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LA NUBE DELLA "NON-CONOSCENZA"

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2013 13:03
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07/09/2013 12:33
 
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CAPITOLO 54
Grazie a questo lavoro l’uomo sa governare se stesso
con tutta saggezza e diventa piacevole sia nel corpo che nell’anima

Chiunque si dedica al lavoro della contemplazione, si accorge che ne riceve benefici effetti sia nel corpo che nell’anima, tanto da riuscire gradevole e simpatico agli occhi di tutti coloro che lo guardano. Tutto questo è così vero, che se l’uomo o la donna più brutti del mondo dovessero diventare, per grazia di Dio, dei contemplativi, si ritroverebbero improvvisamente cambiati, per effetto della grazia, anche nell’aspetto fisico. Qualsiasi persona buona, nell’incontrarli, resterebbe contenta e felice di godere della loro compagnia, e per di più si sentirebbe riconfortata spiritualmente dalla loro presenza e in qualche modo ravvicinata a Dio.
Chiunque può, cerchi dunque di avere per grazia questo dono; infatti, chi l’ha veramente, è in grado di governare se stesso e tutto ciò che gli appartiene, in virtù di questo dono. Sa, anche usare moderazione quando occorre, per tutti i tipi e i caratteri. Sa essere a suo agio con tutti, peccatori incalliti o meno, senza che in lui ci sia peccato, meravigliando così tutti quelli che lo vedono, e attirando altri, con l’aiuto della grazia, allo stesso lavoro spirituale che fa lui. La sua condotta e le sue parole sono piene di saggezza spirituale, di fuoco e di frutti, sono ferme e veraci, e non conoscono falsità, né ogni altra finzione o lusinga propria degli ipocriti.
In effetti ci sono certuni che sprecano tutte le loro energie, esteriori e interiori, per abbellire i loro discorsi, e pensano soltanto a rinforzare la loro figura e a puntellarla da ogni lato, per timore che cada, con numerose paroline, umili piagnucolii e gesti appariscenti di devozione. Costoro si preoccupano più di apparire santi agli occhi degli uomini, che non di esserlo effettivamente agli occhi di Dio e dei suoi angeli. Se la prendono di più e restano maggiormente afflitti per un gesto inconsulto o una parola indecente o sconveniente detta in pubblico, che non per mille pensieri vani e altrettanti impulsi peccaminosi e maleodoranti che, essi hanno deliberatamente ammassato dentro di sé o che hanno depositato con noncuranza davanti a Dio, ai santi e agli angeli del cielo. Ah, Signore Iddio! Se di dentro c’è l’orgoglio, allora all’esterno si ritrovano con uguale abbondanza dolci parole e umili piagnucolii.
Sono pronto a riconoscere come giusto e conveniente che le persone umili di dentro manifestino all’esterno la loro umiltà con parole e gesti appropriati. Ma non per questo devono esprimersi con voce rotta o piagnucolosa, andando contro la loro stessa natura e il loro carattere. Se la loro umiltà è genuina, allora devono parlare con fermezza e pienezza di voce e di spirito. E se uno ha per natura una voce normale o addirittura potente, ma poi parla a bisbigli e piagnucolii — a meno che sia malato, o stia parlando con Dio o con il suo confessore —, questo è un segno evidente di ipocrisia. Può trattarsi di ipocrisia propria di un principiante o di uno già avanti negli anni: resta sempre ipocrisia.
Che devo dire ancora a proposito di simili malefici errori? Credo proprio che se questi ipocriti non hanno la grazia di smettere dalla loro condotta, tra l’orgoglio segretamente nascosto nel loro cuore e le umili parole che escono dalle loro labbra, l’anima smarrita rischia di sprofondare nel dolore e nella disperazione.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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