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Obiezioni contro il Vecchio Testamento e risposte

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2016 19:14
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25/02/2014 23:26
 
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6. La moglie di Lot. - La storia della moglie di Lot è molto curiosa. Ci sfugge la vera natura del castigo che colpì la donna e la punizione sembra sproporzionata alla mancanza che le viene imputata (Gen., 19, 26).

Don Agostino Calmet, nel suo Commentane litléral sur tous les Uvret de l'Ancien Teslament (t. I, 2 ed., Parigi, 1715), fin da allora doveva affrontare le due difficoltà, uscendo dall'imbarazzo come poteva e alquanto malamente, a La pena che colpì la donna appena si voltò indietro, dimostra che c'era un precetto positivo e letterale di non voltarsi indietro".

A noi pare possibile una spiegazione più soddisfacente, tenendo conto di questi tre dati: 1.0 il versetto 17 del capitolo 19 si legge così (trad. Vaccari):

"Mettiti in salvo, per la tua vita; non guardare indietro, né restare in tutto il distretto, mettiti in salvo alla montagna per non essere travolto". Il Signore ordinò a Lot e ai suoi familiari di non voltarsi indietro e di non fermarsi nel distretto o pianura. I due versi hanno senso completamentare e voltarsi indietro significa arrestarsi nel distretto o nella pianura, trascurando di salvarsi sulla montagna ed esponendosi al pericolo; quindi la moglie di Lot si sarebbe rifiutata di seguire il marito e, allontanandosi da lui contro l'ordine di Jahvè, sarebbe stata sorpresa dal cataclisma. Insomma la moglie di Lot non venne colpita da un castigo particolare, ma perì nella catastrofe generale cui non si era sottratta. 2.o L'enunciazione del versetto 26 è oscura. Dom Calmet nota che il testo ebraico è: " Essa guardò dietro di lui ", e tale è pure la versione adottata da tre traduzioni giudaiche molto letterali della Bibbia, pubblicate recentemente in Germania: " Da blickte sein Weib hinter ihm" (J. B. Jacob); a sein Weib aber schaute sich hinter ihm um " (H. Torczyner); " sein Weib blickte sich hinter ihm um " (M. Buber). A chi si riferisce la terza persona singolare del pronome personale maschile? Calmet pensa si riferisca all'angelo che conduce Lot; oppure a Lot stesso, al quale pensano unicamente quasi tutti i commentatori moderni. Ma si è riflettuto bene sulla straordinaria espressione che ne risulta? " La moglie di Lot guardò dietro di lui ", cioè di suo marito. Capisca chi può. Ascoltiamo il grave Calmet: uLot andava davanti con le figlie; la moglie veniva dietro, si fermò e si voltò verso Sodoma. Tremellius crede che Lot camminasse dietro e che la moglie si voltasse dalla parte di lui per vedere la città ". Il senso del versetto non è più semplice e d'altronde più in armonia del 17 che abbiamo letto, se traduciamo: k La moglie di Lot guardò dietro di lui, cioè si allontanò da suo marito e se ne separò "? Come dice il versetto 17, guardare indietro significa arrestarsi nella pianura o distretto e non rassegnarsi a lasciare la regione maledetta. La moglie di Lot, incredula (come afferma Sap. 10, 7), venne raggiunta dal cataclisma e fu perduta per la sua mancanza di fede. 3.o Aggiungiamo che, secondo alcuni, la moglie di Lot era originaria di Sodoma (si legga ad esempio Math. Polus: Synopsis criticorum aìiorumqui S. Scrìptwae interpretum; t. I, Londra, 1669: erat enim de filiabus Sodomae); il che era possibile e spiegherebbe bene il fatto che la donna fosse attaccata alla sua patria e si rifiutasse di lasciarla per seguire il marito.

Checché ne sia di quest'ultimo punto, di cui la nostra spiegazione non ha bisogno, restano soppresse le difficoltà classiche che s'oppongono al racconto, perché non venne punito il fatto materiale di voltare il capo e nemmeno la curiosità della donna, come vuole l'Histoire sainte par un professeur de séminaire (12), ma l'ostinazione a non voler separarsi dalla città maledetta, quindi la duplice infedeltà: a Dio e al marito.

E la colonna di sale? Assieme alla citata Histoire sainte possiamo credere che la donna, sorpresa dal cataclisma, venne ricoperta da depositi salini, " Più tardi si localizzò il ricordo del fatto dando il nome della donna a qualcuna delle colonne di sale che si ergono lungo la sponda del Mar Morto ".

7. la torre dì Babele. - (Gn., 11, 1-9). - È più facile interpretare il racconto della torre di Babele che non le precedenti narrazioni della Genesi, poiché il suo contenuto non solleva speciali difficoltà contro l'inerranza; ma è più faticoso ricavare il senso esatto del racconto come l'intese l'agiografo e lo inserì nella sua storia religiosa dell'umanità primitiva. Albino Van Hoonacker protesta contro l'abitudine troppo diffusa nei manuali di mescolare al racconto biblico elementi disparati, desunti dai commentatori antichi, e perfino dall'antica tradizione giudaica, palestinese e anche ellenica, e si fa torto ai costruttori della torre quando, ad esempio, s'attribuisce loro la volontà temeraria e sacrilega di dare la scalata al cielo, oppure il desiderio di prepararsi un luogo di rifugio che avrebbe messo l'umanità al sicuro da un nuovo diluvio (13). Secondo noi all'intervento di Jahvè bisogna attribuire un'intenzione punitrice, ma si concederà pure che l'intervento stesso servì a meraviglia ai disegni provvidenziali di Jahvè, cioè alla sua volontà d'assicurare il popolamento della terra, conforme al programma della creazione (Gn., 1, 28).


8. Il quadro delle nazioni. - L'esegesi cattolica non è più impacciata nello spiegare l'importante documento etnografico, che occupa il capitolo decimo della Genesi. UHistoire sainte par un professeur de seminane, ad esempio, adotta un punto di vista particolarmente largo: " II quadro si presenta sotto il punto di vista di un albero genealogico... Sarebbe [però] imprudente prenderne alla lettera i termini (figli, generare)... L'autore sacro vuoi, soltanto definire un gruppo consecrato dalla storia e dalla geografia, e nulla più... " (p. 119). Per l'apologetica non si tratta più di giustificare i rapporti etnografici dei popoli enumerati dal capitolo decimo della Genesi come parenti tra di loro, ma tutt'al più di fissare l'epoca dei rapporti storici e geografici presupposti dal quadro delle nazioni. È evidente che si tratta d'una questione accessoria, il più delle volte risolta in modo diverso dai critici cattolici e da quelli non cattolici. Nel suo commento alla Genesi Paolo Heinisch {Genesis, Bonn, 1933) non esita a rivendicare a Gen. X un'origine postmosaica e dovrebbe venir datate alla fine del secolo vin o al principio del vii. Da una parte Ninive non è distrutta, l'Assiria ha ancora una potenza superiore a Babilonia; dall'altra parte né 1 Persiani, né gli " Arabi " (questi ultimi visti solo come un gruppo etnico) non compaiono ancora all'orizzonte. L'ipotesi dello Heinisch, che gli esegeti credenti non hanno giudicato contraria alle direttive della Commissione biblica, sopprime una crux interpretum che ostacolava assai l'esegesi del capitolo decimo del primo libro di Mosè.
(12) Parigi (1924), p. 162, nota 2.
(13) Si legga la spiegazione proposta da A. Van Hoonacker in J. Coppens, Le cha-tmt Albin Van Hoonacker, ecc, Parigi, Desclée de Br., 1935, pp. 20-21 xX'Histoire sainte par m professa di seminiate (pp. 98-99) si dimostra egualmente riservata sulle spiegazioni tradizionali della costruzione della città e della torre di Babele. Sul racconto della torre di Babele si veda l'articolo di O. E. Ravin, Der Turni zum Babel, in ZeUsehr. Deutsch. Marg. Cadiseli., 1937, t. xer, pp. 352-72.

9. La cronologia bìblica. - A. - Direttive. - La cronologia biblica è uno scoraggiante soggetto di studi; ma in questi ultimi anni l'esegesi cattolica è riuscita a sfiorare un po' i principali problemi sollevati da essa (14).

Per il periodo primitivo della preistoria e della protostoria umana la

questione appare definitivamente risolta e gli autori cattolici sono concordi a

non dare più un valore assoluto ai dati cronologici dei primi dieci capitoli della

Genesi. Nel 1928 il P. Bea, rettore del Pontificio Istituto Biblico, affermava

ancora che la Sacra Scrittura " ci offre tuttora quanto ci occorre per potei

fissare l'anno del diluvio e anche della creazione a (De Penlaleucho, Roma,

1928, p. 153); ma nel 1933, pur conservando la frase citata, le da un altro senso:

" Le ultime ricerche delle scienze geologiche, paleontologiche e "tipologiche"

hanno dimostrato in modo assoluto (omnino) che il numero di anni indicato

dalla cronologia biblica non risponde affatto (nequaquam) alle conclusioni

certe della scienza a (De Pentateucho, 2 ed., Roma, 1933, p. 180). Registriamo

senz'altro l'evoluzione dottrinale di questo manuale, che è tenuto in gran

considerazione negli ambienti ecclesiastici, e aggiungiamo che la rivista Biblica,

organo dello stesso Istituto Pontificio, l'ha in certo modo sanzionata in un

articolo del P. Kòppel, Ullimae investigationes de aetate generis humuni

(1934, t. xv, pp. 419-436).

Gli studiosi cattolici possono quindi darsi liberamente agli studi della cronologia dei tempi preistorici, con il diritto di collegarsi al sistema che a loro sembrerà meglio fondato dal punto di vista della scienza.

B. - A titolo d'illustrazione ecco lo schema cronologico proposto da un orientalista di grande fama, F. M. Th. B6hl, professore dell'università di Leida, Schizze der mesopotamischen Kulturgeschichte, in Nette Theologiscke Studiai, 1936, t. XXXVI; pp. 129-138.

Dopo la pubblicazione dell'articolo di Bohl la cronologia dell'antica Asia anteriore non ha subito modifiche profonde, salvo che per la data del regno di Hammurabi. Restando sulle generali, l'Albright (From thè Storte Age, p. 105) non esita più ad affermare che, a partire dal 2.400, la cronologia del vicino Oriente può venir fissata con uno scarto d'una cinquantina d'anni, mentre oltre tale data è molto più incerta, potendosi contare solo per secoli, con un margine di incertezza che il più spesso va da cento a duecento anni. Per la nuova data di Hammurabi una comunicazione alla reale Accademia di Amsterdam (Kiw Hammurabi of Babylon and the Setting of his Timeabout 1100 B. Ò.] in Meded. Kon. Nederl. Akademie van Wetenschappen, nuova serie, t. 9, n. 10,

(14) Sulla cronologia dell'Antico Oriente si legga l'importante opera di W. F. Ai-brioht, From thè Stane Age io Chrìslianity. Monotheism and thè histarical Proeess, Baltimora 1940; trad. francese presso Payot, Pari".

Amsterdam, 1946) lo stesso Bohl s'incaricò di correggere i suoi antichi calcoli Basandosi su varie informazioni recenti, e soprattutto sulla nuova lista cronologica dei re assiri, scoperta da Frankort a Khorsabad e pubblicata più tardi da Poebel, pare ormai fermamente accertato che il regno del grande re babilonese dev'essere considerevolmente avvicinato a noi. Ormai quasi tutti gli autori sono concordi nel collocarlo verso il 1700, sebbene si dividano poi quando si tratta di fissare una data concreta: 1750-1708 (R. de Vara, O. P., Les Patrìarches hébreux et les découvertes modernes, in Revue biblique, 1946, t. liti, pp. 321-348), 1704-1662 (Poebel), 1728-1686 (Albright). Bohl stesso inclina a porre i quarantadue anni e più del regno di Hammurabi piuttosto dopo che prima del 1700.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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