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DOSSIER IN RISPOSTA ALLE OBIEZIONI SU PAPA FRANCESCO

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2019 21:20
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17/03/2015 11:10
 
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1. POVERTA’ ED ACCUSE DI PAUPERISMO


Il tema della povertà è centrale nel pontificato di Francesco, come abbiamo scritto nell’introduzione. Ma vi è un grosso equivoco: Francesco non è pauperista, non condanna la ricchezza in sé ma l’ideologia del profitto, l’arricchirsi come scopo di vita, l’indifferenza ai poveri. Lo ha ribadito più volte: «Il denaro deve servire e non governare!» (24/11/13);«Il denaro è uno strumento buono, come quasi tutte le cose di cui l’uomo dispone: è un mezzo che allarga le nostre possibilità. Tuttavia, questo mezzo ma può ritorcersi contro l’uomo» (14/02/14); «Il Vangelo non condanna affatto i ricchi, semmai le ricchezze quando diventano oggetti idolatrati» (29/06/14); «il Vangelo non condanna i ricchi ma l’idolatria della ricchezza» (ottobre 2014) ecc.


L’equivoco è iniziato il 16 marzo 2013, quando ha esclamato«Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!». La cultura post-comunista, che ha fatto del poverismo (degli altri) la sua ideologia demagogica di base, lo ha subito strumentalizzato assieme all’anticlercalismo, ben consapevoli che una Chiesa materialmente povera sarebbe impossibilitata a rendersi socialmente e culturalmente presente. Fiumi di inchiostro si sono scritti su questo, alcuni hanno teorizzato la chiusura dello IOR, la banca del Vaticano, e l’annullamento dell’8×1000.


Certo, il Papa ha fatto alcuni gesti simbolici di sobrietà molto importanti: la croce pettorale di ferro, il rifiuto della mozzetta rossa foderata di ermellino, l’abbandono dell’ammiraglia papale Mercedes SCV1 ecc. Ma non ha mai parlatodi impoverire materialmente la Chiesa, anche perché una Chiesa povera non potrebbe mantenere tutte le opere di beneficenza che gestisce nel mondo, abbandonando i milioni di esseri umani che ogni giorno aiuta. Come abbiamo fatto notare, il significato del termine “povertà” in senso cristiano è un atteggiamento della persona, il non porre la speranza in quel che si ha, essere libero da quel che si possiede (dal denaro, dai vestiti, dagli affetti), sapendo che non sta in essi ciò che ci salva (1 Cor 7, 29.31). La povertà cristiana non è non avere soldi, ma è l’essere liberi da essi, utilizzarli in modo intelligente per sé e per gli altri. Il paradosso cristiano è che un povero geloso e attaccato a quel poco che ha non vive la povertà evangelica, al contrario invece di una persona ricca libera dal denaro, tanto che lo investe con intelligenza per l’aiuto dei fratelli. E’ vero, Francesco d’Assisi si spogliò di ogni bene, ma la povertà materiale dei francescani è la vocazione per chi segue questo carisma, il poverello di Assisi non ha mai chiesto che tutti vivessero come lui. Anzi, pretendeva che le chiese fossero ricche e non avrebbe mai tollerato che l’Eucarestia fosse posata in un calice non di oro e che le chiese fossero spoglie.


 


Di seguito in ordine cronologico tutti gli interventi del Pontefice (e alcuni dei suoi stretti collaboratori) che esprimono il suo pensiero sul tema della povertà:


Il 28 luglio 2013 durante la conferenza stampa nel volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, Papa Francesco ha affermato«Io non potrei vivere da solo nel Palazzo, e non è lussuoso. L’appartamento pontificio non è tanto lussuoso! E’ largo, è grande, ma non è lussuoso. Ma io non posso vivere da solo o con un piccolo gruppetto! Ho bisogno di gente, di trovare gente, di parlare con la gente… E per questo quando i ragazzi delle scuole gesuite mi hanno fatto la domanda: “Perché Lei? Per austerità, per povertà?”. No, no: per motivi psichiatrici, semplicemente, perché psicologicamente non posso. Ognuno deve portare avanti la sua vita, con il suo modo di vivere, di essere. I cardinali che lavorano in Curia non vivono da ricchi e da fastosi: vivono in un appartamentino, sono austeri, loro, sono austeri […] Ognuno deve vivere come il Signore gli chiede di vivere. Ma l’austerità – un’austerità generale – credo che sia necessaria per tutti noi che lavoriamo al servizio della Chiesa. Ci sono tante sfumature sulle austerità… ognuno deve cercare il suo cammino».


Il 19 settembre 2013 viene pubblicata su “La Civiltà Cattolica” l’intervista a Papa Francesco dove egli torna a parlare della scelta di non andare a vivere nell’appartamento pontificio, che non è dettata dalla povertà: «Ho bisogno di comunità. E lo si capisce dal fatto che sono qui a Santa Marta […]. Ho scelto di abitare qui, nella camera 201, perché quando ho preso possesso dell’appartamento pontificio, dentro di me ho sentito distintamente un “no”. L’appartamento pontificio nel Palazzo Apostolico non è lussuoso. È antico, fatto con buon gusto e grande, non lussuoso. Ma alla fine è come un imbuto al rovescio. È grande e spazioso, ma l’ingresso è davvero stretto. Si entra col contagocce, e io no, senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri».


Il 24 novembre 2013 ha promulgato l’“Evangelii Gaudium” dove non ha mai invitato ad essere materialmente poveri, ad abbandonare i beni posseduti ma ad usarli in modo cristiano e non accettare «pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società […]. Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano […]. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano».


Il 14 febbraio 2014 è apparsa la sua prefazione al libro del cardinale Müller, in cui si legge: «Il denaro è uno strumento che in qualche modo – come la proprietà – prolunga e accresce le capacità della libertà umana, consentendole di operare nel mondo, di agire, di portare frutto. Di per sé è uno strumento buono, come quasi tutte le cose di cui l’uomo dispone: è un mezzo che allarga le nostre possibilità. Tuttavia, questo mezzo può ritorcersi contro l’uomo. Il denaro e il potere economico, infatti, possono essere un mezzo che allontana l’uomo dall’uomo, confinandolo in un orizzonte egocentrico ed egoistico […]. Quando i beni di cui si dispone sono utilizzati non solo per i propri bisogni, essi diffondendosi si moltiplicano e portano spesso un frutto inatteso […]. Compito dei cristiani è riscoprire, vivere e annunciare a tutti questa preziosa e originaria unità fra profitto e solidarietà».


Il 5 marzo 2014 Papa Francesco ha concesso un’intervista al “Corriere della Sera” rispondendo alle accuse ricevute di essere pauperista: «Il Vangelo condanna il culto del benessere. Il pauperismo è una delle interpretazioni critiche. Nel Medioevo c’erano molte correnti pauperistiche. San Francesco ha avuto la genialità di collocare il tema della povertà nel cammino evangelico. Gesù dice che non si possono servire due signori, Dio e la Ricchezza. E quando veniamo giudicati nel giudizio finale conta la nostra vicinanza con la povertà. La povertà allontana dall’idolatria, apre le porte alla Provvidenza. Zaccheo devolve metà della sua ricchezza ai poveri. E a chi tiene i granai pieni del proprio egoismo il Signore, alla fine, presenta il conto. Quello che penso della povertà l’ho espresso bene nella Evangelii Gaudium».


L’11 maggio 2014 il card. Piero Parolin, segretario di Stato Vaticano, scelto da Papa Francesco, ha spiegato«a che servirebbe una Chiesa magari più austera, ma che non impegnasse i suoi membri a lavorare giorno per giorno, nella concretezza delle situazioni, per restituire ai poveri, e ancor di più ai miseri e ai dannati della terra, la loro dignità -anche economica- di cittadini del mondo che vivono del loro lavoro?».


Il 29 giugno 2014 in occasione dell’intervista concessa a “Il Messaggero”, Papa Francesco ha affermato: «Il Vangelo si rivolge indistintamente ai poveri e ai ricchi. E parla sia di povertà che di ricchezza. Non condanna affatto i ricchi, semmai le ricchezze quando diventano oggetti idolatrati. Il dio denaro, il vitello d’oro».


Nell’ottobre 2014 Francesco rilascia un’intervista in occasione della stesura del libro “Papa Francesco. Questa economia uccide” (Piemme 2015), in essa ha affermato: «Il pauperismo è una caricatura del Vangelo e della stessa povertà. Gesù afferma che non si possono servire due padroni, Dio e la ricchezza. È pauperismo? […] Quello del Vangelo è un messaggio rivolto a tutti, il Vangelo non condanna i ricchi ma l’idolatria della ricchezza, quell’idolatria che rende insensibili al grido del povero».


L’11 dicembre 2014 il card. Christoph Schönborn, ordinato da Francesco membro della Commissione Cardinalizia di Vigilanza sullo I.O.R., ha rivelato alcune parole dette a loro dal Pontefice: «“Il Papa ci ha detto una cosa – penso di non tradire un segreto: “Io non amo i soldi, ma ne ho bisogno, per i poveri e per la missione”. E con questa semplicità ci ha detto tutto: non i soldi per i soldi sono il fine, ma i soldi per i poveri, per la missione. E qui ci vuole un po’ di giustizia nei confronti del Vaticano: pensiamo che la Congregazione per la propaganda della fede, per l’evangelizzazione dei popoli, la ‘Propaganda fidei’, come un tempo si chiamava, sostiene con i soldi che ha da fondi immobiliari, da donazioni ricevute nel corso dei secoli – un patrimonio importante –, ecco, con questo patrimonio, essa sostiene più di mille diocesi nelle terre più povere del mondo, dove mai la chiesa locale potrebbe mantenere le proprie strutture e attività senza l’aiuto del Vaticano, del patrimonio della Santa Sede».


Il 05 febbraio 2015 ha spiegato che la Chiesa non è una ong che deve portare aiuto ai poveri, ma innanzitutto che deve portare il Vangelo agli altri: «E’ vero, noi dobbiamo prendere aiuto e fare organizzazioni che aiutino in questo: quello sì, perché il Signore ci dà i doni per questo. Ma quando dimentichiamo questa missione, dimentichiamo la povertà, dimentichiamo lo zelo apostolico e mettiamo la speranza in questi mezzi, la Chiesa lentamente scivola in una ong e diviene una bella organizzazione: potente, ma non evangelica, perché manca quello spirito, quella povertà, quella forza di guarire».


Il 28 febbraio 2015 incontrando il mondo delle cooperative ha ricordato«ripreso poi da san Francesco d’Assisi, che “il denaro è lo sterco del diavolo”. Lo ripete ora anche il Papa: “il denaro è lo sterco del diavolo”! Quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna. Lo rende un servo. Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale».


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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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