Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La INFALLIBILITA' della CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2014 19:36
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
28/12/2013 19:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

L’ Infallibilità della Chiesa Cattolica


di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI




L’Epistola per la festa di Pentecoste è presa dagli Atti degli Apostoli e ci descrive la meravigliosa trasformazione che lo Spirito Santo realizzò nelle anime degli Apostoli quando discese su di loro in forma di lingue di fuoco. Leggiamo negli Atti degli Apostoli:

“E quando i giorni della Pentecoste stavano per concludersi, erano riuniti tutti insieme. E all’improvviso venne un rumore dal cielo, come quello di un forte vento in arrivo, e riempì l’intera casa dove sedevano. Ed ivi apparvero delle lingue di fuoco divise, che si collocarono sopra ciascuno di loro. Ed essi furono tutti ripieni di Spirito Santo....” (Atti 2:1-4)

E Dio Onnipotente nella Sua infinita sapienza dispose le cose di modo che gli Apostoli ricevessero lo Spirito Santo in Gerusalemme proprio allo stesso tempo in cui gli Ebrei celebravano una delle tre grandi feste del Vecchio Testamento — la Festa delle Settimane (la festa del raccolto radunato). Come il Consolatore, lo Spirito di Verità, venne sugli Apostoli, subito essi coraggiosamente uscirono dal ritiro “per predicare a tutte le nazioni” tutto ciò che Cristo aveva loro comandato.

In questa festa di Pentecoste, sarebbe assai opportuno che riflettessimo sull’unica, vera Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, quella Chiesa con la quale Cristo promise di essere tutti i giorni, fino alla consumazione del mondo, quella Chiesa che possiede in permanenza la Presenza dello Spirito di Verità — quella Chiesa che si chiama Chiesa Cattolica. Quanto importante è per noi di capire chiaramente la natura della Chiesa Cattolica, specie ai nostri tempi, quando la stragrande maggioranza del genere umano “non sopporta la sana dottrina, ma per prurito d’udire va ammucchiandosi dottrine secondo le proprie passioni e desideri.”! Quanto importante è questa comprensione della Chiesa in questi tempi di così tanta confusione tra coloro che si dicono cattolici! Uno studio dettagliato di una delle proprietà della Chiesa Cattolica, la sua infallibilità, può aiutarci moltissimo a riconoscere dove è oggi la Chiesa Cattolica ed anche dove non è.

Prima che consideriamo l’attributo dell’infallibilità, dobbiamo capire che cos’è un attributo. Un attributo o proprietà è ciò che è inerente alla specifica natura di una cosa e deriva dalla sua propria natura. Un eccellente esempio di questo è l’acqua. L’acqua ha la proprietà di bagnare. Il bagnare è inerente alla natura propria dell’acqua; è impossibile separare il bagnare dall’acqua. Ci sono tre attributi o proprietà della Chiesa Cattolica: l’infallibilità, l’indefettibilità, e l’autorità. Essi sono inerenti alla natura propria della Chiesa Cattolica e non possono venir separati da lei.


OFFLINE
28/12/2013 20:00
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


L’attributo dell’infallibilità significa l’incapacità e l’impossibilità di errare del Magistero Docente quando insegna alla Chiesa universale in materia di fede e di morale. Come insegnò il Concilio Vaticano I :


“Inoltre, si deve credere di fede divina e cattolica tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta o nella tradizione e che è proposto dalla Chiesa come oggetto divinamente rivelato da credersi, sia mediante un decreto solenne, sia nel suo ordinario insegnamento universale.”

I possessori dell’infallibilità sono:



a) il Papa (il Papa è infallibile quando parla ex cathedra),


b) l’intero Episcopato (la totalità dei vescovi è infallibile quando essi, sia riuniti in concilio generale, sia dispersi sulla terra, propongono un insegnamento di fede o di morale come da tenersi da tutti i fedeli).



Molti sono familiari con il concetto di infallibilità dei pronunciamenti ex cathedra del Papa ed anche dei decreti di un Concilio Ecumenico, ma non sono familiari con il concetto di infallibilità del “Magistero Ordinario Universale della Chiesa.”


Che cos’è il Magistero Ordinario Universale?


Per una chiara e concisa risposta, leggiamo in The Fundamentals of Catholic Dogma [“I Fondamenti del Dogma Cattolico”], del Dr. Ludwig Ott:


I vescovi esercitano il loro potere di insegnamento infallibile in modo ordinario quando, nelle loro diocesi, moralmente uniti al Papa, unanimemente promulgano gli stessi insegnamenti sulla fede e la morale. Il Concilio Vaticano dichiarò espressamente che anche le verità della Rivelazione proposte come tali dall’officio docente ordinario e generale della Chiesa debbono essere fermamente tenute con ‘fede divina e cattolica’ (D 1792). Ma coloro a cui incombe l’officio docente ordinario e generale della Chiesa sono i membri dell’intero episcopato dispersi su tutta la terra. L’accordo dei vescovi nella dottrina può essere determinato dai catechismi da loro emanati, dalle loro lettere pastorali, dai libri di preghiere da loro approvati, e dalle risoluzioni dei sinodi particolari. Un accordo moralmente generale è sufficiente, ma in questo è essenziale l’espresso o tacito assenso del Papa, quale Capo Supremo dell’Episcopato.”

L’oggetto della infallibilità della Chiesa è duplice:



a) L’oggetto primario della infallibilità della Chiesa sono le verità formalmente rivelate della Dottrina Cristiana concernenti la fede e la morale.


b) L’oggetto secondario della infallibilità della Chiesa sono le verità dell’insegnamento cristiano sulla fede e la morale, che non sono formalmente rivelate, ma che sono strettamente connesse con l’insegnamento della Rivelazione.



Inclusi nell’oggetto secondario dell’infallibilità sono:
   1) le conclusioni teologiche;
   2) i fatti dogmatici;
   3) la disciplina generale della Chiesa;
   4) l’approvazione degli ordini religiosi;
   5) la canonizzazione dei santi.

Perché queste cose devono essere oggetto dell’infallibilità della Chiesa?

Una eccellente spiegazione si trova in Christ’s Church, [“La Chiesa di Cristo”] di Mons. G. Van Noort, S.T.D :

“Il carisma dell’infallibilità fu dato alla Chiesa in modo che potesse piamente salvaguardare e spiegare con sicurezza il deposito della cristiana rivelazione, e perciò potesse essere in tutte le età l’insegnante della verità cristiana e del modo di vivere cristiano.

“E’ evidente dalle promesse di Cristo che il magistero, l’officio docente della Chiesa, fu provveduto dell’infallibilità in modo che essa potesse esser capace di compiere adeguatamente la sua missione, cioè, salvaguardare con riverenza, spiegare con sicurezza, e difendere efficacemente il deposito della fede.

“La sicurezza del deposito richiede l’efficace rigetto o eliminazione di tutti gli errori che possano ad esso opporsi, anche se solo indirettamente. Questo sarebbe semplicemente impossibile senza l’infallibilità nelle materie sopra elencate.”

Qui sarebbe bene focalizzare l’attenzione su una ulteriore spiegazione dell’oggetto secondario dell’infallibilità, nelle questioni riguardanti la disciplina generale della Chiesa.

Ancora una volta, leggiamo da Christ’s Church di Mons. Van Noort:

“L’infallibilità della Chiesa si estende alla disciplina generale della Chiesa. Questa proposizione è teologicamente certa. Col termine ‘disciplina generale della Chiesa’ si intendono quelle leggi ecclesiastiche stabilite per la Chiesa universale per la direzione del culto e del vivere cristiano.

“L’imposizione di comandi non appartiene direttamente all’officio docente ma all’officio di governo; le leggi disciplinari sono solo indirettamente oggetto dell’infallibilità, cioè, solo a motivo della decisione dottrinale in esse implicita. Quando i legislatori della Chiesa promulgano una legge, essi compiono implicitamente un duplice giudizio: ‘Questa legge quadra con la dottrina della fede e con la morale della Chiesa;’ cioè, non impone nulla che diverga dal sano credere e dalla buona morale. Ciò equivale ad un decreto dottrinale.”

“Prova: 1. Dallo scopo dell’infallibilità. La Chiesa fu dotata di infallibilità affinchè potesse custodire l’intera dottrina di Cristo ed essere per tutti gli uomini una docente degna di fiducia del modo di vivere cristiano. Ma se la Chiesa potesse sbagliare riguardo al modo da tenersi, dichiarato quando legifera sulla disciplina generale, non sarebbe più né una guardiana fedele della dottrina rivelata, né una docente degna di fiducia riguardo al vivere cristiano. Non sarebbe guardiana della dottrina rivelata, perchè l’imposizione di una legge viziosa sarebbe, a tutti i fini pratici, equivalente a una erronea definizione della dottrina; ciascuno ne concluderebbe naturalmente che ciò che la Chiesa ha comandato non quadra con la sana dottrina. Non sarebbe docente del modo di vivere cristiano, poiché con le sue leggi indurrebbe la corruzione nella pratica della vita religiosa. 2. Dall’affermazione ufficiale della Chiesa, che stigmatizza come ‘almeno erronea’ l’ipotesi ‘che la Chiesa possa stabilire una disciplina che sarebbe pericolosa, nociva, e che induca alla superstizione ed al materialismo.’”

“Il ben noto assioma, Lex orandi est lex credendi (La legge del pregare è la legge del credere) è una applicazione speciale della dottrina della infallibilità della Chiesa in materie disciplinari. Questo assioma dice in effetti che le formule di preghiera approvate per uso pubblico nella Chiesa universale non possono contenere errori contro la fede o la morale.”

La ragione di questa ampia spiegazione della proprietà dell’infallibilità della Chiesa è che questo è il più forte argomento contro la Chiesa Conciliare del Concilio Vaticano II..

Perchè infatti, come potrebbe la Chiesa Cattolica fedelmente, coerentemente e infallibilmente insegnare la stessa fede per 1900 anni, e poi improvvisamente proporre, durante il Concilio Vaticano Secondo, false dottrine già condannate dai Papi e Concilii del passato (si vedano ad es., l’ecumenismo e la libertà religiosa)? Come potrebbe la Chiesa Cattolica continuamente rinnovare in modo incruento il Sacrificio del Calvario nella Santa Messa e poi, d’un colpo, sostituirlo con un luterano “memoriale dell’Ultima Cena”? Come potrebbe la Chiesa Cattolica legiferare così fermamente nelle sue disposizioni contro l’interconfessionalismo e l’intercomunione, dato che questi portano all’indifferentismo religioso, e poi all’improvviso abrogare queste leggi e permettere tali faccende?

Dobbiamo forse supporre che lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, abbia improvvisamente cambiato idea e permesso contraddizioni nelle materie della Fede, della S.Messa, e nelle leggi universali della Chiesa? Dobbiamo supporre che Cristo abbia improvvisamente abbandonato la Sua Chiesa e l’abbia lasciata cadere nell’errore e nell’eresia?

Eppure, è principalmente questa questione dell’infallibilità che divide coloro che si dicono cattolici tradizionali. Alcuni cattolici tradizionali rigettano gli errori del falso ecumenismo e della libertà religiosa del Concilio Vaticano Secondo, il nuovo memoriale protestante dell’Ultima Cena — il Novus Ordo Missae — e le eresie del Nuovo Codice di Diritto Canonico (1983) e ciononostante insistono che proprio gli autori di questi errori sarebbero ancora i rappresentanti di Cristo qui sulla terra. In realtà, costoro dicono che il Magistero Vivente della Chiesa ha errato e ha condotto la maggioranza dei Cattolici nell’errore, e continua ad errare. Tale conclusione altro non è che la negazione dell’infallibilità della Chiesa.

Non ci può essere alcun dubbio che la Chiesa Conciliare ha errato. Non solo nel 1965, alla conclusione del Concilio Vaticano II, ma anche negli ultimi trent’anni nel suo magistero ordinario universale. Come non potrebbe essere più chiaro — questa Chiesa Conciliare non è la Chiesa Cattolica!

Come insegnò Papa Leone XIII nella Satis Cognitum:

“Se il vivente magistero potesse essere in qualsiasi modo falso — ne seguirebbe una evidente contraddizione, perché allora Dio sarebbe l’autore dell’errore.”

Ed anche il Concilio Vaticano Primo (1870), nella Costituzione Dogmatica Pastor Aeternus, riaffermò l’insegnamento del Quarto Concilio di Costantinopoli:

“E la loro verità è stata provata dal corso della storia, poiché nella Sede Apostolica, la religione cattolica è sempre stata mantenuta senza macchia ed i suoi insegnamenti santi.”

E ancora, nella medesima Costituzione Dogmatica:

“Certo, fu questa dottrina apostolica che tennero tutti i Padri, e i santi Dottori ortodossi riverirono e seguirono. Poichè compresero pienamente che questa Sede di S.Pietro resta sempre intatta da qualsiasi errore...”

Perciò coloro che continuano “a camminare sullo steccato” — con un piede nel movimento tradizionale e l’altro nella Chiesa Conciliare — guardino la realtà: ci sono oggi due differenti Chiese, la Chiesa Cattolica e la Chiesa Conciliare. C’è la Chiesa Cattolica, che possiede l’attributo dell’infallibilità, e c’è la Chiesa Conciliare, che non lo possiede.

In questa festa di Pentecoste, chiediamo allo Spirito Santo ed al Suo Dono dell’Intelletto di guidarci in questi tempi profetizzati da S. Paolo nella Seconda Epistola ai Tessalonicesi:

“Che nessuno vi inganni in alcun modo, perché il giorno del Signore non verrà se prima non venga l’apostasia... e sia rivelato l’uomo del peccato... così che sieda nel tempio di Dio proclamandosi come Dio.”


+ Mark A. Pivarunas, CMRI


OFFLINE
28/12/2013 20:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

LA QUESTIONE DELLA INFALLIBILITA'

Il pontificato di Pio IX è contrassegnato, oltre che da uno scontro culturale di rilevanza realmente "epocale", da due grandiosi eventi di carattere propriamente religioso e che segnano in modo indelebile il magistero di Papa Mastai Ferretti: la solenne definizione dei dogmi dell’Immacolata Concezione di Maria (1854) e dell’infallibilità pontificia (1870).

Del primo si dirà più avanti. E’ ora il momento di svolgere qualche breve considerazione sul secondo.

1) Verso il Concilio Vaticano I

"Nella storia della Chiesa le grandi crisi vengono affrontate con i concili ecumenici. Dopo lo gnosticismo dei primi secoli, l’arianesimo del secolo IV, il monofisismo del secolo V ed il pelagianesimo dello stesso secolo si svolgono i grandi concili di Nicea, di Efeso e di Calcedonia. Alla eresia del protestantesimo del secolo XVI la Chiesa risponde con il concilio di Trento. Ma una crisi ancora più grande minaccia il cristianesimo nei secoli XVIII e XIX, con il razionalismo e il materialismo. Pio IX risponde con le 80 proposizioni del Sillabo e con l’enciclica Quanta cura, ma la risposta completa sarà con il Concilio Vaticano, che non solo condannerà gli errori ma affermerà i princìpi della verità rivelata" (101).

Tre secoli dopo lo svolgimento del Concilio di Trento, il 29 giugno 1868 con la promulgazione della lettera apostolica Aeterni Patris Pio IX annuncia ufficialmente l’indizione di un nuovo Sacro Concilio della Chiesa. La cerimonia di apertura è fissata per l’8 dicembre 1869, quindicesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata, nella basilica del Vaticano.

La lettera apostolica di convocazione del Concilio indica che scopo dell’assise era quello di "arrecare salutari rimedii "ai mali del secolo presente nella Chiesa e nella società dovendo esaminare e decidere "le cose che prima di tutto riguardano, specialmente in questi difficilissimi tempi, la maggior gloria di Dio, l’integrità della fede, il decoro del culto divino, l’eterna salute delle anime [...]. Parimenti con impegno intensissimo si deve procurare che, con l’aiuto di Dio, siano rimossi tutti i mali dalla Chiesa e dalla società civile, affinché i miseri erranti vengano richiamati al retto sentiero della verità, della giustizia e della salute [...]" (102). Già in questa occasione il Papa, pur non preannunciando né ponendo formalmente in discussione la questione dell’infallibilità, traccia in qualche modo la linea che condurrà alla definizione del dogma, quando scrive che "Siccome l’unità della Chiesa, la sua integrità e il suo governo istituito da Gesù Cristo stesso devono durare stabili in perpetuo, così nei Romani Pontefici successori di Pietro, che sono collocati in questa romana Cattedra, la stessissima suprema potestà di Pietro, la giurisdizione e il Primato di lui in tutta la Chiesa persistono integri e potenti" (103).

Il tema dell’infallibilità, che era da tempo oggetto di dibattito all’interno del mondo cattolico, venne poi autorevolmente riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica da un articolo pubblicato il 6 febbraio 1869 dallaCiviltà Cattolica, nel quale veniva avanzata l’ipotesi che il futuro Concilio si pronunciasse definitivamente anche su questo argomento.

Questa eventualità non incontrò favore unanime all’interno della Chiesa. Il vescovo di Orleans, mons. Felix Dupanloup, pubblicò articoli ed opuscoli per sostenere l’inopportunità storica e politica di una tale definizione, senza formulare però una critica di carattere sostanziale. "Malgrado l’abilità diplomatica del vescovo di Orleans, che aveva compreso come una posizione antiinfallibilista attestata sul piano dottrinale avrebbe condotto all’isolamento, era evidente l’influenza e il collegamento del Dupanloup con chi negava al Papa la prerogativa dell’infallibilità sul piano dei princìpi" (104): si tratta di esponenti di area francese e tedesca, fortemente condizionati da una concezione nazionale della Chiesa e perciò poco propensi a riconoscere prerogative primaziali particolari alla sede di Roma. Spiccano, al riguardo, i nomi di mons. Henri Louis Maret in Francia, del professor Ignaz von Dollinger, di mons. Guglielmo Emanuele von Ketteler e di mons. von Hefele in Germania.

In pratica, sulla questione dell’infallibilità si riaprì, con toni accesi, lo scontro ormai consueto all’interno del mondo cattolico "[...] fra le diverse correnti che da un ventennio si erano affrontate: gallicani e liberali da una parte, ultramontani e intransigenti dall’altra" (105).

L’opposizione esterna, di marca laicista, sfociò nella indizione di un anticoncilio massonico, ideato dal deputato e maestro massone Giuseppe Napoleone Ricciardi e programmato a Napoli nello stesso giorno di avvio del Vaticano I.

In effetti, "Per la massoneria italiana il Concilio ecumenico era un brutto colpo, anzitutto perché, contro le aspettative del "fratello" Vittorio Emanuele, il solo annuncio della convocazione aveva riacceso nei templi la polemica della componente più radicale, repubblicana e anticlericale" cioè di coloro "che volevano innestare nella ritualità dell’Arte Reale un nuovo umanesimo, ateo e socialista" (106).

Accanto alle resistenze di molti anche nel mondo laicista, si registrarono subito anche entusiastiche e significative adesioni all’iniziativa. Lo storico Michele Amari dichiarò: "Figuratevi se io non applaudisca pienamente a qualunque propaganda che promuova la Ragione e combatta le favole cristiane e le superstizioni cattoliche" (107); "Noi siamo satanici" fu il proclama di Giosuè Carducci che provvide per l’occasione a ristampare l’Inno a Satana; "I morti stessi vi parteciperanno" fu la macabra predizione dello storico francese Jules Michelet che propose di evocare le ombre dell’eretico boemo Jan Huss, di Martin Lutero e di Galileo Galilei; "La mia anima verrà" fu l’adesione di Victor Hugo.

 

2) Il Concilio Vaticano I

E’ l’8 dicembre 1869 quando, con una solenne cerimonia ed alla presenza di circa 700 padri conciliari e di migliaia di pellegrini festanti, Pio IX dichiara aperto il Concilio Ecumenico Vaticano. I lavori conciliari, minuziosamente preparati da apposite commissioni, si svilupperanno lungo l’arco di nove mesi dando vita a serrati dibattiti di ordine teologico e pastorale che sfoceranno nella elaborazione di due fondamentali documenti: la costituzione apostolica Dei Filius, approvata nella sessione pubblica del 24 aprile 1870, e la costituzione apostolica Pastor Aeternus, approvata il 18 luglio 1870.

La Dei Filius si apre con un preambolo dedicato ai frutti dei concili precedenti ed in particolare del Concilio di Trento, del quale sono richiamati gli innumerevoli aspetti positivi, quali la più precisa definizione ed esposizione dei dogmi cattolici, la condanna degli errori del tempo, la maggiore coesione che ne derivò tra le membra della Chiesa, Corpo mistico di Cristo. Il prologo della costituzione mette poi in guardia dagli errori del razionalismo moderno, nato dalle eresie condannate a Trento, e richiama l’attenzione sul ruolo salvifico proprio della Chiesa, la quale ha il compito di insegnare e diffondere le verità di fede ricevute in deposito da Cristo.

La costituzione si articola successivamente in quattro capitoli: 1) Dio Creatore di tutte le cose; 2) La Rivelazione; 3) La Fede; 4) La fede e la ragione. Seguono i Canoni nei quali vengono condannati gli errori contrari alle verità contenute nei capitoli precedenti.

Trattando argomenti di così rilevante importanza teologica e filosofica, il Concilio ebbe modo di contrapporre al panteismo, al materialismo, all’indifferentismo ed al razionalismo una lucida ed essenziale esposizione della dottrina cattolica in materia di fede, rivelazione, rapporti tra fede e ragione.

Lo schema di costituzione intitolato Il Romano pontefice ed il Suo magistero infallibile, poi, come era prevedibile, viste le polemiche che su questo punto avevano preceduto l’apertura dei lavori conciliari, provocò una discussione dai toni vivaci che consentì però un notevole approfondimento delle diverse posizioni con conseguente revisione e correzione del testo originario: "Il dibattito si svolse con grande franchezza e libertà. Tutti gli argomenti favorevoli e contrari furono ampiamente discussi e nulla venne tenuto segreto o taciuto di quanto fu ritenuto necessario per un miglior chiarimento del tema. L’appassionata veemenza dell’opposizione che [...] era brillantemente rappresentata al concilio, ebbe come conseguenza l’accurato esame delle obiezioni e dei pareri espressi contro la tesi dell’infallibilità ed è proprio questa opposizione che si deve ringraziare per aver definitivamente spazzato via tutta la stolida ed inutile zavorra" (108). Va quindi detto con chiarezza, a confutazione di vecchie polemiche, che "[...] il Concilio dibatté completamente la questione; la minoranza vi si espresse al punto di volersi ripetere ad oltranza. Dunque ci fu libertà; dunque Pio IX non coercì il concilio" (109).

Al termine del lungo dibattito, nel corso del quale vennero discussi 177 emendamenti, si arrivò alla votazione. Tre giorni prima della votazione finale sul testo definitivo una delegazione di vescovi contrari alla definizione del dogma chiese a Pio IX di precisare nella costituzione che il Pontefice è infallibile per la testimonianza della Chiesa, cercando così di introdurre una limitazione alla prerogativa papale. Pio IX si mosse invece in direzione diametralmente opposta, precisando espressamente che l’infallibilità non dipende dal consenso della Chiesa.

Il 18 luglio 1870 il Concilio, con il voto favorevole di 535 padri contro 2, approva la costituzione apostolica Pastor Aeternus sulla "istituzione, la perpetuità e la natura del sacro Primato apostolico, in cui sta la forza e la solidità di tutta la Chiesa".

Oltre a un breve prologo, il documento conciliare consta di quattro capitoli, ciascuno dei quali è seguito da un Canone che sancisce la condanna di uno specifico errore. I titoli sono: 1) Istituzione del Primato apostolico nel beato Pietro; 2) La perpetuità del Primato del beato Pietro nei Romani Pontefici; 3) La forza e la natura del Primato del Romano Pontefice; 4) Il Magistero infallibile del Romano Pontefice.

Tutto il documento, ampiamente ed esaurientemente motivato sul piano teologico, tende a dimostrare la verità di fede esplicitata in forma dogmatica in chiusura del quarto capitolo secondo la quale "[...] il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quella infallibilità con cui il divino Redentore volle che fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede o ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa" (110).

Da tale solenne definizione risultano chiaramente le condizioni della infallibilità pontificia. Per aversi definizione infallibile il Papa deve:
a) parlare come Dottore e Pastore universale; 
b) usare della pienezza della sua autorità apostolica; 
c) manifestare l’intenzione di "definire"; 
d) trattare di fede o di costumi.

La proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia costituisce il culmine del pontificato di Pio IX e si pone a conferma, di fronte ad un mondo che si manifesta sempre più drammaticamente ostile alla Chiesa, della indefettibilità della cattedra di Pietro a difesa dell’integrità della dottrina cattolica. Osserva mons. Luigi Giussani: "La Chiesa dunque scelse, in una società dove una concezione materialistica della vita era diventata mentalità comune, la provocazione di affermare solennemente che l’uomo non è l’unica misura del reale, bensì che il nesso tra l’uomo e la verità passa non solo attraverso i brevi passi della sua ragione, ma attraverso l’alveo di una autorità che, assistita da Dio, deve guidare l’uomo alla salvezza. In questo caso, dunque, il dogma, pur lungamente discusso, è stato provocato da un contrasto clamoroso e totale col mondo attorno, contrasto in merito al quale è emersa la necessità di una chiarezza" (111).

Secondo l’analisi di Joseph Lortz "Dal punto di vista storico, la definizione dell’universale episcopato" del papa e della sua infallibilità rappresenta la conclusione di un grandioso sviluppo, il quale aveva avuto come punto di partenza il Primato di Pietro e la sua attività a Roma, e, nel corso di due millenni, aveva attraversato una serie incalcolabile di situazioni diverse (specialmente nel Medioevo) senza mai deflettere dal suo principio. Il programma di Gregorio VII, ossia l’intima e salda unione di tutte le chiese con quella di Roma, riceveva ora il suo coronamento: centralizzazione assoluta di tutta l’autorità ecclesiastica nelle mani del papa" (112).

Il dogma dell’infallibilità del Papa, così come definito dal Vaticano I, verrà ribadito e riproposto a tutti i fedeli dal Concilio Ecumenico Vaticano II con la Costituzione dogmatica Lumen Gentium del 21 novembre 1964, la quale formulerà anche il principio della collegialità episcopale.

Con la solenne definizione del dogma, proclamato nella sessione pubblica del 18 luglio 1870, soltanto due mesi prima dell’oltraggio costituito dall’aggressione militare italiana contro Roma, e davanti ad un mondo dominato sempre più dal relativismo e dal disordinato rincorrersi di opinioni e di correnti ideologiche, la Chiesa ribadisce l’esistenza di una verità che trascende l’opinione e che viene trasmessa agli uomini dalla cattedra di Pietro. E’ un altro, ennesimo scandalo che il pontificato di Pio IX provocò (e provoca tuttora) di fronte ad una mentalità incapace di cogliere il significato ed il senso di una verità oggettiva e di un magistero che se ne rende annunciatore.

 

NOTE

101 Mons. Alberto Polverari, op. cit., vol. III, p.148.

102 Pio IX, Bolla Aeterni Patris del 29-6-1868. In Ugo Bellocchi, op. cit., p. 296.

103 Ibidem, pp. 294-295.

104 Roberto de Mattei, Il Papa del Vaticano I e della infallibilità, in Cristianità, anno VI, n. 43, p.7.

105 Roger Aubert, op. cit., vol. II, p. 484.

106 Enrico Nassi, op. cit., p.37.

107 Aldo A. Mola, op. cit., pp. 137-138. Da tali pagine sono tratte anche le citazioni seguenti.

108 August Franzen, Breve storia della Chiesa, Queriniana, Brescia 1970, p. 353.

109 Manlio Brunetti, Pio IX: giudizio storico e teologico, cit. p.75.

110 Pio IX, Costituzione dogmatica Pastor Aeternus del 18-7-1870. In Ugo Bellocchi, op. cit., pp.339-340.

111 Mons. Luigi Giussani, Perché la Chiesa, tomo 2, Jaca Book, Milano 1992, p.75.

112 Joseph Lortz, op. cit., p. 431.


OFFLINE
28/12/2013 20:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

 L'INFALLIBILITA'
E L' INTERPRETAZIONE
del "vangelo" di Gesù

 


In questo capitolo vedremo:
1. I problemi
2. La risposta
3. La Chiesa è infallibile
4. L'infallibilità nella Chiesa
a) il Concilio Ecumenico
b) il Papa
5. Il cristiano e l'infallibilità
6. I dogmi ed il magistero ecclesiastico

 

1. I problemi

Il cristiano deve seguire l'insegnamento di Gesù.

Ma, tenuto conto che

-   Gesù ha parlato in ebraico/aramaico e per i suoi contemporanei ebrei,

-   il Nuovo Testamento è giunto a noi scritto in greco: dunque c'è stata una traduzione,

-   ogni testo scritto va interpretato,

      si sono posti assai presto nella Chiesa due problemi:

*   come stabilire il senso esatto dell'insegnamento di Gesù?

*   come attuare il suo insegnamento in caso di situazioni nuove?

Equivalentemente: chi ha l'autorità di interpretare in modo sicuro il pensiero di Gesù? Facciamo due esempi:

(N.B.= Per distinguere il testo biblico dal nostro commento, questo è scritto in carattere diverso)

1) Dice Gesù: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, [...] non può essere mio discepolo" (Lc 14, 26).

    Come intendere questa frase? alla lettera?

2) Che cosa insegna Gesù a proposito delle pillole anticoncezionali? Resta difficile trovare nel Nuovo Testamento una risposta a questo problema, dato che non esisteva ai tempi di Gesù e degli apostoli!


2. La risposta

Per rispondere a questi delicati problemi procediamo per gradi.

a) La testimonianza dei primi cristiani

      Se vogliamo conoscere oggi il pensiero di Gesù di Nazareth, non possiamo rivolgerci direttamente a Lui, poiché non possediamo documenti scritti da Lui; dobbiamo allora rivolgerci a coloro che furono vicini a Lui e che divennero i fondatori del Cristianesimo: gli apostoli.

      Molti di essi però hanno preferito raccontare a voce i fatti e i detti di Gesù, anziché scriverli.

      Coloro che hanno ascoltato gli apostoli ed hanno creduto alla loro parola sono diventati cristiani e, pur non avendo conosciuto Gesù, si sono messi a loro volta a predicare ad altri il suo vangelo, così come essi stessi lo avevano imparato dagli apostoli.

      Si è creata in questo modo una tradizione orale su Gesù, tradizione che si è sviluppata nell’arco di almeno venti anni.

      Alla radice di questa tradizione c’era comunque l’insegnamento degli apostoli, in grado di intervenire, a voce o per scritto, per correggere eventuali deviazioni, rettificare errate interpretazioni, completare insegnamenti lacunosi (così infatti è successo più volte a Pietro e a Paolo).

Questa tradizione è comunemente chiamata «costitutiva», in quanto è l’unica sostanziale fonte delle nostre conoscenze su Gesù e finisce con la morte dell’ultimo apostolo. Dopo tale data infatti non può più essere accolta nessuna affermazione «nuova» su Gesù, in quanto non potrebbe più esserne controllata la veridicità.
Inizia il tempo della tradizione «conservativa» (orale o scritta) che può soltanto tramandare l’insegnamento di e su Gesù.

      Siccome c'era il rischio che la tradizione orale si alterasse, sorse la necessità di metterla per scritto.

      Furono perciò prodotti e cominciarono a circolare nelle comunità cristiane vari scritti,

-     o di apostoli che erano stati con Gesù fin dall’inizio della sua attività,

-     o di Paolo che si era convertito dopo la morte di Gesù e che confermava di averlo visto risorto,

-     o di discepoli che avevano raccolto direttamente l’insegnamento orale di qualche apostolo.

La necessità di mettere per scritto le tradizioni su Gesù nasceva anche dal fatto che la fine del mondo, che qualche cristiano attendeva come imminente, in realtà non veniva e intanto gli apostoli cominciavano a morire.

      Poiché questi scritti sorsero in comunità cristiane che avevano udito gli apostoli, sarebbero stati rifiutati, se il loro discorso fosse stato diverso dall'insegnamento apostolico. Così è successo per almeno una lettera falsamente attribuita a Paolo (cfr. 2 Tess 2,1), per tutti i vangeli dichiarati «apocrifi», per la Didaché, ecc.

      Furono dunque le comunità cristiane a giudicare quali fossero i libri da accettare come vincolanti per la fede e lo fecero in base alla conformità di essi con la tradizione orale apostolica: il Nuovo Testamento.

      La fede cristiana perciò non potè fondarsi sul Nuovo Testamento, ma sulla Tradizione (di cui il Nuovo Testamento era certamente una parte):

-     sia perché, almeno da vent'anni, il Cristianesimo c'era già, senza che ci fossero i libri che poi formeranno il Nuovo Testamento;

-     sia perché non era scritto nella Bibbia quali fossero i libri della Bibbia.


    Conclusione

      I libri del N.T. contengono la genuina tradizione apostolica su Gesù. Ma questo si può accettare ciò solo se si dà fiducia alla Chiesa del I-II secolo, che abbia selezionato bene questi libri e li abbia garantiti e tramandati lungo i secoli.

      (Chi non accetta questo non riuscirà ad arrivare a conoscere con sicurezza i fatti e i detti di Gesù).


b) La testimonianza degli apostoli su Gesù

      Leggendo ora i documenti del Nuovo Testamento, si vede che il punto fondamentale che gli apostoli hanno tramandato su Gesù è che egli è risorto.

      Però, per gli apostoli, la risurrezione di Gesù non è solo importante come fatto realmente successo, ma anche come garanzia che Gesù stesso ha dato per essere creduto quando diceva

-     di essere Figlio di Dio;

-     di portare la parola di Dio (verità): cfr. Mt 12,38-40; 16,4; Lc 11,29-32; Gv 2,18-22; At 2,36; 10,36-43; Rom 10,9-10 (riprende un’idea diDeut 18,18-22"Dio susciterà un profeta come Mosè").

      Atto di fede negli apostoli è essenzialmente accogliere questa testimonianza.

      Chi sceglie di dar fiducia agli apostoli che trasmettono il fatto eccezionale della risurrezione di Gesù non ha più difficoltà a fidarsi di loro per tutto quanto raccontano su Gesù.

E perciò accetta che gli apostoli abbiano

1.      tramandato in modo sostanzialmente fedele i fatti e i detti di Gesù;

2.      interpretato correttamente il senso delle sue parole (anche nell’adattarle alle esigenze delle varie comunità in cui le hanno predicate);

3.   fatto su Gesù un discorso vero, quando dissero che parlava a nome di Dio (profeta) e quindi portava la verità di Dio.

      Ciò vale anche per Paolo, in quanto le comunità del I-II secolo hanno accettato i suoi scritti al pari di quelli degli altri apostoli (cfr. 2 Pt 3,15-16).

È abbastanza frequente oggi, soprattutto negli ambienti ebraici, sentir dire che Gesù era un rabbino che ha operato ed insegnato all'interno dell'ebraismo e che è stato Paolo ad alterare il suo messaggio, presentando un Cristianesimo diverso da quello di Gesù.

A chi afferma questo è necessario fare i complimenti: per poter dire che Paolo ha alterato il messaggio di Gesù, egli deve conoscere il messaggio di Gesù! Ma da quali documenti? I vangeli non sono certo stati scritti da Gesù!

 Gesù non ha scritto nulla che ci sia giunto e perciò il suo messaggio lo conosciamo solo da quelle comunità che hanno accettato come fondamentale per il Cristianesimo anche l’insegnamento di Paolo: evidentemente l'hanno visto come omogeneo all'insegnamento di Gesù. Il sospetto che queste comunità non abbiano capito le differenze fra i due messaggi ne farebbe sorgere legittimamente un altro, che cioè non abbiano neanche capito quello di Gesù.

 


OFFLINE
28/12/2013 20:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

c) Le risposte del Nuovo Testamento


            Alla domanda: Chi ha autorità di interpretare in modo sicuro il pensiero di Gesù? il Nuovo Testamento risponde:


1.   Lo Spirito Santo


      Interprete autorevole del pensiero di Gesù è lo Spirito Santo, dato da Gesù risorto ai discepoli, cioè alla Chiesa.




DOCUMENTAZIONE


q «Io pregherò il Padre che vi darà un altro Paràclito (difensore), affinché (sia) con voi nei secoli, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede né lo conosce. Voi lo conoscete, perché rimane presso di voi e sarà in voi... il difensore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel nome mio, egli vi insegnerà tutto e vi farà ricordare tutte le cose che io dissi a voi» (Gv 14,16-26).


q «Quando sarà venuto Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà verso tutta la verità; infatti non parlerà da se stesso, ma dirà (lett. parlerà) quanto ascolta e vi annuncerà le cose a venir (Gv 16,13).





      
2.   La coscienza del cristiano

      Lo Spirito Santo opera anzitutto attraverso la coscienza del cristiano. Il cristiano infatti ha ricevuto lo Spirito di Gesù e perciò in generale sa come attuare concretamente il pensiero di Gesù nella sua vita.

DOCUMENTAZIONE

q Pietro a loro: «Cambiate mentalità e sia battezzato ciascuno di voi nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei vostri peccati e riceverete il dono del Santo Spirito» (Atti 2,38-39).

q Avendo udito allora gli apostoli che erano in Gerusalemme che la Samaria aveva accolto la parola del Dio, mandarono a loro Pietro e Giovanni, i quali, arrivati, pregarono per loro perché ricevessero Spirito Santo; infatti non era ancora disceso su nessuno di essi, ma soltanto erano stati battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano le mani su di essi e ricevevano Spirito Santo (Atti 8,14-17).

q Voi però non siete ne(lla) carne ma ne(llo) spirito, se veramente (lo) Spirito di Dio abita in voi. Se poi qualcuno non ha (lo) Spirito di Cristo, questo non è di lui. Se invece Cristo (è) in voi, il corpo (è) morto a causa de(l) peccato, mentre lo Spirito (è) vita per giustificazione.

   Se poi lo Spirito di colui che risuscitò Gesù da morti abita in voi, colui che risuscitò Cristo da morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito inabitante in voi (Rom 8,9-11).


      
3.   Gli apostoli - Pietro - la Chiesa

      La coscienza però non è la norma ultima per interpretare con sicurezza il pensiero di Gesù. Essa infatti può avere dei dubbi nel realizzarlo concretamente (cfr. Rom 14, 23: "Chi è incerto,...").

            Tale autorità invece Gesù l'ha data:


a)      agli apostoli

      Essi erano la fonte autentica per interpretare l'insegnamento di Gesù. Egli infatti aveva detto loro:

q «Chi riceve voi riceve me e chi riceve me riceve Colui che mi ha mandato» (Mt 10,40).

q «Chi ascolta voi, ascolta me; e chi disprezza voi, disprezza me; chi poi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato» (Lc 10,16).

q (Disse Gesù): «Io ho comunicato loro la tua parola e il mondo li ha odiati... Santificali per la verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato nel mondo me, anch'io ha mandato nel mondo loro: E per essi io santifico me stesso, affinché essi pure siano santificati per la verità» (Gv 17,14-19).

Inoltre gli apostoli affermano di agire con l’autorità dello Spirito Santo nel decidere per es. la non necessità della circoncisione (At 15,28).


b)   a Pietro

      Secondo le parole di Gesù, gli apostoli avevano bisogno di essere confermati nella fede. Questa funzione Gesù l`ha data a Pietro:

q (Disse Gesù a Pietro): «Io a te dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'ade non prevarranno contro di lei. Darò a te le chiavi del regno dei cieli e ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,18-19).

Secondo la mentalità ebraica, «legare» e «sciogliere» vuol dire valutare se una determinata azione cade o no sotto la legge. Cfr. Gv 5,18: "Gesù scioglieva il sabato".

Comunemente gli ebrei riconoscevano questa prerogativa di «legare e sciogliere» ai loro rabbini.

Secondo alcuni esegeti è anche il potere di assolvere o no i peccati, ma questo è meno documentabile.

q «Simone, Simone, ecco il satana cercò di vagliarvi come grano; io pregai per te affinché non venga meno la tua fede; e tu una volta convertito conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,31-32).

Si ritiene che i «fratelli» siano gli altri apostoli.

Quando dunque ebbero mangiato dice a Simon Pietro Gesù: «Simone di Giovanni mi ami più di questi?». Dice a lui: «Certamente, Signore, tu sai che ti voglio bene». Dice a lui: «Pasci i miei agnellini». Dice a lui nuovamente una seconda volta: «Simone di Giovanni mi ami?». Dice a lui: «Certamente, Signore, tu sai che ti voglio bene». Dice a lui: «Pasci le mie pecorelle». Dice a lui per la terza volta: «Mi vuoi bene?». E disse a lui: «Signore, tutto tu sai, tu conosci che ti voglio bene». Dice a lui Gesù: «Pasci le mie pecorelle»(Gv 21,15-17).

«Agnellini» e «pecorelle» si ritiene che significhino gli altri apostoli o/e tutti i fedeli.


Ma, dopo la morte degli apostoli, a chi riferirsi per avere un'interpretazione autentica?


c)   ai discepoli, cioè alla Chiesa

      Il Nuovo Testamento riconosce l'autorità di interpretare infallibilmente il pensiero di Gesù alla Chiesa, cioè all'insieme dei discepoli di Gesù.

DOCUMENTAZIONE

-      Parole dette da Gesù

q   «Amen dico a voi: quanto legherete sulla terra sarà legato in cielo e quanto scioglierete sulla terra, sarà sciolto in cielo» (Mt 18,18).

È il potere dato ai discepoli di Gesù (la Chiesa) di interpretare la legge cristiana, parallelo a quello dato a Pietro in Mt 16,19.

q   «Io pregherò il Padre che vi darà un altro Paràclito (difensore), affinché (sia) con voi nei secoli, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede né lo conosce. Voi lo conoscete, perché rimane presso di voi e sarà in voi... il difensore, lo Spirito santo che il Padre manderà nel nome mio, egli vi insegnerà tutto e vi farà ricordare tutte le cose che io dissi a voi» (Gv 14,16-26).

q   «Quando sarà venuto Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà verso tutta la verità; infatti non parlerà da se stesso, ma dirà (lett. parlerà) quanto ascolta e vi annuncerà le cose a venire» (Gv 16, 13).

-      Parole dette dagli apostoli

* Paolo

q   «...la casa di Dio, che è (la) Chiesa (= assemblea) di Dio vivente, colonna e fondamento della verità» (1 Tim 3,15).

q   «Sapete quali istruzioni abbiamo dato a voi da parte del Signore Gesù... Pertanto chi disprezza (questi precetti) non disprezza un uomo, ma il Dio che ha anche donato a voi il suo Spirito santo» (1 Tess 4,2-8).

* Giovanni

q   «Quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui (= Gesù) rimane in voi e non avete necessità che qualcuno insegni a voi; ma come la sua unzione insegna a voi riguardo a tutte le cose, ed è vera e non è menzognera, e come insegnò a voi, così rimanete in lui» (1 Gv 2,27).

q   «... per la verità che rimane in noi (= i cristiani) e sarà con noi in eterno» (2 Gv 2).

 

3.     La Chiesa è infallibile

            Da questi testi del Nuovo Testamento deriva che lo Spirito di verità, che è lo Spirito di Gesù, è costantemente presente nei discepoli di Gesù e li assiste in modo che essi non errino nell’interpretare quanto Gesù ha insegnato ed è contenuto nella tradizione orale e scritta: questa è l’infallibilità della Chiesa.

NB. L'affermazione che "la Chiesa è infallibile" stupisce i non cristiani. Infatti, se la Chiesa è l'insieme di tutti i cristiani, come può la somma di tante persone, ognuna delle quali fallibile, dare origine ad un organismo infallibile? La somma  è della stessa natura degli addendi!

La risposta si può dare solo alla luce della fede: Gesù ha garantito che nella Chiesa è presente il suo Spirito che guida la Chiesa verso tutta la verità.

La Chiesa qui non è più vista nella sua realtà sociologica, (= l'insieme dei cristiani), ma nel suo mistero: la presenza nel tempo dello Spirito di Gesù.

Ecco perché vale il principio teologico: "La Chiesa ha i poteri che agendo dimostra di avere"!

            L’infallibilità è il servizio (a volte si dice "potere") di interpretare con sicurezza il senso delle affermazioni di Gesù e degli apostoli in relazione alla vita del cristiano. Riguarda perciò solo la fede e la morale.


OFFLINE
28/12/2013 20:12
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota



DOCUMENTAZIONE PATRISTICA


L'infallibilità-inerranza della Chiesa fu riconosciuta, fra gli altri, da


1. Melitone di Sardi, verso la metà del II sec.:


   «La Chiesa è deposito della verità» (Omelia per la Pasqua, 40).


2. Ireneo di Lione, verso il 170:


«Ricevuto il messaggio e la fede, la Chiesa lo custodisce (...) e proclama, insegna e trasmette la verità» (Adversus hæreses, l. 1, 10,2).


- «Questa (fede) l’abbiamo ricevuta dalla Chiesa e la custodiamo: essa, per opera dello Spirito di Dio, come un deposito prezioso contenuto in un vaso di valore, ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene.


Alla Chiesa infatti è stato affidato il dono di Dio...; e in lei è stata deposta la comunione con Cristo, che è lo Spirito Santo, conferma della nostra fede... Dove è la Chiesa, lì è anche lo Spirito di Dio; dove è lo Spirito di Dio, lì è la Chiesa e ogni grazia. Lo Spirito poi è verità» (Adversus hæreses, l. 3, 24,1).


- «Dio giudicherà tutti coloro che sono al di fuori della verità, cioè fuori dalla Chiesa» (Adversus hæreses, l. 4, 33,7).


3. Cipriano di Cartagine, nel 251:


   «La sposa di Cristo non sarà mai adultera... Lei ci conserva per Dio... Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre» (De Ecclesiae unitate, 6).


4. Origene, verso la metà del III sec.:


   «La Sacra Scrittura afferma che tutta la Chiesa di Dio è il corpo di Cristo, animato dal Figlio di Dio (...); come l’anima vivifica e muove il corpo (...), così il Logos muove come si conviene ed anima l’intero corpo che è la Chiesa» (Contro Celso, VI, 48).


5. Tertulliano da Cartagine, nel III sec.:


   «È vero che ogni dottrina (insegnamento) che sia in accordo con le Chiese fondate dagli apostoli, sorgenti della fede, è da considerare fondata sulla verità, poiché è la verità che conserva quanto le Chiese hanno ricevuto dagli apostoli, gli apostoli da Cristo, e Cristo da Dio (Padre); invece, ogni dottrina che contraddice la verità delle Chiese e degli apostoli e di Cristo e di Dio deve essere giudicata come proveniente dalla menzogna» (De præscriptione hæreticorum, 21).





Concretamente l'infallibilità della Chiesa è stata espressa in modo felice da Vincenzo di Lérins (430 circa), mediante il seguente principio tradizionale:

«È norma di fede ciò che è stato creduto 
-  da tutti, 
-  dovunque 
-  sempre».

E in caso di controversia, cioè quando le Chiese siano divise?


4. L'infallibilità nella Chiesa

I cristiani (= la Chiesa, che è infallibile) hanno (sempre e dovunque ) riconosciuto come infallibili

-     il vescovo di Roma in quanto successore di Pietro,

-     il Concilio Ecumenico, cioè l'insieme dei vescovi riunitiin quanto successori degli apostoli.

 

      Sviluppiamo queste idee.

a) L'infallibilità del Concilio e del Papa

            Come si è visto, Gesù ha dato l'infallibilità agli Apostoli e a Pietro.

            La Chiesa, infallibile, ha sempre e dovunque interpretato che quelle frasi di Gesù vadano applicate anche

-     ai successori di Pietro, cioè i vescovi di Roma (papi);

-     ai successori degli apostoli, cioè i vescovi riuniti nel Concilio Ecumenico.

       Su questo punto non sono d’accordo i Protestanti ed in parte anche gli Ortodossi.

 

Per i Protestanti la fede si fonda sulla "sola Scrittura" e nella sacra Scrittura non è scritto che i testi citati a favore dell’infallibilità di Pietro e degli apostoli si possano estendere al Papa ed al Concilio Ecumenico.

Per gli Ortodossi è infallibile il Concilio Ecumenico, ma non il papa, vescovo di Roma. Quantunque in antico essi accettassero l'infallibilità del papa (almeno fino al tempo del patriarca Fozio, sec. IX), dal sec. XI di fatto non l'accettarono più

.

      Vediamo in dettaglio.

      La Chiesa ha giudicato infallibili:


OFFLINE
28/12/2013 20:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

 1.   Il Collegio Episcopale (= Conc. Ecumenico)


      La Chiesa ha sempre e dovunque riconosciuto che i vescovi riuniti insieme e sotto il primato del vescovo di Roma (successore di Pietro e primo dei vescovi) sono infallibili in quanto successori degli apostoli e portavoci della fede di tutta la Chiesa: Concilio Ecumenico.


Le prove di questa affermazione si ricavano dalla storia dei Concili Ecumenici. Solo piccoli gruppi di cristiani hanno rifiutato di riconoscere come infallibili alcune loro decisioni.


      2.   Il vescovo di Roma


      Potrebbe darsi il caso (e storicamente si è dato) che intere comunità, magari con i loro vescovi, diano interpretazioni divergenti su qualche punto della fede cristiana.




Per esempio nel sec. XVI le Chiese di Germania, con Lutero e molti vescovi, davano dei cap. 5-8 della lettera ai Romani interpretazioni opposte rispetto alle chiese italiane.




      In questi casi chi ha ragione? Il cristiano chi deve seguire, dato che l’unanimità (= tutti, dovunque e sempre!) non c’è più?


      Siccome è difficile riunire un Concilio Ecumenico, ecco allora l’utilità o la necessità dell’infallibilità del papa.


      La Chiesa ha infatti sempre e dovunque riconosciuto che il vescovo di Roma è infallibile, in quanto successore di Pietro e portavoce della fede di tutta la Chiesa.




Le prove storiche di questa affermazione sono molte, almeno fino al sec. XI. Poi, con la divisione fra Roma e Costantinopoli (1054), l’affermazione venne contestata in Oriente.


Basta citare, tra i tanti, i seguenti pochi dati:


- Verso il 96, Clemente, vescovo di Roma, interviene nelle questioni interne alla Chiesa di Corinto, senza che nessuno metta in discussione il suo diritto di farlo.


- La presidenza dei primi Concili Ecumenici (IV-V sec.), anche se tenuti in Oriente, è stata affidata al vescovo di Roma, che la esercitava attraverso suoi delegati.


- Al concilio di Calcedonia, un sobborgo di Costantinopoli, (anno 451), dopo la lettura del tomo a Flaviano di papa Leone Magno, i vescovi applaudirono dicendo: «Questa è la fede dei Padri. Pietro ha parlato per bocca di Leone».





Il Concilio Vaticano I il 18.7.1870 ha sintetizzato così la fede tradizionale:

      «Il romano pontefice, quando parla "ex cathedra", cioè quando, adempiendo il suo compito di pastore e dottore di tutti i cristiani in base alla sua suprema autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la fede o la morale che tutta la Chiesa deve ritenere, per l’assistenza divina a lui promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotare la sua Chiesa nel definire una dottrina riguardante la fede o la morale.

      Perciò le definizioni dello stesso romano pontefice sono irreformabili di per sé e non per il consenso della Chiesa.

      Se qualcuno osa contraddire questa definizione sia scomunicato».

Riflessioni su questa definizione:

a) Il vescovo di Roma ha la stessa infallibilità che ha la Chiesa.

b) Fondamento: il papa non è infallibile perché l’ha detto egli stesso (sarebbe un circolo vizioso!) e neppure perché gli ha dato l’infallibilità il Concilio Ecumenico, ma perché la Chiesa gliel’ha sempre riconosciuta (compresa la Chiesa di Costantinopoli, almeno fino ai tempi di Fozio - sec. IX).

c) L’infallibilità del papa è funzionale, cioè non legata alla persona, ma alla funzione-servizio che il vescovo della Chiesa di Roma svolge nei confronti della comunione di tutte le Chiese.

d) L'importanza del vescovo di Roma è dovuta al fatto che egli è il successore dell’apostolo Pietro, al quale Gesù ha garantito che non andrà fuori strada nella fede (cfr. Lc 22,31-32; Mt 16,16-19; Gv 21,15-17). La fede della Chiesa di Roma (che si esprime attraverso il suo vescovo) è dunque il metro su cui misurare la fede di tutte le altre Chiese.

L'importanza del vescovo di Roma non viene dal fatto di essere stata Roma la capitale dell'impero, ma dalla presenza di Pietro 1, anche se è logico che Pietro, per diffondere meglio la fede abbia scelto le città più grandi dell'impero, come Antiochia e Roma.

e) Le decisioni del papa sono irreformabili di per sé e non per il consenso della Chiesa, perché c’è bisogno dell’infallibilità del papa soprattutto quando la Chiesa è divisa nell’interpretare qualche punto della fede.

 


OFFLINE
28/12/2013 20:16
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

b) I limiti all'infallibilità del Concilio ecumenico e del vescovo di Roma


      La Chiesa ha messo alcune limitazioni nell'esercizio dell'infallibilità: 


1.   Per il Concilio


-  deve essere "ecumenico", cioè universale (tutti i vescovi devono essere stati invitati);


-        può definire solo verità che riguardino la fede o la morale, non la storia, le scienze,...;


‑   deve dire espressamente, in modo inequivoca-bile, che intende vincolare la fede di tutti i cristiani (la formula usata spesse volte è «anátema sit» = "sia scomunicato", ma possono essere usate formule equivalenti);


-       deve procedere all’unanimità (o a stragrande maggioranza 2);


-       deve essere in armonia col vescovo di Roma.


2.   Per il vescovo di Roma


   Come per il Concilio Ecumenico, la Chiesa ha messo alcune limitazioni nell’esercizio della sua infallibilità:


-      può definire solo verità che riguardano la fede o la morale (questo è detto anche nella definizione del Concilio Vaticano I);


-      deve dire espressamente, in modo inequivocabile, che intende vincolare la fede di tutti i cristiani.



c)    Precisazioni

1.      Sull'infallibilità in generale

a)   Il cristiano ha il dovere di essere, nella sua vita, in armonia con Gesù Cristo.

      Il Magistero nella Chiesa e, in particolare,  il vescovo di Roma o il Concilio sono strumenti che lo aiutano a scoprire qual è il genuino insegnamento cristiano in tante situazioni, anche nuove, che la vita (Provvidenza?) presenta. Non possono sostituirsi a lui nella decisione da prendere.

b)      Occorre notare che, quando il vescovo di Roma o il Concilio ecumenico fanno una affermazione che riguarda la fede o la morale,

- o intendono usare la loro infallibilità (ma lo devono dire espressamente);

- o non intendono usarla.

      Nel primo caso quell'affermazione deve essere da tutti i cristiani riconosciuta come verità e quindi vincolante in coscienza.

      Nel secondo invece, il cristiano non è vincolato (a meno che citino affermazioni già precedentemente definite come infallibili da Concili Ecumenici o da papi).

      In questi casi, se un cristiano ha delle valide ragioni per dissentire, può farlo (mantenendo però sempre il rispetto dovuto all'autorità), a suo rischio di andare contro Gesù Cristo.

      Se invece è nel dubbio, ma segue quanto dice l'Autorità, presumibilmente non va contro gli insegnamenti di Gesù Cristo. C'è infatti da presumere che, prima di pronunciarsi, l'Autorità abbia indagatato a fondo per scoprire qual è la genuina tradizione cristiana.

c) Occorre notare che tra infallibilità e non-infallibilità, non esiste una mezza infallibilità (= l'Autorità non è infallibile, ma è come se lo fosse!).

d)   È importante precisare che le definizioni conciliari o pontificie non creano nuove verità di fede, ma le riconoscono come tali, soprattutto quando vengono negate da qualcuno.

      La Chiesa infatti non ha una dottrina propria, ma conserva quella di Gesù.


2.      Sull'infallibilità del vescovo di Roma

a)   A volte si sente fare questa obiezione: "E se un papa impazzisse e definisse infallibilmente come verità di fede un'affermazione che la Chiesa non ha mai creduto?".

      La risposta può venire solo da un atto di fede: lo Spirito Santo (e solo lui!) garantisce che questo non avverrà mai, cioè non è possibile che ci sia contraddizione fra papa e Chiesa.

      Parallelamente non è possibile che ci sia contraddizione fra un papa e un altro, o fra un papa e un Concilio Ecumenico, o fra un Concilio Ecumenico ed un altro, quando si tratta di definizioni infallibili... lo Spirito Santo non va in vacanza! 

b)      Quando si dice che il papa è infallibile, non si intende dire che è impeccabile (= non può peccare): il papa può peccare come qualsiasi altro cristiano.

c)      Occorre distinguere tra infallibilità e primato del vescovo di Roma.

      Primato significa che il vescovo di Roma, in quanto successore di Pietro (che nella prima comunità aveva una funzione di capo degli apostoli), è il primo dei vescovi, il capo del collegio episcopale, il presidente naturale del concilio ecumenico, colui che ha la responsabilità della comunione fra tutte le Chiese (ciò era accettato anche dagli ortodossi - cfr. la questione storica di Fozio e di Cerulario).

Giovanni Paolo II, nell'enciclica Ut unum sint del 25.05.1995, si è detto disposto a rivedere il modo di intendere ilprimato: "Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l’aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova" (n. 95).

d)  Primato non vuol dire però che il papa sia il "capo della Chiesa cattolica" o una sorta di "supervescovo".

     Per la propria diocesi, capo nella Chiesa è ogni vescovo.

   Il Concilio Vaticano II infatti ha insegnato che «l’episcopato è sacramento» (cfr. Lumen Gentium, n. 21).

   Ciò significa che il vescovo riceve l' autorità da Gesù Cristo, di cui è vicario, non dal papa (che pure in Occidente nomina i vescovi) e celebra i sacramenti a nome proprio, non a nome del papa.

Due citazioni "romane" confermano questa idea:

* l'iscrizione della basilica di S. Sabina in Roma (V sec.).

Sopra l'ingresso vi è un mosaico di dedica della basilica. Il testo latino è in oro su sfondo azzurro e dice testualmente:

"Quando Celestino aveva il sommo grado apostolico e rifulgeva nel mondo intero come il primo dei vescovi, questa (Chiesa) che tu contempli costruì un prete dell'Urbe (Roma) (nato) da stirpe Illiria, Pietro, uomo degno di tanto nome, (perché) dalla nascita nutrito nell'aula di Cristo, ricco per i poveri, povero per se stesso, che, fuggendo dai beni della vita presente, meritò di sperare (di ricevere) la futura".

* lettera di papa Gregorio Magno (590 - 604), in risposta ad una lettera di Eulogio, patriarca di Alessandria d'Egitto.

   «Gregorio ad Eulogio, vescovo di Alessandria.

   La santità vostra, a me molto cara, ha parlato molto diffusamente nelle sue lettere della cattedra di san Pietro, dicendo che quell’apostolo in persona siede ora su di essa fino a che avrà dei successori. A dire il vero, io riconosco la mia indegnità non solo nell’onore dei capi, ma anche nel numero dei fedeli: tuttavia, ho accettato di buon grado tutto ciò che è stato detto in rapporto alle affermazioni sulla cattedra di Pietro fatte da colui che detiene la cattedra di Pietro.

   E per quanto gli onori distintivi non mi entusiasmino affatto, mi sono tuttavia molto rallegrato perché voi, o santissimi, avete dato a voi stessi ciò che avete speso per me.

   Chi mai non sa che la santa Chiesa è stata resa stabile sulla solidità del capo degli apostoli, che ricevette nel nome la fermezza dell’animo, tant’è vero che Pietro trae il suo nome da "pietra"? A chi la voce della Verità dice: "Ti darò le chiavi del Regno dei cieli"? A chi dice ancora: "E tu, una volta che avrai mutato d’animo, da’ forza ai tuoi fratelli" e, poi, di nuovo: "Simone di Giovanni, mi ami? Pasci le mie pecore"?

   Pertanto, anche se gli apostoli sono molti, proprio in virtù di quel primato spiccò per autorità la sola sede del capo degli apostoli, che, in tre luoghi (cioè Roma, Alessandria e Antiochia - nota nostra), è di una sola persona. Egli glorificò la sede, ove accettò di fermarsi per sempre e di terminare la vita terrena; egli diede prestigio alla sede, ove inviò il suo discepolo evangelista; egli diede stabilità alla sede, ove sedette per sette anni, anche se avrebbe poi dovuto allontanarsene. Poiché, dunque, una sola e di un solo apostolo è la sede a capo della quale, per l’autorità divina, siedono ora tre vescovi, tutto il bene che sento dire di voi, lo ascrivo a me».

e)   Il Concilio Vaticano II ha parlato inoltre di collegialità dei vescovi: ciò vuol dire che i vescovi, uniti al vescovo di Roma, oltre che la responsabilità sulla loro diocesi, hanno anche una corresponsabilità ed un certo controllo sulle altre Chiese (Lumen Gentium, n. 20-23).

 


OFFLINE
28/12/2013 20:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

5. Il cristiano e l'infallibilità


In concreto, come fa il cristiano a sapere se una certa affermazione riguardante la fede cristiana è vera?


La Tradizione cristiana risponde:


un'affermazione riguardante la fede cristiana è sicuramente vera se


-     o è scritta inequivocabilmente nel N.T. (con unanimità di interpretazione da parte della Chiesa);


-     o è stata creduta come verità di fede da tutti, dovunque e sempre (il "sensus Ecclesiae" = il sentire cristiano);


-     o è stata definita infallibilmente da un vescovo di Roma o da un Concilio ecumenico.


 Al di fuori di questi casi, il cattolico può personalmente accettare come verità di fede anche altre affermazioni contenute nella tradizione, ma non ha il diritto di imporle come tali ad altri o di giudicare come eretico (scomunica) chi non la pensa come lui 1.


 



 


6. I dogmi e il magistero ecclesiastico


a)   Si chiama dogma una verità della fede cristiana che tutti i cristiani devono ritenere.


      La negazione di essa costituisce una eresia (v. p. 173) e pone fuori della Chiesa.


      I dogmi possono essere di due tipi:


-      definiti: quando c'è stato un pronunciamento infallibile di un papa o di un concilio ecumenico  (es. la divinità di Gesù, che fu definita dal concilio di Nicea del 325).




Una verità cristiana, importante per la fede, diventa dogma definito quando qualche gruppo di cristiani la nega, facendo nascere una spaccatura nella Chiesa. In tal caso l'Autorità (papa o concilio ecumenico) interviene a definire infallibilmente.




-          non definiti: quando si tratta di verità pacificamente credute da tutti, dovunque e sempre (es. la risurrezione di Gesù è un dogma che non è mai stato definito, perché non è mai stato messo in discussione da cristiani).




Occorre notare che non tutte le affermazioni che si insegnano al catechismo sono dogmi di fede. Ci sono anche punti che è possibile credere come verità, senza che la loro negazione costituisca un'eresia ed escluda dall'appartenenza alla Chiesa (es. le apparizioni di Lourdes, il limbo dei bambini,...).




b)   Si intende per magistero ecclesiastico l'insegnamento pubblico dato dai vescovi.


      Si distingue in


-      magistero ordinario: è l'insegnamento comunemente trasmesso attraverso la predicazione dei vescovi;


-      magistero straordinario: è l'insegnamento dato solennemente attraverso una definizione dogmatica di un Concilio ecumenico o di un vescovo di Roma.     


OFFLINE
28/12/2013 20:27
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


INFALLIBILITÀ
Testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de ^il Timone^ ha tenuto a Radio Maria. Conserviamo lo stile colloquiale e la suddivisione in paragrafi utilizzata per i suoi appunti dall'autore.


1. Affrontiamo un tema che da sempre è oggetto di discussione, di polemiche e di accuse alla Chiesa cattolica: il tema della infallibilità del Papa.

2. E' necessario fare alcune precisazioni preliminari per comprendere questa straordinaria verità della Fede cattolica, insegnata dal Vangelo e dal Nuovo Testamento
3. La prima riguarda il significato del termine "Infallibilità", che non significa impeccabilità. La Chiesa Cattolica insegna che il Papa non può commettere errori in materia di fede e di morale quando si verificano certe condizioni di cui ora parleremo
4. Ma non dice che i Papi siano sempre esenti da imperfezioni o debolezze nel loro comportamento morale
5. Nella storia del Papato - ricordiamo che da san Pietro a Giovanni Paolo II si contano 264 Vescovi di Roma - vi sono stati romani pontefici realmente santi, che hanno dato lustro alla Chiesa e questi sono la gran parte, ma vi sono stati Papi il cui personale comportamento morale lasciava molto a desiderare E questo la Chiesa lo ha riconosciuto.
6. Ne consegue che chi accusa i Cattolici di insegnare, con la dottrina della infallibilità, che i Papi non possono peccare, o ignora la vera Fede cattolica o e in mala fede
7. Veniamo a una seconda precisazione il Papa e infallibile quando sancisce, cioè conferma e/o propone all'attenzione e alla fede del popolo cristiano verità di fede e di morale. Questo non vuoi dire che il Papa possa inventare verità di fede e di morale o imporre una sua idea personale II Papa può confermare, con l'autorità che gli e stata conferita da Cristo, una verità di fede o di morale contenuta nella Bibbia che menta particolare attenzione, che e da credersi nel modo in cui la Chiesa la interpreta e la impone alla adesione dei fedeli
8. Come si vede, vi sono delle condizioni precise che devono venficar-si perche si possa parlare di infallibilità del Santo Padre Queste condizioni sono quattro
9. La prima il Papa deve sancire, cioè confermare non come maestro privato, come fosse un teologo, un biblista, un giurista e nemmeno come semplice vescovo di Roma, ma deve esercitare il suo ruolo di supremo pastore universale della Chiesa, il ruolo di maestro di tutta la Chiesa
10. La seconda il Papa deve insegnare a tutta la Chiesa e non a una singola parte di essa, come accade quando egli emana disposizioni, generalmente a carattere temporaneo, per una diocesi, per i cristiani di una nazione o per i fedeli di un continente
11. La terza il Papa deve esplicitamente far comprendere che sta facendo uso del carisma dell'infallf-bilita, ossia deve far comprendere che sta confermando con atto definitivo una dottrina di fede e di morale
12. La quarta la materia su cui si esercita il carisma dell'infallibilità e
la fede e la morale il Papa non e infallibile quando esprime considerazioni di carattere scientifico, storico o di altro genere
13, Definite le condizioni necessarie per l'esercizio del dono dell'infallibilità pontificia, ci possiamo chiedere quali sono le prove bibliche dell'infallibilita del Papa.
14. Procederemo passo dopo passo, tuttavia in modo superficiale, visto che il tema e molto vasto e il tempo e sempre tiranno
15. Sappiamo che Cristo ha fondato la sua Chiesa sull'apostolo Simon Pietro " Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò fa mia Chiesa", si legge nel cap XVI del Vangelo di san Matteo
16. Veniamo ad una prima considerazione Se Pietro fosse caduto in errore in materia di fede o di morale, Cristo avrebbe edificato la sua Chiesa - che deve illuminare e ammaestrare gli uomini nella fede e nella morale che ne deriva - sull' errore. E questo è inammissibile
17. Ma anche i successori di Pietro, i vescovi di Roma, sono il fondamento della Chiesa - come abbiamo visto nelle scorse conversazioni - e dunque anche per loro valgono le stesse considerazioni che abbiamo fatto per Simon Pietro Anche i successori di Pietro non possono errare in materia di fede e di morale 18- Andiamo avanti e approfondiamo meglio questa verità di fede
19. A Simon Pietro, Gesù ha dato il potere di legare e di sciogliere e ha promesso che tutto ciò che Pietro avrebbe "legato e sciolto" in terra sarebbe stato "legato e sciolto" anche in Cielo, cioè "legato e sciolto" da Dio Abbiamo visto, nelle passate conversazioni, come questo potere doveva necessariamente essere esercitato anche dai successori di Pietro, i Papi
20, Ora, Dio non può sbagliare, non può errare proprio perche e Dio
21. Ne consegue che anche Pietro, anche i successori di Pietro, i Papi, nel loro compito di "legare e di sciogliere" devono essere infallibili. Infatti, se i Papi potessero sbagliarsi nell'esercizio di questo potere, il loro errore dovrebbe essere ratificato anche da Dio.
22. E qui ci troveremmo di fronte ad una situazione impensabile. Dio, per mantenere fede alla sua parola, si troverebbe nella necessità di ratificare un errore, di approvarlo.
23. Ne dobbiamo dedurre, se non vogliamo giungere a questa aberrazione, che Gesù Cristo ha promesso una particolare assistenza ai Papi che "legano e sciolgono" su questa terra
24. E' facile comprendere che la promessa evangelica di ratificare in Cielo ciò che i papi legano e sciolgono sulla terra, implica necessariamente che essi siano infallibili nell'esercizio di questo potere
25. Ricordo che "legare" e "sciogliere" hanno un significato preciso nel linguaggio biblico
26. In materia dottrinale, legare e sciogliere significano proibire e permettere II Papa ha il potere di proibire o permettere, cioè di sancire lecita o illecita una dottrina di fede
27. In campo giuridico e disciplinare, legare e sciogliere significano condannare o assolvere II Papa ha il potere, dategli da Gesù Cristo, di sancire, di confermare come lecito o illecito un comportamento, di dichiararlo morale o immorale
28. E queste decisioni - lo ricordiamo - vengono ratificate in Cielo, cioè da Dio stesso "Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cicli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli", dice il Vangelo di san Matteo al capitolo XVI
29. Andiamo avanti con un'altra considerazione. Ricorderete che Gesù ha affidato a Pietro il compito di pascere il gregge. Per tré volte consecutive, Gesù gli ha detto di esercitare la funzione di pastore del gregge, cioè della Chiesa
30. Gesù ha affidato questo compito perche Lui, pastore vero e infallibile, stava per salire al Cielo e voleva affidare la sua Chiesa a Pietro e ai suoi successori
31- Ora, visto che secondo la volontà di Gesù - che e Dio - la Chiesa è strumento di salvezza, visto che si va in Cielo attraverso la Chiesa e nella Chiesa guidata dal pastore Pietro e dai suoi successori, è del tutto impensabile, del tutto impossibile che questi pastori possano errare in quelle materie - fede e morale - che conducono al Cielo. Quindi, in questi campi, i Papi devono godere del dono dell'infallibilità
32. Andiamo avanti II Vangelo di Luca narra, al capitolo 22, che Gesù ha pregato perche la fede di Pietro non venga mai meno
33. Prestiamo attenzione a come san Luca racconta questo episodio. È Gesù che parla "Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per tè, che non venga meno la tua fede, e tu, una volta ravveduto, conferma / tuoi fratelli"
34. Gesù pronuncia queste parole nel Cenacolo, la sera del giovedì santo Mancano poche ore al momento dell'arresto nell'Orto degli Ulivi Gesù, che conosce quello che sta per succederGli, mette in guardia i suoi discepoli, li avverte che satana li ha messi alla prova ("satana vi ha cercato per vagliarvi"), e quel "vi" si riferisce proprio ai Dodici
35. Poi Gesù aggiunge, rivolgendosi "soltanto" a Simon Pietro "Ma io ho pregato per tè, che non venga meno la tua fede"
36. Dunque, Gesù prega e nessuno può dubitare che la sua preghiera venga esaudita
37- Gesù prega per un motivo preciso che la fede di Pietro non venga mai meno. Riflettiamo un momento Siccome la preghiera di Gesù è certamente esaudita dal Padre, ne consegue che Pietro, in materia di fede, non sarebbe sicuramente mai venuto meno, quindi sarebbe stato assolutamente infallibile. A meno che non vogliamo arrivare a dire che Gesù ha pregato per niente, oppure che non è stato esaudito dal Padre. Ma questo nessun cristiano, cattolico o protestante che sia, lo può ammettere
38. Allora, dal Vangelo di san Luca si capisce molto bene che in materia di fede Pietro non doveva mai venire meno Pietro doveva essere infallibile nella fede. Ma nel medesimo brano troviamo di più
39. Stiamo attenti Gesù aggiunge "E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli"
40. Quell'incarico di "confermare" menta la nostra attenzione Spiega una nota della Bibbia di Gerusalemme che l'ordine di "confermare" i fratelli dato a Pietro implica il compito di dirigere i fratelli nella fede
41. Ora, e impensabile che Gesù avesse dato questa altissima missione a Pietro, la missione di confermare i fratelli nella fede, il compito di dirigere i fratelli, vale a dire la Chiesa intera, se Pietro avesse potuto sbagliarsi proprio in materia di fede
42. Se Pietro avesse facoltà di errare in materia di fede, non si spiegherebbe questo potere di confermare, anzi, sarebbe impossibile eseguire l'ordine dato da Gesù. Ci troveremo di fronte ad una situazione inaccettabile Gesù avrebbe dato un ordine assurdo
43. Non solo Questo compito di confermare i fratelli deve essere riferito anche ai successori di Pietro, ai vescovi di Roma, al Papa Anche il Papa, come Simon Pietro, ha il compito di confermare i fratelli nella fede e anche il Papa, al pari di Simon Pietro, non può errare nel compito di confermare i fratelli
44. Altrimenti, invece di confermarli nella verità, li confermerebbe nell'errore e Cristo avrebbe dato un incarico importantissimo senza munire di sicurezza infallibile chi lo riceveva
45. Facciamo un altro passo avanti Anche al Collegio apostolico, unito e sottomesso al Papa, Cristo ha promesso il dono dell'infallibtiità
46. Riportiamoci all'Ultima Cena come ci e raccontata dall'Evangelista san Giovanni, nel capitolo XIV del suo Vangelo
47. Gesù si rivolge ai Dodici con parole molto chiare "/o pregherò // Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perchè rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verita" . E qualche versetto più avanti, sempre nello stesso capitolo, Gesù dice "// Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome,
Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto"
48- Dunque, se le parole hanno un senso, e se Gesù, in quanto Dio non poteva sbagliarsi, qui vediamo chiaramente che Gesù promette agli apostoli, quindi alla sua Chiesa l'assistenza perpetua, continua e infallibile dello Spirito Santo, che e Dio, che e "Spirito di verita"
49. Ora, nell'esercizio della sua missione, il Collegio apostolico, in comunione con il Papa, è assistito dallo Spirito di Verita. E dunque, grazie a questa assistenza, non può sbagliarsi in materia di fede e di morale. Altrimenti, l'assistenza dello Spirito Santo sarebbe inutile e lo Spirito Santo non sarebbe Spirito di Verità
50. Qualcuno chiederà ma qual'è la missione della Chiesa? In quale compito il Collegio apostolico, unito al Papa, sotto il governo giurisdizlonale e disciplinare del Santo Padre, è infallibile?
5I. La risposta si trova nel Vangelo. La missione della Chiesa è sintetizzata da san Matteo, nell'ultimo capitolo del suo Vangelo. E anche in questo brano - come potrete constatare - troviamo un elemento importante a favore dell'infallibilità del Papa e della Chiesa
52. San Matteo riporta le ultime parole pronunciate da Gesù prima di salire al Cielo, prima di lasciare la sua Chiesa impegnata nella missione di salvare gli uomini
53-Ascoltiamole "Gli undici discepoli, intanto^ andarono in Galilea^ sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi, alcuni pero dubitavano E Gesù, avvicinatesi, disse loro "Mi è stato dato ogni potere in Cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo"
54. Dunque, Gesù incarica la sua Chiesa di insegnare a tutto il mondo la verita naturalmente la verita su Dio, le verita della fede che portano alla salvezza dell'uomo. Nell'insegnamento di questa verità, Gesù promette la sua assistenza speciale e perpetua " lo sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"
55. Con l'assistenza promessa da Gesù, come ricorda san Matteo, e impossibile che il Papa, e il Collegio apostolico a lui unito e sottomesso, possano sbagliarsi Se cosi non fosse, l'assistenza di Gesù - che e Dio - sarebbe inutile
56. Con l'assistenza di Gesù, l'insegnamento impartito dalla Chiesa sarà sempre necessariamente conforme alla verità Vi e l'assicurazione divina, promessa da Gesù, contro la possibilità stessa di errore in materia di fede, quindi vi e la promessa della infallibilità
57. Badate che si tratta di una assistenza divina al compito di ammaestrare tutte le genti, al compito di battezzarle, quindi di condurle nella Chiesa, al compito di insegnare Ed e una assistenza divina promessa per sempre, fino alla fine del mondo
58. Quindi, il dono dell'infallibilità non riguardava solo gli Apostoli che ascoltano a viva voce le parole di Gesù, ma riguarda i successori di Pietro e i successori degli Apostoli uniti e sottomessi al Santo Padre
59. Vi e un altro passo del Vangelo da considerare importante per il tema che stiamo trattando Lo ricaviamo da san Marco, al capitolo 16 Sono poche parole, ma chiare e severe
60- Gesù ha appena affidato alla sua Chiesa il compito di predicare il Vangelo ad ogni creatura, come ci ha ricordato san Matteo, Poi aggiunge questa frase lapidaria "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato"
61. È chiaro che qui si sta parlando della salvezza del Paradiso e della condanna dell'Inferno
62. Gesù lega il destino eterno di ogni uomo alla fede che insegnerà
la Chiesa. Chi crederà alla fede insegnata dalla Chiesa andrà in Paradiso. Chi non crederà alla fede insegnata dalla Chiesa sarà condannato.
63. Ora, è impossibile, visto le conseguenze che derivano dall'accettare o dal rifiutare l'insegnamento della Chiesa in materia di fede, che la Chiesa si possa sbagliare
64. Chi rifiuterà coscientemente la fede proposta dalla Chiesa rifiuterà la vera fede, annunciata infallibilmente dal Papa, che è capo visibile delia Chiesa, sarà condannato alla dannazione eterna
65. Chi accoglierà la fede proposta dalla Chiesa, accoglierà la vera fede, annunciata infallibilmente dal Papa, capo visibile della Chiesa e sarà destinato al Paradiso.
OFFLINE
28/12/2013 20:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

La lettera apostolica
Ad Tuendam Fidem di Giovanni Paolo II spiega che anche il magistero ordinario
è infallibile
.
Il Pontefice distingue tra esercizio ordinario
dell'infallibilità( magistero ordinario ) ed esercizio starordinario dell'infallibilità ( magistero straordinario )
 
1) L'ESERCIZIO STRAORDINARIO
DELL'INFALLIBILITA'consiste in una "definizione"e, pertanto, è infallibile
di per sé, cioè esclude da sé ogni dubbio, nonha bisogno di essere confrontato con le verità già possedute dalla Chiesaper essere correttamente interpretato, ma esso non serve tanto per"approfondire" quanto per evitare,
in casi straordinari, errori gravi riguardanti la fede o la morale
. Definire significa spiegare chiaramente, con poche parole lequalità di qualcosa: si tratta di un momento di massima concentrazione formale e concettuale per
affermare una verità o per condannare un errore.Esempio: Gesù Cristo è vero
Dio e vero uomo, Maria è nata senza peccato originale, Gesù Cristo è il salvatore di tutta l'umanità, ogni anima umana è direttamente creata da Dio, il peccato originale è il peccato di Adamo ed Eva che si trasmette non per
imitazione ma per propagazione ecc.
 
2) L'ESERCIZIO ORDINARIO
DELL'INFALLIBILITA',invece, consiste in una riflessione che serve per raggiungere un'intelligenza più profonda dellafede e ogni riflessione ha bisogno di una interpretazione corretta e, perpoter dare una interpretazione corretta, le ulteriori spiegazioni delmagistero ordinario devono essere confrontate con gli insegnamenti già posseduti dalla Chiesa e con la Sacra
Scrittura perché devono avere la loro approvazione
. Ripetiamo un concetto
fondamentale: i nuovi approfondimenti della Parola di Dio devono essere letti sempre in continuità con gli insegnamenti già posseduti perché devono servire non per contraddirli ma per dare luogo ad una crescente comprensione.  Dove non c'è continuità  non esiste l'assistenza dello Spirito Santo:tutto ciò che di nuovo viene compreso non può essere mai in contrasto con l'antico ma deve essere in assoluta continuità con esso e, anzi, deve servire per
approfondire e sviluppare il senso delle Parole divine già dette.La dottrina cattolica, dogma compreso, è soggetta a "sviluppo": il concetto di sviluppo della dottrina deve essere accuratamente distinto dal concetto di
contraddizione.  Il deposito della fede è completo ma non è completamente esplicitato: :- (.) anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana
coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli- ( Catechismo dellaChiesa Cattolica n.66 )
La comprensione soggettiva del deposito aumenta nei secoli, è soggetta a sviluppo ma le cose nuove che vengono comprese sono in armonia ein continuità con quelle antiche.  Il deposito è una miniera immensa che contiene infiniti tesori che devono essere estratti. Ogni tesoro nuovo che viene estratto si "aggiunge" a quelli precedenti: non li contraddice e non li elimina, ma li conferma aggiungendo, aumentando, approfondendo. Lo sviluppo della dottrina è come lo sviluppo dell'organismo:
dall'embrione si sviluppa il bambino, poi il ragazzo e quindi l'adulto ( si tratta sempre dello stesso soggetto, della stessa identità ma è un soggetto che cresce,una continuità che si sviluppa...). Gesù è una persona viva che
ci  assiste continuamente attraverso la Chiesa:"" molte cose ho ancora da
dirvi,ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera,perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzieràle cose future
"" ( Gv 16,12-13 ).  Il Magistero della Chiesa, assistito dallo Spirito, serve per guidare alla verità tutta intera, cioè serve per
approfondire il senso della Parola diDio, la cui profondità è insondabile e il cui tesoro è inesauribile.   Dice Gesù: - (.) se un maestro della legge diventa discepolo del regno di Dio, è come un capo famiglia che dal suo tesoro
tira fuori cose vecchie e cose nuove- ( Mt 13,52 ).  Dice Giovanni Paolo II:
"" La verità rivelata (.) è stata affidata alla Chiesa una volta per tutte.
Essa ha raggiunto il suo compimento in Cristo.Da qui il profondo significato
dell'espressione Paolina " deposito " della fede( cfr 1 Tm 6,20 ).Allo stesso tempo tale deposito merita un'ulteriore spiegazione e una crescente comprensione fintanto ché la Chiesa sarà presente sulla terra "" ( Giovanni
Paolo II, Il magistero ordinario può essere autenticamente considerato come
l'espressione usuale della infallibilità della Chiesa,udienza ai vescovi USA, L'Osservatore Romano, 10 novembe 1988, p.7, n.4, ed.settimanale n.45 ).
Anche se i dogmi della Chiesa non contengono alcun errore( definzioni dove si ha il momento di massima concentrazione formale e concettuale per affermare una verità o per condannare un errore )ciò non significa che le loro formulazioni non siano capaci e bisognose di integrazioni e approfondimenti
 
La lettera apostolica Ad Tuendam Fidem di Giovanni Paolo II spiega che anche il
magistero ordinario può spiegare delle verità, appartenenti al patrimonio del depositum fidei, che devono essere tenute in modo definitivo. Credere che, nel magistero della Chiesa Cattolica, tutto ciò  che non è dogma è solo un'opinione non assistita dallo Spirito Santo, E' UN GRAVE ERRORE. Se Dio
assistesse la Chiesa solo con il magistero straordinario(definizioni ex Cathedra), essendo pochissime le definizioni, la Chiesa sarebbe, per quanto riguarda la maggior parte dei problemi di fede e di morale, praticamente rimasta senza assistenza dello Spirito Santo dalla morte di Gesù fino ad oggi: basti pensare a quasi tutta la dottrina sociale della Chiesa che è frutto delmagistero ordinario.
Esiste forse un dogma  ( cioè una definizione ExCathedra ) che condanna lo sfruttamento degli operai o
l'ingiusto licenziamento? Esiste una definizione ex cathedra che condanna l'aborto o la clonazione? Esiste una definizione ex cathedra che condanna il nazismo e il comunismo?

OFFLINE
13/03/2014 19:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I Pontefici
non si sono mai contraddetti tra loro

Basilica san PietroNel primo anniversario di pontificato di Papa Francesco, a cui facciamo i nostri più sentiti ringraziamenti per tutto quello che ci sta donando, desideriamo mettere a tema un argomento spesso usato in questo anno di presenza in Vaticano di due Pontefici, uno in carica e l’altro emerito.

Esiste infatti un’obiezione abbastanza diffusa nei critici della Chiesa e sarebbe quella che i Papi, nelle loro dichiarazioni lungo i secoli, si sarebbero contraddetti tra loro relativizzando, di conseguenza, il magistero della Chiesa e l’insegnamento della verità così come ispirata da Dio al successore di Pietro. Ovviamente l’obiezione è indimostrata, nessun Pontefice ha mai ribaltato un dogma, come ha spiegato di recente padre Angelo Bellon, docente di teologia morale. L’onere della prova spetta a chi afferma l’opposto.

Ma la risposta va ampliata: nessun Pontefice ha mai contraddetto un altro quando quest’ultimo ha parlato “ex cathedra”, ovvero quando ha esercitato la cosiddetta infallibilità papale, sancito dal Concilio Vaticano I nel 1970 (e non dal Papa stesso) rifacendosi ad una lunga tradizione che risaliva alla cristianità primitiva. Il Concilio Vaticano I ha voluto parlare solo di una forma particolare di infallibilità: quella del Papa quando esprime sentenze dogmatiche (gli altri due casi in cui il magistero è infallibile sono stati stabiliti dal Concilio Vaticano II nella Lumen gentium al punto n. 25: i documenti del Magistero in cui il Papa presenta la dottrina cattolica in cui impegna la propria autorità di successore di Pietro e quando i vescovi sono radunati in Concilio ecumenico).

Non tutte le omelie o dichiarazioni del Papa sono verità infallibili e mai lo potranno essere quando esulano dall’ambito della fede e della morale, ad esempio i libri di Papa Ratzinger su Gesù sono volutamente firmati “Joseph Ratzinger”, proponendo esplicitamente il suo pensiero e la sua ricerca di teologo. Sinteticamente, il Concilio Vaticano I ha stabilito che occorrono una serie di condizioni da realizzarsi contemporaneamente perché si tratti di un dogma di fede e dunque non modificabile più da nessuno:
1) Il Papa deve parlare come maestro di tutta la cristianità, rivolgersi a tutta la Chiesa;
2) Deve affrontare una dottrina o verità rivelata concernente la fede o i costumi;
3) Dev’esserci la volontà di dare una decisione dogmatica e non un semplice avvertimento o solo una istruzione generale;
4) La ragione della sua infallibilità risiede nella assistenza particolare dello Spirito Santo, che preserva da ogni errore, e non nell’ispirazione o rivelazione da parte di Dio; tanto meno risiede nelle sue capacità e lumi naturali o alla sua personale virtù;
5) Le proposizioni del Papa sono irreformabili per se stesse e non per l’adesione dell’episcopato.

Occorre inoltre precisare che l’infallibilità non deve essere confusa con l’impeccabilità, quest’ultima riguarda la vita delle persone, così come quella del Pontefice. Un Papa peccatore (anche tanto peccatore, come lo sono stati alcuni), che come tutti gli uomini deve confessare i suoi peccati, può essere infallibile in alcune sue dichiarazioni (abbiamo visto quali). «In determinate circostanze e a determinate condizioni, il Papa può prendere decisioni in ultimovincolanti grazie alle quali diviene chiaro cosa è la fede della Chiesa, e cosa non è», ha spiegato Benedetto XVI nel libro-intervista “Luce del mondo” (2010), «il che non significa che il Papa possa di continuo produrre “infallibilità”. Normalmente, il Vescovo di Roma si comporta come qualsiasi altro vescovo che professa la propria fede, la annuncia ed è fedele alla Chiesa.Solo in determinate condizioni, quando la tradizione è chiara ed egli sa che in quel momento non agisce arbitrariamente, allora il Papa può dire: “Questa determinata cosa è fede della Chiesa e la negazione di essa non è fede della Chiesa”. Ovviamente il Papa può avere opinioni personali sbagliate. Ma come detto: quando parla come Pastore Supremo della Chiesa, nella consapevolezza della sua responsabilità, allora non esprime più la sua opinione, quello che gli passa per la mente in quel momento».

Vi possono essere, invece, cambiamenti di giudizio nel Magistero della Chiesa su questioni particolari, che per altro non impegnano la fede e per le quali contano molto le circostanze storiche in cui tali giudizi sono stati espressi. E’ doveroso non confondere queste con le dichiarazioni “ex cathedra”, come fa chi invece sostiene la tesi della contraddizioni tra Pontefici. Infine, vi sono altri insegnamenti in materia di fede o morale presentati come veri o almeno come sicuri, anche se non sono stati definiti con giudizio solenne né proposti come definitivi dal magistero ordinario e universale. Tali ad esempio le istruzioni sulla bioetica, che «sono espressione autentica del magistero ordinario del romano pontefice o del collegio episcopale e richiedono, pertanto, l’ossequio religioso della volontà e dell’intelletto». Le proposizioni contrarie a questi insegnamenti «non possono essere affatto insegnate».

Come Gesù Cristo ha “preteso” dire “io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), così durante l’Ultima cena ha dato a Pietro il compito di “confermare i tuoi fratelli” (Lc 22,31-32) e così gli attuali Pontefici fanno oggi, sicuri della loro autorità data dalla successione apostolica. Per questo Sant’Agostino disse: “Roma locuta est, causa finita est” (Serm. 131, c.10, n.10), ovvero: «Roma, e cioè il Papa, ha parlato, la discussione è finita».


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:01. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com