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DOSSIER IN RISPOSTA ALLE OBIEZIONI SU PAPA FRANCESCO

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2019 21:20
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27/03/2015 12:57
 
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25. BATTESIMO PER FIGLI DI CONVIVENTI E PERSONE DIVORZIATE COME PADRINI O MADRINE

Francesco ha fatto più volte notare che i bambini non devono subire le conseguenze degli errori dei loro genitori. Per questo non è giusto che la Chiesa rifiuti il battesimo di bambini i cui genitori vivono situazioni irregolari nei confronti della Chiesa. Lui stesso, il 12 gennaio 2014, ha battezzato nella Cappella Sistina 32 bambini, tra i quali Giulia i cui genitori non sono sposati in Chiesa, ma solo civilmente.

Al contrario di quanto dicono i critici di Francesco, questo avviene abitualmente nelle chiese da anni, non è certo stata un’innovazione di questo pontificato. Nel 2007 -6 anni prima del pontificato di Bergoglio- Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentaria ha proprio risposto alla domanda se sia giusto battezzare i figli delle coppie non sposate, questo è «un caso che comincia a non essere più raro nella vita delle nostre comunità parrocchiali», spiegando che il parroco che battezza questi bambini «coglie l’opportunità per un cammino di fede da offrire ai genitori del bambino. Avrà avuto un colloquio con la coppia, durante il quale non si sarà limitato a chiedere una ragionevole garanzia per la futura educazione cristiana del bambino. Si sarà fatto prossimo di questa famiglia, forse anche per guardare insieme se i due potranno scoprire in se stessi quelle motivazioni che li porteranno a vivere anche la loro unione secondo la vocazione battesimale. La carità pastorale, allora, non si esaurisce negli incontri che preparano il rito battesimale, ma si prende cura del tempo successivo. In questa prospettiva e rimanendo nell’ambito della questione posta, ogni comunità parrocchiale, guidata dai suoi pastori, dovrebbe sentirsi chiamata ad offrire ai genitori dei bambini battezzati la possibilità di proseguire il proprio cammino di fede».

Nel 2014 Andrea Fagioli, direttore di ”Toscana Oggi”, settimanale delle Diocesi toscane, si è stupito del clamore suscitato dal Papa quando ha battezzato una figlia di una coppia irregolare: «Mi meraviglio anch’io che ci sia chi si meraviglia di quello che ha fatto il Papa. Francesco in quel caso non ha compiuto nessuno strappo, ma si è affidato alla normale prassi pastorale e al Codice di diritto canonico dove dice che “per battezzare lecitamente un bambino si esige: 1) che i genitori o almeno uno di essi o chi tiene legittimamente il loro posto, vi consentano; 2) che vi sia la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica”. Per cui è sufficiente anche il solo impegno di un padrino o di una madrina. In questo senso non solo si può battezzare il figlio di una coppia sposata solo civilmente, ma anche il figlio di una coppia non sposata. Diversamente sarebbe come dire che le colpe dei padri ricadono sui figli. Un assurdo. L’unico limite è se la speranza di educazione nella religione cattolica “manca del tutto”. Solo in questo caso il battesimo, come dice ancora il Codice di diritto canonico, viene “differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori”».

Nell’”Instrumento laboris”, pubblicato nel giugno 2014, si danno le motivazioni e si affronta anche il caso del battesimo dei bambini adottati da coppie dello stesso sesso: «Si deve rilevare che le risposte pervenute si pronunciano contro una legislazione che permetta l’adozione di bambini da parte di persone in unione dello stesso sesso, perché vedono a rischio il bene integrale del bambino, che ha diritto ad avere una madre e un padre, come ricordato recentemente da Papa Francesco. Tuttavia, nel caso in cui le persone che vivono in queste unioni chiedano il battesimo per il bambino […] la Chiesa ha il dovere di verificare le condizioni reali in vista della trasmissione della fede al bambino. Nel caso in cui si nutrano ragionevoli dubbi sulla capacità effettiva di educare cristianamente il bambino da parte di persone dello stesso sesso, se ne garantisca l’adeguato sostegno – come peraltro è richiesto ad ogni altra coppia che chiede il battesimo per i figli. Un aiuto, in tal senso, potrebbe venire anche da altre persone presenti nel loro ambiente familiare e sociale. In questi casi, la preparazione all’eventuale battesimo del bambino sarà particolarmente curata dal parroco, anche con un’attenzione specifica nella scelta del padrino e della madrina».

Francesco ha anche spiegato che le persone che hanno sbagliato nella loro vita, ad esempio attraverso il divorzio e la separazione, non vanno per questo allontanate perché possono essere testimoni credibili di quanto è importante che gli altri non imitino i loro stessi errori. In particolare ne ha parlato il 7 dicembre 2014 nell’intervista a “La Naction” (traduzione italiana): i divorziati «non sono scomunicati. Ma non possono essere padrini di battesimo, non possono leggere le letture a messa, non possono distribuire la comunione, non possono insegnare il catechismo, non possono fare sette cose, ho l’elenco lì. Se racconto questo, sembrerebbero scomunicati di fatto! Allora, aprire un po’ di più le porte. Perché non possono essere padrini? “No, guarda, che testimonianza vanno a dare al figlioccio?”. La testimonianza di un uomo e una donna che dicano: “Guarda, caro, io mi sono sbagliato, sono scivolato su questo punto, ma credo che il Signore mi ami, voglio seguire Dio, il peccato non mi ha vinto, vado avanti”. Ma che testimonianza cristiana è questa? O se arriva uno di questi truffatori politici che abbiamo, corrotti, a fare da padrino ed è regolarmente sposato per la Chiesa, lei lo accetta? E che testimonianza va a dare al figlioccio? Testimonianza di corruzione?».





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26. RUOLO DELLA DONNA E SACERDOZIO FEMMINILE

Papa Francesco è certamente il pontefice che più di tutti ha invitato a concretizzare l’attenzione per il “genio femminile”, per valorizzare la presenza delle donne nella Chiesa, sottolineando più volte che “la” Chiesa ha un articolo femminile e spiegando che Maria era più imporatnte degli apostoli. Allo stesso tempo ha ribadito la chiusura definitiva alla possibilità del sacerdozio femminile: «con riferimento all’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e dice: “No”. L’ha detto Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva. Quella porta è chiusa».

Ma ha anche spiegato che la funzione sacerdotale non è né un potere né un merito, ma una vocazione: «Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione, ma può diventare motivo di particolare conflitto se si identifica troppo la potestà sacramentale con il potere. Non bisogna dimenticare che quando parliamo di potestà sacerdotale “ci troviamo nell’ambito della funzione, non della dignità e della santità”. Il sacerdozio ministeriale è uno dei mezzi che Gesù utilizza al servizio del suo popolo, ma la grande dignità viene dal Battesimo, che è accessibile a tutti. La configurazione del sacerdote con Cristo Capo – vale a dire, come fonte principale della grazia – non implica un’esaltazione che lo collochi in cima a tutto il resto. Nella Chiesa le funzioni “non danno luogo alla superiorità degli uni sugli altri”. Di fatto, una donna, Maria, è più importante dei vescovi. Anche quando la funzione del sacerdozio ministeriale si considera “gerarchica”, occorre tenere ben presente che “è ordinata totalmente alla santità delle membra di Cristo”. Sua chiave e suo fulcro non è il potere inteso come dominio, ma la potestà di amministrare il sacramento dell’Eucaristia; da qui deriva la sua autorità, che è sempre un servizio al popolo. Qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciò che questo implica rispetto al possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa».



Di seguito in ordine cronologico le varie occasioni in cui il Pontefice si è espresso sulla donna, sul suo ruolo nella società e sull’ordinazione femminile:

Il 28 marzo 2013 è uscito nelle librerie il volume “Il cielo e la terra” (Mondadori 2013) contenente una serie di profonde riflessioni del card. Bergoglio condivise con il rabbino argentino Abraham Skorka. Tra esse anche un accenno sul sacerdozio femminile: «la donna ha un’altra funzione, che si riflette nella figura di Maria».

Il 28 luglio 2013 durante la conferenza stampa nel volo di ritorno da Rio de Janeiro, Papa Francesco ha affermato: «Una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria. Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Ma pensate che la Madonna è più importante degli Apostoli! E’ più importante! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. Ma il ruolo della donna nella Chiesa non solo deve finire come mamma, come lavoratrice, limitata … No! E’ un’altra cosa! Paolo VI ha scritto una cosa bellissima sulle donne, ma credo che si debba andare più avanti nell’esplicitazione di questo ruolo e carisma della donna. Non si può capire una Chiesa senza donne, ma donne attive nella Chiesa, con il loro profilo, che portano avanti. Credo che noi non abbiamo fatto ancora una profonda teologia della donna, nella Chiesa. Non si può limitare al fatto che faccia la chierichetta o la presidentessa della Caritas, la catechista… No! Deve essere di più, ma profondamente di più, anche misticamente di più, con questo che io ho detto della teologia della donna. E, con riferimento all’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e dice: “No”. L’ha detto Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva. Quella è chiusa, quella porta, ma su questo voglio dirti una cosa. L’ho detto, ma lo ripeto. La Madonna, Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi una esplicitazione teologica di questo».

Il 19 settembre 2013 nell’intervista a “La Civiltà Cattolica” Papa Francesco ha detto: ««È necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Temo la soluzione del “machismo in gonnella”, perché in realtà la donna ha una struttura differente dall’uomo. E invece i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da una ideologia machista. Le donne stanno ponendo domande profonde che vanno affrontate. La Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo. La donna per la Chiesa è imprescindibile. Maria, una donna, è più importante dei Vescovi. Dico questo perché non bisogna confondere la funzione con la dignità. Bisogna dunque approfondire meglio la figura della donna nella Chiesa. Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Solo compiendo questo passaggio si potrà riflettere meglio sulla funzione della donna all’interno della Chiesa. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa».

Il 12 ottobre 2013 nel discorso al Pontificio consiglio per i laici, Francesco ha affermato: «Tante cose possono cambiare e sono cambiate nell’evoluzione culturale e sociale, ma rimane il fatto che è la donna che concepisce, porta in grembo e partorisce i figli degli uomini. E questo non è semplicemente un dato biologico, ma comporta una ricchezza di implicazioni sia per la donna stessa, per il suo modo di essere, sia per le sue relazioni, per il modo di porsi rispetto alla vita umana e alla vita in genere. Chiamando la donna alla maternità, Dio le ha affidato in una maniera del tutto speciale l’essere umano. Qui però ci sono due pericoli sempre presenti, due estremi opposti che mortificano la donna e la sua vocazione. Il primo è di ridurre la maternità ad un ruolo sociale, ad un compito, anche se nobile, ma che di fatto mette in disparte la donna con le sue potenzialità, non la valorizza pienamente nella costruzione della comunità. Questo sia in ambito civile, sia in ambito ecclesiale. E, come reazione a questo, c’è l’altro pericolo, in senso opposto, quello di promuovere una specie di emancipazione che, per occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona il femminile con i tratti preziosi che lo caratterizzano. E qui vorrei sottolineare come la donna abbia una sensibilità particolare per le “cose di Dio”, soprattutto nell’aiutarci a comprendere la misericordia, la tenerezza e l’amore che Dio ha per noi. A me piace anche pensare che la Chiesa non è “il” Chiesa, è “la” Chiesa. La Chiesa è donna, è madre, e questo è bello. Dovete pensare e approfondire su questo».

Il 24 novembre 2013 viene pubblicata l’“Evangelii Gaudium” in cui si legge: «La Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini. Ad esempio, la speciale attenzione femminile verso gli altri, che si esprime in modo particolare, anche se non esclusivo, nella maternità. Vedo con piacere come molte donne condividono responsabilità pastorali insieme con i sacerdoti, danno il loro contributo per l’accompagnamento di persone, di famiglie o di gruppi ed offrono nuovi apporti alla riflessione teologica. Ma c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. […]. Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne, a partire dalla ferma convinzione che uomini e donne hanno la medesima dignità, pongono alla Chiesa domande profonde che la sfidano e che non si possono superficialmente eludere. Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione, ma può diventare motivo di particolare conflitto se si identifica troppo la potestà sacramentale con il potere. Non bisogna dimenticare che quando parliamo di potestà sacerdotale “ci troviamo nell’ambito della funzione, non della dignità e della santità”. Il sacerdozio ministeriale è uno dei mezzi che Gesù utilizza al servizio del suo popolo, ma la grande dignità viene dal Battesimo, che è accessibile a tutti. La configurazione del sacerdote con Cristo Capo – vale a dire, come fonte principale della grazia – non implica un’esaltazione che lo collochi in cima a tutto il resto. Nella Chiesa le funzioni “non danno luogo alla superiorità degli uni sugli altri”. Di fatto, una donna, Maria, è più importante dei vescovi. Anche quando la funzione del sacerdozio ministeriale si considera “gerarchica”, occorre tenere ben presente che “è ordinata totalmente alla santità delle membra di Cristo”. Sua chiave e suo fulcro non è il potere inteso come dominio, ma la potestà di amministrare il sacramento dell’Eucaristia; da qui deriva la sua autorità, che è sempre un servizio al popolo. Qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciò che questo implica rispetto al possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa».

Il 16 dicembre 2013 nell’intervista per “La Stampa” Francesco ha affermato: «Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non “clericalizzate”. Chi pensa alle donne cardinale soffre un po’ di clericalismo».

Il 5 marzo 2014 Papa Francesco ha detto al “Corriere della Sera”: «È vero che la donna può e deve essere più presente nei luoghi di decisione della Chiesa. Ma questa io la chiamerei una promozione di tipo funzionale. Solo così non si fa tanta strada. Bisogna piuttosto pensare che la Chiesa ha l’articolo femminile “la”: è femminile dalle origini. Il grande teologo Urs von Balthasar lavorò molto su questo tema: il principio mariano guida la Chiesa accanto a quello petrino. La Vergine Maria è più importante di qualsiasi vescovo e di qualsiasi apostolo. L’approfondimento teologale è in corso. Il cardinale Rylko, con il Consiglio dei Laici, sta lavorando in questa direzione con molte donne esperte di varie materie».

Il 29 giugno 2014 nell’intervista concessa a “Il Messaggero”, Papa Francesco ha ricevuto delle critiche dalla vaticanista-femminista Franca Giansoldati di parlare poco delle donne e solo in relazione all’essere madri e spose, così il Pontefice l’ha presa in giro: «Il fatto è che la donna è stata presa da una costola.. (ride di gusto)». Alla terza domanda se ci si possa aspettare da lui decisioni storiche, come far diventare le donne “capo del clero”, Francesco ha ironizzato ancora: «(ride) «Beh, tante volte i preti finiscono sotto l’autorità delle perpetue…». Seriamente ha quindi risposto: «Le donne sono la cosa più bella che Dio ha fatto. La Chiesa è donna. Chiesa è una parola femminile. Non si può fare teologia senza questa femminilità. Di questo, lei ha ragione, non si parla abbastanza. Sono d’accordo che si debba lavorare di più sulla teologia della donna. L’ho detto e si sta lavorando in questo senso».

Il 7 gennaio 2015 durante l’udienza generale Francesco ha richiamato il valore dell’essere madre: «Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico […]. Essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita. Cosa sceglie una madre, qual è la scelta di vita di una madre? La scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita. E questo è grande, questo è bello. Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale».

Il 19 gennaio 2015 durante la conferenza stampa in ritorno dal suo viaggio in Sri Lanka e Filippine, Francesco ha affermato: «Quando io dico che è importante che le donne siano più tenute in conto nella Chiesa, non è soltanto per darle una funzione di segretaria di un dicastero: questo può andare. No: perché loro ci dicano come sentono e guardano la realtà, perché le donne guardano da una ricchezza differente, più grande».

Il 7 febbraio 2015 durante il discorso al Pontificio consiglio per la cultura, Francesco ha parlato del tema tra uguaglianza e differenze tra donne e uomini spiegando che «questo aspetto non va affrontato ideologicamente, perché la “lente” dell’ideologia impedisce di vedere bene la realtà. L’uguaglianza e la differenza delle donne – come del resto degli uomini – si percepiscono meglio nella prospettiva del con, della relazione, che in quella del contro. Da tempo ci siamo lasciati alle spalle, almeno nelle società occidentali, il modello della subordinazione sociale della donna all’uomo, un modello secolare che, però, non ha mai esaurito del tutto i suoi effetti negativi. Abbiamo superato anche un secondo modello, quello della pura e semplice parità, applicata meccanicamente, e dell’uguaglianza assoluta. Si è configurato così un nuovo paradigma, quello della reciprocità nell’equivalenza e nella differenza. La relazione uomo-donna, dunque, dovrebbe riconoscere che entrambi sono necessari in quanto posseggono, sì, un’identica natura, ma con modalità proprie. L’una è necessaria all’altro, e viceversa, perché si compia veramente la pienezza della persona».

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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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