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Dialogo: Dall'Unità al molteplice e al ritorno all'Unità -

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2014 15:04
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13/06/2014 20:51
 
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Cercherò di essere il più possibile sintetico.

In Dio atto e potenza coincidono: quindi non puoi dire che Dio prima concepisce qualcosa, come un artista, e poi la realizza, la crea, perché è già da sempre in Lui col Suo solo concepirla. Suddividere concepimento della possibilità dalla sua realizzazione pratica è errato quando si parla di Dio, è un voler vedere Dio come un qualsiasi altro uomo.

Noi non abbiamo questa fortuna, ma abbiamo la capacità di ritrovare il bene nella vita che ci troviamo ad interpretare: la compresenza in Dio di ogni possibilità ci lascia liberi di scegliere di essere, per quanto ci riguarda, promotori di una vita che sia all’insegna del riconoscimento del disegno di conservazione di tutte le possibilità, in noi stessi e negli altri, con un atteggiamento che sia insieme donativo e stoico.

Se la nostra Fede ci assicura dell’eternità della nostra vita, questa eternità dovrà configurarsi come un mantenimento, una conservazione delle nostre potenzialità in eterno: ma ciò potrà realizzarsi soltanto se esiste in ogni cosa, in ogni vita, una struttura in grado di farci vedere ogni trasformazione come mantenimento della stessa perfezione divina in soggetti sempre diversi.

Se siamo in grado di vedere questa struttura armonica nella nostra vita, per Fede ed aiutandoci con la Speranza e la Carità, allora potremo superare i nostri limiti intellettuali e rientrare in Dio grazie all’amore, alla tensione verso la redenzione in Dio Padre.

In sostanza io credo che l’amore del prossimo possa farci superare i limiti posti dal nostro intelletto (principio di non contraddizione) e farci compiere quel ritorno in Dio altrimenti impossibile con gli strumenti logici.

L’etica, la religione, che supera la logica nel recupero della visione eterna di Dio.

A me non sembra che le nostre posizioni siano così distanti: basta semplicemente concepire che le due visioni, quella logica dell’universo creato e quella solo apparentemente illogica dell’eternità di ogni atto coincidente con la potenza in Dio possano coesistere senza che per forza debbano influenzarsi l’una con l’altra.
Questa idea dei due piani è, a mio avviso, l’unica visione che possa dare concretezza alla promessa della vita eterna.

Un saluto
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