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La GLORIA del SIGNORE

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2014 12:36
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20/07/2014 12:33
 
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Vi è un rapporto di continuità fra la grazia e la gloria - così tu, pur essendo già in Dio, continui a vivere anche quaggiù la grazia già ti trasferisce nel seno di Dio ma non totalmente; così tu, pur essendo già in Dio, continui a vivere quaggiù in una condizione ei esilio, di lontananza, di estraneità al mondo divino.

Ma già la grazia è la comunicazione che Dio fa di Se stesso, comunicazione per la quale Egli trae le creature, che aveva solevato dal nulla, nel suo stesso mistero. Dio l'ha stabilita nell'essere, ma per Iddio l'averla creata è soltanto condizione per poi trarla nel suo segreto, nel suo mistero, nel suo intimo Seno.

Questo processo onde la creature è tratta nel segreto di Dio è il cammino della vita religiosa, è il cammino stesso della rivelazione divina, il cammino perciò della gloria.

Questo processo termina con la morte, perciò con la morte l'uomo esce definitivemente da questa realtà creata e precipita nella Realtà divina: questo è l'ultimo atto di una comunicazione che Dio mi fa di Se stesso, comunicazione che esige precisamente la fine della condizione di vita che è propria della creatura come tale.

All'inizio Dio si rivela, si direbbe, nel modo più clamoroso. La trascendenza di Dio si svela agli uomini nei fenomeni più straordinari, negli avvenimenti cosmici, nella creazione intera.

Avanti di Abramo e anche dopo nelle religioni che non hanno acceduto alla rivelazione profetica, Dio è conosciuto attraverso i grandi avvenimenti del cosmo: le stagioni, l'uragano, il terramoto, l'immensità dei mari... sono manifestazioni di Dio. Dio esce nella sua gloria dal suo segreto: e attraverso questi avvenimenti l'uomo è chiamato a percipire un'altra Realtà, a rendersi conto del peso di un altro mistero di cui questi avvenimenti sono il segno soltanto.

Nella religione cosmica il rapporto con Dio si stabilisce attraverso questi avvenimenti straordinari di una imponenza magnifica che schiacciano l'uomo, lo atteriscono, tuttavia principalmente sul piano fisico. L'uomo si sente minacciato e sgomento. Dio non si fa vicino all'uomo che suscitando lo sgomento della morte.

Quando Dio si fa più vicino, la rivelazione si fa meno impressionante sul piano esterno e l'uomo è sollecitato ad entrare finalmente nel mistero di Dio.

Mentre nella rivelazione cosmica Dio rimane lontano, nella rivelazione profetica Egli si fa vicino all'uomo, entra nella sua storia. La manifestazione della gloria di Dio non ha più un legame soltanto con gli avvenimenti del cosmo, ha un legame con la storia dell'uomo. Dio si è fatto più vicino all'uomo e l'uomo Lo scopre, ora, nella sua medesima vita, nella sua medesima storia.

Ma la rivelazione ultima è quella del Cristo: Dio non soltanto si fa vicino ma veramente si dona e si comunica nell'umiltà più profonda di una vita comune.

Via via che Dio si avvicina all'uomo e la rivelazione divina si fa più piena, ma anche più intima all'uomo, anche l'uomo procede in un cammino di libertà e di responsabilità. All'inizio quando Dio gli parlava attraverso la natura era difficile e quasi impossibile per l'uomo poter sottrarsi alla sua luce, allora l'umanità poteva essere idolatra, ma era religiosa; oggi, al contrario, ci si domanda se è possibile che permanga la fede senza la religione. Sembra che l'umanità proceda verso una età che non avra più religione. Forse è esagerato, anzi forse è del tutto impossibile che l'umanità si incammini verso questa età. Tuttavia è vero che il processo della rivelazione divina terminando nel Cristo non riconosce più nella natura il 'segno' più alto di Dio. Il 'segno' più alto di Dio è l'uomo. Ma l'uomo può negarsi ad essere segno. Di qui il carattere di maggiore discontinuità che ha il fenomeno religioso per il mondo di oggi. La fede che l'uomo presta a Dio diviene sempre più un atto libero - non si fonda più sul rapporto necessario che l'uomo ha con una natura ancora sacra e rivelatrice di Dio. In questo cammino se Dio dunque si fa più intimo all'uomo, anche più si nasconde. La 'secolarità' del mondo moderno di cui spesso si parla, è ambigua - può essere la testimonianza più alta di un'esperienza di Dio non pero 'altro' dall'uomo ma divenuto veramente uno con lui nel primo fulgore della rivelazione cristiana, ma può essere anche l'essenza vera di Dio, può essere per l'uomo 'la morte di Dio'.

È estremamente difficile vivere il Cristianesimo: noi siamo ancora dei primitivi, nella nostra religione ancora si avverte più Dio nel terremoto o nell'immensità del mare, di quanto non si avverta nel Cristo, di quanto non si avverta e non si comunichi con Lui nel Mistero eucaristico.

Siamo estranei ancora al mistero di Dio. In realtà la gloria più alta di cui l'uomo abbia mai avuto esperienza quaggiù è stata ed è la rivelazione che Dio ci ha fatto di Sè, nell'umiltà di Gesù. La rivelazione della gloria nell'umiltà di Gesù è veramente per l'uomo un discendere, un entrare proprio nell'intimo seno della divinità. In Cristo infatti veramente la natura umana è stata assunta da Dio. La gloria di Dio non più come nella rivelazione cosmica manifesta Dio nel peso di uno sgomento di morte, la gloria ha invece il peso di un amore che l'uomo non riesce a concepire e a contenere in sè. La creatura non saprà mai credere pienamente a questo amore.

Anche per i Santi la cosa più difficile è credere all'amore di Dio nel Cristo. Credere cioè che l'Infinito, l'Immenso in tal modo ci abbia amato da farsi davvero nostro fratello, da divenire veramente figlio dll'uomo così che l'uomo lo possa portare sulle braccia, lo possa stringere al cuore.

Altro il peso della grandezza divina che ti minaccia di morte nel terremoto, altra la rivelazione dell'amore di Dio nell'umiltà di Gesù! L'umiltà, la debolezza dell'infanzia del Cristo è qualche cosa che non ha proporzione assolutamente nè con tutta la creazione nè con tutta la storia del mondo. È un abisso, una immensità infinitamente più vasta di ogni tuo spirito. Come non vi è proporzione fra la materia e lo spirito, così non vi è proporzione fra una gloria che si manifesta nella potenza degli avvenimenti del cosmo e la rivelazione della gloria che si manifesta invece nella delicatezza, nell'umiltà di un amore che si spoglia di tutto per tutto donarsi.

La rivelazione suprema di Dio è questo 'sparire' di Dio nella umiltà del Cristo. E questo 'sparire' di Dio nell'umiltà del Cristo accenna e prepara il totale sparire di Dio come 'altro da te' nella vita futura. Nella vita futura la gloria è semplicemente il superamento della dualità: Dio non è più 'altro da te', rimane la distinzione della creatura da Dio, ma la distinzione sussiste nella unità: tu non dici che Dio, tu non sei più che Dio, tu sei la sua santità, la sua vita. Non puoi cercare al di fuori di te una visione di Dio: la visione beatifica si identifica al possesso di Dio, si identifica alla tua 'Unità' con Lui alla tua trasformazione in Dio stesso. Rimane la distinzione ma nella unità. In questa unità non è soltanto l'uomo che sparisce come altro da Dio, è anche Dio che 'sparisce' come altro dall'uomo. Sparisce come 'altro' da te.

Il cammino della gloria è precisamente un cammino di umiltà. È il cammino infatti onde l'uomo entra sempre più nell'abisso di Dio e sparisce e non rimane più che la luce divina. Dio si comunica in tal modo all'uomo che l'uomo non lo può trovare più al di fuori di sè. Prima lo vedeva nel cosmo, poi lo riconosceva nella sua medesima storia, poi Dio entrava nella sua medesima vita finchè Egli diveniva Uomo diveniva lui stesso. Di fatto, nella misura che Dio rimane 'altro' dall'uomo l'uomo è nell'inferno. L'inferno è la divisione. (Non la distinzione perchè la distinzione rimane eterna, ma la divisione).

È per noi estremamente difficile vivere la festa della gloria nel seno del Cristianesimo. Per noi Dio sembra manifestarsi di più nella luce di un tramonto o nella solennità del silenzio dei monti, che nella nostra umile vita, che nei nostri poveri sentimenti umani. Di fatto tuttavia, l'atto supremo di una comunicazione di Dio nella vita presente è la semplicità di una Comunione Eucaristica. L'atto supremo della gloria quaggiù è perciò una comunione onde Dio si dona a te ed entra in te e tu Lo possiedi nella umiltà di un suo nascondimento totale, che implica anche un tuo nascondimento in Lui. In tanto Egli di fatto si manifesta nel suo nascondimento e tu Lo ricevi in quanto tu stesso entri nel suo occultamento divino.
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