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Cristianesimo e Islam: quale incontro possibile? (Mons.Bruno Forte)

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2013 14:00
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07/12/2013 14:00
 
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5. Quale incontro possibile? Si giunge così al complesso di questioni che più di ogni altro solleva il dibattito sulla nuova presenza dell’Islam in Europa: ipotizzando una crescita esponenziale di questa presenza, c’è da temere per la libertà e la democrazia nel continente delle libertà democratiche e della forte coscienza – derivata dal Cristianesimo – del valore inalienabile della persona e dei suoi diritti? La risposta non può essere né semplice né univoca: qui ha ragione tanto chi lancia l’allarme, quanto chi invoca il rispetto dell’altro e il principio dell’accoglienza del diverso. Nella storia l’Islam ha trovato vari “modus vivendi” soprattutto nella sua coesistenza col Cristianesimo e l’Ebraismo, religioni del Libro tollerate per la comune derivazione dal padre dei credenti, Abramo, realizzando a volte anche felicissimi incontri di culture e di civiltà (cf. F. Cardini, Europa e Islam. Storia di un malinteso, Laterza, Roma - Bari 1999): ma la formula di tolleranza - lì dove è stata applicata - passa attraverso un diritto da acquisire, una tassa da pagare: “Combattete quelli che non credono finché non paghinno umilmente il tributo, a uno a uno” (Sura 9, 29: è la “capitazione” o jizya). Chi in Europa potrebbe accettare la legittimità di un simile principio? Non sono forse la libertà di coscienza e in particolare la libertà religiosa un diritto inalienabile di ogni persona? Certo, non sempre è stato così: ma quanto la coscienza occidentale ha maturato su questo punto e il Cristianesimo ha esplicitamente riconosciuto (si pensi alla Dichiarazione del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa Nostra Aetate) va considerato un punto di non ritorno, un’acquisizione decisiva, cui la cultura ispirata dall’Islam non sembra ancora giunta con altrettanta chiarezza e universalità. Se a questo poi si aggiungono gli esempi - non pochi e presenti fino all’attualità più immediata in diversi paesi islamici - di una vera e propria persecuzione del diverso, della negazione del diritto alla conversione dall’Islam a qualsiasi altra convinzione religiosa, della limitazione dei diritti e delle libertà di vasti gruppi sociali, a cominciare dalle donne, si comprende che le preoccupazioni sollevate sono degne della massima considerazione.
Non si vuole certo negare il valore del dialogo, fondato nella verità e nel rispetto di ciascuno; né si vuole invocare una politica di rifiuto e di esclusione che protegga l’identità cristiana e la cultura europea contro possibili rischi (l’identità se è viva e vitale si protegge da sé!). Ciò che legittimamente si invoca è una duplice, doverosa garanzia: da una parte, che il rispetto dell’identità di ciascuno valga non solo nei confronti dei nuovi venuti, ma anche nei confronti di chi li accoglie, in modo tale che i diritti e le libertà di tutti siano garantiti e promossi; dall’altra, che il rispetto e la libertà riconosciuti ai fedeli dell’Islam nei nostri paesi siano analogamente riconosciuti ai credenti e ai non credenti nei paesi islamici. Senza questa reciprocità si avrebbe ragione di dubitare della possibilità reale di convivenza fra identità al tempo stesso così vicine e così lontane. Finché anche un solo fedele musulmano si vedrà condannato a morte e la sua famiglia privata dei diritti civili per il solo fatto di essersi convertito al Vangelo – e questo avviene ancora ai nostri giorni -, finché le persecuzioni e le stragi di cristiani continueranno in paesi islamici - come in Sudan o nelle Molucche -, le preoccupazioni sul futuro dell’incontro fra Islam ed Europa sono più che legittime. La sfida, allora, è rivolta anzitutto ai credenti musulmani, perché ciò che chiedono per essi in Europa sia garantito e assicurato per tutti nei loro paesi di provenienza. A tal fine occorre che sia esercitata tanto sul piano del diritto come sul piano della mentalità un’azione decisa volta a far maturare anche nelle culture segnate dall’Islam il principio del diritto inalenabile della persona alla libertà religiosa. In questo caso la reciprocità è garanzia di verità e di libertà per tutti.
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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