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Dialogo: Dall'Unità al molteplice e al ritorno all'Unità -

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2014 15:04
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09/06/2014 10:59
 
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Il problema fondamentale, a mio avviso, consiste nel tuo attribuire eccessiva importanza alle dimensioni spaziotemporali in cui ci troviamo collocati: per me si tratta solo di apparenze, come le ombre della caverna di Platone.
Il momento spirituale ci sposta dalle categorie spaziotemporali e ci fa partecipi della dimensione divina in modo immediato.
Non vi è alternanza fra corpo in movimento nello spazio-tempo e momento spirituale: quest’ultimo è un momento di trascendenza in cui noi prendiamo coscienza di noi stessi come parte del disegno complessivo di Dio, come modo di realizzazione dell’armonia divina che possiamo ritrovare sia nell’equilibrio fra le particelle subatomiche che formano la materia, sia nella nostra individualità.
Solo che, per la prima volta nella storia, l’uomo riesce a prendere coscienza di questa appartenenza allo Spirito, ha la capacità di aderire, liberamente, al disegno di Dio.
E quale sarebbe questo disegno?
È quello di riempire tutto l’universo, anzi, tutti gli universi possibili, della sua armonia, in modo che sia sempre affermata, in ogni atto, in ogni istante, la sua presenza.
L’armonia è sempre presente: si tratta di prenderne coscienza e di farsi latori della stessa.

La divisione dell’unità divina in molteplici enti che si muovono nello spazio-tempo deriva dalla nostra insufficienza intellettuale a comprendere Dio nella sua pienezza spirituale e monadica. È un problema soggettivo tutto nostro: non si tocca la perfezione di Dio che è sempre realizzata: siamo noi che, per i vincoli di natura logica che ci caratterizzano, dobbiamo vedere le potenzialità di Dio in questo modo.
Questo problema ci fa percepire allora noi stessi come immersi nel peccato, nella lotta di tutti contro tutti, ma ci fa capire che solo tendendo all’unità, amando il prossimo come noi stessi, noi potremo recuperare la visione diretta di Dio nello Spirito Santo.
Solo recuperando la visione di un unico Corpo, il Corpo di Cristo, è possibile superare la divisione fra momento della produzione e momento del consumo, ovvero, fra il momento in cui creiamo l’ordine e il momento in cui lo distruggiamo per assorbirne le energie in esso stratificate, cristallizzate: identità di input ed output nel momento Eucaristico.
La scissione fra questi due momenti è il portato dell’essere molteplici anziché monadici, dell’essere corpi proiettati sullo spazio-tempo anziché fermi nella sfera dello Spirito Santo.
Ecco che allora l’atteggiamento donativo può ben essere considerato il modo più diretto per ascendere allo Spirito Santo, per tendere a quella unità che è la premessa della beatitudine, della vita eterna, consistente nel riconoscerci come unico Corpo in Cristo, al punto che si identificano i momenti della produzione e del consumo, tanto che vedremo sempre la stessa armonia, solo, declinata in modi diversi.
La bontà divina è ovunque: si tratta di compiere, in libertà, l’atto di presa di coscienza con cui noi riconosciamo la nostra individualità unica, storica, irripetibile, come sede di quella bontà. È un atto che ci responsabilizza in eterno, poiché, per quante infinite vite quasi completamente identiche alla nostra sono nella potenza divina per dar vita a tutte le possibilità, questa vita che noi viviamo appartiene solo a noi e non possiamo sperare che qualcun altro, quasi del tutto simile a me, in un altro universo faccia l’atto giusto che mi salva: quell’atto salverà solo lui che non sono più io per quanto infima sia la differenza fra la sua vita complessiva e la mia.

Spero, con quest’ultima affermazione, di non aver creato motivi di perplessità: per me si tratta del punto di raccordo fra visione cattolica e posizione di Severino: in uno Spirito Santo che prescinde dal tempo tutti gli atti sono compresenti eternamente (in un modo per noi uomini non comprensibile, illogico), ma è sicuro che noi potremo partecipare dello Spirito Santo solo con gli atti compiuti nella nostra vita, i nostri personali atti che ci identificano in modo specifico, eterni se prescindiamo dal tempo che, nello Spirito Santo, semplicemente non esiste.
Illusorio è il nostro essere proiettati sullo spazio tempo, in un corpo in movimento: come possa configurarsi questa individualità nello Spirito Santo, io non posso dirlo, posso, anche ispirandomi al messaggio Evangelico, solo dare delle indicazioni di massima, cosa che spero di aver fatto nei miei post.

Sperando, con questa mia, di aver fugato in te dubbi di eresia nei miei riguardi, ti porgo i miei saluti e l’augurio di una Pentecoste ispirata.
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