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QUAL'E' LA VERA RELIGIONE ?

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2018 14:46
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11/01/2014 17:18
 
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Il Cristianesimo è vero?


demonstratio christiana


Per rapportarsi a Dio l'uomo ha diverse possibilità, che si riducono a tre:


 



  1. affidarsi a una pura idea razionale di Dio (secondo lo schema illuministico-kantiano di una religiosità puramente razionale): ma, come abbiamo notato, questa possibilità si è rivelata talmente fallimentare da non poter essere praticata di fatto da nessuno;

  2. affidarsi a una religione, per religione intendendo un sistema di idee, riti, valori e regole, che hanno avuto origine in personalità religiose (come ad esempio Budda, Lao-Tze, Zoroastro), che hanno proposto agli uomini quello che loro ritenevano vero e giusto riguardo al divino, senza poter dire di avere avuto nella loro vita una esperienza incontestabilmente oggettiva, visibilmente fattuale, della potenza dell'Infinito come compimento dell'umano in tutti i suoi fattori.

  3. affidarsi all'Evento imprevedibile con cui Dio si rivela agli uomini, non in una idea (/libro, /dottrina), ma in una realtà oggettivamente documentabile, nella carne e nel sangue dell'umano, che si trova a sperimentare una potenza pienamente umanizzatrice, impossibile alle energie dell'uomo, e dunque segno dell'assolutamente Altro, l'Infinito Mistero.
    E' questa la via che parte dall'Antico Testamento, e che dunque è stata incoativamente sperimentata da Abramo, da Mosé e da tutti i grandi personaggi veterotestamentari, ma che ha trovato il suo pieno compimento in Cristo, Uomo-Dio.

Procederemo dunque ad esaminare dapprima l'improponibilità delle religioni (negando, per così dire, la negazione), per poi vedere, in positivo, i titoli di credibilità del Cristianesimo.

inadeguatezza delle religioni

Le religioni si distinguono dal Cristianesimo, come diceva il card. Daniélou, per questo: che nelle religioni è l'uomo che si sforza di andare verso Dio; nel Cristianesimo invece è Dio, il Mistero, che viene verso l'uomo, che, facendosi Uomo, in Gesù, colma l'abisso, altrimenti incolmabile, tra l'uomo e Dio.

In generale le religioni non devono comunque essere disprezzate: nella misura della sincerità di adesione ad esse, esse esprimono uno sforzo nobile, e testimoniano l'inevitabilità del senso religioso. Tuttavia tutte le religioni, per loro stessa ammissione, non riescono a svelare all'uomo il volto del Mistero.

In tale orizzonte l'infinito Mistero rimane inaccessibile, in una lontananza dove ogni ipotesi su di Lui diventa lecita (anche pensarne una capricciosa e arbitraria cattiveria).

in generale

Ad esempio nessuna religione, tranne, in parte, l'Ebraismo, riesce a spiegare convincentemente l'origine del male, che abbiamo visto essere una delle più grandi obiezioni contro l'esistenza di Dio.

Nessuna religione, poi, fornisce all'uomo la possibilità di essere fino in fondo sé stesso, non censurando niente di quanto la sua ragione gli presenta come vero e di quanto il suo cuore percepisce come evidentemente buono, ma valorizzando tutto l'umano in ogni suo fattore.

Nessuna religione infine sa prospettare un destino eterno per l'uomo saziante ogni desiderio, ma o azzera il desiderio (buddismo) o ne considera solo la dimensione edonistico-materiale (islam).

in particolare

Schematizziamo nello seguente specchietto i limiti delle principali religioni

l'ebraismo

Il suo fondamento è autentico: la storia dalla creazione a Gesù Cristo è storia di alleanza privilegiata tra il popolo ebraico e Yahwé. Tuttavia tali nostri "fratelli maggiori" hanno considerato scandaloso che Dio si sia fatto Uomo, ponendo con ciò un limite a Dio stesso, e presumendo di avere già capito tutto di Lui. S. Paolo dice che è stato in qualche modo Dio stesso a rinchiudere l'antico popolo eletto nel cerchio dell'incredulità:

"l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato" (Rm, 11, 25-6)

Dobbiamo pregare e operare perché si compia l'unità tra l'antico e il nuovo Popolo di Dio. Grandi cose per l'umanità ne possono nascere:

"Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?" (Rm, 11, 15)
il buddismo
  • Non propone la salvezza di tutto l'uomo, proponendo di rinunciare al desiderio, che invece fa parte integrante dell'umano. Così invece che garantire la felicità, propone la non-sofferenza.
  • Inoltre non riconosce Dio come realtà personale, ma come entità impersonale.
l'islam
  • Non si vede come siano conciliabili l'idea di un Dio perfetto e autosufficiente con l'essere solitario di Dio: solitudine non sembra conciliabile con perfezione.
  • Dio appare talmente lontano e inaccessibile, così nascosto è il suo intimo pensiero, che rimane il dubbio sulla Sua bontà e veracità, e l'uomo si trova a dover dubitare della sua ragione, e disposto ad accettare comandi che siano anche contro ragione.
  • Non sembra esserci spiegazione al problema del male: di fronte a tutti i disastri che ci sono sulla Terra, risulta impraticabile pensare alla integrità della natura umana. Insuperabilmente problematica è poi, di fronte alla sofferenza dell'uomo, la distaccata indifferenza di un Dio, che si limita a prescrivere regole.

Per maggior dettagli si veda sul sito Cultura nuova.

i Testimoni di Geova

Non meritano molte parole: è semplicemente ridicolo che Dio abbia aspettato fino all'800 per rivelare la vera interpretazione del Cristianesimo. Grotteschi poi sono i loro annunci della imminente fine del mondo, puntualmente smentiti dai fatti. Assai poco cristiano il loro comportamento aggressivo e minatorio per i tanti che ogni anno abbandonano tale setta.

il politeismo

Lo vorrebbero riscoprire certi intellettuali, a motivo della presunta intolleranza legata al monoteismo. Dimenticano troppo cose:

  • non i, ma un monoteismo è oggi usato a fini di intolleranza e di violenza;
  • il monoteismo vero, quello cristiano, ha prodotto una umanizzazione della società (vedi ospedali, orfanatrofi, lebbrosari, solidarietà, rispetto per la persona);
  • il politeismo che abbiamo conosciuto, quello greco-romano, non era tollerante, se non verso ciò che rientrava nel suo schema politeistico; quanto fosse intollerante verso chi tale schema infrangeva lo testimonia la persecuzione cruenta contro i cristiani sotto l'Impero Romano.
  • il politeismo storico inoltre ha dato legittimazione a crudeltà ed efferatezze imparagonabilmente più vaste e atroci di qualsiasi monoteismo: far sbranare dai leoni, o far ardere come torce esseri umani per dare spettacolo non sembra proprio essere segno di tolleranza e di civiltà.




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11/01/2014 17:19
 
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verità del Cristianesimo


una premessa importante: il metodo


Non si può affrontare la domanda se il Cristianesimo sia vero senza aver chiara quale è la specificità dell'oggetto in questione. 
il cuore della questione: l'umano

In sintesi allora qual è la sfida che il Cristianesimo lancia? Di realizzare l'umano, di rendere l'uomo più umano, più sé stesso. Se questo non fosse vero, uno avrebbe il sacrosanto diritto, e dovere, di andarsene dal Cristianesimo. Mentre nessuna sfida analoga è accettabile dalle religioni.

Questo è verificabile in due modi:

  • constatando che quando si segue la proposta cristiana si è più felici e in pace, e
  • constatando che quando non si segue la proposta cristiana non si è felici e in pace.

E questo anzitutto a livello personale (proprio e delle persone che più ci sono prossime), e in secondo luogo anche a livello storico: le civiltà e le epoche che hanno accolto di più il messaggio cristiano, hanno meglio realizzato l'umano, mentre quanto più ce se ne è allontanati, tanto più si è prodotto l'inferno sulla terra.

domande e obiezioni

1. Ma allora perché continua ad esistere il male, anche dopo Cristo, anche nei Suoi?

Realizzare l'umano vuol dire attuare sulla terra non il Paradiso, ma un inizio, un germe reale di Paradiso: altrimenti vivremmo già nell'al-di-là, nella definitività irrevocabile, mentre la vita presente resta un periodo di prova e di passaggio, in cui ogni uomo è chiamato a scegliere quale sarà il suo destino eterno.

Dio a ciascuno da sufficiente luce per vedere la strada giusta, ma non lo abbaglia al punto da sopprimere la sua libertà di scelta: vuole essere liberamente amato da creature libere, non necessariamente servito da degli automi. La "politica" del Mistero, in questo senso, è la politica del segno.

2. La fede non assicura la gioia continua?

Non assicura la gioia, ma la pace e la letizia, come sottofondo permanente: se e nella misura in cui la volontà dell'uomo si abbandona a quella del Mistero, rivelatosi in Cristo.

3. Non aiuterebbe di più una gioia continua?

Una gioia continua potrebbe essere o una droga, qualora avvenisse a prescindere da ciò che accade, per cui uno sarebbe "gioioso" anche in mezzo alla sofferenza e alla devastazione, propria e degli altri: il che non sarebbe umano. Oppure dovrebbe implicare che il Paradiso già si realizzi sulla terra: il che evidentemente non rientra nel Disegno di Dio, che ci lascia, in questo periodo di prova che è la vita, liberi, e perciò non si impone in modo trascinante.

4. Ma perché la pace e non la gioia (continua)?

Perché la pace può essere stabile, sapendo che tutto è nelle mani di Dio, anche se non si vede ancora cometutto sarà salvato. Per avere invece una gioia continua occorrerebbe vedere che tutto è già salvato: ma questo sarà solo in Paradiso.

Ma anche il Cristianesimo è stato soggetto a pretese di diversa interpretazione: si veda dunque la scheda sulla verità del cattolicesimo, come autentico interprete del Cristianesimo


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11/01/2014 17:20
 
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Il Cattolicesimo è vero?


demonstratio catholica


in generale: la continuità con le origini


Quali sono le ragioni di credibilità del Cattolicesimo rispetto alle altre "confessioni" cristiane? Esse si riassumono, sinteticamente, in una parola: continuità.

Il Cristianesimo cattolico è l'unico a poter dire di essere in piena continuità con l'esperienza originaria del Cristianesimo, che è stata esperienza di un Incontro, imprevedibile, con un Uomo.


1. Che cosa è stato infatti il Cristianesimo nella sua origine? Un Uomo, Gesù di Nazaret, visibile "in carne ed ossa", che ha chiamato alcuni (gli Apostoli) a seguirLo, e che li ha persuasi, nel tempo, della verità della percezione iniziale che essi ebbero, di trovarsi di fronte a una realtà eccezionale, fino al punto da dover dire "se non crediamo a Lui, non possiamo più credere nemmeno ai nostri occhi".


I loro occhi infatti avevano visto (cfr. 1Gv,1) una realtà eccezionale, di sapienza, di autorevolezza nella parola ("nessuno ha mai parlato come quest'Uomo"), di bontà (ad esempio quando disse "Donna non piangere", alla vedova di Naim), di potenza (ad esempio quando placò la tempesta sul lago e camminò sulle acque).


E solo in virtù di tale esperienza loro, quasi tutti rozzi pescatori di una plaga periferica di Israele, la Galilea, non certo dotti esperti di Scrittura né mistici visionari, solo in virtù di tale esperienza erano giunti al punto di non trovare assurda la dichiarazione finale di Gesù, di essere "una cosa sola" col Padre, Figlio di Dio.


 




2. Ora, solo il Cattolicesimo presenta la proposta cristiana come un incontro, come l'avvenimento di un incontro che è del tutto analogo a quello avvenuto tra Cristo e gli Apostoli nella Palestina del I secolo.

Gli Apostoli non hanno incontrato un Libro: hanno incontrato un Uomo. Per questo il protestantesimo non risulta credibile: cambia il metodo. Il suo metodo (che si incentra sulla lettura della Bibbia) non è il metodo delle origini.

Gli Apostoli non si sono commossi per una liturgia sfarzosa, rapiti da una scenografia solenne e da musiche melodiose: hanno incontrato un Uomo. E quest'Uomo ha stabilito uno che lo avrebbe rappresentato: Pietro, Roccia su cui avrebbe edificato la Sua Chiesa (MT, 16,13) . Per questo nemmeno l'ortodossia orientale è pienemante fedele al metodo delle origini, pur essendo meno lontana del protestantesimo.

in particolare: le "quattro note"

Più analiticamente, la Chiesa cattolica è l'unica a poter rivendicare la presenza delle quattro note che contrassegnano la vera Chiesa di Cristo: solo essa è una, santa, cattolica e apostolica.

Vediamo ora in dettaglio.

una

La Chiesa cattolica propone una esperienza di unità, sia nella persona credente sia tra i credenti, che nelle altre confessioni è presente in minor grado (ortodossia) fino ad essere quasi assente (specie nelle sette "estreme" di certo protestantesimo).

Nella persona credente: in quanto non si trova scissa tra una (pia e falsamente autofustigante) intenzione di angelicità e una reale operatività rassegnata al male; ma concepisce, insieme con robusto realismo e evangelicamente infantile capacità di stupore, la realtà di un cambiamento operato dalla grazia in una umanità dei cui limiti non ci si scandalizza, ma che continuamente è chiamata a seguire una misura più grande di sé, incarnata in una compagnia reale, segno dell'Altro.

Tra credenti: la Chiesa cattolica propone, come nessuna altra confessione, delle esperienze di comunione. Al grado massimo ciò è verificabile nella vita religiosa, in particolare monastica: lì l'unità visibile raggiunge dei livelli davvero notevoli.
Inoltre la Chiesa ha una unità gerarchica (imperniata sul Papa), una organicità di trama relazionale, ordinata e funzionale, quale non si riscontra in nessun altro organismo associativo di altre confessioni cristiane (e tanto meno di altre religioni).

santa

Nella Chiesa cattolica avvengono miracoli. Nelle altre non risulta, o meglio non in modalità paragonabile.

Il primo miracolo è quello del cambiamento di sè e della comunione con i fratelli: questo non capita allo stesso modo nelle altre confessioni, in particolare nel protestantesimo, che infatti ammette di non poter garantire né il cambiamento di sé né l'unità comunionale tra credenti.

E poi ci sono i miracoli in senso più specifico, quelli che comportano una sospensione o una (temporanea) modifica delle leggi naturali. La Chiesa cattolica ha avuto dei Santi che hanno fatto miracoli (in vita e dopo morte): le altre confessioni, specie i protestanti, no (diverso è il caso della Chiesa ortodossa, che comunque ha avuto delle personalità degne di ogni stima, e che anche cattolicamente sono considerabili come Santi).

Non vogliamo dire che la Grazia agisca solo nella Chiesa (visibilmente) cattolica: certo solo in essa la Grazia opera abitualmente e pienamente.

cattolica

Mentre le chiese protestanti e quelle orientali sono, poco o tanto, legate a un certo stato, a una certa nazione particolare, la Chiesa cattolica è l'unica ad essere, appunto, ... cattolica, cioè universale.

E' l'unica a non aver mai confuso la propria causa con la causa di un certo potere statale o nazionale. Il Papa è stato, pur nei limiti di certi momenti storici, peraltro ben circoscritti (come l'esilio avignonese), una autorità davvero universale, e il cattolicesimo si è diffuso altrettanto bene presso la cultura latina, quanto presso quella slava, tanto presso gli europei quanto presso gli indios d'America o i cinesi e i giapponesi.

apostolica

E' forse la nota più evidentemente inappellabile: nessuno, come la Chiesa cattolica, può dire di essere storicamente in continuità con gli Apostoli.

Il "capo" della Chiesa cattolica, infatti, il Papa è l'erede diretto, in una linea storicamente documentata come ininterrotta, del Principe degli Apostoli a cui Cristo stesso ha consegnato le "chiavi del Regno":

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (Mt, 16,13)
Pasci i miei agnelli. Pasci le mie pecorelle. (Gv, 21,15.16)
Conferma i tuoi fratelli. (Lc, 22,31)

ecumenismo e verità

Siamo convinti dunque che solo nel Cattolicesimo si trova la pienezza della verità cristiana, la pienezza del Cristianesimo.

Ciò non toglie che lo sforzo ecumenico sia assolutamente positivo e da perseguire, né significa che siano da disprezzare coloro che appartengono ad altre confessioni cristiane, per il fatto di non essere cattolici. Solo Dio giudica la coscienza.

Ma ciò non toglie nemmeno che non è possibile mettere cattolicesimo e altre confessioni sullo stesso piano, nell'ottica di un "SuperMarket delle Religioni" in cui ognuno prende e prova il prodotto che in quel momento aggrada di più al suo capriccio.

Se il Cattolicesimo deve riconoscere i suoi torti storici verso i fratelli separati (come ha già del resto fatto) e deve essere disponibile a valorizzare ogni positivo presente nelle confessioni separate (e lo sta da tempo cercando di fare), deve essere chiaro che quello che ha ribadito la Dominus Jesus, sulla unicità della salvezza, non sono fisime polverose destinate in breve a cadere nel dimenticatoio, ma la perenne verità che da 2000 anni la Chiesa insegna e che non potrà mai rinnegare lungo il corso dei secoli a venire:

Solo in Cristo c'è la salvezza
e solo la Chiesa cattolica custodisce la piena verità su Cristo.

 

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23/11/2018 14:25
 
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L’apologeta protestante si converte al cattolicesimo:
«E’ l’unico cammino autentico»

Protestanti convertiti. Una dirompente conversione, quella del giovane apologeta calvinista J. Luis Dizon, molto attivo e combattivo contro il cattolicesimo. Ma, ad un certo punto, ha ammesso che non poteva più negare l’origine autentica del cristianesimo anche osservando che i suoi argomenti trovavano facile e convincente risposta nella teologia cattolica.

 

Il 31 ottobre è stata una data significativa per J. Luis Dizon, un giovanissimo blogger canadese e studente di Teologia presso l’Università di Toronto. Un “apologeta” legato al cristianesimo calvinista.

Il 31 ottobre 1517, si dice che Martin Lutero inchiodò le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg, dando inizio alla Riforma protestante (in realtà è un episodio che non si è mai storicamente verificato), mentre il 31 ottobre 2007 cominciò il cammino di conversione di Lizon.

E’ lui stesso ad esordire citando queste date nel suo sorprendente ultimo articolo del suo blog. Sì, perché il 31 ottobre 2018 è accaduto qualcos’altro: «il mio viaggio ha raggiunto la sua fine. Oggi, annuncio che sto tornando alla fede della mia infanzia, che è il cattolicesimo». Un annuncio scioccante per molti suoi lettori e anche inaspettato, più volte lo stesso giovane teologo apologeta aveva difeso la visione evangelica del cristianesimo rispetto alla posizione della Chiesa di Roma.

Comprende lo shock delle persone che lo seguono: «Se mi hai incontrato in un qualsiasi momento durante gli ultimi undici anni saprai che sono una persona molto appassionata e competente nel presentare giustificazioni razionali per il motivo per cui credo in quello che credo, e per nulla facilmente persuaso dagli argomenti dei sostenitori di altre teorie (cristiane o meno)». Ha studiato per anni sui testi di Lutero e Calvino, e sui libri degli apologeti protestanti, come William Webster, James White e Tony Costa.

«Ho ascoltato ogni singolo dibattito di White contro gli apologeti cattolici», ha rivelato J. Luis Dizon, «assorbendo le polemiche anticattoliche. Ho imparato come fare apologetica contro una varietà di punti di vista religiosi, e mentre il cattolicesimo non era in cima alla mia lista di obiettivi religiosi, ho certamente avuto la mia giusta dose di dibattiti su quell’argomento. Conoscevo le mie argomentazioni e, per quanto la gente lo vedeva, ero più o meno “a prova di Roma”». Cioè, per nulla propenso all’essere convinto dalla fede cattolica.

Eppure, alla fine, la sua “apologetica” non ha retto. Molto interessanti i motivi che ha elencato:

«Innanzitutto c’è una marcata differenza di qualità tra coloro che si convertono dal cattolicesimo al protestantesimo e coloro che compiono il viaggio nella direzione opposta. Nella mia esperienza, quelli che si convertono dal cattolicesimo al protestantesimo sono solitamente cattolici nominali o hanno ricevuto una catechesi inferiore alla media. La maggior parte di loro non conosceva davvero bene la propria fede, per citare il profeta Osea: “La mia gente è distrutta dalla mancanza di conoscenza”. (Osea 4,6). Al contrario, i protestanti convertiti al cattolicesimo sono spesso i migliori e i più brillanti pastori, teologi professionisti e laureati provenienti dai principali seminari protestanti, come quello di Westminster, il Collegio di Ginevra e il Wycliffe College (come lo sono io). Le loro testimonianze danno un’idea di ciò che normalmente guida la maggior parte di questi convertiti: insoddisfazione per il soggettivismo che emerge dalla Sola Scriptura (che si traduce in alcuni dei Riformati a proporre autorità finali alternative), l’incapacità di spiegare i presupposti teologici fondamentali (ad esempio il Canone delle Scritture), una esegesi biblica inferiore rispetto ai teologi cattolici e la testimonianza della storiadella chiesa pre-Riforma (l’abitudine a leggere i primi Padri della chiesa ha un effetto dirompente nella conversione dei protestanti al cattolicesimo, così che alcuni protestanti scoraggiano tali letture). Inoltre, non ho mai sentito parlare di prestigiosi protestanti convertirsi all’ateismo, al mormonismo o all’islam. Solo il cattolicesimo ha avuto tanto successo nel conquistare i migliori e più brillanti esponenti del mondo Riformato».

E’ una testimonianza che fa riflettere, quella del giovane teologo. Colpisce, in particolare, l’umiltà di essere coerenti: la storia del cristianesimo poggia sulle radici e sul tronco del cattolicesimo. Da lì, a causa di errori, fatali incomprensioni e umane invidie, sono nati dei rami “protestanti” che hanno preso strade tortuose ma che, come testimonia J. Luis Dizon, faticano a rendere ragione di se stessi e non possono censurare la loro origine, seppur ci provino.

Lo stesso giovane teologo, allarmato dalla conversione al cattolicesimo di alcuni suoi compagni di università, si era attivato “contro il cattolicesimo”:

«Avevo creato un gruppo di studio sull’apologetica della Riforma e ho pubblicato diversi articoli che rivendicano la teologia protestante dalle critiche cattoliche. Ho cercato di raccogliere le mie migliori risorse di apologetica in questo sforzo, e nonostante ciò, le conversioni continuarono a verificarsi e i dubbi dei miei colleghi non si attenuarono. Ho lanciato tutti i miei migliori argomenti sul ring e ho scoperto che venivano facilmente sconfitti.Per ogni obiezione al cattolicesimo che ho potuto raccogliere, c’era già una pronta risposta. Per ogni citazione scritturale o patristica che ho sollevato, l’esegesi cattolica si è mostrata costantemente superiore. Alla fine, sono arrivato ad accettare che il loro modo di leggere la Scrittura e la Storia della Chiesa era l’unico modo che rendeva giustizia al loro contesto generale. Così, attraverso una serie di scontri, crisi e conversioni, la mia catena di cavillicostruita con cura contro il cattolicesimo è crollata. Sebbene abbia resistito mentalmente all’idea per molto tempo, l’apologeta in me dice che dovrei seguire la verità ovunque essa porti. Ed in questo caso, riconduce proprio al punto in cui ho iniziato, nell’unica vera chiesa di Cristo».

Parole che rendono onore a questo giovane teologo, così onesto con se stesso e così coraggioso nell’ammettere i suoi fallimenti. Non vuole comunque rompere i rapporti con i suoi amici e colleghi protestanti, «dopo tutto, Lumen Gentium si riferisce a loro come “fratelli separati” e riconosce che possiedono “molti elementi di santificazione e di verità”. Non voglio minimizzare in alcun modo le verità che abbiamo in comune -come la morte e la risurrezione di Cristo, la Trinità, l’inerranza della Bibbia, e la realtà della condizione umana e il suo bisogno di grazia- che in molti modi supera di gran lunga le nostre differenze». Il messaggio che vuole dare ai suoi lettori è di «non dare per scontati i presupposti della fede, ma testarli per vedere se possono correttamente spiegare la natura della realtà così com’è. Ascoltate i dibattiti e le testimonianze dei convertiti. Spero e prego che voi tutti arriviate ad una decisione informata su ciò che è in realtà l’autentico cristianesimo storico e biblico. E con ciò, ho detto tutto ciò che devo dire al riguardo».


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23/11/2018 14:46
 
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Perché il teismo cristiano
fornisce la spiegazione più razionale

esiste un dioEsiste un Dio? Recensione all’ultimo libro del celebre filosofo Richard Swinburne, pubblicato dalla Lateran University Press. Una lucida risposta al grande dilemma metafisico.

 

Se mettessimo su una asettica bilancia delle probabilità l’esistenza di Dio e la non esistenza di Dio, la conclusione sarà che, si, probabilmente c’è un Dio. Ma non un Dio qualunque, soltanto una delle principali religioni del mondo, infatti, ha la possibilità razionale di rivendicare di essere vera: il cristianesimo.

Questa è la conclusione a cui è giunto il celebre filosofo Richard Swinburne, uno dei più eminenti filosofi della religione del nostro tempo, nel suo libro più popolare: “Esiste un Dio?” (Lateran University Press 2013). Un’opera destinata al grande pubblico, certo, ma che è comunque un saggio filosofico nel quale Swinburne affronta dettagliatamente diverse argomentazioni, e confutazioni delle possibili obiezioni, per arrivare alla sua conclusione.

La fondamentale premessa è accettare che una tesi è probabilmente vera se:
1) Porta ad aspettarci (con precisione) numerosi eventi differenti che si possono osservare;
2) ciò che viene proposto è semplice;
3) Si adatta molto bene alle nostre conoscenze del contesto;
4) Non c’è un’altra argomentazione concorrente che soddisfa i criteri 1-3 così bene come la tesi da noi proposta.

Per rispondere al grande dilemma metafisico del perché c’è qualcosa anziché il nulla esistono tre spiegazioni definitive: il materialismo, secondo cui l’esistenza e il funzionamento di tutti i fattori coinvolti nella spiegazione personale (le cose avvengono perché provocati intenzionalmente da qualcuno) hanno una spiegazione inanimata completa (le cose avvengono perché causati da cose inanimate). L’umanesimo, invece, è una teoria mista e sostiene che l’esistenza e il funzionamento dei fattori coinvolti nella spiegazione inanimata non hanno tutti una spiegazione ultima in termini personali. Infine il teismo, ovvero che l’esistenza e il funzionamento dei fattori coinvolti nella spiegazione inanimata debbono essi stessi essere spiegati in termini personali.

«La tesi di questo libro», spiega Swinburne, «è che il teismo fornisce di gran lunga la spiegazione più semplice di tutti i fenomeni. Il materialismo, a mio parere, non è un’ipotesi semplice, ed esiste uno spettro di fenomeni che, con grandissima probabilità, non risulta in grado di spiegare. L’umanesimo costituisce un’ipotesi ancora meno semplice del materialismo» (p. 48,49). Il materialismo, in particolare, postula che ogni spiegazione completa del fatto che le cose si comportano come si comportano è fornita dai poteri e dagli obblighi di un numero immenso (forse infinito) di oggetti materiali. Il teismo, al contrario, afferma che ogni singolo oggetto che esiste è causato ad esistere e mantenuto in esistenza da un’unica sostanza, Dio. La spiegazione più semplice postula un’unica causa, per questo il teismo è anche più semplice del politeismo. Soltanto questa tesi soddisfa i quattro criteri iniziali: è la teoria più semplice che prevede fenomeni osservabili quando non ci aspetteremmo altrimenti di osservarli.

Questa Causa, sostiene il teismo, non può che avere necessariamente alcune caratteristiche precise: una Persona con un potere infinito (onnipotenza), conoscenza infinita (onniscienza) e libertà infinita (non viene influenzato). Sostenere queste proprietà di Dio è anch’essa la spiegazione più semplice che non il contrario (ad esempio diventa una spiegazione complicata postulare che Dio sia venuto all’esistenza in un certo momento, così come se introduciamo un limite ai suoi poteri ecc.) Ovviamente il filosofo spiega e dettaglia ogni sua affermazione e conclusione a cui giunge, cosa che qui per motivi di spazio non è possibile fare.

Se Dio esistesse, prosegue il ragionamento, ci aspetteremmo che la sua creazione sia ordinata, non dominata dal caos, e quindi che fosse governata da poche leggi, sempre le stesse. Ed infatti, tutti gli elementi dell’Universo non soltanto esistono ma si comportano esattamente allo stesso modo, obbedendo alle stesse leggi della natura (dalle galassie più lontane alle particelle del nostro corpo). Non domina il caos ma l’ordine è la regola, inoltre tutti gli oggetti rientrano in dei generi i cui membri si comportano in modo uguale tra loro in maniera ancora più specifica (ogni elettrone si comporta come un altro elettrone per respingere un elettrone con la stessa forza elettrica, così come ogni tigre si comporta come ogni altra tigre ecc.). Senza una causa di tutto sarebbe una coincidenza davvero straordinaria, «troppo straordinaria perché qualunque persona razionale vi creda», così come sarebbe poco razionale non ipotizzare una autore comune se trovassimo tutti i documenti presenti in una stanza scritti con la stessa calligrafia.

La semplice ipotesi del teismo porta ad aspettarci tutti i fenomeni descritti con un ragionevole grado di probabilità: un Dio onnipotente non solo ha buone ragioni per farlo, ma è in grado di produrre questo mondo ordinato. Allo stesso tempo postulare Dio di fronte a tutto questo è una reazione naturale e razionale (è la base della quinta “via” di S. Tommaso d’Aquino, cioè il comportamento ordinato dei corpi materiali che hanno la tendenza a muoversi verso un fine). Non ci sono argomenti alternativi che soddisfano i criteri posti inizialmente, ovvero non c’è un’altra ipotesi semplice che porta ad aspettarci questi fenomeni osservabili. Il filosofo, inoltre, confuta le obiezioni del principio antropico e del multiverso, così come respinge l’accusa di utilizzare un “Dio delle lacune“: «non sto postulando un dio che serva semplicemente a spiegare le cose che la scienza non ha ancora spiegato. Io postulo Dio per spiegare perché la scienza spiega. Proprio il successo della scienza a spiegarci quanto è profondamente ordinato il mondo naturale fornisce una forte motivazione per credere che esiste una causa ancora più profonda di quell’ordine» (p.79).

Collegandosi al punto precedente, Swinburne aggiunge che un maestoso ordine regola anche l’infinita complessità dei corpi umani e dei corpi animali. Un ordine emerso tramite leggi evolutive, ma l’evoluzione è uno strumento non una spiegazione ultima: non spiega infatti perché abbiano funzionato quelle leggi evolutive (oltretutto guidate da limiti e confini ben precisi) e non altre, non spiega da dove nascano le stesse leggi evolutive e perché c’erano proprio quegli elementi chimici sulla Terra. Gli esseri umani sono anche esseri coscienti, mentre gli atomi non lo sono: la coscienzanon può essere una proprietà di un semplice oggetto materiale, ma dev’essere proprietà di qualcosa connesso al corpo che, tradizionalmente, si chiama anima, a cui appartiene la vita cosciente del pensiero e dei sentimenti. Essa non può essere oggetto di studio da parte della scienza, non si rileva la vita cosciente ispezionando il cervello, per questo (e per tanti altri motivi) la dimensione mentale va distinta dal cervello.

Così, in qualche momento della storia evolutiva i corpi degli uomini sono diventati connessi alle anime e questo è al di fuori di una spiegazione scientifica: perché un cervello darebbe origine alla coscienza? E perché proprio questi specifici eventi mentali? Servirebbe una teoria scientifica corpo-anima formata da alcune semplici leggi, quindi che preveda che certi eventi cerebrali daranno luogo a certi eventi mentali. Ma non è possibile l’esistenza di tale legge scientifica poiché gli eventi mentali differiscono in termini misurabili dagli eventi mentali. Soltanto il teismo può offrire una risposta semplice, soddisfacente e razionale, considerando che soltanto un Dio buono ha una buona ragione per causare l’esistenza delle anime e unirle ai corpi, rendendoli consapevoli di ciò che li circonda. Così, «l’ipotesi di Dio ci conduce con una certa probabilità ad aspettarci anche questi fenomeni» (p. 106).

Un capitolo del libro è utilizzato a spiegare perché l’esistenza del male non è una obiezione all’esistenza di Dio, interessante anche il capitolo dedicato alla razionale probabilità che questo Dio intervenga nella storia (miracoli) e, conseguentemente, molti argomenti portano a riconoscere solo nella religione cristiana (diversa per numerose caratteristiche da tutte le altre) la volontà di Dio di rivelare alcune verità agli uomini.

La conclusione di questo affascinante percorso del celebre filosofo è che «l’esistenza, l’ordine, la regolazione accurata del mondo; l’esistenza di esseri umani coscienti in esso con provvidenziali opportunità di plasmare se stessi, plasmarsi a vicenda e plasmare il mondo; alcune prove storiche di miracoli collegati con necessità umane e preghiere, particolarmente in connessione con la fondazione del cristianesimo, completate infine dell’evidente esperienza di milioni di persone delle sua presenza, tutto ciò rende significativamente più probabile che ci sia un Dio anziché il contrario» (p. 153).

fonte

https://www.uccronline.it/2015/11/05/perche-il-teismo-cristiano-fornisce-la-spiegazione-piu-razionale/?fbclid=IwAR3ZMoI_lrkEWqcaDIEtv4zD5SlU9DcFXftjstib11acbp4nVDORjSSCaCQ


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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