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Dialogo: Dall'Unità al molteplice e al ritorno all'Unità -

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2014 15:04
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31/05/2014 19:54
 
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Si tratta in effetti del frutto di mie personali elaborazioni del pensiero di E.Severino (che per certi aspetti è stato preso in seria considerazione anche da teologi cattolici).
Se ogni possibilità, anche la più remota, deve avere la sua attualizzazione nel tempo in quanto in Dio atto e potenza devono coincidere (su questo aspetto di veda S.Tommaso, o anche l’argomento ontologico di S.Anselmo), allora ne discendono tre conseguenze:
1) Ogni attualizzazione, ogni azione, comunque ne impedisce altre, e questo è comunque un peccato, perché qualche potenzialità di Dio non viene raggiunta, viene persa: solo Dio può giudicare della bontà di ciò che viene fatto e della malvagità di ciò che non viene fatto. Io parlo solo di un peccato di massima, di un vizio originario che colpisce il nostro agire
2) Se certe attualizzazioni non possono più verificarsi nel nostro universo, siccome tutte devono aver luogo in quanto atto e potenza in Dio coincidono, allora occorrerà tutto un altro universo per realizzarle: solo un’infinità di universi potrà assicurare la coincidenza di tutta la potenza con tutti gli atti
3) Il bene consiste nel minimizzare il numero di possibilità che annulliamo con ogni azione: se cessassi di respirare, ovviamente, farei un’azione che comprometterebbe tutte le azioni che potrei fare in vita, buone o cattive che siano, per cui, anche se il mio respirare consuma ossigeno che viene potenzialmente tolto alle future generazioni, configurando un peccato, tuttavia rimane un bene perché si colpiscono eventi futuri improbabili e si favoriscono eventi presenti probabili (la mia vita)
Mi aspetto che, nella situazione umana, dove si assiste ad una distorsiva concentrazione di risorse, sia facile che molti siano privati del necessario per esprimere le loro piene potenzialità, per cui un’agire donativo fatto con buon senso dovrebbe essere il più idoneo a conservare le potenzialità del nostro universo e a far emergere la nostra soggettività come in linea con le aspettative di Dio che vuole che ogni sua creatura metta a pieno frutto le sue potenzialità: si pensi alla parabola dei talenti.

Penso che se ciascuno di noi, a fine giornata, si fa un esame di coscienza, troverà che sono più le possibilità che il suo agire egoistico ha bloccato di quelle che ha favorito come sviluppo delle sue proprie funzionalità.

Per concludere, ricordando che oggi si festeggia l’Ascensione di Cristo, penso che per conquistare questa Ascensione anche per noi dobbiamo lavorare in modo da elevarci dal nostro punto di vista individuale per prendere coscienza che solo come Corpo di Cristo tutte le potenzialità potranno essere favorite al meglio.

Sul tema molto ha scritto padre Orlando Todisco, frate francescano, cui rinvio per approfondimenti.

Ringraziando per la vostra pazienza, vi auguro buona notte.
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