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Dialogo: Dall'Unità al molteplice e al ritorno all'Unità -

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2014 15:04
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05/05/2014 15:10
 
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Caro Andrea,
riprendo questo passaggio del tuo ultimo post:

"Riuscire a condurre una vita non contraddittoria, per me, significa riuscire ad arrivare al nucleo della propria esistenza, a qualcosa che rimane valido in ogni nostro atto, a qualcosa in grado di costituire la pietra d’angolo della nostra futura vita eterna, facendocela intravvedere come naturale esplicitazione di tutte le potenzialità così conquistate durante la propria vita terrena, dando dimostrazione di coerenza interiore.
Questo qualcosa da una parte deve essere in grado di dare una spiegazione logica ad ogni nostro atto, e dall’altra di connotarci nella nostra individualità..."


Penso che la "non contradditorietà" e "coerenza interiore" a cui accenni, nella terminologia corrente cattolica, corrisponda a vivere secondo la voce della coscienza, che poi non è altro che la voce di Dio che ci richiama a fare la sua volontà, per poter avere la pace interiore nel presente in vista della gioia di goderlo nell'eternità.

Ci sarebbe però da ricordare che spesso la coscienza umana può essere condizionata da fattori sociali, culturali, familiari tali da non permettere di avere un giudizio oggettivo sugli atti umani e sulle decisioni che siano in reale sintonia con Dio e non invece in contrasto con Lui.

Ecco dunque la funzione importante della Chiesa, che ci consente di sapere, attraverso un insegnamento corretto di quanto la Scrittura dice, di sapere quali sono le cose che il Signore chiede realmente a noi sue creature, e in un modo certo, a differenza di quanto noi possiamo pensare in coscienza di poter fare o non fare, seguendo un sentimento che può divergere da quello di altri o cambiare nel tempo anche nella stessa persona, che potrebbe pentirsi successivamente di quanto precedentemente aveva fatto.
Faccio un esempio banale. L'aborto è sentito da molti come un diritto inalienabile di fare ciò che si vuole del proprio corpo. La Chiesa ha più volte ricordato in maniera inequivocabile che quello che spesso si vuole addirittura far passare come una decisione di coscienza, sia in realtà nettamente contraria a quanto vuole Dio.

Mi sembrava doverosa questa precisazione per non rimanere troppo nel vago nel nostro dialogo. Perchè la vita eterna è promessa ma tenendo presente che la nostra "fede" deve essere intesa come "fedeltà", al fine di raggiungere quella vita beata già e non ancora del tutto conquistata.

Come saremo al di fuori della nostra vita terrena, possiamo immaginarlo e pregustarlo solo molto vagamente tenendo conto di alcune affermazioni della Scrittura, a partire dalla quale potremmo fare delle ipotesi, rimanendo tuttavia certo quanto ci dice s.Giovanni in una sua lettera: "ciò che saremo non è stato ancora rivelato, ma saremo simili a Lui, perchè lo vedremo così come Egli E'..."
Parole entusiasmanti che dovrebbero incitarci notevolmente ad aderire senza esitazioni al Progetto che il Signore ha per ognuno dei sui figli e scuoterci da ogni ogni nostra lentezza.
[Modificato da Credente 05/05/2014 15:33]
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