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Dialogo: Dall'Unità al molteplice e al ritorno all'Unità -

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2014 15:04
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14/06/2014 19:26
 
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In Dio atto e potenza coincidono: quindi non puoi dire che Dio prima concepisce qualcosa, come un artista, e poi la realizza, la crea, perché è già da sempre in Lui col Suo solo concepirla. Suddividere concepimento della possibilità dalla sua realizzazione pratica è errato quando si parla di Dio, è un voler vedere Dio come un qualsiasi altro uomo.




Caro Andrea,
il nostro dialogo sta diventando sempre più filosofico e per me è sempre più arduo seguire i tuoi ragionamenti. Mi occorrerebbe avere ben altre cognizioni nella materia specifica per poter affrontare gli argomenti che stiamo trattando.

Tuttavia, ho cercato per quanto ho potuto, di riportare il discorso sul piano di quello che la fede ci propone a credere come certezze.
Mi preme quindi ripresentare le proposizioni tratte dal catechismo in modo che siano di supporto alle convinzioni che ti ho espresso in precedenza, e che dovrebbero essere le convinzioni di ogni cattolico.
Inoltre ti riporto qualche testo desunto dalla Summa di s.Tommaso che spero possa essere di aiuto a comprendere la posizione cattolica riguardo alla questione da te sollevata.
Non avendo comunque la padronanza della materia mi sarebbe difficile per l'avanti, offrire contributi validi per dipanare eventuali ulteriori obiezioni, perchè per trattare questi argomenti senza dire sciocchezze occorre conoscere bene come stanno le cose.



IV. Il mistero della creazione

Dio crea con sapienza e amore

295 Noi crediamo che il mondo è stato creato da Dio secondo la sua sapienza [Cf Sap 9,9 ]. Non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso. Noi crediamo che il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà: “Tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono” ( Ap 4,11 ). “Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza” ( Sal 104,24 ). “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature” ( Sal 145,9 ).


Dio crea “dal nulla”

296 Noi crediamo che Dio, per creare, non ha bisogno di nulla di preesistente né di alcun aiuto [Cf Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3022]. La creazione non è neppure una emanazione necessaria della sostanza divina [Cf ibid., 3023-3024]. Dio crea liberamente “dal nulla”: [Concilio Lateranense IV: Denz. -Schönm., 800; Concilio Vaticano I: ibid. , 3025]

Che vi sarebbe di straordinario se Dio avesse tratto il mondo da una materia preesistente? Un artigiano umano, quando gli si dà un materiale, ne fa tutto ciò che vuole. Invece la potenza di Dio si manifesta precisamente in questo, che egli parte dal nulla per fare tutto ciò che vuole [San Teofilo d'Antiochia, Ad Autolycum, 2, 4: PG 6, 1052].


297 La fede nella creazione “dal nulla” è attestata nella Scrittura come una verità piena di promessa e di speranza. Così la madre dei sette figli li incoraggia al martirio:

Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore del mondo, che ha plasmato all'origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi. . . Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano ( 2Mac 7,22-23; 2Mac 7,28 ).






Dalla questione 45 della Summa
La creazione è una mutazione soltanto se considerata nel nostro modo d'intendere. E in realtà il concetto di mutazione implica che una stessa cosa si trovi a un certo momento in condizioni diverse da quelle di prima: infatti talora non si tratta che di un identico essere attuale il quale viene a trovarsi successivamente in condizioni diverse, come nelle mutazioni di quantità, di qualità e di luogo; altre volte invece l'essere identico è solo potenziale, come nelle mutazioni sostanziali, soggetto delle quali è la materia. Ma nella creazione, per mezzo della quale si produce l'intera sostanza dell'essere, non è possibile determinare qualche cosa che a un dato momento possa trovarsi in condizioni diverse da quelle di prima, altro che per gioco della nostra intelligenza; come se uno supponesse che una data cosa, prima non esistente affatto, venga all'esistenza in un secondo momento. Ma poiché azione e passione s'identificano nell'unica realtà del moto o mutazione, e differiscono soltanto per le opposte relazioni, come dice Aristotele, se togliamo il moto non troveremo nel creatore e nella creatura altro che relazioni diverse. - Ma poiché il modo di esprimersi segue il modo d'intendere, come già si disse, la creazione noi la esprimiamo alla maniera delle mutazioni, e per questo si dice che creare è fare qualche cosa dal nulla. Però in questo caso fare ed esser fatto son termini più appropriati che mutare ed esser mutato: perché fare e venir fatto esprimono direttamente la relazione della causa al suo effetto, e dell'effetto alla causa, e solo indirettamente implicano l'idea di mutazione.
3. Per quanto viene prodotto senza (le fasi successive del) moto, venir fatto ed essere già fatto sono tutt'uno: sia che la produzione si presenti quale termine di un moto, come l'illuminazione (difatti un oggetto è subito illuminato nello stesso istante che viene illuminato); sia che non si presenti come termine di un moto, così, p. es., un verbo mentale nell'istante che si forma è già formato. E in tali casi ciò che viene fatto, (semplicemente) è: ma quando si dice che vien fatto si vuol dire solo che deriva da altri, e che prima non esisteva. Quindi siccome la creazione avviene senza moto, una cosa nel medesimo istante che viene creata è già creata.

dalla questione 46
6. La prima causa efficiente è una causa dotata di volontà. E sebbene abbia avuto dall'eternità il proposito di produrre un dato effetto, tuttavia non produsse un effetto eterno. E non è necessario presupporre una mutazione, neppure per una rappresentazione immaginaria del tempo. Infatti un conto è parlare di un agente particolare il quale presuppone qualche cosa mentre ne causa un'altra; e un conto è parlare di un agente universale che produce ogni cosa. Così l'agente particolare produce la forma e presuppone la materia: perciò è necessario che imprima la nuova forma ben proporzionata alla corrispettiva materia. È quindi giusto osservare a suo riguardo che imprime la forma in tale materia e non in un'altra, per la differenza tra materia e materia. Ma non è ragionevole fare questa considerazione riguardo a Dio, il quale produce insieme materia e forma: si osserva piuttosto con ragione che egli stesso produsse la materia adatta alla forma e al fine. - Ora, la causa agente particolare presuppone il tempo come presuppone la materia. Perciò è giusto far notare a suo riguardo che essa agisce o dopo o prima, nella successione immaginaria del tempo. Ma per la causa universale che produce le cose e il tempo non ha senso domandarsi se agisce ora e non prima in base a una rappresentazione immaginaria del tempo, come se il tempo fosse un presupposto della sua azione: bisogna piuttosto far notare qui che questa causa ha stabilito il tempo ai suoi effetti come ha voluto, secondo che era più conveniente per mostrare la propria potenza. Infatti il mondo porta alla cognizione della potenza creatrice di Dio in maniera più evidente, se non è sempre esistito, che se fosse sempre esistito: poiché è evidente che un essere, il quale non sempre è esistito, ha una causa; la cosa invece non è così patente per un essere che è sempre esistito.
7. Nel tempo si trova il prima e il dopo alla stessa maniera che si trova nel moto, come afferma Aristotele. Perciò inizio e termine valgono per il tempo come per il moto. Supposta dunque l'eternità del moto, è necessario che ogni determinato momento del moto sia principio e termine di moto: il che non ne viene necessariamente se il moto ha inizio. E la stessa ragione vale per l'istante del tempo. E così è dimostrato che quell'argomento, dell'istante attuale che sarebbe sempre inizio e termine di tempo, presuppone l'eternità del tempo e del moto. Perciò Aristotele porta questa ragione contro coloro i quali, pur ammettendo l'eternità del tempo, negano l'eternità del moto.
8. Dio è prima del mondo quanto alla durata. Ma qui il termine prima non indica priorità di tempo, bensì di eternità. - Oppure si può rispondere che designa un'eternità di tempo non reale ma immaginario. Come quando si dice: sopra il cielo non c'è nulla, quel sopra indica soltanto uno spazio immaginario, nel senso che è possibile immaginare come aggiunte alle dimensioni dei corpi celesti altre dimensioni.
9. L'effetto, come segue dalla causa agente di ordine fisico secondo la di lei forma (o natura), così deriva da un agente dotato di volontà secondo la forma da questo premeditata e definita, come altrove si è spiegato. Sebbene dunque Dio sia stato da tutta l'eternità causa efficace del mondo, tuttavia non è necessario ammettere che il mondo da lui sia stato prodotto altrimenti che per una determinazione della divina volontà; cioè in modo che avesse l'esistenza dopo la sua inesistenza, così da manifestare più chiaramente il suo autore.

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Per quanto riguarda la distanza tra le nostre rispettive posizioni penso che essere convinti di essere Dio stesso ed essere convinti di essere delle semplici creature siano distanze molto forti.
Dal canto mio preferisco la posizione della Chiesa che ritengo essere illuminata dallo Spirito Santo e depositaria della verità, anche se personalmente non ho le competenze per capire tutto e per riuscire a far capire.
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