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LA VERGINITA' (di s.G.Crisostomo)

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2014 15:19
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02/09/2014 15:13
 
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3. Lo stesso Paolo, enumerando i propri atti virtuosi, ricorda tra essi anche la continenza. Dopo aver detto "Nella grande perseveranza, nei tormenti, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle oppressioni, nei colpi, nelle prigionie, nelle sofferenze, nei tumulti, nelle veglie, nei digiuni. aggiunge: "nella purezza": non l'avrebbe fatto, se si fosse trattato di una grazia. Egli deride coloro che non la possiedono, chiamandoli intemperanti Perché colui che non dà in sposa la propria figlia vergine si comporta meglio? Perché la vedova che resta tale è più felice? Come ho detto prima, le beatitudini ed i castighi dipendono non dai miracoli, ma dalle opere. Perché mai Paolo dovrebbe insistere ancora sulle stesse raccomandazioni se la cosa non ci riguardasse ed oltre all'intervento di Dio non fosse necessario il nostro impegno? Dopo aver detto "Voglio che tutti gli uomini siano come me", vale a dire continenti, aggiunge: "Dico ai celibi ed alle vedove che è meglio restare come me". Di nuovo, e per lo stesso motivo, si cita come esempio: a suo parere, i suoi ascoltatori, avendo un esempio così vicino e diretto, avrebbero affrontato con più impegno le fatiche della verginità. Non meravigliarti se, dopo aver detto prima "Voglio che tutti siano come me", e dopo avere aggiunto qui "E' bene per loro restare come me", non ne spiega affatto il motivo. Non fa questo per vanagloria, ma perché pensa che sia sufficiente la sua convinzione personale, con la quale realizzò questa virtù.

 

XXXVII. Nelle seconde nozze accadono molte cose spiacevoli

1. Chi vuole ascoltare anche dei ragionamenti, esamini in primo luogo l'opinione comune, e poi ciò che si verifica in tali frangenti. Anche se i legislatori non puniscono le seconde nozze ma le consentono e le autorizzano, molte persone, sia in privato che in pubblico, ne parlano spesso male, dileggiandole, biasimandole e rifiutandole. Tutti respingono coloro che le contraggono come se fossero, per così dire, degli spergiuri; nessuno se la sente di farseli amici, o di stringere accordi con loro, o di concedere loro la benché minima fiducia. Le persone infatti, quando vedono che costoro scacciano dalla loro mente con tanta disinvoltura il ricordo di una familiarità, di un amore, di un’intimità, di una vita comune, sono vittime di una sorta di paralisi; non possono avvicinarli con animo del tutto sincero, perché li considerano volubili ed instabili, e li allontanano non solo per questi motivi, ma anche per le cose spiacevoli che si verificano.

2. Dimmi: che cosa c'è di più spiacevole del fatto che ai molti gemiti, ai lamenti, alle lacrime, ai capelli in disordine, alle vesti nere, subentrino improvvisamente gli applausi, le camere nuziali, e delle agitazioni opposte alle precedenti, come se degli attori recitassero sulla scena e diventassero ora l'uno, ora l'altro personaggio? Sulla scena, si può vedere lo stesso attore nelle vesti ora di un re, ora del più povero degli uomini; nel nostro caso, colui che prima si rotolava vicino alla tomba, diventa improvvisamente sposo; colui che si strappava i capelli, porta di nuovo sullo stesso capo la corona; colui che era abbattuto e cupo, che spesso pronunziava piangendo molti elogi della sposa defunta di fronte a coloro che cercavano di consolarlo, che diceva che la vita gli era divenuta impossibile, che s'irritava contro chi cercava di distoglierlo dai suoi lamenti, spesso, proprio nel mezzo del suo lutto, si abbellisce e si adorna di nuovo, sorride alle stesse persone con gli stessi occhi con cui prima piangeva, si mostra affabile ed accoglie tutti con la stessa bocca con cui prima pronunciava degli scongiuri contro tutto.

3. Ma la cosa più pietosa è la guerra condotta contro i figli, provocata dalla leonessa che abita assieme alle figlie: tale veste assume sempre la matrigna. Da lei si originano i disordini ed i litigi quotidiani, e l'animosità strana ed insolita contro la defunta che non le dà alcun fastidio. I vivi colpiscono con l'invidia e ne sono colpiti, ma con i morti anche i nemici si rappacificano. Ciò non avviene però in questo caso: la polvere e la cenere sono oggetto d’invidia, la sepolta è bersaglio di un odio indicibile, colei che è divenuta terra riceve biasimi, motteggi ed accuse; un'inimicizia implacabile si accende contro colei che non ha fatto alcun male. Che cosa c'è di peggiore o di piú crudele di questa follia? La nuova sposa, che non ha ricevuto alcun torto dalla defunta — ma perché usare quest'espressione? La nuova sposa, che trae profitto dalle sue fatiche e che gode dei suoi beni, non cessa di combattere contro la sua ombra; ogni giorno colpisce con infiniti motteggi colei che spesso non ha neppure visto, si vendica di colei che non è piú, facendo del male ai suoi figli, e spesso, quando non riesce nel suo intento, aizza il marito contro di loro. Eppure, gli uomini trovano tutto questo facile e sopportabile, pur di non essere costretti a sottomettersi alla tirannia della concupiscenza.

4. La vergine, al contrario, non prova le vertigini di fronte a questo combattimento, e non fugge lo scontro che sembra cosí insostenibile ai piú, ma, grazie alla sua nobiltà d'animo, rimane ferma ed accetta la battaglia voluta dalla natura. Come la si può ammirare secondo i suoi meriti? Mentre infatti gli altri per non bruciare hanno bisogno di nuove nozze, lei, che non si è sposata neanche una volta, resta sempre santa ed incolume. Per questo motivo, ed ancora di piú perché pensava ai premi riservati nei cieli alla vedovanza, colui che fa parlare Cristo in sé disse: "E' bene per loro se rimangono come me". Non hai avuto la forza di salire fino alla cima piú alta? Raggiungi almeno quella che si trova subito dopo di essa: la vergine ti sia superiore solo in questo, nel non essersi lasciata vincere dal desiderio neanche una volta; nel tuo caso, invece, la concupiscenza, dopo averti vinto in un primo tempo, non è riuscita a tenerti sempre in suo potere. Tu hai vinto dopo una sconfitta, lei gode di una vittoria che non conosce sconfitte: solo all'inizio ti supera, mentre alla fine ti è pari.

 

XXXVIII. Perchè Paolo consola tanto le persone sposate, mentre non concede tregua alle fatiche della vergine

1. Come mai dunque Paolo consola le persone sposate fino al punto da non farle separare se una delle due non vuole, e da non prolungare il distacco avvenuto di comune accordo? Inoltre, se vogliono, concede un secondo matrimonio, perché non brucino. Verso le persone vergini, invece, non si mostra affatto cosí indulgente: mentre, dopo un breve intervallo, lascia di nuovo libere le persone sposate, alla vergine che non ha un attimo di respiro e che combatte continuamente, ingiunge di stare sempre al suo posto e di farsi bersagliare dai desideri, senza concederle neanche una piccola pausa. Perché mai non ha detto anche a proposito di lei: "Se non è continente, si sposi"? Perché neanche all'atleta si potrebbe dire, dopo che ha gettato via la veste, che si è unto, che è entrato nell'arena e che si è cosparso di polvere: "Ritirati e fuggi via dall'avversario"; al contrario, non può non verificarsi una di queste due eventualità: l'atleta se ne andrà o con la corona della vittoria, o pieno di vergogna, dopo essere caduto. Nel ginnasio e nella palestra, quando si esercita con altri che conosce bene, quando affronta gli amici come se fossero avversari, l'atleta è padrone d'impegnarsi o no; quando è invece iscritto alla gara, quando la folla si raduna nel teatro, quando l'arbitro è presente, quando gli spettatori sono seduti e l'avversario gli si trova di fronte, la legge della gara non gli lascia scelta.

2. Anche per la vergine, prima che decida se sposarsi o no, il matrimonio non presenta alcun pericolo. Ma dopo che ha preso la decisione e si è iscritta, allora fa il suo ingresso nello stadio. Quando il teatro è affollato, quando gli angeli la guardano dall'alto, quando Cristo fa da arbitro, quando il diavolo s'infuria, digrigna i denti, è stretto nella lotta ed è afferrato alla vita, chi oserebbe farsi avanti e dirle: "Fuggi via dal nemico, rinunzia alle tue fatiche, lascia la presa, non abbattere l'avversario, non fargli lo sgambetto, e lasciagli la vittoria"?

3. Ma perché parlare delle vergim? Neanche alle vedove qualcuno oserebbe fare tale discorso, ma pronuncerebbe al loro indirizzo queste terribili parole: "Se mettono da parte Cristo e vogliono sposarsi, saranno giudicate, perché sono venute meno al primo impegno". Eppure, Paolo stesso dice: "Dico ai non sposati ed alle vedove che è megho se rimangono come me; se però non riescono ad essere continenti, si sposino". E ancora: "Se suo marito muore, è libera di sposare chi vuole, purché lo faccia nel Signore".

 

XXXIX. A quali vedove ed a quali vergini Paolo permette di sposarsi

1. Come mai danque Paolo condanna colei che lascia libera, e giudica illegittimo il matrimonio che dice "essere nel Signore"? Non temere: non si tratta dello stesso matrimonio, ma di due matrimoni diversi. Come, quando dice "Se la vergine si sposa, non pecca", intende parlare non di colei che ha rinunziato al matrimonio (è evidente a tutti che costei commette un peccato, ed un peccato intollerabile), ma di colei che, non ancora sposata, non ha preso ancora nessuma decisione in merito, ma resta indecisa tra le due soluzioni, cosí, per quanto riguarda la vedova, nel secondo caso intende parlare di quella che, non avendo piú il marito, non è ancora legata alla decisione presa liberamente e che è ancora libera di scegliere l'una o l'altra soluzione, mentre nel primo caso si riferisce a quella che non è piú padrona di stare con un altro sposo, e che si è impegnata nelle lotte della continenza.
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