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LA SECOLARIZZAZIONE E IL SECOLARISMO

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2014 16:24
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27/02/2014 16:20
 
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Tentativi di secolarizzazione ve ne sono sempre stati: dall'arianesimo al cesaropapismo, dall'umanesimo all'illuminismo, che hanno portato all'affermazione delle autonomie delle attività umane indipendenti da ogni riferimento alla sfera del Sacro.
Autonomia della politica, della filosofia, della scienza, dell'arte, della morale, della cultura, dell'educazione e infine di ogni visuale delle cose.

Storicamente la Chiesa ha contrastato non sempre in modo saggio tale fenomeno. Basti solo ricordare i casi di Filippo IV il bello e Bonifacio VIII, di Giordano Bruno, di Galileo, e, in Italia, tutte le penose vicende che accompagnarono la nascita del Regno. La Chiesa si adattò faticosamente al nuovo stato di cose.

Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto ufficialmente la legittimità della secolarizzazione, differenziandola nettamente dal secolarismo, la quale restituisce al mondo la secolarità che gli appartiene, ma non esclude e annienta la sfera del sacro.
Il secolarismo, al contrario, intende rendere l’uomo e il cosmo indipendente da Dio; anzi vorrebbe proprio che nessuno avesse a porsi il problema di Dio.
L’obiettivo era l'autonomia dell'uomo da Dio e dalla Chiesa. Insomma un uomo che non ha più bisogno di Dio per trovare la sua strada nel mondo e per condurre a termine l'opera della sua auto-realizazione.

L’auspicio del secolarismo è la svolta da un mondo divinizzato a un mondo ominizzato; cioè mentre prima l'uomo viveva e interpretava se stesso e la sua esperienza religiosa nell'orizzonte di una natura dotata di tratti divini, o viveva in un mondo immediatamente divinizzato, nei confronti della natura l'uomo deve intendere se stesso come demiurgo, costruttore del mondo che si crea dalla materia di questa natura il suo mondo, mondo dell'uomo, mondo ottimizzato. Così tutto ciò che è presente nell'esperienza umana del mondo sta in misura sempre maggiore sotto la totale sovrapposizione dell'uomo ed appare ormai come immediatamente originato da lui. Ciò che oggi immediatamente ed in primo luogo nel mondo colpisce il nostro sguardo non sono le vestigia Dei, bensì le vestigia hominis. (J.B. Metz, Sulla Teologia del mondo, Brescia 1971).

Proponiamo per comodità alcune definizioni di secolarizzazione:
1. "Liberazione dell'uomo dalla tutela religiosa e metafisica: il distogliersi della sua attenzione dall'altro mondo e il rivolgersi di essa solo verso questo mondo e su questo tempo (Harvey Cox La città secolare).
2. "Per secolarizzazione s'intende il fenomeno secondo cui le realtà costitutive della vita umana (quella politica, culturale, scientifica, ecc.,) tendono a stabilire sempre una maggiore autonomia riguardo alle norme o istituzioni dipendenti dall'ambito religioso o sacro" (R. Marlé, Cristianesimo e Secolarizzazione, in "La Civiltà Cattolica", I, 1968, p. 34).

La secolarizzazione, quindi, non va confusa con la teologia delle realtà terrestri, che non è né una secolarizzazione della teologia né una teologia della secolarizzazione, ma una teologia della secolarità, ossia uno studio della sfera delle cose di questo mondo alla luce della Rivelazione.

Il secolarismo denota invece un atteggiamento di rifiuto totale di ogni trascendenzareligiosa, verso le cose di questo mondo; è l'atteggiamento di chi le considera prescindendo da Dio (etsi Deus non daretur), come ha detto chiaramente Bonhoeffer ripetendo una famosa frase del Grozio a proposito del diritto naturale (cfr. De iure belli ac pacis, Prolegomena, § 11).

Mentre la secolarizzazione, quindi, è un compito non solo possibile, ma anche doveroso, il rifiuto totale di ogni trascendenza religiosa in cui l'uomo celebri la sua totale ed assoluta autonomia è secolarismo. Esso non rispetta la giusta separazione tra il potere temporale e quello spirituale e che è ostile contro la legittima presenza della Chiesa. Questo secolarismo aggressivo si propone di eliminare Dio e la sua Chiesa dal loro ruolo di formazione civica e sociale.
Fatalmente il secolarismo implica anche il relativismo, in quanto comporta la negazione della Verità. Questa ideologia porta all’indifferenza e alla non credenza, insinuandosi in maniera non troppo latente come atteggiamento che porta ai cosiddetti “dogmi a piacimento”.

A questo hanno portato le filosofie atee e che sono servite ad analizzare ed interpretare il messaggio cristiano: Tillich, Bultmann e Bart hanno adoperato l’esistenzialismo, i teologi della morte di Dio, il neopositivismo; i teologi della speranza, il marxismo.

Queste filosofie, con la loro forte attenuazione del sentimento di trascendenza e col concetto che l'uomo si fa Dio, che viene considerato come una astrazione lontana dall'umanità, hanno spinto l'uomo a valorizzare il mondo separandolo da Dio; anzi la fiducia nella scienza della natura diventata la sola religione universale del nostro tempo.
L’uomo insiste di appartenere a se stesso, di non aver bisogno di Dio. Afferma di essere autonomo, libero. Il filosofo tedesco Paul Johann von Feuerbach, affermava che l'uomo non avrebbe mai potuto essere veramente libero finché fosse esistito Dio, e che Dio, come un grande Padre, avrebbe sempre colpito lo stile di vita dell'uomo.
In seguito un altro filosofo tedesco, Frederich Wilhelm Nietzche, proclamò che Dio era morto.
Il secolarismo sin dall'inizio ha usurpato per se stesso il vocabolario della libertà. Ha proclamato che il fatto di respingere l'alone religioso avrebbe reso l'uomo libero, ed ha offerto all'uomo il diritto di non credere. La sua forza d'attrazione più seducente è stata semplicemente quella di allargare i campi permessi dell'azione umana.
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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