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DOSSIER IN RISPOSTA ALLE OBIEZIONI SU PAPA FRANCESCO

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2019 21:20
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08/04/2015 18:05
 
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27. COMMISSARIAMENTO FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

Nel luglio 2013 la Congregazione per i religiosi e le società di vita apostolica (con approvazione ex auditu di papa Francesco ) ha commissionato i Frati Francescani dell’Immacolata, comunità di religiosi fondata dagli ex frati Minori Conventuali Stefano Maria Manelli e Gabriele Maria Pellettieri nel 1970, riconosciuta dalla Chiesa cattolica nel 1990. Il commissariamento è arrivato in seguito ad una Visita Apostolica, condotta da monsignor Vito Angelo Todisco, dovuta dopo che un gruppo di cinque frati all’inizio del 2012 sono ricorsi alla Congregazione vaticana dei religiosi denunciando una presunta svolta tradizionalista della congregazione e chiedendo che si tornasse al carisma originario. Lo scopo del commissariamento è stato quello di «tutelare e promuovere l’unità interna degli Istituti religiosi e la comunione fraterna, l’adeguata formazione alla vita religiosa e consacrata, l’organizzazione delle attività apostoliche, la corretta gestione dei beni temporali». Si aggiunge inoltre che «il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta». Il commissario scelto è padre Fidenzio Volpi.

Tale disposizione ha suscitato pesanti critiche all’interno della galassia tradizionalista e si è accusato di voler contraddire le disposizioni di Benedetto XVI contenute nel “Summorum Pontificum” con il quale viene data piena libertà a tutti i sacerdoti di rito romano di celebrare la messa tridentina. In realtà Francesco ha più volte spiegato di voler lasciare libertà, sia per chi vuole celebrare con l’antico, sia per chi vuole celebrare col nuovo rito, senza però che il rito diventi una bandiera ideologica.



Di seguito in ordine cronologico i fatti salienti di questa vicenda, dove si smentiscono anche le accuse al Papa:

Il 29 luglio 2013 Il vaticanista Sandro Magister ha infatti accusato il Papa di aver contraddetto Benedetto XVI sulla celebrazione della messa in rito antico (la Santa Sede risponderà, come si vedrà in seguito).

Il 30 luglio 2013 il portavoce dei Francescani dell’Immacolata, padre Alfonso Maria Bruno, il quale ha spiegato che dopo il Motu Proprio del 2007 di papa Ratzinger, i Francescani dell’Immacolata avevano deciso di adottare la “forma straordinaria” del rito romano, ovvero la messa tridentina, come loro rito predominante; per le loro suore, questo uso era stato addirittura esclusivo. Così facendo, però, si sono esposti alle “strumentalizzazioni” di alcuni gruppi tradizionalisti, alle quali era seguito un tentativo di agire da mediatori nelle trattative, poi fallite, tra il Vaticano e i lefebvriani della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Secondo padre Bruno, in un sondaggio condotto durante la visita apostolica la stragrande maggioranza dei membri dell’ordine si erano detti non d’accordo con la celebrazione esclusivamente della messa antica, “soprattutto nella pastorale delle parrocchie in Italia e nelle missioni”. In alcuni casi, infatti, il vecchio rito “non era stato ben accolto”. Malgrado il valore della messa tridentina, nota il portavoce dei Francescani dell’Immacolata, “se la gente non capisce, il messaggio non passa”. In una nota delle Suore Francescane dell’Immacolata si è in seguito precisato: «Parlare di scelta esclusiva del rito antico, come è stato fatto nell’articolo di Alessandro Speciale del 30 luglio 2013, è in contrasto sia con le dichiarazioni ufficiali dell’Istituto delle Suore Francescane dell’Immacolata sia con la verità dei fatti».

Il 2 agosto 2013 padre Federico Lombardi, portavoce della Sala stampa della Santa Sede, ha spiegato che la nomina di un Commissario Apostolico per la Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata riguarda la vita e il governo della Congregazione nel suo insieme e non solo questioni liturgiche. Il fatto che Papa Francesco abbia disposto che i religiosi sacerdoti della stessa Congregazione siano tenuti a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario — a meno di esplicita autorizzazione delle competenti autorità per l’uso della forma straordinaria — non intende contraddire le disposizioni generali espresse da Benedetto XVI con il Motu Proprio “Summorum Pontificum”, ma rispondere a problemi specifici e tensioni createsi in questa Congregazione a proposito del rito della celebrazione della Messa. Lo scopo che Benedetto XVI si era proposto – ha concluso padre Lombardi – era infatti di superare tensioni e non crearne.

Il 3 agosto 2013 i Francescani dell’Immacolata hanno precisato che il fondatore e superiore generale, padre Stefano Manelli, «non solo non ha mai imposto a tutte le Comunità F.I. l’uso – tanto meno l’uso esclusivo – del Vetus Ordo, ma non vuole nemmeno che ne diventi l’uso esclusivo, e lui stesso ne ha dato l’esempio celebrando ovunque secondo l’uno o l’altro Ordo. È bene sapere che prima, durante e dopo la Visita Apostolica (luglio 2012-luglio 2013), come pure attualmente, l’uso esclusivo o prioritario della maggior parte delle Comunità F.F.I. è il Novus Ordo (S. Messa e Breviario)».

Il 19 settembre 2013 sono stati pubblicati i risultati statistici del sondaggio-questionario sottoposto da mons. Vito Angelo Todisco, Visitatore Apostolico, a tutti i frati di voti perpetui dell’Istituto religioso. Esso si esprime attraverso la risposta a quattro domande a scelta multipla: in tutte e quattro le domande, le risposte maggiormente scelte dai frati dell’Immacolata sono l’evidenza di problemi e la necessità di risolverli attraverso il commissariamento dell’ordine (con percentuali fino all’85%). In particolare, alla domanda sullo “stile di governo del superiore generale”, il fondatore dell’Istituto, padre Stefano Manelli, il 61% ha risposto che “esistono problemi”, mentre il 74% che per risolverli è necessario o un Capitolo generale straordinario o il commissariamento. Nella seconda domanda, per quanto riguarda la decisione di padre Manelli di estendere a tutto l’Istituto l’uso della messa antica e del breviario antico, il 64% dei frati ha che esistono problemi e il 77% ha chiesto che vengano affrontato o da un Capitolo straordinario o attraverso il commissariamento. Per quanto riguarda le decisioni del fondatore padre Manelli circa la formazione dei giovani religiosi e dei candidati al sacerdozio, i frati hanno risposto per il 52% che esistono problemi e per il 73% serve o un Capitolo straordinario o il commissariamento. Infine, per quanto riguarda i rapporti del superiore generale con la congregazione delle suore Francescane dell’Immacolata, il 53% ha affermato che esistono problemi e per l’85% tali problemi sono risolvibili con un Capitolo straordinario o con il commissariamento. Il vaticanista Andrea Tornielli ha commentato: «Sono numeri significativi, che smentiscono clamorosamente tanti articoli e tante invettive apparse negli ultimi due mesi su blog e siti vicini al mondo tradizionalista: quei siti e quei blog che hanno cercato di ridurre la vicenda interna ai Francescani dell’Immacolata come l’iniziativa di un pugno di frati allergici alla messa antica e per questo trasformatisi in “traditori”». Il quale ha aggiunto: «Non si deve infine dimenticare che la messa antica nelle chiese officiate dai Francescani dell’Immacolata continua a essere autorizzata là dove vi siano gruppi stabili di fedeli che la seguono, come previsto dal motu proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI». Ha anche fatto notare che è stata filtrata una lettera del 29/05/13, la quale si è espressa contro il modo con cui sono state condotte la visita apostolica e il questionario ai frati dell’Immacolata. Tuttavia tale lettera è stata spedita solo tre mesi dopo che è avvenuto lo spoglio del questionario e quando la Santa Sede aveva già preso le sue decisioni.

Il 19 settembre 2013 il nuovo segretario generale padre Alfonso Bruno, chiamato dal commissario Volpi, ha spiegato: «Cinque confratelli che in passato avevano occupato ruoli di altissima responsabilità nell’Istituto, all’inizio del 2012 hanno cercato un dialogo con il Fondatore e il suo Consiglio per manifestare quelle che a loro avviso erano delle irregolarità, a partire dalle scelte liturgiche che non esaurivano tuttavia la loro lista di perplessità. Non ricevendo soddisfazione si sono rivolti ai dicasteri per la Vita Consacrata e per la Dottrina della Fede. Chi espone i fatti di sua conoscenza a un’autorità, che nel caso è la Chiesa con a capo il Papa, dimostra con ciò stesso di riconoscerla come tale, il che esclude ogni atteggiamento di “ribellione” al potere costituito. La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ha ravvisato gli estremi per una visita apostolica che si è attivata nella seconda metà dello stesso anno. A ogni frate di voti perpetui, così come concordato col Consiglio Generale allora in carica, è stato fornito un questionario tutelato dal segreto di coscienza. Le domande sono state lette dal Visitatore apostolico all’allora Procuratore generale, padre Alessandro Apollonio. Oltre alla sua tacita approvazione, è stato lo stesso confratello padre Apollonio che suggerì al Visitatore l’inserimento di quattro domande a scelta multipla sulle eventuali risoluzioni che i frati prospettavano; l’ultima di essere era proprio il commissariamento. Il questionario è stato promulgato e distribuito senza nessuna contestazione o riserva. Il provvedimento di commissariamento è dovuto scattare in seguito ai risultati del questionario stesso. Solo a partire da quel momento la sua formulazione è stata oggetto di contestazione e critiche». Rispetto alla volontà di Francesco di restringere la messa antica, ha risposto: «Immagino solo che la preoccupazione del Pastore supremo sia stata quella di creare un clima di comunione con un ritorno al momento del “pre-divisione” e cioè a quella unità e armonia fraterna che regnava nella nostra famiglia religiosa fino al 2008 e che trovava nella preghiera liturgica momento d’incontro e non di scontro».

Il 6 dicembre 2013 padre Fidenzio Volpi, commissario dell’ordine di Frati Francescani dell’Immacolata ha replicato ad una lettera pubblicata in precedenza e scritta da un anonimo laico vicino ai Francescani dell’Immacolata, nella quale si criticava padre Volpi per aver «trasferito e allontanato, in fretta e furia, i frati fedeli al carisma dei Padri Fondatori e dopo aver promosso tutti quei frati che appoggiano la “nuova” linea nei vari conventi dei F.I. sparsi per il mondo […]. Dopo aver esiliato Padre Stefano, sempre obbediente, e averlo privato della possibilità di ricever visite finanche dagli stessi parenti di sangue, sotto pena di peccato grave e dopo avergli proibito di ricevere telefonate ed impedito ogni contatto diretto con il mondo » . Nella lettera dell’anonimo compaiono espressioni come «guerra senza limiti» e «purghe stalianiane». Padre Volpi ha replicato spiegando che «pur essendomi sforzato di agire con spirito fraterno, ricercando la più ampia collaborazione dei religiosi e senza mai ricorrere ad alcun provvedimento disciplinare, il decreto approvato ed emanato dalla più alta Autorità della Chiesa viene ancora dipinto come un’usurpazione, con la conseguente instaurazione di un regime arbitrario. Accanto ad aspetti positivi ed incoraggianti sono emerse nell’Istituto non poche difficoltà inerenti la coesione interna, le attività apostoliche, la formazione iniziale e permanente dei frati, lo stile di governo e l’amministrazione dei beni temporali. Il fondatore ed ex Ministro Generale, Padre Stefano Maria Manelli, che già nel gennaio del 2012 si era sottratto al dialogo costruttivo con i religiosi che lamentavano una deriva cripto-lefebvriana e sicuramente tradizionalista, al mio recente invito di chiarimento del 16 novembre scorso, in cerca di una ricomposizione, come anche al fine di chiedere conto, di tutte le opere e di tutti i beni mobili ed immobili dell’Istituto affidati a suoi familiari e figli spirituali durante il commissariamento, rispondeva con un certificato medico emanato da una clinica privata in cui è tuttora ricoverato su sua richiesta». Inoltre, per quanto riguarda «i frati trasferiti, ricordo che l’itineranza è una caratteristica della tradizione francescana che non conosce la stabilitas loci monastica. Ogni cambio di governo, in tutte le istituzioni civili ed ecclesiastiche, comporta parallelamente una revisione delle funzioni con i relativi trasferimenti. Per quanto mi riguarda, si è sempre trattato di provvedimenti amministrativi e non disciplinari. Dispiace se alcuni religiosi o laici ad essi legati non siano rimasti contenti, superando in resistenze quanto accade per i militari e gli impiegati dello Stato […]. Se ho disposto di una mera sospensione delle attività dei laici legati all’Istituto, è per evitare che ogni riunione, come di fatto già accaduto, si trasformi in occasione di dileggio pubblico contro il Papa, contro di me e contro altri frati. […]. L’agitazione sui blog e nei Cenacoli MIM palesa e conferma nuovi e più profondi problemi, che confermano la bontà del provvedimento di Commissariamento in corso. Se è vero che i Frati Francescani dell’Immacolata hanno realizzato e continuano a realizzare tante cose buone e belle per la gloria di Dio, è altrettanto vero che alcuni di essi, un tempo al governo o assegnati in posti di responsabilità, “hanno fatto qualcosa” di meno buono e di meno bello…».

L’8 dicembre 2013 il commissario padre Fidenzio Volpi ha scritto ai Francescani dell’Immacolata spiegando che il senso del commissariamento è per «aiutare le famiglie religiose, quando in queste si evidenziano difficoltà interne tali da non poter essere superate senza un aiuto diretto della suprema autorità della Chiesa; e ciò per salvaguardare l’unità della stessa famiglia religiosa e l’autenticità del suo carisma che, riconosciuto dalla Chiesa, da questa viene anche precisato nel caso di interpretazioni diverse. Ogni carisma, infatti, è dato per il bene di tutto il Corpo Mistico di Cristo (cfr. LG 7 ) e non solo per l’utilità di coloro che lo professano». Dopo essersi scusato se «pur senza volerlo, avessi con i miei modi urtato la sensibilità di qualcuno», ha quindi riconosciuto: «Con amaro sbigottimento ho preso atto di disobbedienze e intralci alla mia azione, di atteggiamenti di sospetto e di critica verso la Chiesa che è nostra madre, fino alla calunnia di attribuirle la “distruzione del carisma” (sic), attraverso la mia persona. Altra constatazione è la mancanza in tanti di una libertà e responsabilità di pensiero e di azione. Si vive di paure e di “terrore reverenziale” verso le Autorità deposte». Parla anche «di uno stile di governo, di formazione incipiente e permanente, di economia ed amministrazione non conformi in tutto alle direttive e alla dottrina della Chiesa». Viene criticato il coinvolgimento di siti web , così come l’attacco «con accenti anche offensivi i primi cinque religiosi che all’inizio hanno fatto ricorso alla Santa Sede». Appare un chiaro allontanamento della regola, sopratutto coloro che si sentono «irremovibili nei loro incarichi». «Mi sono chiesto del perché di questo spasmodico interessamento alla vicenda e ho concluso che l’Istituto era diventato il campo di battaglia per una lotta tra correnti curiali e soprattutto opposizioni al nuovo pontificato di Papa Francesco». Padre Volpi rivela inoltre il «trasferimento delle disponibilità dei beni mobili e immobili dell’Istituto. Tali operazioni gravemente illecite sotto il profilo morale e canonico, con risvolti anche in ambito civile e penale, sono state fatte dopo la nomina del Commissario Apostolico, manifestando così la volontà di sottrarre tali fondi al controllo della Santa Sede e di privare l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata dei necessari mezzi per il mantenimento dei religiosi e, soprattutto, per le opere di apostolato, e in particolare delle missioni». Si parla anche di una raccolta firme falsata, «estorta con l’inganno». Se molti religiosi hanno mostrato una fede pura, «molti altri frati identificano l’Istituto con la persona stessa del Fondatore, che è circondato da una specie di aureola di infallibilità, e vedono nell’intervento della Chiesa una specie di abuso di ciò che, a loro parere,sarebbe intoccabile e quasi proprietà privata dello stesso Fondatore. Tutto questo rivela gravi errori in campo ecclesiologico circa principi fondamentali della vita religiosa, e rivela una grande povertà spirituale e una dipendenza psicologica incompatibile con quella “libertà dei figli di Dio” che si presuppone in chi si impegna in una donazione totale al Signore per mezzo della consacrazione religiosa» Vengono chiamate in causa anche le Suore francescane: «Alla formazione di questa mentalità “distorta” hanno contribuito non poco alcune esponenti di spicco delle Suore Francescane dell’Immacolata, le quali hanno influenzato fortemente anche lo stile di vita del ramo maschile». In seguito a questi fatti vengono presi dei provvedimenti seri: gli studenti trasferiti in altre sedi, i candidati in formazione dovranno accettare formalmente il “Novus ordo” «quale espressione autentica della tradizione liturgica della Chiesa e dunque della tradizione francescana (fermo restando quanto permesso dal Motu Proprio Summorum pontificum, una volta revocata l’attuale disposizione disciplinare di veto, ad hoc e ad tempus, per l’Istituto) e dei documenti del Concilio Vaticano II, secondo l’autorità riconosciuta loro dal Magistero» ecc.

Il 20 novembre 2013 il cardinale Castrillón Hoyos, presidente emerito della Pontificia commissione “Ecclesia Dei”, ha spiegato che il provvedimento è nato da questioni interne all’ordine e non da contrarietà al rito antico , aggiungendo che dette disposizioni dovrebbero essere transitorie. Ha anche aggiunto che all’udienza avuta con papa Francesco subito dopo la celebrazione della messa tridentina in S. Pietro all’altare della Cattedra il 26 ottobre per il Pellegrinaggio Summorum Pontificum, il Santo Padre gli ha significato non esservi alcun problema con il rito romano antico né da parte sua alcuna contrarietà.

Il 10 giugno 2014 Francesco ha incontrato a Santa Marta un gruppo di Frati Francescani dell’Immacolata che gli hanno posto domande sui temi più spinosi riguardanti la vita interna dell’istituto. Papa Bergoglio si è mostrato informatissimo su tutto, sta seguendo la vicenda da vicino, e ha più volte dimostrato il suo apprezzamento per padre Volpi, smentendo così che le azioni di governo del commissario e dei suoi collaboratori vengano prese a sua insaputa. Sul “motu proprio” Francesco ha detto di non volersi distaccare dalla linea di Benedetto XVI, e ha ribadito che anche ai Frati Francescani dell’Immacolata rimane la libertà di celebrare la messa antica, anche se per il momento, viste le polemiche sull’uso esclusivo di quel messale – elemento che non faceva parte del carisma di fondazione dell’Istituto – è necessario «un discernimento» con il superiore e con il vescovo se si tratta di celebrazioni in chiese parrocchiali, santuari e case di formazione. Il Papa ha spiegato che ci deve essere libertà, sia per chi vuole celebrare con l’antico, sia per chi vuole celebrare col nuovo rito, senza che il rito diventi una bandiera ideologica. Francesco ha quindi risposto all’obiezione secondo la quale il Vaticano II sarebbe soltanto un Concilio pastorale che ha provocato danni alla Chiesa. Il Papa ha detto che pur essendo stato pastorale, contiene elementi dottrinali ed è un concilio cattolico, ribadendo la linea dell’ermeneutica della riforma nella continuità dell’unico soggetto Chiesa presentata da Benedetto XVI nel discorso alla Curia romana del dicembre 2005. Francesco ha anche detto di aver voluto lui la chiusura dell’istituto teologico interno ai Francescani dell’Immacolata (STIM), facendo sì che i seminaristi studino nelle pontificie facoltà teologiche romane. Ha poi precisato che l’ortodossia viene garantita dalla Chiesa attraverso il successore di Pietro.

Nel dicembre 2014 uno dei protagonisti della decisione del commissariamento dei Francescani, mons. Rodriguez Carballo, è stato coinvolto nella vicenda della bancarotta dell’altra storica famiglia religiosa del francescanesimo, i Frati Minori, messi sotto inchiesta dalla Procura svizzera. Molti, come il sito web ”Corrispondenza Romana”, hanno fatto notare la presunta ipocrisia di mons. Carballo il quale è stato co-firmatario del Decreto di commissariamento dei Francescani anche a causa di non chiarite cattive vicende di auto-governo, comprese di gestione finanziaria. In realtà, il fatto che mons. Carballo sia sotto indagine per un’inadeguata gestione finanziaria non inficia il fatto che anche i Francescani possano aver mal gestito le finanze ed, inoltre, non si può certo ridurre la decisione di Commissariamento alla non adeguata gestione economica dell’ordine. Porre l’attenzione sui responsabili del commissariamento significa intraprendere una disputa ideologica, dimenticando che la decisione del commissariamento è arrivata direttamente da Papa Francesco.

Il 20 dicembre 2014 le Suore Francescane dell’Immacolata hanno precisato che non sono mai state commissariate dalla Santa Sede, anche perché non si è ancora conclusa la Visita Apostolica, iniziata il 19 maggio 2014. Hanno risposto alle accuse mediatiche di usare esclusivamente l’uso antico della liturgia e di non riconoscere il Pontefice, spiegando che la loro vita «è interamente spesa e offerta per sostenere la Madre Chiesa e il suo Supremo Pastore».

L’11 gennaio 2015 Papa Francesco ha celebrato la Messa per la Festa del Battesimo di Gesù nella Cappella Sistina, sede del Conclave. Ha utilizzato il rito antico, dando per la prima volta le spalle ai fedeli, come si usava prima del Concilio Vaticano II. Cadono così le accuse a Francesco di voler fare guerra pregiudizievole al Vetus ordo.
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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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