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2Tess 2,1 L'apostasia e il mistero dell'iniquità

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2013 16:44
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07/09/2013 16:43
 
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2Tessalonicesi 2,1

Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, 2 di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. 3 Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, 4 colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. 5 Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? 6 E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. 7 Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. 8 Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, 9 la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, 10 e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi.

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07/09/2013 16:44
 
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l'apostasia:

le notizie che circolavano a Tessalonica sulla parusia e sul giorno del Signore non erano false ma premature, poiché non tenevano conto dell'avveramento dei segni che dovevano precedere e preannunziare la catastrofe. Prima di tutto doveva aver luogo l'apostasia. Il termine indica la defezione dal Messia e quindi dalla fede. Se il verbo "istemi equivale a stare fermi, il prefisso sottolinea la mancanza di fermezza, di continuità, di perseveranza. L'articolo fa pensare a un avvenimento noto di cui si doveva parlare con interesse nella comunità di Tessalonica. Anche nella tradizione apostolica l'apostasia è uno dei segni della fine (cf Enoc et. 91,7; Giub 23,14; IV Esd 5,1; Mt 24,10). - l'uomo dell'iniquità: è un semitismo (cf SI 89,23) che mette in rilievo la particolare affinità che uno ha con la persona o la qualità menzionata, nel caso presente, col male. Esso è talmente radicato nell'individuo di cui si parla da costituire quasi una seconda natura. L'articolo fa comprendere, anche qui, che si tratta di un soggetto determinato. L'iniquità è chiamata in greco anemia, ribellione alla legge, la colpa per antonomasia d'Israele, ma si può applicare a qualsiasi peccato. Il linguaggio, in questo testo più che altrove, ricalca il discorso sinottico (cf 2Ts 2,1 e Mt 24.31; 2,2 e Mt 24,6; 2,3-4 e Mt 24,12.15; 2,8 e Mt 24,27; 2,9 e Mt 24,29; 2,11 e Mt 24,4.5.11.24), ma sembra utilizzato per un avvenimento diverso, più lontano. - il figlio della perdizione: un altro ebraismo per definire il rapporto che l'uomo dell'iniquità ha ora con la perdizione, alla quale è come votato. Nell'AT appare parallelamente a figlio dell'Ade (Gb 26,6; Py 15,11), della morte (Gb 28,22) o della tomba (Gb 17,6).

^colui che si oppone:

l'uomo dell'iniquità è l'antagonista dichiarato di Dio, il suo avversario, chiamato più sotto ebraicamente Satana (2.9). Tutta la resistenza al piano della salvezza

trova qui il suo punto di riferimento e di partenza. - e si innalza: l'attività dell'iniquo si attua con una sistematica e spavalda guerra a tutto ciò che è sacro. Le sue gesta sono descritte ricalcando le imprese dei rè apocalittici (cf Is 14,13-14; Ez 28,2-9) e particolarmente di Antioco Epifane (Dn 11,36). - fino a sedersi egli stesso nel tempio: la follìa porta l'avversario a dare la scalata alla stessa sede di Dio, fino a tentare di sedersi sul suo trono, rivendicando diritti divini. Paolo si serve di immagini apocalittiche e di riferimenti locali per illustrare avvenimenti di cui conosce la portata e non le modalità, allo stesso modo che Gesù illustra la futura fine della Città santa richiamando l'attenzione a eventi del passato (IMc 1,54; Dn 9,27; 11,31; 12.51). Più che un fatto particolare, l'Apostolo rievoca, in termini allegorici, l'attacco che le forze diaboliche operano contro Dio e il suo regno nell'imminenza della parusia finale (cf Ap 20,3-10). La frase tra parentesi, necessaria per chiudere il perìodo, manca nel testo greco.

^non vi ricordate?

 Il rilievo è molto importante per la storia e la portata della tradizione orale. Da esso appare la relatività degli scritti apostolici. Se i Tessalonicesi non avessero avuto dubbi sull'insegnamento impartito, non avremmo conosciuto il contenuto della predicazione tenuta da Paolo nella loro capitale.

^ora sapete:

il testo è oscuro perché non è evidente il soggetto dell'attesa rivelazione. Può essere il Signore o l'iniquo. Nel primo caso Paolo si appella alle istruzioni date ora (2,3-4) per spiegare il ritardo della manifestazione di Gesù. I Tessalonicesi erano turbati dall'idea della parusia ma, dopo le precisazioni dell'Apostolo, sanno cos'è che ne impedisce la manifestazione. Questa interpretazione semplifica ma non elimina le difficoltà, soprattutto non spiega il rapporto col v. 7. Nell'ipotesi corrente, il soggetto è l'uomo dell'empietà, di cui si è parlato nei versetti precedenti. La sua manifestazione farà scattare la parusia del Signore, ma egli non si può manifestare perché, come i Tessalonicesi già sanno, vi è un ostacolo che glielo impedisce. In questa supposizione l'impedimento che ritarda la parusia dell'anticristo rimane noto ai Tessalonicesi ma è oscuro per i lontani lettori della lettera.

L'Apostolo tenta qualche precisazione sulla natura dell'ostacolo, ma è ancora vago. Le forze del male, di cui l'iniquo è un esponente, operano ma non possono raggiungere la piena affermazione, perché qualche cosa (lò katéchon) o qualcuno (o katé-chón) lo impedisce. Ogni ipotesi per uscire dall'enigma è gratuita, perché il contesto non offre la possibilità di una soluzione. Secondo Ap 20,1-10 Satana prima dì agire liberamente alla fine dei tempi rimarrà legato per un millennio: se la notizia di Paolo riflette la medesima mentalità, non ha riferimento a nessun particolare evento storico. - il mistero: più che all'azione nascosta. subdola dell'avversario, il termine allude al disegno divino che accorda a Satana la potestà di agire contro gli uomini del regno.

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