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INFERNO: risposte a tante domande

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:25
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01/09/2014 15:57
 
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Così l'esistenza dell'Inferno eterno mostra la serietà della vita umana: è in essa infatti che l'uomo costruisce il suo destino eterno di salvezza o di perdizione. Mostra anche la tragica serietà del peccato: quanto, cioè, sia pericoloso per l'uomo non solo il commettere peccati, ma il restare ostinatamente in "stato di peccato", rifiutando la grazia di Dio che lo invita alla conversione. Tale stato di peccato conduce all'indurimento del cuore e rende, se non impossibile, estremamente difficile la scelta di Dio in punto di morte. Chi per tutta la vita ha coscientemente rifiutato Dio, restando nel peccato, difficilmente accoglierà Dio nella decisione finale, anche se bisogna sempre sperare che la grazia salvatrice di Dio, che ama infinitamente le sue creature, prevalga sulla resistenza anche più ostinata dell'uomo. Ecco perché, da un lato, non bisogna mai disperare della salvezza di nessuna persona umana e, dall'altro, bisogna coltivare, per sé e per gli altri, il "timore" di Dio, di cui parlano san Paolo: "Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore" (Fil 2,12) e san Pietro: "Comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio" (1 Pt 1,17). Timore che non è paura di Dio e dei suoi castighi, ma è timore di essere deboli e di rifiutare la grazia di Dio.

La perdizione è un rischio reale per tutti e non bisogna pensare che essa sia una minaccia o una possibilità che non si verifica per nessuno. In tal caso la minaccia della perdizione sarebbe qualcosa di simile alla minaccia del lupo mannaro che un tempo i genitori facevano ai figli piccoli per farli stare buoni. Ciò non sarebbe degno di Dio, che tratta l'uomo da persona adulta e responsabile. Ma al "timore" di Dio va sempre congiunta una più grande e più forte speranza della salvezza, perché - afferma ancora san Paolo - dove "ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Rm 5,20). La grazia, cioè, è infinitamente più forte del peccato e l'amore e la misericordia di Dio sono senza limiti. Il cristiano deve dunque nutrire la speranza sia della propria salvezza sia della salvezza di tutti, ma non ha nessuna certezza in questo campo, in cui la libertà umana può dare scacco alla grazia di Dio. Perciò l'Inferno resta sempre una "possibilità reale".

Non è perciò né teologicamente accettabile né pastoralmente utile affermare che, sì, c'è la possibilità di perdersi, ma che l'Inferno è "vuoto", perché nessuno si è mai perduto né mai nessuno si perderà, perché l'infinita misericordia di Dio riesce a salvare tutti. Una simile affermazione - che è in contrasto con la Sacra Scrittura - toglie ogni serietà alla vita umana, allo sforzo, talvolta eroico, di essere fedeli a Dio per non perderlo eternamente col peccato, e addormenta l'uomo nella faciloneria e nella pigrizia: che vale impegnarsi in grandi sacrifici se poi la salvezza è sicura per tutti, buoni e malvagi?
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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