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La INFALLIBILITA' della CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2014 19:36
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28/12/2013 20:14
 
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 1.   Il Collegio Episcopale (= Conc. Ecumenico)


      La Chiesa ha sempre e dovunque riconosciuto che i vescovi riuniti insieme e sotto il primato del vescovo di Roma (successore di Pietro e primo dei vescovi) sono infallibili in quanto successori degli apostoli e portavoci della fede di tutta la Chiesa: Concilio Ecumenico.


Le prove di questa affermazione si ricavano dalla storia dei Concili Ecumenici. Solo piccoli gruppi di cristiani hanno rifiutato di riconoscere come infallibili alcune loro decisioni.


      2.   Il vescovo di Roma


      Potrebbe darsi il caso (e storicamente si è dato) che intere comunità, magari con i loro vescovi, diano interpretazioni divergenti su qualche punto della fede cristiana.




Per esempio nel sec. XVI le Chiese di Germania, con Lutero e molti vescovi, davano dei cap. 5-8 della lettera ai Romani interpretazioni opposte rispetto alle chiese italiane.




      In questi casi chi ha ragione? Il cristiano chi deve seguire, dato che l’unanimità (= tutti, dovunque e sempre!) non c’è più?


      Siccome è difficile riunire un Concilio Ecumenico, ecco allora l’utilità o la necessità dell’infallibilità del papa.


      La Chiesa ha infatti sempre e dovunque riconosciuto che il vescovo di Roma è infallibile, in quanto successore di Pietro e portavoce della fede di tutta la Chiesa.




Le prove storiche di questa affermazione sono molte, almeno fino al sec. XI. Poi, con la divisione fra Roma e Costantinopoli (1054), l’affermazione venne contestata in Oriente.


Basta citare, tra i tanti, i seguenti pochi dati:


- Verso il 96, Clemente, vescovo di Roma, interviene nelle questioni interne alla Chiesa di Corinto, senza che nessuno metta in discussione il suo diritto di farlo.


- La presidenza dei primi Concili Ecumenici (IV-V sec.), anche se tenuti in Oriente, è stata affidata al vescovo di Roma, che la esercitava attraverso suoi delegati.


- Al concilio di Calcedonia, un sobborgo di Costantinopoli, (anno 451), dopo la lettura del tomo a Flaviano di papa Leone Magno, i vescovi applaudirono dicendo: «Questa è la fede dei Padri. Pietro ha parlato per bocca di Leone».





Il Concilio Vaticano I il 18.7.1870 ha sintetizzato così la fede tradizionale:

      «Il romano pontefice, quando parla "ex cathedra", cioè quando, adempiendo il suo compito di pastore e dottore di tutti i cristiani in base alla sua suprema autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la fede o la morale che tutta la Chiesa deve ritenere, per l’assistenza divina a lui promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotare la sua Chiesa nel definire una dottrina riguardante la fede o la morale.

      Perciò le definizioni dello stesso romano pontefice sono irreformabili di per sé e non per il consenso della Chiesa.

      Se qualcuno osa contraddire questa definizione sia scomunicato».

Riflessioni su questa definizione:

a) Il vescovo di Roma ha la stessa infallibilità che ha la Chiesa.

b) Fondamento: il papa non è infallibile perché l’ha detto egli stesso (sarebbe un circolo vizioso!) e neppure perché gli ha dato l’infallibilità il Concilio Ecumenico, ma perché la Chiesa gliel’ha sempre riconosciuta (compresa la Chiesa di Costantinopoli, almeno fino ai tempi di Fozio - sec. IX).

c) L’infallibilità del papa è funzionale, cioè non legata alla persona, ma alla funzione-servizio che il vescovo della Chiesa di Roma svolge nei confronti della comunione di tutte le Chiese.

d) L'importanza del vescovo di Roma è dovuta al fatto che egli è il successore dell’apostolo Pietro, al quale Gesù ha garantito che non andrà fuori strada nella fede (cfr. Lc 22,31-32; Mt 16,16-19; Gv 21,15-17). La fede della Chiesa di Roma (che si esprime attraverso il suo vescovo) è dunque il metro su cui misurare la fede di tutte le altre Chiese.

L'importanza del vescovo di Roma non viene dal fatto di essere stata Roma la capitale dell'impero, ma dalla presenza di Pietro 1, anche se è logico che Pietro, per diffondere meglio la fede abbia scelto le città più grandi dell'impero, come Antiochia e Roma.

e) Le decisioni del papa sono irreformabili di per sé e non per il consenso della Chiesa, perché c’è bisogno dell’infallibilità del papa soprattutto quando la Chiesa è divisa nell’interpretare qualche punto della fede.

 


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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