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PENSIERI DI PAPA PAOLO VI

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2014 08:56
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28/10/2014 08:46
 
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Citazioni di Paolo VI

Anche gli animali sono creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell'impronta universale del peccato e della universale attesa della redenzione.[1]
Appare all'evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente ed operante del cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità.[2]
Col Vaticano II ci aspettavamo la primavera e invece è venuto l'inverno.[3]
Essa [la Chiesa] sostiene che non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l'esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto fra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero che ha coerentemente stabilito che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa.[4]
Francesco di Sales è indubbiamente uno dei Santi più ragguardevoli dell'età moderna, sia per il multiforme impegno apostolico da lui vissuto in consonanza coi tempi, sia per la profonda e stimolante dottrina espressa nelle sue opere.[5]
Gli animali sono la parte più piccola della creazione divina, ma noi un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo.[6]
Il rosario è preghiera eccellente; nei confronti della quale, però, il fedele deve sentirsi serenamente libero, sollecitato a recitarlo, in composta tranquillità, dalla sua intrinseca bellezza.[7]
Lasciate che un vostro concittadino di ieri renda omaggio ad uno dei valori più preziosi della vita umana e ai nostri giorni più trascurati: la tradizione. È un patrimonio fecondo, è un'eredità da conservare. Oggi la tendenza delle nuove generazioni è tutta verso il presente, anzi verso il futuro. E sta bene, sempre che questa tendenza non oscuri la visione reale e globale della vita. Perché, per godere del presente e per preparare il futuro, il passato ci può essere utile, e, in certo senso, indispensabile. Il distacco rivoluzionario dal passato non è sempre una liberazione, ma spesso significa il taglio della propria radice. Per progredire realmente, e non decadere, occorre avere il senso storico della nostra esperienza. Questo è vero perfino nel campo delle cose esteriori, tecnico-scientifiche e politiche, dove la corsa delle trasformazioni è più rapida e impetuosa; e lo è ancora di più nel campo delle realtà umane e specialmente nel campo della cultura. Lo è in quella della religione nostra, che è tutta una tradizione proveniente da Cristo.[8]
Lo scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile, l'onorevole Aldo Moro [...] Io non ho alcun mandato nei suoi confronti, né sono legato da alcun interesse privato verso di lui. Ma lo amo come membro della grande famiglia umana, come amico di studi, e a titolo tutto particolare, come fratello di fede e come figlio della Chiesa di Cristo. [...] vi prego in ginocchio, liberate l'onorevole Moro, semplicemente, senza condizioni, non tanto per motivo della mia umile e affettuosa intercessione, ma in virtù della sua dignità di comune fratello in umanità.[9]
Maritain, davvero un grande pensatore, maestro nell'arte di pensare, di vivere, di pregare. Muore solo e povero, associato ai "Petits Fréres" di Padre Foucauld. La sua voce, la sua figura resteranno nella tradizione del pensiero filosofico e della meditazione cattolica.[10]
Maurice Zundel è un genio, genio di poeta, genio di mistico, scrittore e teologo, il tutto fuso insieme con una miriade di folgorazioni.[11]
Noi abbiamo coscienza in questo momento di assumere un compito sacro, solenne e gravissimo: quello di continuare nel tempo e di dilatare sulla terra la missione di Cristo.[12]
Non si può andare a Dio senza passare attraverso i fratelli.[13]
Ogni atto genitale umano deve svolgersi nel quadro del matrimonio.[14]
Per essere autentico l'amore deve essere totale, esclusivo, irrevocabile, irreversibile.[15]
Preghiamo insieme per quanti in questi giorni soffrono, portando più vivo in sé stesso, l'impronta della Passione di Gesù: per i fratelli che piangono i loro cari stroncati dal compimento del loro dovere, da un insensato odio omicida, che ancora una volta ha voluto minare alla pacifica convivenza sociale. Preghiamo per l'onorevole Aldo Moro, a noi caro, sequestrato in vile agguato, affinché venga restituito ai suoi cari.[16]
Secondo l'ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella Sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione.[17]
Siamo soliti a guardare avanti, spesso trascurando le benemerenze di ieri; non siamo facili alla gratitudine, alla memoria, alla coerenza con il nostro passato, all'ossequio, alla fedeltà dovuta alla storia, alle azioni che si succedono da una generazione all'altra degli uomini. Spesso si rivela assai diffuso un senso di distacco dal tempo trascorso: e ciò è causa di inquietudine, trepidazione, instabilità.
Un popolo sano, un popolo cristiano è molto più aderente a quanti ci hanno preceduto; e mira alla logica delle vicende in cui deve formarsi la propria esperienza, mentre non esita di fronte al necessario tributo di riconoscimento e di giusta valutazione.[18]
[Modificato da Credente 28/10/2014 08:46]
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28/10/2014 08:48
 
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[A Plinio Corrêa de Oliveira] Sua Santità gioisce di te perché descrivesti e difendesti con acume e chiarezza l'Azione Cattolica, di cui possiedi una piena conoscenza, e per la quale hai un grande apprezzamento, in tal modo che si è reso chiaro a tutti quanto è opportuno studiare e promuovere questa forma ausiliare di apostolato gerarchico.[19]
Talora il loro [dei lontani] anticlericalismo nasconde uno sdegnato rispetto verso le cose sacre che credono svilite nei ministri.[20]
Teresa [di Lisieux] rappresenta soprattutto colei che ha creduto appassionatamente nell'Amore di Dio, che ha vinto sotto il suo sguardo i piccoli dettagli quotidiani, stando alla sua presenza, che ha fatto di tutta la sua vita un colloquio con l'Amato, e che ha trovato in ciò non soltanto una straordinaria avventura spirituale, ma il luogo in cui ella riuniva gli orizzonti più vasti e comunicava intimamente alle ansie e ai bisogni missionari della Chiesa.[21]
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28/10/2014 08:50
 
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L'Università è la maggiorità intellettuale!
L'esplorazione è seducente. Lo studente che si affaccia per la prima volta all'Università è come un romantico che s'appressa ad un castello meraviglioso.
Il dubbio è l'unico mistero a cui si crede ancora all'Università.


Ecclesiam suam

Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, perché sia nello stesso tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza; appare quindi evidente la ragione per cui ad essa abbiano dato prove di particolare amore, e ad essa abbiano dedicato particolari cure tutti coloro che hanno avuto a cuore sia la gloria di Dio sia la salvezza eterna degli uomini: tra i quali, com'era giusto, rifulsero i Vicari in terra dello stesso Cristo, un numero immenso di Vescovi e di sacerdoti, ed una mirabile schiera di santi cristiani.
Citazioni[modifica]
La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all'impegno verso la nostra fede.


Evangelii Nuntiandi

L'impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo animati dalla speranza, ma, parimente, spesso travagliati dalla paura e dall'angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l'umanità. Di qui il dovere di confermare i fratelli, che Noi abbiamo ricevuto dal Signore con l'ufficio di Successore di Pietro (1), e che è per Noi un «assillo quotidiano» (2), un programma di vita e d'azione, e un impegno fondamentale del Nostro Pontificato; questo dovere Ci sembra ancora più nobile e necessario allorché si tratta di incoraggiare i nostri fratelli nella missione di evangelizzatori, affinché, in questi tempi d'incertezza e di disordine, essi la compiano con amore, zelo e gioia sempre maggiori. .

Proclamare di città in città, soprattutto ai più poveri, spesso più disposti, il gioioso annuncio del compimento delle promesse e dell'Alleanza proposta da Dio: tale è la missione per la quale Gesù si dichiara inviato dal Padre. (6)
Coloro che accolgono con sincerità la Buona Novella, proprio in virtù di questo accoglimento e della fede partecipata, si riuniscono nel nome di Gesù per cercare insieme il Regno, costruirlo, viverlo. (13)
In essa [la comunità dei cristiani] la vita intima – la vita di preghiera, l'ascolto della Parola e dell'insegnamento degli Apostoli, la carità fraterna vissuta, il pane spezzato – non acquista tutto il suo significato se non quando essa diventa testimonianza, provoca l'ammirazione e la conversione, si fa predicazione e annuncio della Buona Novella. (15)
L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, – dicevamo lo scorso anno a un gruppo di laici – o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni. [22]
[la Chiesa] ha sempre bisogno d'essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo. (16)
Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità, è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa. (17)
La Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del Messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri. (18)
Occorre evangelizzare – non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici – la cultura e le culture dell'uomo. (20)
La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca. (20)
È impensabile che un uomo abbia accolto la Parola e si sia dato al Regno, senza diventare uno che a sua volta testimonia e annunzia. (24)
La Chiesa collega ma non identifica giammai liberazione umana e salvezza in Gesù Cristo. (35)
Ogni liberazione temporale, ogni liberazione politica – anche se si sforza di trovare la propria giustificazione in questa o in quella pagina dell'Antico o del Nuovo Testamento, anche se rivendica per i suoi postulati ideologici e per le sue norme di azione l'autorità dei dati e delle conclusioni teologiche, anche se pretende di essere la teologia per i nostri giorni – porta in se stessa il germe della propria negazione e decade dall'ideale che si propone sia perché i suoi motivi non sono quelli della giustizia nella carità, sia perché lo slancio che la trascina non ha una dimensione veramente spirituale e perché il suo scopo finale non è la salvezza e la beatitudine in Dio. (35)
I sistemi meglio idealizzati diventano presto inumani se le inclinazioni inumane del cuore dell'uomo non sono risanate. (36)
L'uomo moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora, immunizzato contro la parola. (42)
Servendosi di essi [i mass media] la Chiesa «predica sui tetti» il messaggio di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. (45)
L'evangelizzazione rischia di perdere la propria anima e di svanire, se il suo contenuto resta svuotato o snaturato col pretesto di tradurlo o se, volendo adattare una realtà universale ad uno spazio locale, si sacrifica questa realtà e si distrugge l'unità senza la quale non c'è universalità. (63)
E perché solo la menzogna e l'errore, la degradazione e la pornografia avrebbero il diritto di essere proposti e spesso, purtroppo, imposti dalla propaganda distruttiva dei mass media, dalla tolleranza delle leggi, dalla timidezza dei buoni e dalla temerità dei cattivi? (80)
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28/10/2014 08:52
 
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Gaudete in Domino

Rallegratevi nel Signore, perché egli è vicino a quanti lo invocano con cuore sincero. Nel corso di questo Anno Santo già molte volte noi abbiamo esortato il Popolo di Dio a corrispondere con gioiosa prontezza alla grazia del Giubileo. Il nostro invito chiama essenzialmente, voi lo sapete, al rinnovamento interiore e alla riconciliazione nel Cristo. Ne va la salvezza degli uomini, ne va la loro felicità completa.


A maggior ragione egli conosce la gioia o la felicità spirituale quando la sua anima entra nel possesso di Dio, conosciuto e amato come il bene supremo e immutabile.
Ci sarebbe anche bisogno di un paziente sforzo di educazione per imparare o imparare di nuovo a gustare semplicemente le molteplici gioie umane che il Creatore mette già sul nostro cammino.
La forza della Chiesa, la certezza della sua vittoria, la sua allegrezza quando si celebra il combattimento dei martiri, provengono dal fatto ch'essa contempla in loro la fecondità gloriosa della Croce.
La gioia cristiana suppone un uomo capace di gioie naturali.
La profondità della sua [di Gesù] vita interiore non ha attenuato il realismo del suo sguardo, né la sua sensibilità.
La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia. Perché la gioia viene d'altronde. È spirituale.
Le umili gioie umane, che sono nella nostra vita come i semi di una realtà più alta, vengono trasfigurate.
Per il cristiano, come per Gesù, si tratta di vivere, nel rendimento di grazie al Padre, le gioie umane che il Creatore gli dona.
Per uno strano paradosso, la coscienza stessa di ciò che costituirebbe, al di là di tutti i piaceri transitori, la vera felicità, include anche la certezza che non esiste felicità perfetta.

Marialis cultus

Fin da quando fummo assunti alla Cattedra di Pietro, Ci siamo costantemente adoperati per dar incremento al culto mariano, non soltanto nell'intento di interpretare il sentire della Chiesa e il Nostro personale impulso, ma anche perché esso, come è noto, rientra quale parte nobilissima nel contesto di quel culto sacro, nel quale vengono a confluire il culmine della sapienza e il vertice della religione1 e che pertanto è compito primario del Popolo di Dio.

La Vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa alla imitazione dei fedeli non precisamente per il tipo di vita che condusse e, tanto meno, per l'ambiente socioculturale in cui essa si svolse, oggi quasi dappertutto superato; ma perché, nella sua condizione concreta di vita, ella aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio.
La riflessione della Chiesa contemporanea sul mistero del Cristo e sulla sua propria natura l'ha condotta a trovare, alla radice del primo e a coronamento della seconda, la stessa figura di Donna: la Vergine Maria, Madre appunto di Cristo e Madre della Chiesa.
Maria è la Vergine in ascolto, che accoglie la parola di Dio con fede; e questa fu per lei premessa e via alla maternità divina.
Maria, però, è soprattutto modello di quel culto che consiste nel fare della propria vita un'offerta a Dio.
Modello di tutta la Chiesa nell'esercizio del culto divino, Maria è anche, evidentemente, maestra di vita spirituale per i singoli cristiani.


Populorum progressio

Lo sviluppo dei popoli, in modo tutto particolare di quelli che lottano per liberarsi dal gioco della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell'ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa.

La proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario.
Il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero.
I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La chiesa trasale davanti a questo grido d'angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello.
L'avarizia delle persone, delle famiglie e delle nazioni può contagiare i meno abbienti come i più ricchi, e suscitare negli uni e negli altri un materialismo che soffoca lo spirito.
La ricerca esclusiva dell'avere diventa [...] un ostacolo alla crescita dell'essere e si oppone alla sua vera grandezza: per le nazioni come per le persone, l'avarizia è la forma più evidente del sottosviluppo morale.
Gloria a Dio e onore a voi uomini artefici della grande impresa[modifica]
Il bisogno di Dio è insito nella natura umana, e quanto più essa progredisce tanto più essa avverte, fino al tormento, fino a certa drammatica esperienza, il bisogno di Dio.
Il Dio ignoto è sempre lì; ogni studio delle cose è come un contatto con un velo dietro il quale si avverte un'infinita palpitante Presenza.
La fede cattolica, non solo non teme questo poderoso confronto della sua umile dottrina con le meravigliose ricchezze del pensiero scientifico moderno, ma lo desidera.
La vita invece è seria; e ce lo insegna la somma immensa di studi, di spese, di fatiche, di ordinamenti, di tentativi, di rischi, di sacrifici, che una impresa colossale, come quella spaziale, ha reclamati. Criticare, contestare è facile; non così costruire.
Noi non neghiamo alla critica i suoi diritti, né rimproveriamo al genio dei giovani il suo istinto di emancipazione e di novità. Ma riteniamo non degno di giovani il decadentismo iconoclasta e privo di amore dei contestatori di mestiere.
Non temiamo, Figli carissimi, che la nostra fede non sappia comprendere le esplorazioni e le conquiste, che l'uomo va facendo del creato, e che noi, seguaci di Cristo, siamo esclusi dalla contemplazione della terra e del cielo, e dalla gioia della loro progressiva e meravigliosa scoperta.
Questo nostro aperto suffragio per la progressiva conquista del mondo naturale, per via di studi scientifici, di sviluppi tecnici e industriali, non è in contrasto con la nostra fede e con la concezione della vita e dell'universo, ch'essa comporta.
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28/10/2014 08:54
 
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Messaggio per la Prima giornata della pace[23]

All'inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo − che sia la Pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire.
La pace non può essere basata su una falsa retorica di parole, bene accette perché rispondenti alle profonde e genuine aspirazioni degli uomini, ma che possono anche servire, ed hanno purtroppo a volte servito, a nascondere il vuoto di vero spirito e di reali intenzioni di pace, se non addirittura a coprire sentimenti ed azioni di sopraffazioni o interessi di parte.
Noi [...] possiamo avere un'arma singolare per la pace: la preghiera, con le sue meravigliose energie di tonificazione morale e di impetrazione, di trascendenti fattori divini, di innovazioni spirituali e politiche; e con la possibilità ch'essa offre a ciascuno di interrogarsi individualmente e sinceramente circa le radici del rancore e della violenza, che possono eventualmente trovarsi nel cuore di ognuno.
Pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita; la verità, la giustizia, la libertà, l'amore. (Messaggio per la celebrazione della prima giornata della pace istituita dal 1° gennaio 1968, Vaticano, 8 dicembre 1967)
Parola d'ordine: No, alla violenza; Sì, alla pace. A Dio!

Rinnovamento e riconciliazione


Pensiamo di non errare scoprendo nell'uomo di oggi una profonda insoddisfazione, una sazietà unita a una insufficienza, una infelicità esasperata dalle false ricette di felicità dalle quali è intossicato, uno stupore di non saper godere dei mille godimenti che la civiltà gli offre in abbondanza. La stagione psicologica e sociologica del nostro mondo non è la migliore per l'audace avventura (della fede). Tempeste, scogli e opposizioni formidabili si oppongono al nostro sereno e sicuro veleggiare. Noi sentiamo fischiare ai nostri orecchi le raffiche di invadenti e violenti venti contrari. Dio non è di moda.


È nel profondo del cuore la radice di ogni bene, e, purtroppo, di ogni male [...]. (p. 31)
La nostra umana esistenza nasce, vive, si svolge in un rapporto esistenziale e morale con Dio. (p. 32-33)
Nella scala dei valori, l'uomo occupa il primo posto. (p. 35)
Dio è! Il pensiero nel suo più semplice e inevitabile cammino, nel suo istinto logico, potremmo dire, ci dà quasi certezza : sì Dio è! (p. 36)
Il mondo comincia ad accorgersi che la velleitaria negazione di Dio si ritorce in una reale negazione dell'uomo. (p. 38)
Il criterio della vita diventa fatalmente il piacere, la comodità, l'egoismo, la passione, l'istinto..., ed il livello della dignità personale fin dove discende? (p. 48)
Non saremmo cristiani fedeli, se non fossimo cristiani in continua fase di rinnovamento! (p. 57)
L'atroce e paurosa esperienza di questi anni ci richiama a una triste realtà: la guerra è ancora, è sempre possibile! (p. 69)
Per avere una vera pace, bisogna darle un'anima. Anima della pace è l'amore. (p. 70)
La pace esige una sua psicologia, un suo spirito morale, che, prima di rivolgersi agli altri, si riflette sopra colui che vuole esercitare la pace. (p. 72)
[Paolo VI, Rinnovamento e riconciliazione, Libreria Editrice Vaticana 1976.]

Humanae Vitae

Il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio Creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, seppur talvolta accompagnate da non poche difficoltà ed angustie.
In tutti i tempi l'adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col recente evolversi società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la Chiesa non poteva non ignorare, trattandosi di materia che tanto da vicino tocca la vita e la felicità degli uomini.

Si chiede anche se, dato l'accresciuto senso di responsabilità dell'uomo moderno, non sia venuto per lui il momento di affidare alla sua ragione e alla sua volontà, più che ai ritmi biologici del suo organismo, il compito di regolare la natalità. (p. 4)
Il matrimonio [...]: è una sapiente istituzione del Creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno d'amore. (p. 7)
Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto, per quanto riceve da lui, ma per sé stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé. (p. 8)
In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l'interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l'aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell'uomo che della donna. (p. 14)
Il dominio dell'istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un'ascesi, affinché le manifestazioni affettive della vita coniugale siano secondo il retto ordine e in particolare per l'osservanza della continenza periodica. (p. 19)
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28/10/2014 08:56
 
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Contro la fame nel mondo

Fratelli e figli che ci ascoltate! Sia per voi tutti il nostro augurio di buon Natale! Esso vuole entrare, innanzi tutto, nei vostri cuori, e vuole recarvi quel senso di letizia, di pace, di serenità, di fiducia, che emana precisamente da questa santa festività, e che costituisce una delle più consolanti esperienze della vita.

La fame può diventare una forza sovversiva di conseguenze incalcolabili. (p. 10)
La sofferenza dei poveri è nostra! E vogliamo sperare che questa nostra simpatia sia di per sé stessa capace di suscitare quel nuovo amore che moltiplicherà, mediante un'economia provvida e nuova al suo servizio, i pani necessari per sfamare il mondo. (p. 12-13)
La pace, oggi, è più fondata sulla paura che sull'amicizia; è più difesa dal terrore di armi micidiali che dalla mutua alleanza e fiducia tra i popoli! E se la pace fosse, Dio non voglia, domani interrotta, la rovina dell'intera umanità è possibile. (p. 17)

Principi di Pastorale
I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di casa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. (832-833, p. 272)
I genitori, avendo il dovere e il diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, debbono godere di una reale libertà nella scelta della scuola. Perciò i pubblici poteri, a cui incombe la tutela e la difesa della libertà dei cittadini, nel rispetto della giustizia distributiva, debbono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza. (8851-852, p. 2749)
Solo alla luce della fede e nella meditazione della parola di Dio è possibile, sempre e dovunque, riconoscere Dio nel quale «noi viviamo, ci muoviamo e siamo» (At 17, 28). (982, p. 301)
Modello perfetto di [...] vita spirituale e apostolica è la Beata Vergine Maria Regina degli Apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore. (988, p. 302)
Si fa ingiuria alla persona umana e allo stesso ordine stabilito da Dio agli esseri umani, se si nega ad essi il libero esercizio della religione nella società, una volta rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia. (1147, p. 332)

La libertà religiosa, che compete alle singole persone, si deve ritenere che compete ad esse anche quando agiscono comunitariamente. Le comunità religiose infatti sono postulate dalla natura sociale tanto dagli esseri umani quanto dalla stessa religione. (1149)
Le comunità religiose hanno il diritto di non essere impedite di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede a voce e per iscritto. Però nel diffondere la fede religiosa e nell'introdurre costumanze religiose si deve evitare ogni azione che abbia sapore di coercizione o sollecitazioni disoneste o stimoli meno retti, specialmente nei confronti di persone immature o bisognose: un tale modo di agire va considerato come abuso del proprio diritto e come lesione del diritto altrui. (1153, p. 333)
La libertà religiosa comporta [...] che le comunità religiose non siano proibite di manifestare liberamente la virtù singolare della propria dottrina nell'ordinare la società e nel vivificare ogni umana attività. (1154, p, 333)
I diritti dei genitori sono violati se i figli sono costretti a frequentare lezioni scolastiche che non corrispondono alla persuasione religiosa dei genitori o se viene imposta un'unica forma di educazione dalla quale sia esclusa ogni formazione religiosa. (1158, p. 334)
Tutelare e promuovere gli inviolabili diritti dell'uomo è dovere essenziale di ogni potestà civile. (1160, p. 334)
Nell'esercizio di tutte le libertà si deve osservare il principio morale della responsabilità personale e sociale: nell'esercitare i propri diritti i singoli esseri umani e i gruppi sociali in virtù della legge morale sono tenuti ad avere riguardo tanto ai diritti altrui quanto ai propri doveri verso gli altri e verso il bene comune. Con tutti si è tenuti ad agire secondo giustizia ed umanità. (1165, pag. 335)
Un elemento fondamentale della dottrina cattolica, contenuto nella parola di Dio e costantemente predicato dai Padri, è che gli esseri umani sono tenuti a rispondere a Dio credendo volontariamente; nessuno quindi può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà. (1171, p. 337)
La Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare alcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede, allo stesso modo che rivendica energicamente il diritto che nessuno sia distolto con ingiuste vessazioni dalla stessa fede. (1232, p. 357)
I sacerdoti rappresentano il Cristo e sono i collaboratori dell'ordine episcopale nell'assolvimento di quella triplice funzione sacra che, per sua natura, si riferisce alla missione della Chiesa. (1295, p. 383)
Col dono dello Spirito Santo, l'uomo può arrivare nella fede a contemplare e a gustare il mistero del piano divino. (1419, p. 436)
Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era la figura di quello futuro (Rm 5, 14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. (1441, p. 442)
Invero la libertà umana spesso si indebolisce qualora l'uomo cada in estrema indigenza, come si degrada cedendo alle troppe facilità della vita, si chiude in una specie di aurea solitudine. Al contrario, acquista forza, quando l'uomo accetta le inevitabili difficoltà della vita sociale, assume le molteplici esigenze della umana convivenza e si impegna al servizio della comunità umana. (1479, p. 451)


Fiore dei fiori.[24] (Malachia di Armagh)
Flos florum
Paolo VI è stato decisamente un papa mariano. (Roberto Coggi)
Paolo VI mi diceva che la preghiera che recitava ogni mattina era: "Mio Dio, richiamami a Te, richiamami a Te, non ne posso più". Credo che tutti papi recitino questa preghiera, anche Giovanni Paolo II. (Jean Guitton)
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