo della Casa Pontificia, perché studiassero bene che io non dicessi “stupidaggini”. Tre settimane fa ho ricevuto le risposte, alcune grosse così, ma tutte costruttive. E adesso mi prenderò una settimana di marzo, intera, per finirla».

Il 4 febbraio 2015 il ratzingeriano cardinale e arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha affermato: «Il coraggio che il Papa dimostra è, invece, quello di dire che l’economia ci riguarda, mi riguarda, tanto che l’intervista rappresenta la silhouette intera del Pontefice e di un papato che tocca tutti gli argomenti con un umanesimo realista, partendo dalla radici dell’uomo, dalle relazioni di base, denunciando la dimenticanza del principio della destinazione universale dei beni che spesso anche i cattolici hanno smarrito […]. Non a caso la provvidenza sceglie l’uomo che guida la Chiesa».

Il 7 febbraio 2015 il ratzingeriano card. Gerhard Müller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, in un articolo sull’“Osservatore Romano” ha sottolineato la continuità tra i due Papi: «Benedetto XVI ha parlato della necessità di una Ent-Weltlichung della Chiesa, cioè di una sua liberazione da forme di mondanità. Papa Francesco ha decisamente continuato questo pensiero parlando della Chiesa povera e per i poveri», ricordando che «solo nella fede riusciamo a capire che il Papa e i vescovi godono di una potestà sacramentale e mediatrice della salvezza che ci collega con Dio». E ancora: «La Chiesa è il corpo di Cristo, è guidata e rappresentata dal collegio dei vescovi cum et sub Petro. Il Papa, rendendo visibile l’unità e l’indivisibilità dell’episcopato e della Chiesa intera, presiede nel contempo alla Chiesa locale di Roma». Ha quindi concluso: «Papa Francesco sta perseguendo una spirituale purificazione del tempio, nello stesso tempo dolorosa e liberatrice, allo scopo di far risplendere nella Chiesa la gloria di Dio, luce di tutti gli uomini. Ricordando allora, come i discepoli del Signore, la parola della Scrittura “lo zelo per la tua casa mi divora” (Giovanni, 2, 17), comprenderemo l’obiettivo della riforma della Curia e della Chiesa». Ricordiamo che Antonio Socci ha definito il card. Müller il «difensore della retta dottrina cattolica e del popolo di Dio».

Il 22 febbraio 2015 il responsabile di “Comunione e Liberazione”, don Julian Carron, ha affermato: «Noi con Papa Francesco sentiamo una sintonia totale per la sua insistenza sull’essenziale, sul guardare Cristo, insieme al desiderio della missione di andar fuori, perche’ noi dall’inizio delle nostra storia siamo stati sempre negli ambienti, nelle periferie, nelle universita’ piuttosto che nel mondo del lavoro, nelle borgate della citta’, rispondendo ai bisogni. Sentiamo da tutti i punti di vista una grandissima sintonia con Papa Francesco».

Il 4 marzo 2015 il cardinale guineano Robert Sarah, nominato recentemente proprio da Papa Francesco nuovo prefetto della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, ha criticato coloro che si oppongono a Francesco: «cosa pensare di un figlio o di una figlia che critica pubblicamente il padre o la madre? Come potrebbe la gente rispettare quella persona? Il Papa è nostro padre. Gli dobbiamo rispetto, affetto e fiducia (anche se le critiche non sembrano dargli fastidio). Per via di certi scritti o di certe dichiarazioni, alcuni potrebbero avere l’impressione che egli potrebbe non rispettare la dottrina. Personalmente, ho piena fiducia in lui ed esorto ogni cristiano a fare lo stesso». Ricordiamo che quando è stato nominato il card. Sarah il vaticanista Matteo Matzuzzi ha commentato: «il mondo tradizionalista può tirare un sospiro di sollievo, ricordando come Sarah sia uno dei porporati che più sostengono l’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum»».
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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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