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Dialogo: Dall'Unità al molteplice e al ritorno all'Unità -

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2014 15:04
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07/05/2014 21:50
 
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Volevo cogliere l’occasione per svolgere alcune brevi considerazioni a margine di un convegno che si è tenuto proprio oggi nella mia città, Bolzano, presenti Vito Mancuso e il pm Rispoli, molto noto qui in città.
Di Mancuso già sapevo: ha delle serie difficoltà a scindere ciò che è terreno da ciò che è spirituale, anche se a parole si definisce essenzialmente molto più spirituale della Chiesa Romana. Per questo se ne esce con affermazioni che rasentano la blasfemia quando sostiene l’impossibilità di difendere un Dio che permette il dilagare del male nel mondo. Ma cos’è poi questo male? Ecco alcuni esempi: l’essere brutti, deformi, non adeguati alla società, reietti! Forse Mancuso dimentica il messaggio Evangelico: gli ultimi saranno i primi; beati i poveri di spirito perché loro sarà il Regno dei Cieli. Perché Gesù dice questo? Ma proprio perché chi è più colpito da situazioni disagiate è anche meglio in grado di riconoscere la sia pur minima (per le considerazioni mancusiane) beatitudine, libertà, che si sarà saputo conquistare avendo capito le regole della sua condizione. Anche il più disadattato ha in se una possibilità di riscatto; proprio come per uno scacchista, più difficile è la partita maggiore la gioia per la vittoria finale.
E, alla fin fine, se il dolore è così grande, così insostenibile, esiste pur sempre una via d’uscita naturale, naturalissima: la morte. Che non va presa come un male, ma, per un credente, come finalmente il momento del suo incontro con Dio.
Perché per il ricco è così difficile entrare nel Regno dei Cieli? Ma proprio perché la sua agiatezza gli rende più difficile capire il meccanismo armonico che governa ogni situazione, ogni vita, e che proviene sempre da Dio e, come tale, è sempre lo stesso, ritualizzabile.
Come sempre lo stesso è il meccanismo schematico, quantitativo, che informa l’armonia, la bellezza la giustizia, così si manifesta in forme individuali sempre diverse, specifiche di ogni persona che veramente in tal senso potrà già considerarsi come “modo” di Cristo, anche nel suo vivere apparentemente disagiato.
Per fortuna al termine del convegno (dove, fra parentesi, non c’è stato posto per un dibattito) mi sono confrontato con delle parrocchiane che la pensavano esattamente come me: Mancuso tende ad illudere la nostra intelligenza, a fargli intravvedere un Dio sociale, che porta il benessere a tutti, che bandisce la miseria dal mondo: era proprio quello che a suo tempo ci si aspettava anche da Gesù!
Mancuso non potrà mai arrivare a capire la teologia crucis, e si adagia sulla teologia gloriae.

Un caro saluto, e non temere a chiedermi altri chiarimenti che sicuramente mi aiutano nel mio percorso di Fede.
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