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10/09/2013 09:19 | |
3. I cinque sensi.
L’uomo che si dice mondo minore ha cinque sensi per i quali come per cinque porte le cose che sono nel mondo passano nell’anima.
Per la vista passano i corpi celesti e luminosi e gli altri colorati; per il tatto i corpi solidi e terrestri; e per gli altri tre sensi intermedi entrano i corpi intermedi, come i liquidi per il gusto, gli aerei per l’udito, i vaporosi per l’odorato: i quali hanno in parte natura liquida, in parte aerea, in parte ignea o calda, come si vede dal fumo che esala dagli aromi.
Per queste porte entrano dunque tanto i corpi semplici che i composti o misti di essi. Ma col senso non percepiamo soltanto degli oggetti sensibili particolari come la luce, il suono, l’odore, il sapore e le quattro qualità primarie apprese col tatto, bensì anche i sensibili comuni che sono il numero, la grandezza, la figura, la quiete, il moto; e anche «tutto ciò che si muove, é mosso da altri» e alcune cose che sono autonome nei loro movimenti e nel loro riposo, come gli animali, mentre per mezzo dei cinque sensi apprendiamo il moto dei corpi: così veniamo condotti per mano alla conoscenza dei motori spirituali passando dagli effetti alla conoscenza delle cause.
4. L’apprensione per mezzo della specie.
Tutto il mondo sensibile, nei suoi tre generi di cose, entra nell’anima umana per mezzo dell’apprensione.
Sono però i sensibili esterni a entrare dapprima nell’anima attraverso le porte dei cinque sensi ma non con la loro sostanza bensì per mezzo di similitudini che essi generano nell’elemento intermedio e poi dall’elemento intermedio nell’organo esterno e poi in quello interno; e da questo nella facoltà apprensiva. Così la generazione della specie nell’elemento di mezzo e da questo nell’organo e il convergere della facoltà apprensiva su di essa, produce l’apprendimento di tutte le cose che l’anima coglie fuori di sé.
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