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Ultimo Aggiornamento: 16/11/2020 13:46
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13/02/2015 12:55
 
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Continuano le accuse contro Papa Francesco 



FrancescoNuovo articolo di accusa al Santo Padre da parte del giornalista di “Libero” Antonio Socci. La liquidità delle obiezioni fa quasi rimpiangere la quotidiana militanza del vaticanista Marco Politi de “Il Fatto Quotidiano”contro Benedetto XVI durante il suo pontificato, il quale per lo meno esponeva la sua personale insofferenza verso il Papa emerito basandosi su “riflessioni” un pochino più complesse e articolate.


L’accusa principale di Socci, come sappiamo, è stata dubitare dell’autenticità dell’elezione di Francesco, è stato ignorato dai più ma qualche canonista ha risposto: Giancarlo Cerrelli e Massimo Introvigne su “La Nuova Bussola Quotidiana” e Geraldina Boni su “L’Espresso”. Il giornalista ha replicato recentemente a quest’ultima e la prof.ssa Boni, contattata da UCCR, ha voluto soltanto affermare: «non mi sembra il caso di rispondere, vorrei evitare di scivolare in oziose polemiche. Socci non ha considerato con attenzione la mia ricostruzione giuridica oppure non l’ha capita, nonostante avessi cercato di essere il più semplice possibile, rivolgendomi ad un pubblico di non canonisti. Un esempio per tutti: l’obiezione che si debba motivare la vigenza del principio che un atto nullo tamquam non esset, ovvero giustificare la sua mancata esplicita previsione in ogni testo normativo, francamente per un giurista (ma anche per uno studente al primo anno di Giurisprudenza) non merita alcuna replica. Comunque a breve sarà pubblicato sulla rivista “Archivio giuridico” il mio intervento corredato di note ed ulteriori spiegazioni (che avrebbero appesantito troppo il testo online)». Nell’accusa di Socci, dunque, non c’è nulla di serio o preoccupante.


Il resto delle obiezioni si basa su alcune frasi che il giornalista ha trovato spulciando i discorsi di Francesco -in particolare quelli pronunciati “a braccio”-, e su singoli episodi citati in serie, come fossero un elenco della spesa. Nell’ultimo articolo ri-presenta infatti il classico calderone di accuse: ai partiti (di sinistra), alla politica, alla società e alla Chiesa, «diventata liquida col pontificato Bergoglio». Socci parla di un «trans-cristianesimo» perché Francesco avrebbe fatto una «preghiera alla moschea (con vista sulla Mecca), visita al tempio buddista, abbraccio al pastore pentecostale e accoglienza in basilica alla vescova anglicana, elogio  dell’interreligiosità e pure legittimazione oggettiva delle nuove unioni», nonché la «demonizzazione dei “cattolici identitari”, laddove l’identità diventa una colpa, sospetta di fondamentalismo o pure peggio».


Offriamo giusto qualche risposta: Francesco è entrato in moschea (con vista sulla Mecca) tanto quanto ha fatto Benedetto XVI nel 2006 quandosi recò nella Moscha Blu: accompagnato dal Gran Mufti di Istanbul, Mustafa Cagrici, si fermò davanti al Mihrab, l’edicola islamica rivolta in direzione della Mecca verso la quale indirizzano le loro preghiere i fedeli musulmani. Padre Federico Lombardi precisò anche in quell’occasione: «Davanti al Mihrab, nella Moschea Blu, il Papa ha sostato in meditazione e certamente ha rivolto a Dio il suo pensiero». Dunque ha pregato. La notizia della “preghiera di Benedetto XVI nella moschea” raggiunse subito i media, ma nessuno lo accusò di sincretismo o relativismo, tanto meno Antonio Socci. Ricordiamo anche che il teologo domenicano Padre Alberto Fabio Ambrosio, tra i maggiori studiosi di Islam turco, ha risposto alle accuse di relativismo arrivate contro Francesco dal mondo tradizionalista, valorizzando il suo gesto ecumenico.


Francesco ha visitato il tempio buddista? Uno “scandaloso gesto” compiuto anche da Giovanni Paolo II durante il viaggio in Thailandia nel 1984. Francesco ha incontrato la vescova anglicana? Un'”eresia” che però commise volontariamente anche Benedetto XVI nel 2010 durante il suo viaggio nel Regno Unito. Francesco invoca l’interreligiosità? Si, lo ha fatto citando direttamente il Concilio Vaticano II: «Quando leggiamo quello che ci dice il Concilio Vaticano II sui valori nelle altre religioni – il rispetto – è cresciuta tanto la Chiesa in questo. E sì, ci sono tempi oscuri nella storia della Chiesa, dobbiamo dirlo, senza vergogna, perché anche noi siamo in una strada di conversione continua: dal peccato alla grazia sempre. E questa interreligiosità come fratelli, rispettandosi sempre, è una grazia». Nulla di nuovo dunque, se poi il problema fosse che parla di “interreligiosità” al posto di “dialogo interreligioso” (ma davvero a questo si riducono le critiche a Francesco?), ricordiamo che di “interelligiosità” parlò il parroco di Santa Dorotea in Trastevere davanti a Benedetto XVI senza venire corretto, anzi il Papa emerito lo ringraziò «per questa testimonianza di una parrocchia veramente multidimensionale e multiculturale. Mi sembra che lei abbia un po’ concretizzato quanto discusso in precedenza con il confratello indiano: questo insieme di un dialogo, di una convivenza rispettosa, rispettandoci gli uni con gli altri, accettando gli uni gli altri, come essi sono nella loro alterità, nella loro comunione». Parole molto simili a quelle usate di Francesco.


Socci parla anche di «legittimazione oggettiva delle nuove unioni» da parte di Papa Francesco. Lo avrebbe dedotto dai titoli dei giornali del 27 gennaio scorso, «metafora della rivoluzione planetaria in corso perché il Vaticano stesso ha permesso all’evento di assumere un significato simbolico: “Un trans con la fidanzata in udienza dal papa” (Corriere della sera); “Un transessuale in Vaticano, l’ultimo strappo di Francesco” (La Repubblica); “Francesco abbatte un altro tabù. Incontro con un trans” (La Stampa)». Se la stampa fosse esistita quando Gesù venne trovato abanchettare con pubblicani e peccatori avrebbe titolato le stesse parole, inoltre il Vaticano non ha affatto diffuso la notizia (tanto meno ne ha dato un significato simbolico) e non ne ha parlato perché si è trattato di un incontro privato del Pontefice, scoperto da un quotidiano spagnolo. Il transessuale ha portato anche la fidanzata? Sono decenni che i Pontefici incontrano pubblicamente coppie di persone unite in modo irregolare per la Chiesa e mai nessuno ha affermato che il Vaticano abbia così legittimato tali unioni (tanto più se l’incontro è privato, come in questo caso). Peccato infine che il giornalista abbia ignorato altri titoli di quotidiani, come ad esempio: “Unione tra l’uomo e la donna”. Il matrimonio secondo Francesco” (“Il Foglio”, 2/02/14); “Papa: il matrimonio tra uomo e donna è l’icona dell’amore di Dio” (“Rainews.it”, 02/04/14); “Francesco: “Nella Costituzione il matrimonio è uomo-donna” (“Gay.it”, 12/09/13); “Papa Francesco: “Matrimonio uomo-donna tutelato dalla Costituzione” (Fanpage, 12/09/13); “Papa Francesco cita la Costituzione: “Famiglia uomo donna bene di tutti” (“Il Fatto Quotidiano”, 12/09/13) ecc. Evidentemente non c’è alcuna legittimazione delle nuove unioni, tanto che si è costretti a teorizzare e dedurre vaghe simbologie da incontri privati, quando ci sono affermazioni dirette del Papa che contraddicono tale tesi.


Infine l’ultima accusa è che Francesco avrebbe demonizzato con spregio i “cattolici identitari”. Abbiamo fatto una ricerca ma non ci pare che il Papa abbia mai utilizzato questa espressione, l’unico riscontro utile dall’archivio sul sito web della Santa Sede è questa frase: «ci sono tanti cristiani che sono talmente identitari che non riescono a fare spazio all’amore, non riescono a vivere l’amore». Peccato che sia stata pronunciatadal pastore evangelico Traettino, in apertura di un incontro con Papa Francesco.


Come lo stesso Socci scriveva pochi mesi fa, criticando i critici del Pontefice: «chi sta col “randello” del pregiudizio in mano con l’unico obiettivo di coglierlo in fallo, non sente ragioni, si attacca a ogni pretesto ed è sempre pronto a colpire». Appunto, a noi sembra che tutto questo sia proprioattaccarsi ad ogni pretesto per colpire Papa Francesco e, tuttavia, non riuscire a cavare fuori un’accusa reale ma soltanto un minestrone di fatti -sconnessi gli uni dagli altri e svincolati dalla loro complessità-, da citare a ripetizione per foraggiare il fenomeno del catastrofismo apocalittico (il Papa lo chiama «allarmismo catastrofico») che profetizza una Chiesa destinata all’auto-rovina. Meno male che Benedetto XVI ha preso da tempo le distanze da questo antipapismo, scrivendo (parole confermate direttamente dal Papa emerito): «Io sono grato di poter essere legato da unagrande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera». 



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