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La INFALLIBILITA' della CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2014 19:36
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28/12/2013 20:08
 
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 L'INFALLIBILITA'
E L' INTERPRETAZIONE
del "vangelo" di Gesù

 


In questo capitolo vedremo:
1. I problemi
2. La risposta
3. La Chiesa è infallibile
4. L'infallibilità nella Chiesa
a) il Concilio Ecumenico
b) il Papa
5. Il cristiano e l'infallibilità
6. I dogmi ed il magistero ecclesiastico

 

1. I problemi

Il cristiano deve seguire l'insegnamento di Gesù.

Ma, tenuto conto che

-   Gesù ha parlato in ebraico/aramaico e per i suoi contemporanei ebrei,

-   il Nuovo Testamento è giunto a noi scritto in greco: dunque c'è stata una traduzione,

-   ogni testo scritto va interpretato,

      si sono posti assai presto nella Chiesa due problemi:

*   come stabilire il senso esatto dell'insegnamento di Gesù?

*   come attuare il suo insegnamento in caso di situazioni nuove?

Equivalentemente: chi ha l'autorità di interpretare in modo sicuro il pensiero di Gesù? Facciamo due esempi:

(N.B.= Per distinguere il testo biblico dal nostro commento, questo è scritto in carattere diverso)

1) Dice Gesù: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, [...] non può essere mio discepolo" (Lc 14, 26).

    Come intendere questa frase? alla lettera?

2) Che cosa insegna Gesù a proposito delle pillole anticoncezionali? Resta difficile trovare nel Nuovo Testamento una risposta a questo problema, dato che non esisteva ai tempi di Gesù e degli apostoli!


2. La risposta

Per rispondere a questi delicati problemi procediamo per gradi.

a) La testimonianza dei primi cristiani

      Se vogliamo conoscere oggi il pensiero di Gesù di Nazareth, non possiamo rivolgerci direttamente a Lui, poiché non possediamo documenti scritti da Lui; dobbiamo allora rivolgerci a coloro che furono vicini a Lui e che divennero i fondatori del Cristianesimo: gli apostoli.

      Molti di essi però hanno preferito raccontare a voce i fatti e i detti di Gesù, anziché scriverli.

      Coloro che hanno ascoltato gli apostoli ed hanno creduto alla loro parola sono diventati cristiani e, pur non avendo conosciuto Gesù, si sono messi a loro volta a predicare ad altri il suo vangelo, così come essi stessi lo avevano imparato dagli apostoli.

      Si è creata in questo modo una tradizione orale su Gesù, tradizione che si è sviluppata nell’arco di almeno venti anni.

      Alla radice di questa tradizione c’era comunque l’insegnamento degli apostoli, in grado di intervenire, a voce o per scritto, per correggere eventuali deviazioni, rettificare errate interpretazioni, completare insegnamenti lacunosi (così infatti è successo più volte a Pietro e a Paolo).

Questa tradizione è comunemente chiamata «costitutiva», in quanto è l’unica sostanziale fonte delle nostre conoscenze su Gesù e finisce con la morte dell’ultimo apostolo. Dopo tale data infatti non può più essere accolta nessuna affermazione «nuova» su Gesù, in quanto non potrebbe più esserne controllata la veridicità.
Inizia il tempo della tradizione «conservativa» (orale o scritta) che può soltanto tramandare l’insegnamento di e su Gesù.

      Siccome c'era il rischio che la tradizione orale si alterasse, sorse la necessità di metterla per scritto.

      Furono perciò prodotti e cominciarono a circolare nelle comunità cristiane vari scritti,

-     o di apostoli che erano stati con Gesù fin dall’inizio della sua attività,

-     o di Paolo che si era convertito dopo la morte di Gesù e che confermava di averlo visto risorto,

-     o di discepoli che avevano raccolto direttamente l’insegnamento orale di qualche apostolo.

La necessità di mettere per scritto le tradizioni su Gesù nasceva anche dal fatto che la fine del mondo, che qualche cristiano attendeva come imminente, in realtà non veniva e intanto gli apostoli cominciavano a morire.

      Poiché questi scritti sorsero in comunità cristiane che avevano udito gli apostoli, sarebbero stati rifiutati, se il loro discorso fosse stato diverso dall'insegnamento apostolico. Così è successo per almeno una lettera falsamente attribuita a Paolo (cfr. 2 Tess 2,1), per tutti i vangeli dichiarati «apocrifi», per la Didaché, ecc.

      Furono dunque le comunità cristiane a giudicare quali fossero i libri da accettare come vincolanti per la fede e lo fecero in base alla conformità di essi con la tradizione orale apostolica: il Nuovo Testamento.

      La fede cristiana perciò non potè fondarsi sul Nuovo Testamento, ma sulla Tradizione (di cui il Nuovo Testamento era certamente una parte):

-     sia perché, almeno da vent'anni, il Cristianesimo c'era già, senza che ci fossero i libri che poi formeranno il Nuovo Testamento;

-     sia perché non era scritto nella Bibbia quali fossero i libri della Bibbia.


    Conclusione

      I libri del N.T. contengono la genuina tradizione apostolica su Gesù. Ma questo si può accettare ciò solo se si dà fiducia alla Chiesa del I-II secolo, che abbia selezionato bene questi libri e li abbia garantiti e tramandati lungo i secoli.

      (Chi non accetta questo non riuscirà ad arrivare a conoscere con sicurezza i fatti e i detti di Gesù).


b) La testimonianza degli apostoli su Gesù

      Leggendo ora i documenti del Nuovo Testamento, si vede che il punto fondamentale che gli apostoli hanno tramandato su Gesù è che egli è risorto.

      Però, per gli apostoli, la risurrezione di Gesù non è solo importante come fatto realmente successo, ma anche come garanzia che Gesù stesso ha dato per essere creduto quando diceva

-     di essere Figlio di Dio;

-     di portare la parola di Dio (verità): cfr. Mt 12,38-40; 16,4; Lc 11,29-32; Gv 2,18-22; At 2,36; 10,36-43; Rom 10,9-10 (riprende un’idea diDeut 18,18-22"Dio susciterà un profeta come Mosè").

      Atto di fede negli apostoli è essenzialmente accogliere questa testimonianza.

      Chi sceglie di dar fiducia agli apostoli che trasmettono il fatto eccezionale della risurrezione di Gesù non ha più difficoltà a fidarsi di loro per tutto quanto raccontano su Gesù.

E perciò accetta che gli apostoli abbiano

1.      tramandato in modo sostanzialmente fedele i fatti e i detti di Gesù;

2.      interpretato correttamente il senso delle sue parole (anche nell’adattarle alle esigenze delle varie comunità in cui le hanno predicate);

3.   fatto su Gesù un discorso vero, quando dissero che parlava a nome di Dio (profeta) e quindi portava la verità di Dio.

      Ciò vale anche per Paolo, in quanto le comunità del I-II secolo hanno accettato i suoi scritti al pari di quelli degli altri apostoli (cfr. 2 Pt 3,15-16).

È abbastanza frequente oggi, soprattutto negli ambienti ebraici, sentir dire che Gesù era un rabbino che ha operato ed insegnato all'interno dell'ebraismo e che è stato Paolo ad alterare il suo messaggio, presentando un Cristianesimo diverso da quello di Gesù.

A chi afferma questo è necessario fare i complimenti: per poter dire che Paolo ha alterato il messaggio di Gesù, egli deve conoscere il messaggio di Gesù! Ma da quali documenti? I vangeli non sono certo stati scritti da Gesù!

 Gesù non ha scritto nulla che ci sia giunto e perciò il suo messaggio lo conosciamo solo da quelle comunità che hanno accettato come fondamentale per il Cristianesimo anche l’insegnamento di Paolo: evidentemente l'hanno visto come omogeneo all'insegnamento di Gesù. Il sospetto che queste comunità non abbiano capito le differenze fra i due messaggi ne farebbe sorgere legittimamente un altro, che cioè non abbiano neanche capito quello di Gesù.

 


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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