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LA VERGINITA' (di s.Gregorio di Nissa)

Ultimo Aggiornamento: 15/06/2014 18:22
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15/06/2014 18:21
 
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XX. E’ impossibile essere schiavi dei piaceri corporei e nello stesso tempo cogliere i frutti della gioia divina

Anche l'apostolo dice che ciascuno di noi è un uomo doppio: mentre il primo uomo è visibile dal di fuori ed è portato per natura a corrompersi, il secondo può essere invece pensato nel segreto del cuore ed ammettere in sé il rinnovamento. Se questo discorso è veritiero (e lo è, giacché è la verità stessa a parlare in esso), non è fuori luogo pensare ad un duplice matrimonio, adatto e corrispondente a ciascuno dei due uomini che sono in noi: chi osa dire che la verginità del corpo aiuta e difende il matrimonio spirituale, non dice forse cose tanto inverosimili.
Come non è possibile praticare nello stesso tempo due arti servendosi delle mani - si pensi ad esempio a chi vuole dedicarsi contemporaneamente all'agricoltura ed alla navigazione, all'arte del fabbro ed a quella delle costruzioni; come chi vuole esercitarne bene una deve abbandonare l'altra, così anche noi, quando ci troviamo di fronte a due matrimoni che si realizzano l'uno tramite la carne l'altro tramite lo spirito, se vogliamo dedicarci ad uno di essi, dobbiamo necessariamente separarci dall'altro. L'occhio non può vedere due cose insieme a meno di non fissare gli oggetti visibili particolari uno alla volta; la lingua non può parlare due idiomi diversi nello stesso tempo pronunziando contemporaneamente parole ebraiche e greche; e l'udito non può ascoltare insieme un racconto di fatti avvenuti ed un insegnamento. I diversi suoni, se sono sentiti l'uno dopo l'altro, fanno capire a chi ascolta un determinato pensiero, ma se rimbombano nell'orecchio mescolandosi tutti insieme, producono nella mente di chi ascolta una confusione in cui non si distingue più nulla, giacché i significati delle varie parole si mischiano gli uni con gli altri.
Analogamente, anche la nostra facoltà concupiscibile non è in grado di assecondare i piaceri corporei e di contrarre nello stesso tempo un matrimonio spirituale. Con attività simili non si possono raggiungere entrambi gli scopi: del matrimonio spirituale sono garanti la temperanza, la morte del corpo ed il disprezzo di tutto ciò che ubbidisce alla carne, mentre del congiungimento fisico sono garanti tutte le cose contrarie alle prime. Poiché dunque, se ci sono due padroni da scegliere, non ci si può sottomettere contemporaneamente ad entrambi («nessuno può infatti servire due padroni» ), chi è saggio sceglie il padrone che gli è più utile; allo stesso modo, poiché non possiamo contrarre tutti e due i matrimoni che ci sono di fronte ( «il celibe pensa alle cose del Signore, l'uomo sposato a quelle del mondo»), è proprio dei saggi non sbagliarsi nella scelta di quello che conviene di più e non ignorare la strada che conduce ad esso, e che si può imparare soltanto se si ricorda il seguente paragone.
Come nel matrimonio fisico chi non intende essere respinto si preoccupa molto del benessere del corpo, del trucco più adeguato, dell'abbondanza della ricchezza e delle onte di cui potrebbero essere causa la sua vita e la sua stirpe (solo così può ottenere ciò che gli sta a cuore), allo stesso modo chi contrae il matrimonio spirituale innanzitutto si mostra giovane e separato da ogni tipo di vecchiaia grazie al rinnovamento subito dalla sua mente, e quindi fa vedere di essere ricco di quelle cose che rendono ambita la ricchezza: non si gloria delle ricchezze terrene, ma è fiero dei tesori celesti. Per quanto riguarda la nobiltà della stirpe, cerca di avere non quella che è presente anche in persone di poco valore per una coincidenza fortuita, ma quella che è prodotta dalla fatica o dall'impegno presenti nelle sue virtù, e di cui possono vantarsi i figli della luce e di Dio e coloro che sono chiamati «i nobili dell'oriente» grazie alle loro azioni luminose. Coltiva inoltre la forza e la salute non esercitando il corpo ed ingrassando la carne, ma al contrario rendendo perfetta la forza dello spirito nella debolezza del corpo. Sa anche che i doni di questo matrimonio vengono presi non dalle ricchezze corruttibili, ma dalla ricchezza della sua anima. Vuoi imparare i nomi di questi doni? Ascolta Paolo, il bel paraninfo, quando spiega di che cosa sono ricchi coloro che danno prova di sé in ogni circostanza. Dopo avere parlato di molti altri doni importanti, dice: «Anche nella purezza». Inoltre, tutte le cose che sono annoverate tra i frutti dello spirito rappresentano anche i doni di questo matrimonio. Chi è disposto ad ascoltare Salomone e ad accettare la vera sapienza come inquilina e compagna della propria vita (a proposito di lei Salomone dice «Innamoratene, e ti custodirà; onorala, perché ti protegga»), si prepara a celebrare la festa in compagnia di coloro che gioiscono di tale matrimonio: si mostra degno del suo desiderio indossando una veste pura, in modo da non essere respinto per non avere il vestito adatto , nonostante la sua pretesa di prendere parte alla festa. E' chiaro che il mio discorso, per quanto riguarda l'impegno messo in questo tipo di matrimonio, si riferisce ugualmente sia agli uomini che alle donne. Poiché, come dice l'apostolo, «non ci sono né maschi né femmine, ma Cristo è tutto in tutti», l'amante della sapienza può affermare a buon diritto di possedere in sé l'oggetto del suo desiderio, che è la vera sapienza; e l'anima che resta attaccata allo sposo incorruttibile possiede l'amore per la vera sapienza, che è Dio. Ciò che abbiamo detto è valso a spiegare in misura conveniente in che cosa consiste il matrimonio spirituale e a che cosa mira l'amore puro e celeste.

XXI. Colui che ha scelto una severa disciplina di vita deve estraniarsi da ogni tipo di piacere corporeo

Poiché è risultato impossibile avvicinarsi alla purezza di Dio se prima non si diventa puri, è necessario frapporre tra noi ed i piaceri un grande e robusto muro divisorio, in modo che la loro vicinanza non contamini la purezza del cuore. Il muro sicuro è rappresentato dal rimanere completamente estranei a tutto ciò che si compie sotto la spinta delle passioni. Il piacere, che come c'insegnano gli esperti è unico all'origine, dividendosi in più rigagnoli come l'acqua che sgorga da un'unica fonte, penetra in coloro che lo amano attraverso i singoli organi sensoriali. Chi viene sconfitto dal piacere che subentra attraverso una delle sensazioni ne rimane ferito nel cuore, così come insegna la parola del Signore, secondo la quale chi ha soddisfatto il desiderio dei suoi occhi riceve un danno nel cuore. Penso che il Signore, in questo passo, abbia voluto alludere a tutti gli organi sensoriali pur parlando di uno solo di essi: di conseguenza noi, seguendo le sue parole, faremmo bene ad aggiungere che pecca in cuor suo anche chi ode o tocca desiderando e chi sottomette al servizio del piacere le sue facoltà.
Perché ciò non avvenga, dobbiamo adottare nella nostra vita continente questa norma: da una parte, non bisogna mai accostare l'anima a ciò in cui è nascosta l'esca del piacere, dall'altra, occorre essere molto guardinghi soprattutto nei confronti del piacere prodotto dal gusto, giacché questo sembra più a portata di mano ed è come la madre di ogni piacere proibito. In effetti, i piaceri derivanti dai cibi e dalle bevande, crescendo sotto l'effetto della sregolatezza nel mangiare, producono fatalmente nel corpo dei mali non voluti, mentre la sazietà genera negli uomini le passioni corrispondenti. Perché dunque il corpo resti il più tranquillo possibile e non venga turbato da nessuna delle passioni prodotte dalla sazietà, bisogna fare attenzione ad adottare come norma della condotta di vita temperante e come regola del gusto non il piacere ma l'utilità che si ricava da ciascuna cosa. E se spesso all'utilità si trova mescolato il piacere (il bisogno sa rendere gradite molte cose, addolcendo con la forza del desiderio tutto ciò che si trova utile), non bisogna respingere la prima, solo perché è seguita dal secondo: basta non cercare il piacere prima di tutto il resto, e, scegliendo l'utile in tutte le cose, non tener conto di ciò che può riuscire gradito ai sensi.
Vediamo che anche i contadini sanno separare a regola d'arte la pula mischiata con il grano, in modo che di ciascuna di queste due cose venga fatto l'uso più appropriato: mentre il grano è destinato alla vita umana, la pula è destinata ad essere bruciata e a servire da nutrimento alle bestie. Anche chi realizza la continenza separa il piacere dall'utilità così come si fa con il grano e la pula: come dice l'apostolo, egli getta il piacere agli esseri irrazionali destinati ad essere bruciati, mentre sa trarre profitto dall'utilità secondo i propri bisogni, rendendo grazie a Dio.
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