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Dialogo: Dall'Unità al molteplice e al ritorno all'Unità -

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2014 15:04
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15/06/2014 11:31
 
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Quelle che mi hai proposto a difesa del credo cattolico sono affermazioni dogmatiche (anche di S. Tommaso) riguardo a concezioni di fisica, prettamente aristoteliche.
E, pur scontando secoli di ritardo rispetto alla fisica attuale, tuttavia si esordisce dicendo: la creazione è una mutazione soltanto se considerata nel nostro modo di intendere. Seguono poi considerazioni sul concetto di materia. Alla fine si conclude che, siccome la creazione avviene senza moto, una cosa, nel medesimo istante che viene creata è già creata, si delinea un universo dal quale l’atto della creazione vero e proprio è escluso, almeno come atto collocato nel tempo: in altri punti si dice anche che Dio, creando l’universo, ha creato anche il tempo.

Ma cosa può essere poi questa materia proiettata spaziotemporalmente che nasce con l’atto creativo e che è potenzialmente ogni cosa, basta che assuma la forma corretta?
Si dice infatti che è proprio la materia che è stata specificatamente creata da Dio (assieme allo spazio/tempo che ne delinea un limite).

Consideriamo inoltre che la fisica moderna sostiene che: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”: I principio della termodinamica.
Ecco allora che, a mio avviso, il discorso deve essere spostato dal piano fisico a quello metafisico per capire cosa sia questa materia quando essa è ancora potenzialmente tutte le cose, tutte le situazioni.
Questa materia non può che essere in Dio, sotto qualche forma: è ciò che io ho chiamato lo Spirito Santo, ovvero, l’insieme di tutte le potenzialità, anche quelle fra loro contraddittorie.
La proiezione non-contraddittoria di ciascuna di queste potenzialità avviene in universi spaziotemporali dotati di materia in movimento.

Da un punto di vista cosmologico vediamo che alla fine dei tempi la dispersione delle particelle costituenti la materia sarà tale che, ovunque ci voltassimo, troveremo sempre la stessa particella elementarissima. Troveremo l’uno, la monade fisica non ulteriormente divisibile.
A quel punto lo spaziotempo non ha più nessuna rilevanza e può sparire anch’esso.

Ma dov’è finito tutto l’universo? Nella sequenza storica che ha attualizzato in modo non contraddittorio in quanto una delle infinite potenzialità già in Dio: ovvero, è tornato ad essere potenzialità di Dio da dove, di fatto non si è mai mossa (il tempo essendo solo una caratteristica del nostro universo: si veda il discorso di prima riguardo l’atto di creazione che non ha una configurazione temporale), solo che adesso la potremmo chiamare “memoria” perché, in un certo senso, per noi, è stata attualizzata, mentre prima si collocava nel futuro possibile.

Quando io sostengo che tutto l’universo viene divinizzato e che pertanto anche noi possiamo diventare parte di Dio, lo sostengo sempre dicendo anche che dobbiamo puntare a farci interpreti della bontà (amore verso il prossimo) e bellezza (perfetta atarassia, raggiunta grazie ad una struttura funzionale e coerente costruita nel tempo) divina per poterci arrogare questa “divinizzazione”.
Come già detto altre volte, è un processo di adozione che culmina con la divinizzazione, grazie alla quale le nostre vite diventano i fulcri sulla base dei quali Dio stesso può operare la memorizzazione di questo universo in modo più efficace, con il minimo dispendio di energia e la massima espressione di senso: per questo ci sceglie, perché noi abbiamo già scelto Lui.
In questo senso possiamo attingere alla vita eterna: in quanto rendiamo la nostra vita già eterna perché siamo riusciti a mantenere ferma la rotta verso Dio, verso il bene ed il bello, nonostante tutti gli ostacoli che si sono frapposti, anzi, talvolta proprio grazie ad essi.

Ma questo è un discorso meta-fisico se non, addirittura, teologico. La sfera teologica va tenuta distinta da quella fisica, che, correttamente, anche in Aristotele, aveva il suo ambito delimitato, nel quale non rientrava l’atto della creazione.

La Creazione, quindi, esiste, ma è un atto fuori dal tempo, e, come tale,”fisicamente” inesistente.

Non mi sembra che siano necessarie particolari competenze teoretiche per apprezzare che i due piani, quello fisico e quello metafisico o teologico, vanno tenuti distinti: proprio da questa distinzione la stessa Chiesa Cattolica può trarre la forza per una sua affermazione veramente cattolica, universale.

Ti auguro una buona domenica e ti saluto.
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