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Vita ed opere di s.Leone Magno

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2014 14:54
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14/10/2014 14:53
 
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151 a : ad Anatolio di Costantinopoli; lo loda e lo esorta a far sì che non alligni nella sua città, in nessun modo, l’eresia. Pare (da quel che si sente) che là un prete, Attico, vada tranquillamente diffondendo i germi dell’eresia eutichiana: il vescovo invigili! 1° settembre 457.
152 a : al vescovo Giuliano; un bigliettino per raccomandargli che le lettere precedentemente scritte da lui ai metropoliti, o per mezzo di Giuliano o di Ezio, arrivino a destinazione. Dovere del vescovo è di essere intrepido. È strano – aggiunge il papa –: c’è chi vuol vedere nella lettera o qualche novità, o oscurità, oppure esitazioni; 1° settembre 457.
153 a : al presbitero Ezio, a Costantinopoli; cf. precedente. Si faccia latore delle lettere come Leone ha già fatto con gli episcopati della Gallia, dell’Italia e di altre diocesi. Data: 1° settembre 457.
154 a : ai vescovi dell’Egitto; consola coloro che, per l’ortodossia, sono stati cacciati in bando; sopportino tali avversità per amore del Signore che s’è fatto uno di noi; 11 ottobre 457.
155 a : ad Anatolio, vescovo di Costantinopoli; 2 capitoli, per invitarlo ad essere vigile contro gli sforzi dell’eresia. Vuole che usi maggiore energia nei confronti dei clerici della città che sono insubordinati e che sia più deciso nei loro confronti; 11 ottobre 457.
156 a : all’imperatore Leone; 6 capitoli, di natura pastorale-dogmatica. Questo il loro contenuto: 1) non sono assolutamente da trattare di nuovo o rivedere le decisioni dogmatiche fissate a Calcedonia; 2) è parente dell’anticristo chi vuole riesaminare quanto la Chiesa ha definito intorno alle verità di fede; 3) è assurdo che possano essere preposti alla veneranda Chiesa di Alessandria uomini eretici, già condannati; non si tratta di essere longanimi: si tratta di difendere la verità; se non sono nemmeno cristiani quelli che seguono l’errore, che si deve dire se degli eretici vengono posti a guida della Chiesa? 4) Vero che si fa ricorso all’imperatore sia da parte dei cattolici che degli eretici: ma c’è una bella differenza! 5) Tutto quello che riguarda la Chiesa ad Alessandria sembra inesorabilmente decaduto; si sono compiuti delitti a non finire, fino al massacro del piissimo vescovo Proterio! 6) Leone papa promette all’imperatore che gli trasmetterà degli scritti a sostegno della fede cristiana. Quanto a Costantinopoli, teme ci sia della connivenza da parte del vescovo o di qualcuno tra i clerici; non sfugge certo all’imperatore che là la fede è oscurata anche per colpa di Anatolio che tralascia di curare troppe cose; si metta in relazione con Giuliano di Cos e con Ezio e, insieme, vedano quanto è urgente fare. Data: 1° dicembre 457 88 .
157 a : ad Anatolio, vescovo di Costantinopoli; Leone papa (da quel che è dato intuire dalle numerose lettere che lo riguardano direttamente o indirettamente) deve usare tanta pazienza, per non guastare tutto. In questa lettera (4 capitoli) riprende argomenti e motivi già più volte toccati (per es., 151.155.156 ma anche prima) e recentemente riproposti (lettere 155.156). Gli raccomanda di mettersi d’accordo con l’imperatore (di cui tesse le lodi) per reprimere l’eresia; veda che si applichi Calcedonia; per quanto può, intervenga a rimettere pace nella Chiesa di Alessandria. Chi s’è macchiato di delitti sia cacciato dalla Chiesa; lo consola il fatto che – ad Alessandria – solo quattro vescovi abbiano aderito alle empie dottrine di Timoteo; così occorre essere accanto ai buoni pastori di quella Chiesa; più d’uno è in esilio: bisogna stargli vicino. Non è possibile, in modo assoluto, pensare a dover celebrare un altro sinodo, che rimetta in causa Calcedonia! Quanto poi al presbìtero Attico (cf. lett. 151) e ad Andrea (cf. lett. 111 e 112, ecc.): o rientrino nell’ortodossia, oppure vengano risolutamente cacciati dalla comunità di fede; stessa data della 156.
158 a : ai vescovi cattolici di Egitto che hanno trovato rifugio a Costantinopoli: li consola, li esorta ad essere pazienti, vista la grande ricompensa che li attende nei cieli; assicura loro un intervento energico presso l’imperatore; data della precedente 89 .
159 a : a Niceta, vescovo di Aquileia, intorno a problemi di diritto matrimoniale e pastorale; 7 capitoli; il problema è il seguente: certe donne, pensando morto lo sposo tra i barbari, si sono risposate; se torna il precedente marito devono tornare a lui; non è questione di farne loro colpa, o a chi le ha risposate; la moglie deve tornare al primo marito; ché, se non lo vuole, va privata della comunione ecclesiale. Coloro che, in schiavitù, per vari motivi (paura, fame,...), sono stati costretti a mangiare carni immolate, possono conseguire il perdono. Chi ha iterato il battesimo o per paura o per errore, ed ha perso il coraggio, si deve tranquillizzare, perché la sua vecchiaia non sia desolata. I battezzati dagli eretici, sono validamente battezzati; soltanto si unisca l’invocazione allo Spirito Santo; 21 marzo 458 90 .
160 a : ai vescovi e ai clerici cattolici che hanno trovato rifugio a Costantinopoli, lasciata Alessandria (cf. 158). Ribadisce quanto detto nella 158; li consola, li invita ad inviare dei rappresentanti assecondando il desiderio dell’imperatore. Non c’è bisogno di aggiunte a quanto già detto dal sinodo di Calcedonia; nomina – nella dedica – 15 vescovi; data: 21 marzo 458.
161 a : ai presbìteri, ai chierici e diaconi della Chiesa di Costantinopoli. Sempre preoccupato che Calcedonia entri nell’animo e nel cuore dei destinatari della lettera. Ancora intorno ad Attico e Andrea (cf. lett. 157, ecc.): siano deposti, a meno che non abbiano abdicato ai loro errori monofisiti, ed abbiano aderito – per iscritto – a Calcedonia; 21 marzo 458 91 .
162 a : all’imperatore Leone; non permetta che si rimetta in discussione quanto sancito dal concilio; dice che – per parte sua – non può assolutamente venire ad accordi con i fuorvianti eretici. Se gli inviano dei messi non è perché se ne discuta, ma perché ricevano lume. Gli eretici vanno evitati come malapianta, cui incombe il castigo per l’infedeltà; 4 capitoli; data: 21 marzo 458.
163 a : ad Anatolio, vescovo di Costantinopoli; è un vescovo delicato: il papa ha sentito dire che non gli erano piaciuti i suoi richiami; ancora di Attico: deve pubblicamente abdicare all’errore e sottoscrivere la sua adesione all’ortodossia, se vuole essere 93 Cf. lettera precedente e Moricca, op. cit., pp. 1081-1086. Introduzione 63.veramente cattolico! 23 marzo 458 (cf. 157.161, ecc.).
164 a : data 17 agosto 458, come la celebre successiva; funge quasi, dunque, da premessa. È articolata in 5 capitoli. Manda all’imperatore dei legati che sosterranno le sue parti; 1) gli chiede con insistenza che non si voglia sottoporre ad esame quanto è stato definitivamente definito; 2) non sarebbe più finita, se ci si dovesse – ogni volta – affidare alle dispute dei rétori: quando poi si tratta di misteri della fede! 3) Sia l’evangelo che la salvezza dell’uomo hanno, in Eutiche, un avversario velenoso, che va bandito, e con il quale non è possibile venire a patti; 4) anche coloro che, ad Alessandria, si sono macchiati di colpe indicibili (cf. 156.158.160), si sono resi indegni di misericordia, della quale però non devono disperare, se si convertono alla verità; 5) i delegati del papa non verranno per discettare, ma per rassodare la fede ortodossa, che è quella sgorgata da Calcedonia; gli eretici che de incarnatione Domini nostri Iesu Christi impia et detestanda senserunt vanno anatematizzati; se poi si ravvedono siano riaccolti con amore nella comunione ecclesiale. Data della lettera: 17 agosto 458 92 .
165 a : lettera di celebrità pari quasi alla 28 a (a Flaviano); questa è indirizzata all’imperatore Leone. Consta di 11 capitoli, l’ultimo dei quali è una silloge antologica di testi patristici; è bilingue; porta la data del 17 agosto 458. Di essa più distesamente nel testo tradotto e nelle note. Ripropone la dottrina espressa nella lettera 28 a ; la diversifica la raccolta dei testi patristici.
166 a : a Neone, vescovo di Ravenna, intorno a coloro sui quali c’è il dubbio se siano o no stati battezzati; il dubbio è più forte nel caso dei piccoli, dei quali non c’è documentazione in proposito. Circa coloro poi che hanno avuto il battesimo dagli eretici (se esso è valido), si accoglieranno nella comunità mediante l’invocazione dello Spirito Santo (cf. alla fine della 159). 2 capitoli; in data 24 ottobre 458.
167 a : a Rustico, vescovo di Narbona; in 16 capitoli intorno a dei problemi morali, giuridici... (ordinazioni nei gradi ecclesiastici, matrimonio, penitenza, mercatura, vita religiosa maschile e femminile; dubbi sui battezzati; di coloro che hanno partecipato a banchetti con pagani o si sono cibati di carni immolate agli idoli...). Dell’anno 458 o 459. Sono 19 gli interrogativi cui il papa risponde (lettera consistente).
168 a : a tutti i vescovi della Campania, del territorio dei Sanniti e del Piceno. Non si deve celebrare il battesimo se non nella veglia di Pasqua e di Pentecoste, salvo pericolo di morte. Circa la penitenza dei fedeli: l’accusa non deve essere pubblica; marzo del 459.
169 a : all’imperatore Leone: intorno a vicende di Alessandria: Timoteo Eluro è stato (finalmente!) cacciato dalla città; ora occorre trovare un vescovo veramente degno che lo sostituisca, di provata integrità, di buoni costumi, di fede inconcussa. Eluro, anche nel caso che si ravvedesse – dati i precedenti –, anche se la sua fede diventasse ortodossa, non può assolutamente venire reintegrato; 17 giugno 460.
170 a : a Gennadio, vescovo di Costantinopoli. La lettera per dire al vescovo di Costantinopoli (successo ad Anatolio) tutto il suo dispiacere al sapere che Timoteo Eluro aveva trovato accoglienza proprio a Costantinopoli, dopo di essere stato espulso da Alessandria, e meritatamente; l’Eluro non deve nutrire speranza di sorta di ritornare ad Alessandria; ed occorre stare bene attenti che non vada anche lì a disseminare zizzania, come ha sempre fatto; 18 giugno 460 93 .
171 a : a Timoteo, neovescovo di Alessandria (succeduto, dopo tanti disordini, all’omonimo Timoteo Eluro: cf. 169 a ). Si congratula per la sua nomina; gli raccomanda tanta caritatevole saldezza; sia vigilante in fatto di fede; per questo gli scriva anche spesso; 18 agosto del 460.
172 a : ai presbiteri e ai diaconi della Chiesa alessandrina; è tempo di ricominciare, pacificata la Chiesa dopo le tempeste sollevate dall’eterodossia monofisita; tutti cooperino a riportare e far crescere la concordia interna, così che coloro che hanno ceduto all’eresia – dopo salutare penitenza – ritornino nella comunione della Chiesa. La Chiesa di Alessandria è stata una grande maestra di fede e di verità. Stiano vicini al loro pastore. Stessa data della precedente 94 .
173 a : indirizzata ad alcuni vescovi dell’Egitto (che nomina): si allieta perché al posto dell’empio Timoteo Eluro, è ora pastore della Chiesa di Alessandria Timoteo, di specchiata fede cattolica; raccomanda loro unità e concordia; facciano sì che sia dato loro di collaborare con il vescovo di Roma a ricondurre gli erranti; 18 agosto 460 95 . È l’ultima lettera dell’epistolario di papa Leone Magno, anche se – per attestazione degli antichi – si devono lamentare delle perdite entro l’epistolario leonino. Ne parlano i fratelli Ballerini nella dissertazione che segue in PL 54 96 . Resterebbe da dire qualcosa sullo stile pastorale e sullo stile in sé dell’opera di papa Leone; ma non è questo l’ámbito. Infine: via via s’è potuto vedere che i 21 anni del servizio pastorale di Leone sono scanditi da ampia documentazione epistolare, la prima di tale misura nella storia della Chiesa. Essa non può non costituire un documento anche storico di primaria importanza, incentrato soprattutto nella preoccupazione della fedeltà al depositum fidei, minacciato da due eresie in particolare: quella di Nestorio e, l’opposta, quella di Eutiche, a combattere le quali, nell’alta coscienza del dovere di confermare con il suo magistero i fratelli nella fede, Leone profuse tutte le sue stupende energie. 8. Il mistero redentivo e la sua celebrazione La celebrazione del mistero del Natale nasce verso la metà del secolo IV (il Cronografo romano è dell’anno vi si parla del Natale, nella Depositio martyrum del 335/36). La «nascita» della celebrazione del Natale è da legare alle eresie cristologiche, in primo luogo l’arianesimo, ma anche le successive – nestorianesimo, eutichianesimo/monofisismo – hanno notevolmente concorso a «potenziare» il ciclo celebrativo di Natale 97 . È evidente pertanto il contributo di papa Leone a rassodare tale ciclo celebrativo, qualsiasi cosa si voglia o debba pensare del Sacramentarium cosiddetto leoniano 98 . Anche il Natale è orientato alla Pasqua, cardine e cuore della salvezza; ma, nel Natale, sono già le «radici» della redenzione, ossia della soteriologia. Chi percorra le lettere di san Leone oppure le sue omelie, noterà subito come sia fortemente sottolineata dal papa la finalità redentiva (pasquale) dell’incarnazione. Qui non è il caso di trattenersi 99 . Le comunità ecclesiali, a seconda delle fonti di ispirazione, celebravano variamente – tanto all’est che all’ovest – il Natale, anche relazionato ad altre celebrazioni (Epifania, Battesimo, Cana). La Chiesa di Roma, ad ogni buon conto, aveva fissato (almeno dal 354, se non dal 336, quindi poco dopo il concilio di Nicea, 325) la celebrazione della nascita (degli esordi, per dirla con san Leone I, della redenzione) sempre al 25 dicembre, e per più ragioni, tra le quali va ricordata la festa pagana del Sol invictus, 100 .

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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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