È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

I 40 martiri di Sebaste (di s.Basilio)

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2014 15:06
Autore
Stampa | Notifica email    
08/04/2014 15:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

La condanna a morte per assideramento

5. Udito ciò, quell'uomo orgoglioso e barbaro, non tollerando una tale libertà di parola e ardendo d'ira, cercava come potesse escogitare per loro una morte lunga e straziante. Infine gli venne in mente quest'idea; quanto feroce, vi prego, osservate attentamente.

Considerato il clima già freddo della regione, attraversata in quel tempo dalla stagione invernale, egli attese quella notte in cui più pungente fosse il freddo per il soffiare della tramontana, e ordinò che tutti (i 40 soldati), nudi, a cielo scoperto, in mezzo alla città, morissero per congelamento. Voi tutti sapete, per avere esperienza dei rigori d'inverno, quanto intollerabile sia questo genere di tormento. Perché non è possibile farlo capire se non a chi per sua propria esperienza abbia già provato i sintomi che sto per dire. Il corpo, esposto al gelo, dapprima diventa totalmente livido per il coagularsi del sangue, poi è sconvolto da fremiti e brividi; i denti battono, muscoli e nervi si contraggono per lo spasimo, tutto l'organismo necessariamente si rattrappisce. Inoltre un dolore acuto e un tormento indicibile, penetrando fin nel midollo delle ossa, cagionano i più terribili spasimi a coloro che subiscono il gelo. Poi le estremità del corpo risultano tagliate e private di ogni sensibilità come fossero arse dal fuoco. Il calore, respinto dalle parti periferiche, si rifugia nell'interno: donde si ritira lascia la morte, procura dolorosi strazi dove si raccoglie, man mano che avanza la morte per congelamento.

Furono condannati a trascorrere la notte a cielo scoperto allorquando lo stagno, intorno al quale era stata costruita la città in cui questi santi martiri dovevano affrontare tale prova, appariva trasformato dal ghiaccio in una piana transitabile con cavalli e, fattosi solido e duro, offriva sulla sua superficie sicuro transito agli abitanti. I fiumi scorrenti giù dai monti, bloccati dal ghiaccio, si erano fermati: la natura molle dell'acqua si era cambiata nella durezza della pietra e violenti venti di tramontana opprimevano fino alla morte ogni essere animato.

Il discorso di commiato: esortazioni reciproche e preghiera fiduciosa (2 1)

6. Allora udito il comando - considera, ti prego, l'invitto coraggio dei nostri uomini! -, con gioia si spogliarono tutti finanche della tunica e s'avanzarono incontro alla morte per gelo, incoraggiandosi reciprocamente come per far preda di spoglie nemiche.

"Non del vestito - dicono - noi ci spogliamo, ma del vecchio uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Ti ringraziamo, o Signore, perché con questo vestito noi deponiamo il peccato. Poiché ci vestimmo a causa del serpente, per Cristo ora noi ci spogliamo. Lasciamo perdere i vestiti per (riacquistare) il paradiso che una volta perdemmo. Cosa renderemo al Signore in contraccambio? Anche il Signore nostro fu spogliato. Quale gran cosa per il servo soffrire i patimenti del padrone? Per di più proprio noi abbiamo spogliato il Signore. Infatti quella fu scellerata impresa di soldati, che lo spogliarono e ne divisero le vesti. Pertanto cancelliamo questa imputazione registrata a nostro carico per causa loro".

"Duro è l'inverno, ma dolce è il paradiso; doloroso è il gelo, ma dolce è il riposo (eterno). Ancora un poco e il seno del patriarca (Abramo) ci riscalderà. Una sola notte val bene l'intera eternità. Bruci (per il gelo) il piede perché possa in perpetuo danzare con il coro degli angeli; si stacchi pure (per insensibilità) la mano perché possa levarsi (in preghiera) a Dio in libertà. Quanti nostri commilitoni caddero sul campo per mantenere fede a un imperatore mortale, e noi non getteremo via questa vita per la fede nel vero Re? Quanti delinquenti, sorpresi in flagrante, sopportarono la morte? Non la sopporteremo noi per la giustizia? Non cediamo, o commilitoni, non offriamo le spalle al diavolo. Nessun risparmio per le nostre carni: dal momento che in ogni caso bisogna morire, moriamo almeno per vivere. Il nostro sacrificio avvenga al tuo cospetto, o Signore, e saremo accolti come sacrificio vivente a te gradito mentre in questo freddo siamo offerti in olocausto: bella l'offerta, nuovo l'olocausto, non dal fuoco ma dal gelo consumato".

Questi conforti si davano l'un l'altro, esortandosi a vicenda: trascorrevano così la notte come se adempissero ad un servizio di guardia in guerra, eroicamente sopportando le sofferenze presenti e lieti per i beni sperati, infine irridendo l'avversario.

Una preghiera era sulle labbra di tutti: "Quaranta siamo entrati nello stadio, quaranta ne dobbiamo uscire coronati, o Signore. Neppure uno manchi a quel numero venerando che tu hai onorato con un digiuno di quaranta giorni, attraverso il quale la Legge entrò nel mondo ed Elia nel digiuno di quaranta giorni cercò il Signore e fu fatto degno di vederlo"

Tale era la loro preghiera.

Una dolorosa e inutile "diserzione"

Nondimeno uno del numero, soccombendo alla violenza del supplizio, disertò, arrecando ai santi un indicibile dolore. Però il Signore non permise che le loro suppliche restassero inefficaci. Infatti colui al quale era stata affidata la guardia dei martiri, mentre si riscaldava nei pressi di un ginnasio, ne osservava la fine, pronto ad accogliere i soldati che avessero voluto sfuggire alla morte.

Era stato provveduto che lì vicino vi fosse un bagno, nel quale offrire pronto soccorso a coloro che avessero mutato proposito. Un tale luogo di prova fu malvagiamente escogitato e apparecchiato dagli avversari affinché il pronto sollievo offerto valesse a piegare la fermezza dei combattenti: ciò mostrò più insigne la sopportazione dei martiri. Costante infatti non è colui che manca del necessario, ma chi nell'abbondanza dei beni affronta saldamente le avversità.

7. Mentre dunque essi combattevano la suprema prova, la guardia ne osservava l'esito. Or ecco che egli vide uno spettacolo nuovo: milizie che scendevano dal cielo come per distribuire a nome del re splendidi doni ai soldati. A tutti distribuivano i loro doni fuorché ad uno solo, giudicato indegno degli onori celesti, quello, cioè, che soccombendo al dolore, disertò verso il campo avversario. Miserando spettacolo per i giusti: un soldato divenuto disertore, uno dei primi e dei più forti fatto prigioniero, una pecorella di Cristo ghermita dal lupo! E tanto più miserando perché egli fallì il traguardo della vita eterna senza neppure godere di quella presente perché il contatto repentino con il calore (dell'acqua) subito dissolse le sue carni.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:44. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com